lunedì 30 aprile 2012
PORTELLA DELLA GINESTRA
Giusto Catania:”Il Pd è indegno di La Torre”
sabato 28 aprile 2012
75 ANNI FA MORIVA GRAMSCI
venerdì 27 aprile 2012
LEMME LEMME LA GERMANIA SI STA ACQUISTANDO LA SICILIA
mercoledì 25 aprile 2012
L'indipendenza non va riferita a un futuro indeterminato.
lunedì 23 aprile 2012
"Palermo, chi ha paura di Orlando sindaco?
“C’è da restare basiti di fronte a quanto avviene. Scomodare infatti Pier Luigi Cervellati - il mitico urbanista chiamato, a suo tempo, dal sindaco Leoluca Orlando a redigere il Piano regolatore generale della città – per dare un giudizio tranchant sulle scelte non fatte di attuazione di quel Piano e farlo, inoltre, esprimere a favore di un altro candidato la cui storia e le cui potenzialità sono certo che Cervellati non conosce, mostra il livello di correttezza che sembra segnare la campagna elettorale per le amministrative palermitane.
I giudizi espressi dall’urbanista, lo si consenta anche al sottoscritto che si giudica appena orecchiante di problemi urbanistici, sanno molto di politichese. Essi, infatti, non tengono conto che il recupero del Centro storico ha un “incomprensibile” ostacolo nella palude burocratica comunale, uffici del Centro storico in primis, e negli uffici del Genio civile, delle Aziende sanitarie locali e, se del caso, della Sovrintendenza, e che la fruizione di quelle ‘isole’ risanate è impedita da tutte quelle carenze puntualmente evidenziate che sono presenti a Palermo in tutti i quartieri, anche in quelli del centro della buona borghesia.
Ma non sono tanto le opinioni di Cervellati, che come tutti gli anziani resta molto affezionato al proprio passato, sulle quali mi voglio soffermare quanto, piuttosto, sui veleni e i colpi bassi di cui segnalavo il pericolo e che, purtroppo, contraddistinguono il dibattito politico cittadino. È evidente, infatti, che in questa vicenda venga in luce l’antica acredine che molti leader e militanti del vecchio partito comunista continuano a portare nei confronti dell’ex sindaco di Palermo.
Vero è, infatti che, da molti anni, gli epigoni o le code di quel partito – riverniciate di modernità e insediati come classe dirigente del Partito democratico – si dice l’abbiano con Orlando, a cui imputano antiche responsabilità relazionali maturate negli anni delle sue precedenti sindacature palermitane, prima fra tutte quella di non essere stato obbediente ai diktat delle nomenclature dello stesso partito. Vero è ancora che quelle nomenclature abbiano cercato, nel passato più o meno recente – ricordiamo l’estenuante sforzo di delegittimarne il peso di capo dell’opposizione in Assemblea regionale negli anni della prima legislatura con l’elezione diretta del Presidente della Regione – e cerchino, tuttora, di frenarne gli slanci e le giuste ambizioni, usando ogni strumento giudicato utile all’obiettivo, fregandosene perfino di vedere allontanarsi o addirittura eclissarsi la probabilità di vincere le elezioni.
In questo gruppo storico, unito da un forte risentimento contro il protagonista della ‘Primavera’ di Palermo, pare infatti che prevalga l’idea che, in ogni caso, importante sia la sconfitta di Orlando, “il nemico”, mentre tutto il resto, a cominciare dal destino di una città che ha bisogno di essere amministrata da chi ha le qualità per farlo, diventa in realtà secondario.
Di questo fatto credo, però, che la gente di Palermo se ne sia resa conto, come si è resa conto che, di qui al giorno del voto, sarà certamente messa in campo tutto quanto è disponibile per cercare di frenare una corsa, quella di Orlando, che sembra non trovare più ostacoli. Di questo si dovrebbero a maggior ragione, rendere conto gli antagonisti di Orlando, perché insistere nelle scorrettezze non credo che, alla fine , giovi molto alla loro causa."
di: Pasquale Hamel
I giudizi espressi dall’urbanista, lo si consenta anche al sottoscritto che si giudica appena orecchiante di problemi urbanistici, sanno molto di politichese. Essi, infatti, non tengono conto che il recupero del Centro storico ha un “incomprensibile” ostacolo nella palude burocratica comunale, uffici del Centro storico in primis, e negli uffici del Genio civile, delle Aziende sanitarie locali e, se del caso, della Sovrintendenza, e che la fruizione di quelle ‘isole’ risanate è impedita da tutte quelle carenze puntualmente evidenziate che sono presenti a Palermo in tutti i quartieri, anche in quelli del centro della buona borghesia.
Ma non sono tanto le opinioni di Cervellati, che come tutti gli anziani resta molto affezionato al proprio passato, sulle quali mi voglio soffermare quanto, piuttosto, sui veleni e i colpi bassi di cui segnalavo il pericolo e che, purtroppo, contraddistinguono il dibattito politico cittadino. È evidente, infatti, che in questa vicenda venga in luce l’antica acredine che molti leader e militanti del vecchio partito comunista continuano a portare nei confronti dell’ex sindaco di Palermo.
Vero è, infatti che, da molti anni, gli epigoni o le code di quel partito – riverniciate di modernità e insediati come classe dirigente del Partito democratico – si dice l’abbiano con Orlando, a cui imputano antiche responsabilità relazionali maturate negli anni delle sue precedenti sindacature palermitane, prima fra tutte quella di non essere stato obbediente ai diktat delle nomenclature dello stesso partito. Vero è ancora che quelle nomenclature abbiano cercato, nel passato più o meno recente – ricordiamo l’estenuante sforzo di delegittimarne il peso di capo dell’opposizione in Assemblea regionale negli anni della prima legislatura con l’elezione diretta del Presidente della Regione – e cerchino, tuttora, di frenarne gli slanci e le giuste ambizioni, usando ogni strumento giudicato utile all’obiettivo, fregandosene perfino di vedere allontanarsi o addirittura eclissarsi la probabilità di vincere le elezioni.
In questo gruppo storico, unito da un forte risentimento contro il protagonista della ‘Primavera’ di Palermo, pare infatti che prevalga l’idea che, in ogni caso, importante sia la sconfitta di Orlando, “il nemico”, mentre tutto il resto, a cominciare dal destino di una città che ha bisogno di essere amministrata da chi ha le qualità per farlo, diventa in realtà secondario.
Di questo fatto credo, però, che la gente di Palermo se ne sia resa conto, come si è resa conto che, di qui al giorno del voto, sarà certamente messa in campo tutto quanto è disponibile per cercare di frenare una corsa, quella di Orlando, che sembra non trovare più ostacoli. Di questo si dovrebbero a maggior ragione, rendere conto gli antagonisti di Orlando, perché insistere nelle scorrettezze non credo che, alla fine , giovi molto alla loro causa."
di: Pasquale Hamel
martedì 17 aprile 2012
Borghezio,vendere Sicilia-Campania a Usa
«Inutile negare che la mafia in Sicilia e la Camorra in Campania sono saldamente radicate nel territorio, quindi una soluzione potrebbe essere che Monti la venda a uno stato estero o a qualche miliardario visto che non si riesce ad estirpare il malaffare troppo radicato. Nonostante i numerosissimi siciliani e campani onesti non c'è speranza» E' l'idea che il europarlamentare leghista Mario Borghezio lancia a KlausCondicio, il talk show di Klaus Davi su You Tube.
«Fossi al posto del premier Monti - spiega - venderei la Sicilia agli Usa o a qualche pool di miliardari russi o americani. E se per esempio, come sembrava che si potesse fare nell'immediato dopo guerra, gli Stati Uniti volessero aggiungere una stellina alla loro bandiera, allora molto volentieri la Sicilia, ma prima ancora la Campania, perchè siamo di fronte a zone completamente improduttive. Sarebbe un pò alleggerita quella palla al piede che finchè siamo tutti insieme
appesantisce il nord».
«Fossi al posto del premier Monti - spiega - venderei la Sicilia agli Usa o a qualche pool di miliardari russi o americani. E se per esempio, come sembrava che si potesse fare nell'immediato dopo guerra, gli Stati Uniti volessero aggiungere una stellina alla loro bandiera, allora molto volentieri la Sicilia, ma prima ancora la Campania, perchè siamo di fronte a zone completamente improduttive. Sarebbe un pò alleggerita quella palla al piede che finchè siamo tutti insieme
appesantisce il nord».
domenica 15 aprile 2012
Lavoratori indotto fiat: Manital, SSA, PELLEGRINI.
Nonostante gli impegni presi dalla Regione Sicilia e le interlocuzioni al Ministero dello Sviluppo Economico, la Cig Starordinaria per i lavoratori dell'indotto ex fiat Termini Imerese è stata respinta dal Ministero del Lavoro con comunicazione del 29 marzo inviata alle Aziende. Adesso cosi come previsto dal verbale di accordo stipulato presso l'Upl di Palermo il 2 febbraio, le parti saranno convocate dall'UPL per l'attivazione della Cig in deroga. Intanto i lavoratori da 4 mesi non percepiscono neanche un euro e se non ci saranno ulteriori intoppi, potranno percepire l'indennità della Cig in deroga non prima di tre, quattro mesi.
sabato 7 aprile 2012
giovedì 5 aprile 2012
Lombardo e la mafia: Chiesto il rinvio al giudizio
La Procura di Catania ha presentato la richiesta di rinvio a giudizio per concorso esterno all’associazione mafiosa e voto di scambio del presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, e di suo fratello Angelo, deputato nazionale del Mpa. L’atto è stato depositato ieri ma la notizia si è appresa oggi. La richiesta fa seguito alla decisione del Gip Luigi Barone di non accogliere l’archiviazione proposta dalla Procura per i fratelli Lombardo e di disporre l’imputazione coatta per i due esponenti politici.
fonte: Livesicilia
fonte: Livesicilia
mercoledì 4 aprile 2012
“Bastonate” per Angelo Lombardo. Sturiale: “Non mantenute le promesse”
Inizia con la rievocazione di quel pranzo irrorato con un buon vino rosè, la mattinata al piano terra del tribunale monocratico. Un pranzo conviviale, secondo i protagonisti, per festeggiare l’elezione di Angelo Lombardo alla Camera. Una festa alla quale erano presenti donne e bambini, ma anche qualche pregiudicato come Alfio Stiro, il referente del boss Salvatore Tuccio, detto Turi di L’Ova. L’accusa sostenuta dai pm Michelangelo Patanè e Carmelo Zuccaro ha ascoltato inizialmente il luogotenente dei Ros Giuseppe Pulvirenti che ha rievocato quella fase a cavallo delle elezioni politiche e regionali del 13 e 14 aprile 2008, quando Dario Sinatra, genero di Alfio Stiro è stato candidato alle comunali di Gravina di Catania, mentre le cimici dei Ros intercettavano l’intervento del capomafia Vincenzo Aiello sulla scelta della candidatura.
Ma c’è anche un colpo di scena nel processo per voto di scambio a carico dei fratelli Lombardo. Un articolo pubblicato nel novembre 2011 da Livesicilia e ripreso in questo giorni da Cataniaoggi, svela l’esistenza di un verbale del pentito Eugenio Sturiale che era rimasto fuori dagli atti processuali. La difesa ha chiesto l’acquisizione, il processo si è bloccato all’improvviso, il verbale svelato da Livesicilia è quello relativo alle dichiarazioni del pentito Eugenio Sturiale su un presunto incontro che sarebbe avvenuto nei pressi della sede Mpa di via Pola. “Ricordo – ha detto Sturiale- di aver assistito tra la fine del 2007 e l’inizio del 2008 ad un colloquio tra tale Antonio Zappalà, autista di Raffaele Lombardo, e Orazio Buda, parente di Orazio Privitera, affiliato del clan Cappello, colloquio durante il quale il primo aveva assicurato al Buda che insieme a Raffaele Lombardo si sarebbero ricordati di quello che il Privitera stava facendo per loro”.
Secondo Sturiale, il mafioso Buda “faceva riferimento solo alle elezioni di presidente della Regione di Raffaele Lombardo, cosa che Buda mi disse anche in macchina, cioè che stava smuovendo mari e monti per far eleggere il dottor Lombardo alla Regione”.
Una vera e propria mobilitazione mafiosa, secondo Sturiale, “cercare voti con ogni mezzo, pacchi della spesa, buoni benzina, minacce, come si è sempre fatto a Catania…”. Il collaboratore ricorda di aver visto in via Plebiscito, roccaforte dei Santapaola, un deposito pieno di borsoni e buste della spesa.
Ricordi che si aggiungono ai fatti già raccontati ai pubblici ministeri, tra politica e ascesa mafiosa. Collegato in video conferenza da Roma, Eugenio Sturiale ha ripercorso la sua affiliazione all’interno della famiglia Laudani: “Ci occupavamo di armi, di estorsioni e traffico di stupefacenti, sono stato condannato nel 1994 per associazione mafiosa , arrestato per la Super Esse di Pippo Ercolano, in seguito sono finito in carcere nel 2000 con l’operazione Zefiro e poi nel 2009 con la retata Revenge del clan Cappello”.
Colpo su colpo, il pm Carmelo Zuccaro ha interrogato Sturiale per circa due ore. “Ho deciso di collaborare per mia famiglia -ha esordito Sturiale- per non farla crescere in questo ambiente abbastanza scadente, era una strada cieca e ho deciso di intraprendere un’altra via”. Nel suo passato ci sono i rapporti stretti con “Vincenzo Santapaola, Aldo Ercolano, Salvatore Santapaola. Siamo stati amici strettissimi con Aldo Ercolano, lui mi aveva chiesto di intestarmi il 30% dei supermercati di S.Gregorio”.
L’incontro
“Carmelo Santocono, uomo più intimo di Aldo Ercolano del gruppo Santapaola l’ho incontrato nell’estate del 2008, mi dissero che avevano malmenato il fratello del presidente della Regione”. Una punizione del clan Santapaola per presunte promesse non mantenute, ricorda Sturiale: “Eravamo nell’estate del 2008, potrebbe essere giugno, luglio o agosto, la conversazione è stata ai chioschi di piazza Umberto, faceva un discorso più ampio e mi diceva che mi volevano tutti bene in questa famiglia”. Quindi i particolari: “Subito dopo le elezioni del presidente della Regione Raffaele Lombardo, attorno al mese di maggio mi disse che avvenne il fatto”. L’aggressione sarebbe avvenuta intorno al mese di maggio del 2008, gli affiliati dei Santapaola, secondo Sturiale, ” dopo essere stati contattati per le elezioni della presidenza della Regione erano seccati perchè non erano state mantenute le promesse”. Carmelo Santocono avrebbe detto a Sturiale “che avevano mandato Angelo Lombardo all’ospedale in seguito a questa bastonatura, “ci rumpemu i conna”, ma veramente era stato “masculu” perchè non li aveva denunciati nonostante li conoscesse”. Ma la bastonatura conteneva anche un messaggio implicito per Raffaele Lombardo che se non avesse mantenuto le promesse “sarebbe stato punito come ad Angelo o anche in altro modo”.
Rispondendo alle domande del pm Zuccaro, Sturiale rievoca alcuni presunti contatti tra il mondo della politica e i Santapaola. “Roberto Vacante” sarebbe “in ottimi rapporti con Pino Firrarello”. E poi un incontro tra il boss Nino Ferrera detto “cavadduzzu” e Giovanni Colombrita: “Ci vedevamo sotto casa di Colombrita, mi disse che cavadduzzu si occupava di appoggiare delle persone per interessi comuni, ma Colombrita non era interessato, mi disse un partito, non mi ricordo il nome di questo partito, “Sicilia Libera”. Sarà la magistratura ad accertare se si tratta della lista “Sicilia forte e libera” che sosteneva Lombardo alle regionali.
fonte: Livesicilia
Ma c’è anche un colpo di scena nel processo per voto di scambio a carico dei fratelli Lombardo. Un articolo pubblicato nel novembre 2011 da Livesicilia e ripreso in questo giorni da Cataniaoggi, svela l’esistenza di un verbale del pentito Eugenio Sturiale che era rimasto fuori dagli atti processuali. La difesa ha chiesto l’acquisizione, il processo si è bloccato all’improvviso, il verbale svelato da Livesicilia è quello relativo alle dichiarazioni del pentito Eugenio Sturiale su un presunto incontro che sarebbe avvenuto nei pressi della sede Mpa di via Pola. “Ricordo – ha detto Sturiale- di aver assistito tra la fine del 2007 e l’inizio del 2008 ad un colloquio tra tale Antonio Zappalà, autista di Raffaele Lombardo, e Orazio Buda, parente di Orazio Privitera, affiliato del clan Cappello, colloquio durante il quale il primo aveva assicurato al Buda che insieme a Raffaele Lombardo si sarebbero ricordati di quello che il Privitera stava facendo per loro”.
Secondo Sturiale, il mafioso Buda “faceva riferimento solo alle elezioni di presidente della Regione di Raffaele Lombardo, cosa che Buda mi disse anche in macchina, cioè che stava smuovendo mari e monti per far eleggere il dottor Lombardo alla Regione”.
Una vera e propria mobilitazione mafiosa, secondo Sturiale, “cercare voti con ogni mezzo, pacchi della spesa, buoni benzina, minacce, come si è sempre fatto a Catania…”. Il collaboratore ricorda di aver visto in via Plebiscito, roccaforte dei Santapaola, un deposito pieno di borsoni e buste della spesa.
Ricordi che si aggiungono ai fatti già raccontati ai pubblici ministeri, tra politica e ascesa mafiosa. Collegato in video conferenza da Roma, Eugenio Sturiale ha ripercorso la sua affiliazione all’interno della famiglia Laudani: “Ci occupavamo di armi, di estorsioni e traffico di stupefacenti, sono stato condannato nel 1994 per associazione mafiosa , arrestato per la Super Esse di Pippo Ercolano, in seguito sono finito in carcere nel 2000 con l’operazione Zefiro e poi nel 2009 con la retata Revenge del clan Cappello”.
Colpo su colpo, il pm Carmelo Zuccaro ha interrogato Sturiale per circa due ore. “Ho deciso di collaborare per mia famiglia -ha esordito Sturiale- per non farla crescere in questo ambiente abbastanza scadente, era una strada cieca e ho deciso di intraprendere un’altra via”. Nel suo passato ci sono i rapporti stretti con “Vincenzo Santapaola, Aldo Ercolano, Salvatore Santapaola. Siamo stati amici strettissimi con Aldo Ercolano, lui mi aveva chiesto di intestarmi il 30% dei supermercati di S.Gregorio”.
L’incontro
“Carmelo Santocono, uomo più intimo di Aldo Ercolano del gruppo Santapaola l’ho incontrato nell’estate del 2008, mi dissero che avevano malmenato il fratello del presidente della Regione”. Una punizione del clan Santapaola per presunte promesse non mantenute, ricorda Sturiale: “Eravamo nell’estate del 2008, potrebbe essere giugno, luglio o agosto, la conversazione è stata ai chioschi di piazza Umberto, faceva un discorso più ampio e mi diceva che mi volevano tutti bene in questa famiglia”. Quindi i particolari: “Subito dopo le elezioni del presidente della Regione Raffaele Lombardo, attorno al mese di maggio mi disse che avvenne il fatto”. L’aggressione sarebbe avvenuta intorno al mese di maggio del 2008, gli affiliati dei Santapaola, secondo Sturiale, ” dopo essere stati contattati per le elezioni della presidenza della Regione erano seccati perchè non erano state mantenute le promesse”. Carmelo Santocono avrebbe detto a Sturiale “che avevano mandato Angelo Lombardo all’ospedale in seguito a questa bastonatura, “ci rumpemu i conna”, ma veramente era stato “masculu” perchè non li aveva denunciati nonostante li conoscesse”. Ma la bastonatura conteneva anche un messaggio implicito per Raffaele Lombardo che se non avesse mantenuto le promesse “sarebbe stato punito come ad Angelo o anche in altro modo”.
Rispondendo alle domande del pm Zuccaro, Sturiale rievoca alcuni presunti contatti tra il mondo della politica e i Santapaola. “Roberto Vacante” sarebbe “in ottimi rapporti con Pino Firrarello”. E poi un incontro tra il boss Nino Ferrera detto “cavadduzzu” e Giovanni Colombrita: “Ci vedevamo sotto casa di Colombrita, mi disse che cavadduzzu si occupava di appoggiare delle persone per interessi comuni, ma Colombrita non era interessato, mi disse un partito, non mi ricordo il nome di questo partito, “Sicilia Libera”. Sarà la magistratura ad accertare se si tratta della lista “Sicilia forte e libera” che sosteneva Lombardo alle regionali.
fonte: Livesicilia
domenica 1 aprile 2012
L’ombra della mafia sulle regionali del 2008
Ci sarebbe l’ombra del sostegno di Cosa Nostra ai fratelli Lombardo anche dietro le elezioni regionali del 2008, cioè le elezioni che hanno consentito a Raffaele Lombardo di diventare governatore della Sicilia. Un vero e proprio colpo di scena che Livesicilia è in grado di rivelare -carte alla mano- in esclusiva.
Regionali 2008
“Voto di scambio aggravato dal favoreggiamento della mafia”, i Lombardo imputati coattivamente e due nuovi indagati d’eccezione. Si tratta del capomafia catanese Vincenzo Aiello, attualmente detenuto per associazione mafiosa, e del geologo dell’Mpa Giovanni Barbagallo. Entrambi sono stati iscritti nel registro degli indagati il 29 marzo “in concorso” con i fratelli Raffaele e Angelo Lombardo per i quali, anche relativamente a questo episodio, è stata disposta l’imputazione coatta.
Un colpo di scena “giuridico” che porta la firma del Gip Luigi Barone che smonta quello che appariva, sino a pochi giorni addietro, come un mistero processuale. Le date chiave sono quelle del 13 e 14 aprile 2008, quando si sono svolte le elezioni politiche che hanno consentito l’elezione di Angelo Lombardo alla Camera, e le regionali che hanno consentito l’elezione di Raffaele Lombardo alla Regione. Processualmente i fratelli Lombardo erano stati rinviati a giudizio con decreto dei pm Michelangelo Patanè e Carmelo Zuccaro, con l’accusa di voto di scambio soltanto per le politiche del 2008 senza che però fosse contestata l’aggravante di aver favorito la mafia.
Il Gip Luigi Barone ha ripescato le regionali del 2008, sottolinenando che non sarebbe intervenuta la prescrizione, “dovendosi – scrive il Gip Barone negli atti di cui Livesicilia è in possesso- osservare che la previsione di un termine prescrizionale breve…non è applicabile ai reati elettorali per i quali sia contestata anche la circostanza aggravante ad effetto speciale”, cioè l’aggravante di aver favorito la mafia. In pratica, secondo il Gip Barone, contestando l’aggravante di aver favorito la mafia si eviterebbe la prescrizione.
Il presunto sostegno secondo il Gip Barone
Esisterebbero “gravi indizi in merito al consapevole contributo offerto dai fratelli Lombardo all’associazione mafiosa Cosa Nostra cui si erano rivolti stipulando in occasione delle varie tornate elettorali gli ormai noti patti di scambio. Sussiste altresì l’aggravante anzidetta per le modalità attraverso cui gli uomini d’onore, cui i Lombardo si rivolgevano di volta in volta, si attivavano per procacciare voti ai predetti”.
Due processi per due tornate elettorali avvenute lo stesso giorno: il 13 e 14 aprile 2008
In quali vesti il capomafia Vincenzo Aiello insieme ad altri si sarebbe attivato per procacciare voti ai fratelli Lombardo e all’Mpa? Secondo il Gip Barone tutto dipendeva dal “potere di assoggettamento che gli uomini d’onore erano in grado di esercitare sia all’interno che all’esterno del sodalizio…del resto anche nell’ottica dei Lombardo l’unica ragione plausibile per cui i suddetti si rivolgevano per ottenere voti agli esponenti più autorevoli di Cosa Nostra, personaggi privi di qualsiasi carisma e forza trainante nell’ambito del tessuto sociale sano, era costituita da quella della forza d’intimidazione e di assoggettamento che gli uomini d’onore, in quanto tali, esercitavano all’interno dell’organizzazione, dove impartivano ai sodali gerarchicamente sottoposti, l’ordine di votare -e attivarsi per far votare- un determinato candidato, mettendo così in moto un meccanismo in grado di pilotare una significativa fetta del consenso elettorale”.
A questo punto esistono due processi a carico dei fratelli Lombardo per episodi elettorali avvenuti lo stesso giorno e i soggetti ritenuti affiliati appaiono in due differenti vesti: quella di concorrenti nel voto di scambio (sub 1) come normali cittadini quando non viene contestata l’aggravante del favoreggiamento della mafia; quella di mafiosi, visto che sono sotto processo per associazione mafiosa, quando viene contestata ai Lombardo l’aggravante di aver favorito la mafia (sub 2).
1-Il primo troncone è quello in cui Raffaele e Angelo sono già stati rinviati a giudizio con decreto disposto dai pm Michelangelo Patanè e Carmelo Zuccaro dopo che la Procura di Catania si era spaccata per divergenze di interpretazione giuridica. In questo processo, che vede i Lombardo già rinviati a giudizio, non viene contestata l’aggravante di aver favorito la mafia. L’episodio contestato è quello delle politiche del 13 e 14 aprile 2008. Secondo i pm Zuccaro e Patanè i fratelli Lombardo avrebbero “determinato al sostegno dell’Mpa esponenti del clan Santapaola e del clan Cappello” senza però favorire la mafia. Da poche settimane nello stesso processo sono indagati anche il capomafia catanese Vincenzo Aiello, il boss di Ramacca Rosario Di Dio, il pentito Gaetano D’Acquino e il geologo dell’Mpa Giovanni Barbagallo, arrestato con l’accusa di associazione mafiosa.
2- Il gip Barone ha ordinato ai pm Patanè e Zuccaro di formulare l’imputazione coatta per voto di scambio aggravato dal favoreggiamento alla mafia per le regionali del 13 e 14 aprile 2008 in concorso con Aiello e Barbagallo e con “soggetti rimasti ignoti” che potrebbero essere identificati durante un eventuale processo.
Il presunto sostegno secondo il Gip Barone nel nuovo capo d’imputazione
Esisterebbero “gravi indizi in merito al consapevole contributo offerto dai fratelli Lombardo all’associazione mafiosa Cosa Nostra cui si erano rivolti stipulando in occasione delle varie tornate elettorali gli ormai noti patti di scambio. Sussiste altresì l’aggravante anzidetta per le modalità attraverso cui gli uomini d’onore, cui i Lombardo si rivolgevano di volta in volta, si attivavano per procacciare voti ai predetti”.
fonte: LIVEsicilia
Regionali 2008
“Voto di scambio aggravato dal favoreggiamento della mafia”, i Lombardo imputati coattivamente e due nuovi indagati d’eccezione. Si tratta del capomafia catanese Vincenzo Aiello, attualmente detenuto per associazione mafiosa, e del geologo dell’Mpa Giovanni Barbagallo. Entrambi sono stati iscritti nel registro degli indagati il 29 marzo “in concorso” con i fratelli Raffaele e Angelo Lombardo per i quali, anche relativamente a questo episodio, è stata disposta l’imputazione coatta.
Un colpo di scena “giuridico” che porta la firma del Gip Luigi Barone che smonta quello che appariva, sino a pochi giorni addietro, come un mistero processuale. Le date chiave sono quelle del 13 e 14 aprile 2008, quando si sono svolte le elezioni politiche che hanno consentito l’elezione di Angelo Lombardo alla Camera, e le regionali che hanno consentito l’elezione di Raffaele Lombardo alla Regione. Processualmente i fratelli Lombardo erano stati rinviati a giudizio con decreto dei pm Michelangelo Patanè e Carmelo Zuccaro, con l’accusa di voto di scambio soltanto per le politiche del 2008 senza che però fosse contestata l’aggravante di aver favorito la mafia.
Il Gip Luigi Barone ha ripescato le regionali del 2008, sottolinenando che non sarebbe intervenuta la prescrizione, “dovendosi – scrive il Gip Barone negli atti di cui Livesicilia è in possesso- osservare che la previsione di un termine prescrizionale breve…non è applicabile ai reati elettorali per i quali sia contestata anche la circostanza aggravante ad effetto speciale”, cioè l’aggravante di aver favorito la mafia. In pratica, secondo il Gip Barone, contestando l’aggravante di aver favorito la mafia si eviterebbe la prescrizione.
Il presunto sostegno secondo il Gip Barone
Esisterebbero “gravi indizi in merito al consapevole contributo offerto dai fratelli Lombardo all’associazione mafiosa Cosa Nostra cui si erano rivolti stipulando in occasione delle varie tornate elettorali gli ormai noti patti di scambio. Sussiste altresì l’aggravante anzidetta per le modalità attraverso cui gli uomini d’onore, cui i Lombardo si rivolgevano di volta in volta, si attivavano per procacciare voti ai predetti”.
Due processi per due tornate elettorali avvenute lo stesso giorno: il 13 e 14 aprile 2008
In quali vesti il capomafia Vincenzo Aiello insieme ad altri si sarebbe attivato per procacciare voti ai fratelli Lombardo e all’Mpa? Secondo il Gip Barone tutto dipendeva dal “potere di assoggettamento che gli uomini d’onore erano in grado di esercitare sia all’interno che all’esterno del sodalizio…del resto anche nell’ottica dei Lombardo l’unica ragione plausibile per cui i suddetti si rivolgevano per ottenere voti agli esponenti più autorevoli di Cosa Nostra, personaggi privi di qualsiasi carisma e forza trainante nell’ambito del tessuto sociale sano, era costituita da quella della forza d’intimidazione e di assoggettamento che gli uomini d’onore, in quanto tali, esercitavano all’interno dell’organizzazione, dove impartivano ai sodali gerarchicamente sottoposti, l’ordine di votare -e attivarsi per far votare- un determinato candidato, mettendo così in moto un meccanismo in grado di pilotare una significativa fetta del consenso elettorale”.
A questo punto esistono due processi a carico dei fratelli Lombardo per episodi elettorali avvenuti lo stesso giorno e i soggetti ritenuti affiliati appaiono in due differenti vesti: quella di concorrenti nel voto di scambio (sub 1) come normali cittadini quando non viene contestata l’aggravante del favoreggiamento della mafia; quella di mafiosi, visto che sono sotto processo per associazione mafiosa, quando viene contestata ai Lombardo l’aggravante di aver favorito la mafia (sub 2).
1-Il primo troncone è quello in cui Raffaele e Angelo sono già stati rinviati a giudizio con decreto disposto dai pm Michelangelo Patanè e Carmelo Zuccaro dopo che la Procura di Catania si era spaccata per divergenze di interpretazione giuridica. In questo processo, che vede i Lombardo già rinviati a giudizio, non viene contestata l’aggravante di aver favorito la mafia. L’episodio contestato è quello delle politiche del 13 e 14 aprile 2008. Secondo i pm Zuccaro e Patanè i fratelli Lombardo avrebbero “determinato al sostegno dell’Mpa esponenti del clan Santapaola e del clan Cappello” senza però favorire la mafia. Da poche settimane nello stesso processo sono indagati anche il capomafia catanese Vincenzo Aiello, il boss di Ramacca Rosario Di Dio, il pentito Gaetano D’Acquino e il geologo dell’Mpa Giovanni Barbagallo, arrestato con l’accusa di associazione mafiosa.
2- Il gip Barone ha ordinato ai pm Patanè e Zuccaro di formulare l’imputazione coatta per voto di scambio aggravato dal favoreggiamento alla mafia per le regionali del 13 e 14 aprile 2008 in concorso con Aiello e Barbagallo e con “soggetti rimasti ignoti” che potrebbero essere identificati durante un eventuale processo.
Il presunto sostegno secondo il Gip Barone nel nuovo capo d’imputazione
Esisterebbero “gravi indizi in merito al consapevole contributo offerto dai fratelli Lombardo all’associazione mafiosa Cosa Nostra cui si erano rivolti stipulando in occasione delle varie tornate elettorali gli ormai noti patti di scambio. Sussiste altresì l’aggravante anzidetta per le modalità attraverso cui gli uomini d’onore, cui i Lombardo si rivolgevano di volta in volta, si attivavano per procacciare voti ai predetti”.
fonte: LIVEsicilia
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