lunedì 29 agosto 2011

Sicilia, i golden boy dell’era Cuffaro battono cassa

Il recordman è lui, Felice Crosta, ex commissario della gestione rifiuti in Sicilia ai tempi di Cuffaro, il pensionato pubblico più pagato d’Italia, più ricco del presidente Napolitano, dell’ex presidente Ciampi e dei presidenti emeriti della Consulta, Romano Vaccarella e Gustavo Zagrebelsky. La sua pensione è di 1.369 euro al giorno, 41.070 euro al mese, grazie anche al bollo della Corte dei Conti che gli ha riconosciuto arretrati per oltre un milione.

Ma adesso un altro golden-boy dell’era Cuffaro rischia di superarlo in classifica: Marcello Massinelli, 40 anni, braccio finanziario dell’ex governatore: ha presentato alla Regione una parcella di 7,7 milioni di euro per il suo lavoro di liquidatore dell’Ente Acquedotti Siciliani. E siccome la Regione non paga, Massinelli si è rivolto al giudice: ai tempi Cuffaro non fissò il compenso, così il manager adesso lo pretende in ragione del passivo fallimentare, circa 700 milioni. In tempi di crisi la cifra è apparsa esagerata anche al governatore Lombardo che lo ha invitato a rinunciare alla parcella “nel nome del buon senso”. Parole scomparse dai vocabolari della politica siciliana ma riesumate per fronteggiare la pesante eredità lasciata da Cuffaro: in cambio della sua gestione dell’emergenza rifiuti, culminata con la cancellazione degli Ato (fabbriche mangiasoldi incaricate di garantire il servizio di raccolta e smaltimento che hanno accumulato un debito di circa un miliardo di euro), Cuffaro assegnò a Crosta compensi per 416mila euro.

La Regione ne pagò circa la metà, ma la Corte dei Conti gli riconobbe l’intera cifra, commisurata solo al volume dell’altra grande iniziativa gestita da Crosta, l’affare dei termovalorizzatori, una gara bocciata dall’Ue che ha lasciato la Sicilia in mezzo ai rifiuti e all’improvvisazione. Fallimenti collezionati anche da Marcello Massinelli, con molti sospetti giudiziari. Originario di Ribera (Agrigento), laureato alla Bocconi e frequentatore dei seminari di Aspen, in Colorado, diventato poi il braccio destro di Cuffaro per i problemi del credito, è stato il brasseur d’affaires di molte vicende siciliane a cavallo tra affari e politica.
Iniziò nel ’97 come consulente del Credit Suisse per un prestito di 1.700 miliardi di lire alla Regione; poi, entrato nelle grazie dell’ex governatore, divenne commissario straordinario dell’Ente Acquedotti Siciliani, consigliere di amministrazione del Banco di Sicilia, socio del patto di sindacato di Capitalia, ma anche vice presidente di Airgest, che gestisce l’aeroporto di Trapani-Birgi, e presidente del consorzio per la realizzazione dell’aeroporto di Agrigento.

Per questo progetto presentò una relazione dal titolo “L’aeroporto Valle dei Templi diventa realtà”. Si era impegnato, infatti, a portare il placet dell’Enac entro la fine del 2008, rivelò il presidente della Provincia D’Orsi, ma quel parere non arrivò mai per la contrarietà del presidente Vito Riggio. Iniziative mai realizzate, come il centro commerciale di Villabate che il pentito Francesco Campanella (che lo chiamò in causa) raccontò come un mega conflitto di interessi tra cosche mafiose: osteggiato da quella di Brancaccio, che ne voleva uno analogo sul suo territorio, e sostenuto da quella di Villabate, governata dal boss Nicola Mandalà.
Quest’ultima cosca, raccontò il pentito, sarebbe stata finanziata proprio da Massinelli: nel verbale del 21 settembre 2005 davanti ai pm di Palermo Giuseppe Pignatone, Maurizio De Lucia, Michele Prestipino e Antonino Di Matteo, Campanella riferì le parole che Massinelli gli avrebbe detto: “Questa operazione la dobbiamo fare, Totò (Cuffaro ndr) è informato, è interessato nell’operazione direttamente da me, sono socio dell’operazione e sono colui che fornirà il denaro per effettuarla”. Parole rimaste finora senza alcun riscontro.

da Il Fatto Quotidiano del 29 agosto 2011

Sicilia, trivelle pronte per l’oro nero. E per la Prestigiacomo è un affare di famiglia

Decine di pozzi di petrolio nel blu del Mediterraneo, per fermare le trivelle si sono mobilitati cittadini e comitati. Ma intorno alla Sicilia pendono 40 richieste di concessioni. Le trivelle sono pronte a entrare in azione a pochi chilometri da gioielli come Pantelleria e le Egadi.

Per arrestare la febbre da oro nero si è schierato anche Montalbano, alias Luca Zingaretti. In molti, però, da queste parti oltre che sul commissario più famoso d’Italia, puntavano anche su un altro alleato: il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo. Chi meglio di lei? È siciliana e vicina a Berlusconi.

Da qualche settimana, però, la gente di Pantelleria, delle Egadi, di Trapani comincia ad avere qualche dubbio. Già, perché in Sicilia c’è chi punta il dito sui legami che Prestigiacomo e la sua famiglia hanno con le società che affondano i loro pozzi nel mare dell’isola. Niente di illegale, per carità, ma una questione di opportunità, questo sì. Racconta Alberto Zaccagni, nemico accanito delle trivellazioni: “Ci chiediamo se questo ministro dell’Ambiente possa valutare obiettivamente le concessioni petrolifere in Sicilia quando le società amministrate da suoi parenti hanno rapporti d’affari con chi affonda i pozzi nel nostro mare”. Una leggenda metropolitana? Articoli di cronaca (per esempio su Terra) e visure camerali del ministro e dei suoi familiari confermano i nodi sollevati da cittadini e comitati. I giornali di Siracusa hanno raccontato che sono riprese le attività del campo petrolifero Vega (Edison ed Eni) nello Stretto di Sicilia. Una notizia accolta con entusiasmo dagli industriali locali, anche perché alle operazioni hanno collaborato con massicci investimenti imprese di Siracusa. Ecco allora il consorzio Cem che ha acquistato e trasformato la petroliera Leonis, un colosso da 110mila tonnellate, che deve essere ormeggiata alla piattaforma per raccogliere il greggio estratto.

Una commessa da 30 milioni che ha portato una boccata di ossigeno alle imprese. Niente di male, ma i maligni ricordano che del consorzio Cem fanno parte diversi soggetti tra cui la Coemi. Ecco il punto: la Coemi, come dice lo stesso sito della società, è nata come impresa di famiglia dei Prestigiacomo. L’amministratore delegato è Maria Prestigiacomo, sorella maggiore del ministro dell’Ambiente. Di più: la Coemi è oggi proprietà della società Fincoe, di cui Stefania Prestigiacomo deteneva il 21,5 per cento fino al novembre 2009 quando l’ha donato alla madre Sebastiana Lombardo, oggi azionista di maggioranza. Emergerebbe quindi che una società di cui fanno parte familiari stretti del ministro dell’Ambiente è impegnata nell’attività di estrazione di petrolio intorno alla Sicilia. Ancora niente di illegale, ma certo una questione che non rassicura chi si oppone alla caccia al petrolio nei mari dell’isola. Di più: sul sito della Coemi si legge che tra i clienti della società (oltre al ministero della Difesa, ma questa è un’altra storia) ci sono anche Eni, Erg, Esso.

Insomma, alcuni tra i principali operatori nel settore petrolifero in Italia. E in Sicilia. Proprio a Priolo, denunciano le associazioni e i comitati siciliani, “la Erg e l’Eni sono interessate agli accordi transattivi previsti dal ministero dell’Ambiente per chiudere la vertenza sui danni ambientali provocati dalle raffinerie”. Pierfrancesco Rizza, presidente Wwf Sicilia commenta: “Le cifre finora spuntate dai privati (nell’ordine di decine di milioni) sono modeste rispetto a un danno enorme. Ma bisogna dire che molte delle società coinvolte non esistono più oppure sono passate di mano”. Un’altra storia, certo, ma sempre una questione di opportunità per Prestigiacomo. Perché qualcuno in Sicilia si chiede se sia giusto che un ministro dell’Ambiente (pur avendo alienato le proprie quote sociali) possa vigilare sull’operato di colossi petroliferi che sono clienti di imprese legate alla sua famiglia.

Ecco, però, allora che le questioni da chiarire per il ministro non riguardano più solo i pozzi di petrolio. Certo non è un anno fortunato per la Prestigiacomo, già ampiamente citata negli atti dell’inchiesta P4 per i suoi rapporti con Luigi Bisignani. Un colloquio tra il faccendiere e il ministro dell’Ambiente del 2 dicembre 2010 è diventato famoso. Prestigiacomo sbotta: “Mamma mia, ma come si può vivere così! Se escono le intercettazioni con me, mi rovini”. Il punto adesso è un altro: il nome Prestigiacomo ricorda soprattutto una delle ministre in lizza come miss governo, ma a Siracusa tutti lo collegano a una delle dinastie industriali più note dell’isola.

La Coemi (che controlla tra l’altro la Nuovenergie), ha ricordato il Corriere della Sera, è anche impegnata nel business del fotovoltaico che dipende da scelte politiche del ministero dell’Ambiente. Un’altra questione di opportunità. Non basta: della galassia Fincoe fa parte la Ved (Vetroresina Engineering Development) di cui è amministratore Maria Prestigiacomo (il ministro non ha cariche, né quote sociali). Una società in passato finita due volte nel mirino della magistratura di Siracusa anche per questioni ambientali (nel 2008 i manager di allora non furono processati anche per intervenuta prescrizione). Nessun reato, fino a prova contraria. Ma le domande restano: Prestigiacomo è il ministro giusto per occuparsi di Ambiente? È lei la persona che può decidere delle trivellazioni in Sicilia? Dal ministero dell’Ambiente respingono i dubbi: “Da quando è arrivata Stefania Prestigiacomo la legge in materia di trivellazioni è diventata più severa. Abbiamo messo il limite di 5 miglia dalla costa e di 12 miglia da qualsiasi zona protetta. Nessun altro Stato fa altrettanto”.

Da Il Fatto Quotidiano del 27 agosto 2011

domenica 28 agosto 2011

Raffaele, quanto ci costi?

Quasi tre milioni di euro: questa la cifra che i siciliani spenderanno per la nuova giunta dei tecnici che vede alleati alla guida della Regione Mpa, Pd, Api, Fli, Udc di Casini. La bufera politica che si è abbattuta tra Palazzo d’Orleans e Palazzo dei Normanni sembra non essersi placata, anzi se possibile è stata alimentata dagli insulti e gli schiamazzi a cui si è assistito questa mattina in sala d’Ercole. Ma mentre tra le stanze di partito si discute di politica, di accordi, di posti di sottogoverno da sostituire, l’amministrazione torna a fare i conti con una macchina ferma e dagli ingranaggi arrugginiti, che adesso dovranno essere oleati per ripartire nuovamente. E, a proposito di conti, bisognerà mettere mano alle finanze regionali e capire come e quanto costerà il nuovo “giocattolo” politico del presidente. Così, se sul come spetterà ai burocrati intercettare i fondi dai diversi capitoli di bilancio per far quadrare i conti, sul quanto si può già azzardare una stima.

Gli assessori politici, infatti, in quanto eletti e già deputati all’Assemblea, percepiscono l’indennità parlamentare e la diaria dall’Ars, mentre mamma Regione paga loro “soltanto” l’indennità di funzione per il ruolo di assessore, pari a 4634,60 euro al mese. Ma nel caso degli assessori tecnici, l’intera somma viene erogata dalle casse dell’amministrazione regionale. Somma pari a 10.533,28 euro di indennità parlamentare, ai quali si aggiungono i 4634,60 euro di indennità di funzione, ai quali si sommano, infine, altri 4003,11 euro di diaria. Per un totale di 19.170,99 euro al mese per ciascun assessore tecnico. Soldi in più.

Provando, quindi, a fare due conti, la giunta dei tecnici che compone il quarto governo Lombardo costerà alle tasche dei contribuenti 230.051,88 euro al mese. Se questa giunta durasse almeno un anno, costerebbe ai siciliani poco meno di 3 milioni di euro, per la precisione 2 milioni e settecentosessantamila euro. E già dalla nuova opposizione qualcuno è passato all’attacco: proprio l’ex assessore al Bilancio, il miccicheiano Michele Cimino, dice: “Mi auguro che gli assessori tecnici del Lombardo quater prendano gli emolumenti spettanti ai componenti del governo, con esclusione di quelli relativi allo status di parlamentare. Se così non sarà spieghino, Lombardo ed il Pd, al popolo siciliano questo ulteriore spreco di denaro pubblico. Inoltre, essendo tecnici quindi esperti, spero almeno che faranno risparmiare le spese per i consulenti”.

fonte:Livesicilia

mercoledì 24 agosto 2011

Bocciato il Ponte sullo stretto di Messina, l'Europa ritira i finanziamenti

La realizzazione della grande opera per collegare Calabria a Sicilia, non è più una priorità per l'Europa tanto che la Commissione europea ha ritirato i finanziamenti per la sua realizzazione dal piano di finanziamento Europa 2020.

mercoledì 3 agosto 2011

Ars, lo strano caso del deputato in contumacia

Un deputato regionale cui è imposto il divieto di dimora in Sicilia ma che viene reintegrato all’Ars. E’ la singolare posizione di Gaspare Vitrano, il parlamentare regionale del Partito democratico che era stato arrestato a marzo per una storia di mazzette legate al fotovoltaico e per questo sospeso da Sala d’Ercole, attraverso un provvedimento del Consiglio dei ministri. Oggi la decisione del commissario dello Stato di reintegrare Vitrano a seguito del venir meno del provvedimento di carcerazione nei suoi confronti. Per il parlamentare di Misilmeri, tuttavia, è stato disposto il divieto di dimora in Sicilia che, di fatto, gli impedirà di esercitare il suo mandato.

Amaro il commento di Salvino Pantuso, subentrato a Vitrano dopo la sua sospensione: “Per due mesi ho svolto il mio dovere di parlamentare ma adesso, evidentemente, non servo più alla Sicilia. A legiferare ci penserà Vitrano da Roma – ha aggiunto ironicamente Pantuso -. Il reintegro di una persona finita in carcere per fatti molto gravi è una notizia che si commenta da sola. Ancora una volta all’interno del ‘Palazzo’ si ragiona in maniera totalmente differente dalla gente. Cosa farò adesso? Tornerò a svolgere la mia professione di avvocato e a guardare la politica da semplice cittadino”. L’ultima frase dà l’idea dell’amarezza che alberga nel cuore di Pantuso: “Non capisco cosa sia cambiato da Cuffaro a oggi…”. Da Pantuso anche qualche velata critica al Pd, “che al momento non si è espresso con una presa di posizione ufficiale”. Da fonti interne ai Democratici, tuttavia, arriva la conferma che Vitrano “resta sospeso dal Pd e dal gruppo parlamentare”.

fonte:SiciliaInformazioni.com