lunedì 31 gennaio 2011

“Un porcile per tutti?”

L’intervento di monsignor Domenico Mogavero, il vescovo di Mazara del Vallo che oggi, nel corso di un’intervista radiofonica, ha parlato di “debolezza morale del Presidente del Consiglio” non è l’unica voce critica che si leva all’interno del mondo cattolico. La conferma arriva da un sito cattolico curato da monsignor Vincenzo Noto, giornalista e direttore della Caritas diocesana di Monreale, che pubblica un editoriale dal titolo emblematico: “Un porcile per tutti?”. “Ma possiamo rassegnarci a vivere all’interno di una telenovela che vede Berlusconi sempre coinvolto e travolto da storie con piacevoli e giovani donne? Non ci sono strumenti politici e giuridici che possano ridare al nostro Paese un poco di dignità a livello internazionale?” si legge tra l’altro nell’editoriale.

“Non dobbiamo e non possiamo perderci d’animo – scrive ancora mons. Noto – soprattutto non possiamo trasmettere ai giovani il messaggio che tutti sono uguali e che non c’é bisogno che facciano sacrifici per vivere dignitosamente la loro vita, tanto nel porcile c’é posto per tutti”. Nel dibattito aperto dal sito intervengono intellettuali, giornalisti e anche sacerdoti, in maggioranza d’accordo con l’analisi del direttore della Caritas di Monreale.

fonte:Livesicilia

Appello di un siciliano al presidente Berlusconi

Caro Presidente, Silvio Berlusconi

L’altra sera, in tv, uno dei suoi alati scudieri sosteneva il punto: lei è un campione di bontà e il mondo gretto non la comprende. Per riprova, lo scudiero ministeriale additava un fantomatico fogliettino, conservato in tasca, con l’elenco della sua filantropica e prodiga munificenza. Non lo uscì mai dallo scrigno ove era secretato. Però noi gli credemmo sul naso allungato. E diamo per scontato l’assunto. Davvero lei soccorse Ruby con lo spirito del buon cristiano che affronta la tormenta per salvare la piccola fiammiferaia con i geloni. Davvero lei ha intessuto con Nicole Minetti una castissima corrispondenza di platonici e culturali sensi. Immaginiamo facilmente le serate allietate dalla reciproca rilettura dei fioretti di San Francesco. Davvero lei ha convocato Lele Mora ed Emilio Fede a casa sua, ma nel coro degli angeli e dei santi, nel suo presepe personale, ove loro svolgono – con apprezzabile impegno – il ruolo del bue e dell’asinello. All’uopo, sono financo intercambiabili. Siccome noi non diamo credito alle fole comuniste che la dipingerebbero alla stregua di un bieco corruttore di minorenni, avremmo qualche richiesta che lei non deve considerare volgare. E’ soltanto un umilissimo appello affinché rifulga meglio la sua opacizzata eppure alla fine invincibile beatitudine. Le conviene aderire e soddisfare i punti enumerati. Altrimenti la porta a malafiura, Presidè. Cosa vogliamo? Madamino, il catalogo (di sette punti) è questo.

1) Nicole Minetti sindaco di Palermo. Non farà peggio di Diego Cammarata e ci sarebbe un servizio sociale in più: l’affido in turnazione per una sera alla bella e solidale ex igienista mentale (no, no: dentale), come accadde per la piccola fiammiferaia Ruby. Slogan di Palazzo delle Aquile: “Affidati alla Minetti”, con una lista d’attesa tale da coinvolgere una quantità di cittadini palermitani, indifferentemente puberi o impuberi. Quelli rimasti fuori dalla lista potrebbero essere affidati ad Alberto Campagna.

2) Cambiare nome all’aeroporto Falcone e Borsellino che, come argutamente notò un celebre filosofo isolano (il cui nome rimembra filosoficamente una domanda), mette tristezza, ricordando ai più che il problema qui non è solo il ciaffico. Bunga Bunga’s airport e non se ne parli più. Vuoi mettere le ricadute sul turismo e sulle turiste?

3) Adriano Galliani presidente della Regione. E’ antipatico almeno quanto Lombardo. Però… scudetto al Palermo (sette rigori a partita) e Catania in Champions

4) Lei può tutto, osi. Il Gabibbo, segretario regionale del Pd. Dal colore dell’epidermide del pupazzo, ricaviamo una certezza: è più a sinistra di Giuseppe Lupo.

5) Sgarbi sindaco di Salemi! Gulp! Già lo è. Meglio, ci siamo portati avanti col programma.

6) Abbattimento della inutile e superata Valle dei Templi. Al suo posto una statuta gigantesca di Raimondo Vianello benedicente, con le braccia allargate.

7) Marcello Dell’Utri, patrono di Palermo, al posto di Santa Rosalia.

Come vede, Signor Presidente, si tratta di cosucce così, cui aggiungiamo una tristissima storia personale. Il sottoscritto conosce un gatto che ha urgente bisogno di cure psichiatriche durature e costose. Sarebbe tanto generoso da contribuire con un paio di milioni di euro? La patologia è gravissima, quasi irreversibile. Il gatto in questione divora penne e carta e soffia in faccia ai giornalisti di passaggio. E’ convinto di essere il Presidente della Regione.

Ps. Voi cosa chiedereste al Sommo?

fonte: Livesicilia

domenica 30 gennaio 2011

''Borsellino fermato anche perche' indagava su Dell'Utri?''

“Stiamo ancora cercando riscontri ma secondo noi Paolo Borsellino stava indagando su Marcello Dell'Utri. Anche per questo motivo c'è stata quell'accelerazione sulla sua morte. Ma di questo parleremo nel prossimo libro che stiamo già scrivendo”.

Con questa rivelazione Giorgio Bongiovanni, direttore di ANTIMAFIADuemila e coautore con Lorenzo Baldo del libro “Gli ultimi giorni di Paolo Borsellino” (Aliberti Editore), ha concluso la conferenza di presentazione che si è tenuta presso l'Aula Magna della Falcoltà di Giurisprudenza di Palermo. Una manifestazione intensa ed emozionante a cui hanno partecipato come relatori, oltre agli autori, i fratelli del giudice Salvatore e Rita Borsellino, i giudici Antonio Ingroia e Antonino Di Matteo, e il giornalista Umberto Lucentini.
Oltre a ringraziare tutti coloro che, grazie alle proprie testimonianze, hanno reso possibile la realizzazione del libro, gli autori hanno dapprima raccontato le motivazioni che li hanno spinti a scrivere un libro sugli ultimi 57 giorni di Paolo Borsellino, quindi hanno rivelato il progetto della nuova pubblicazione.
“Questo libro lo abbiamo scritto in quanto, senza trascurare le altre stragi, a nostro parere quella di via D'Amelio da la vera chiave di interpretazione per capire chi oggi è al potere”. “Secondo noi – ha aggiunto Bongiovanni – e mi assumo la responsabilità di quello che dico, chi comanda in Italia, sotto tutti gli aspetti (politico, economico e finanziario), sono in qualche modo responsabili di questo assassinio. Mi riferisco ad un potere trasversale a cui appartengono personaggi 'di centro, di destra e di sinistra', personaggi che oggi comandano in Italia e di cui il Premier è l'espressione più drammatica e buffonesca. Noi pensiamo che questo potere ha fatto accordi con Cosa nostra e uno dei burattinai, ormai in fin di vita ma che ancora si esprime come Licio Gelli, parla di piano di Rinascita ed esprime giudizi. Questa persona è uno di quegli oracoli che ogni tanto ci indicano una strada. Non so se lo fa coscientemente o perché ha 93 anni, ma dice delle cose verosimili. E tornando all'accordo tra mafia e Stato secondo noi è possibile che Mancino abbia chiamato Borsellino proprio per dirgli di questa trattativa, e che il giudice si sia indignato a tal punto da frapporsi alla stessa. Pertanto è stato eliminato”.
Durante l'incontro, grazie alle domande formulate dalle due moderatrici Anna Petrozzi e Lucia Castellana, sono stati toccati diversi aspetti. Ad essere approfondite non sono state solo le tematiche del libro, che per l'appunto attraversa gli ultimi cinquantasette giorni vissuti dal giudice antimafia immediatamente dopo la Strage di Capaci fino al giorno della sua morte, ma anche un'analisi sul momento politico sociale che lo Stato italiano sta attraversando e sulla necessità di impegnarsi attivamente, ognuno con i propri mezzi, per cercare di sconfiggere questo cancro che è la Mafia. Una lotta a cui Paolo Borsellino credeva con ottimismo, così come scriveva in una lettera appena poche ore prima della propria morte. Un episodio ricordato con emozione da Salvatore Borsellino durante la conferenza. Lui, simbolo di quella nuova resistenza che si manifesta nelle persone e nei tanti giovani coinvogliati nel movimento delle “Agende Rosse” pronte a scendere in campo per difendere i giudici che mettono a rischio la propria vita in favore della verità e della giustizia. Giudici come Antonino Di Matteo e Antonio Ingroia. Quest'ultimo, procuratore aggiunto della Procura di Palermo ed autore della prefazione del libro “Gli ultimi giorni di Paolo Borsellino”, ha denunciato gli attacchi che continuamente subisce la magistratura nel tentativo di stravolgerne l'indipendenza subordinandola alla politica. “La legge è uguale per tutti – ha detto il magistrato – e questo è sicuramente uno dei principi cardine per salvaguardare democrazia e legalità nel nostro Paese. Valori che vanno difesi ad ogni livello”. Un concetto condiviso pienamente anche da Antonino Di Matteo, sostituto procuratore di Palermo e presidente dell'Anm Palermo, che, commentando le note finali del libro, ha detto: “Condivido ogni parola degli autori quando dicono che per rendere onore al debito morale che abbiamo nei confronti di Paolo Borsellino ognuno di noi deve pretendere giustizia e verità. Tutti noi siamo chiamati a questo passo e dobbiamo metterci impegno. Alimentando la vostra sete di giustizia e verità noi magistrati abbiamo un dovere, resistere ispirandoci al coraggio di Paolo, alla sua passione, impegnadoci con la consapevolezza di esercitare non un potere ma un servizio in favore del popolo, per dimostrare che si è davvero tutti uguali di fronte alla legge”.
Importanti sono state anche le testimonianze di Rita Borsellino, che oltre a ricordare il fratello ha ribadito l'importantza di schierarsi ed impegnarsi anche politicamente per cercare di scardinare l'attuale sistema di potere, e Umberto Lucentini, che invece ha voluto evidenziare il ruolo che in questo momento recita l'informazione.
fonte: Antimafia Duemila

venerdì 28 gennaio 2011

Il giorno della Fiom e della Fiat Il sindaco di Termini: “Solo slogan”

E’ partito il corteo degli operai a Termini Imerese dove è in corso lo sciopero generale organizzato dalla Fiom in difesa del contratto nazionale di lavoro. Ad aprirlo è uno striscione dei lavoratori della Fiat, dove proprio oggi è scattato un nuovo periodo di cassa integrazione: le tute blu rientreranno in fabbrica il 7 febbraio, poi torneranno in cassa integrazione il 14 e il 21 febbraio e dal 28 febbraio al 4 marzo. Il corteo di lavoratori sfilerà per le strade di Termini Imerese fino a raggiungere piazza Duomo dove il segretario nazionale di Fiom per il settore auto, Enzo Masini, concluderà il comizio. A fianco dei metalmeccanici ci sono rappresentanti di altre categorie di lavoro e studenti.

Oggi sciopero della Fiom. Dalla stazione d’Orleans partono tre pullman con i quali oltre 150 studenti dell’università di Palermo appartenenti al collettivo autonomo e al collettivo “Fuori controllo” raggiungeranno Termini Imerese per partecipare alla manifestazione dei metalmeccanici. Altri ragazzi raggiungeranno Termini con le loro auto e si aggregheranno al corteo. “Vogliamo stare al fianco di chi si oppone a questo sistema di potere che sta distruggendo l’Italia – ha detto Giorgio Martinico, studente di Lettere – Marceremo con i metalmeccanici perché condividiamo questa protesta. Se la manifestazione fosse stata a Palermo, avremmo potuto dare un contributo maggiore in termini di numeri, ma l’importante è comunque far sentire la nostra voce contro questo governo”.

“Le battaglie portate avanti in questi anni dai lavoratori di Termini Imerese sono diventate un simbolo di una vertenza difficile, rispetto alla quale dobbiamo continuare a mettere in campo le nostre migliori energie”. Lo dice Antonello Cracolici (Pd), a proposito della manifestazione. “Per questo – aggiunge – sostengo le ragioni della protesta organizzata dalla Fiom-Cgil in difesa dei diritti dei lavoratori e di un sito industriale che rappresenta un pezzo importante della vita economia e sociale della Sicilia”.

Gli operai urlano slogan contro Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat: “Termini Imerese non si tocca, la difenderemo con la lotta”. Quando il corteo è passato davanti un patronato della Uil, un gruppo di metalmeccanici ha gridato: “Venduti, buffoni, cannavazzi (strofinacci)”. In piazza ci sono metalmeccanici provenienti da ogni parte della Sicilia. Da Messina gli operai della raffineria di Milazzo, delle Acciaierie, della Sicem, Tozzi Sud, Cantieristica Palumbo; da Catania i lavoratori della StMicroelectronics, della Sielte e delle Acciaierie del Sud; da Siracusa le tute blu del Petrolchimico, della Pontisol e della Sinaservice; gli operai di Metra da Ragusa, dei cantieri navali e della Lombardo da Trapani. Sfilano anche gli operai del Petrolchimico di Gela e quelli di diverse aziende del palermitano: Fincantieri, Keller, Imesi e i lavoratori delle installazioni telefoniche.

Oltre un centinaio di rappresentanti di Cobas e studenti stanno a partecipando alla manifestazione organizzata dal sindacato a piazza Castelnuovo, a Palermo. Nel giorno della mobilitazione generale dei metalmeccanici della Fiom, il sindacato ha proclamato lo sciopero generale nazionale di tutti i comparti produttivi. Alta la partecipazione di docenti e ricercatori palermitani che aderiscono al sindacato. In testa al corteo, che sta attraversando l’asse principale della città ed è diretto a palazzo D’Orleans, sede della presidenza della Regione, c’é uno striscione della rete dei collettivi e coordinamenti universitari in lotta sul quale è scritto ‘Contro il capitale, rivolte popolari’. ‘Difendere la dignita’ costruiamo la soldarieta”, è lo striscione dei comitati studenteschi sodali antirrazzisti, che hanno aderito allo sciopero. Tanti gli studenti medi e universitari, che si sono uniti alla protesta dei lavoratori. “Siamo in piazza – dice Simona Laiacona, studentessa del liceo artistico Catalano – perché crediamo fondamentale che la protesta degli studenti si sposi con quella degli operai e dei lavoratori: il nostro futuro lavorativo è incerto e per questo siamo angosciati”.

Sfilano gli operai e i commercianti in segno di solidarietà abbassano le saracinesche dei loro negozi. Le scene si sono susseguite lungo il tragitto che sta conducendo i metalmeccanici della Fiom in piazza Duomo, a Termini Imerese per la conclusione dello sciopero. Gli operai intonano canti, tra cui la famosa canzone popolare Ciuri ciuri, intercalando alle strofe invettive contro Berlusconi e Marchionne. In piazza, a fianco agli operai, ci sono anche diversi esponenti politici, tra cui il senatore del Pd Giuseppe Lumia, il senatore di Idv Fabio Giambrone e i segretari siciliani di Sel e Federazione della sinistra, Erasmo Palazzotto e Luca Cangemi. Tanti i rappresentati delle varie categorie della Cgil, oltre alla segretaria generale Mariella Maggio. “Oggi la Cgil è a fianco dei metalmeccanici – dice Serena Sorrentino della Segretaria nazionale della Cgil – in difesa del contratto nazionale di lavoro e dei diritti. Qui a Termini Imerese c’é la grande vertenza Fiat, chiediamo al governo di ricoprire un ruolo determinante nelle scelte che riguardano lo stabilimento siciliano, bisogna tutelare i posti di lavoro ma dare anche una prospettiva seria e concreta di sviluppo in questo territorio”.

“Al momento siamo solo ai titoli di film, agli annunci, agli slogan e basta. Percepisco una forte rassegnazione, troppe parole, troppi rinvii e incertezze sui numeri”. Lo dice il sindaco di Termini Imerese, Salvatore Burrafato, in merito alle sette offerte per lo stabilimento, che Fiat chiuderà a fine anno. “Proprio perché non c’é nulla di concreto – aggiunge – l’ultimo tavolo al ministero per lo Sviluppo si è arenato. Siamo solo ai preliminari, dobbiamo sapere quanti sono i soldi pubblici disponibili, da dove arrivano, quando arriveranno, a cosa serviranno”. Il sindaco non esclude tentativi di speculazione. “Un miliardo d’investimenti di cui 200 milioni pubblici sono tanti per Termini Imerese – osserva – Vogliamo sapere quindi tutti i dettagli, anche quelli minimi”. Il 2 febbraio è in programma un nuovo incontro al ministero, tra i rappresentanti delle istituzioni coinvolte. Non ci saranno i sindacati.

fonte: Livesicilia

giovedì 27 gennaio 2011

L'appello di un disabile a Berlusconi "Lasci perdere le donne e aiuti me"

Salvatore Crisafulli, che a causa di un incidente vive in uno stato semi vegetativo, ha scritto una lettera al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi chiedendogli di regalargli 60 mila euro per andare a curarsi in Israele
Da otto anni vive in uno stato semivegetativo permanente a causa di un incidente stradale. Si chiama Salvatore Crisafulli e ha scritto una lettera al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi chiedendogli di regalargli 60 mila euro per andare a curarsi in Israele.

"Lasci perdere le problematiche legate alle donne - afferma Crisafulli nella lettera, scritta con un particolare software - e si dedichi di più ad aiutare tutti noi. Esiste una cura all'estero e io sono pronto a farla. Mi regali un viaggio che costa 60 mila euro, cosa sono per lei?".

La lettera è stata scritta dopo che "Sicilia risvegli onlus", un'associazione per la difesa dei comatosi, post-comatosi, di chi è in stato vegetativo e di chi patisce estreme disabilità, della quale è presidente il fratello di Salvatore Crisafulli, Pietro, ha reso noto di aver trovato in Israele chi può curare l'uomo: un endocrinologo russo, Vitali Vassiliev, responsabile di un centro di Biocorrezione dove viene praticato il "metodo degli adrenogrammi", che sottopone i pazienti a una cura a base di Dopamina.

L'associazione ha già inviato la documentazione di Salvatore Crisafulli in Israele. "Questo - affermano i familiari - è un grido di speranza che lanciamo, un appello decisivo che potrebbe cambiare la vita a Salvatore per sempre. Siamo arrivati al capolinea: abbiamo di fronte una possibilità concreta di aiutare Salvatore a migliorare e ritrovare una condizione di minima autonomia e per questo, chiediamo aiuto a tutti, a chi vuole che queste situazioni cambino".


(26 gennaio 2011)

fonte:la Repubblica

lunedì 24 gennaio 2011

Siamo lontani, molto lontani, da Arcore...

Totò Cuffaro ha trascorso il suo primo giorno nel carcere di Rebibbia. Non si tratta di custodia cautelare, ma di pena da scontare: sette anni, stando alla condanna emessa dalla Corte di Appello di Palermo e confermata dalla Corte di cassazione. L’ex governatore ha trascorso le ore che hanno preceduto l’internamento, ma anche quelle in attesa della sentenza, raccolto in preghiera in una chiesetta romana. Prima che il verdetto fosse reso noto ha affermato che l’avrebbe accolto serenamente e che la sua fiducia nella giustizia non sarebbe venuta meno. Ha ripetuto queste parole anche dopo, quando ha appreso che la pesante condanna era stata confermata dalla Corte.
Il mondo politico si è diviso nelle reazioni. C’è chi, come il sottosegretario alla famiglia, Giovanardi, si è detto allibito, e chi ha invece affidato all’evento una sorta di “rimborso” che la Sicilia otteneva per le malefatte politiche dell’ex governatore. La maggior parte dei leader, tuttavia, ha messo insieme un sentimento di umana solidarietà e di dispiacere con il rispetto della legge. Rita Borsellino, per esempio, che pure ha perso il fratello, ha esternato questo sentimento, pur ricordando i danni che la Sicilia ha subito per i rapporti fra mafia e politica.

Ci sono stati uomini politici, come Pier Ferdinando Casini, che hanno esternato il loro dispiacere, mantenendo la convinzione che Totò Cuffaro fosse innocente, ma questa opinione – hanno precisato – non ha nulla a che vedere con la sentenza, perché va accettata e, pertanto, rispettata.
Non ci sono state strumentalizzazioni del verdetto. In definitiva anche il mondo politico ha reagito con civiltà e buonsenso. Nessuno ha difeso Cuffaro nel merito, ma quasi tutti hanno voluto esternare il loro dispiacere. Non c’è alcuna contraddizione in ciò, né l’assenza di una difesa nel merito implica alcun “compiacimento”, viltà o totale condivisione. Giusto così, le sentenze si accettano anche se non si condividono.
Questo atteggiamento del mondo politico, occorre ribadirlo, è stato propiziato dall’atteggiamento del “detenuto” Cuffaro, il quale non se l’è presa con nessuno per quel che gli è accaduto, non ha sospettato complotti, non ha inveito contro i suoi giudici ed i pm, non ha augurato le pene dell’inferno ai collegi giudicanti ed agli investigatori. In questo modo Totò Cuffaro ha regalato al Paese una lezione di cittadinanza che non lo assolve di certo dai suoi reati, per i quali deve scontare la pena, ma che certo lo rappresenta in modo diverso rispetto alla pletora di uomini politici indagati che negli ultimi mesi hanno sempre e comunque sospettato piani eversivi, agguati di nemici occulti e palesi, chiamato in causa gli avversari politici che agiscono in combutta con i magistrati e gli agenti di polizia giudiziaria.
Riconoscere questa diversità di comportamento in Totò Cuffaro – è il parere di molti – serve ad una Italia sottoposta ad una costante tensione per gli inquietanti attacchi alla magistratura che provengono dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e dai dirigenti del suo partito e dai ministri del suo governo.
Se l’apertura di una inchiesta ha suscitato accuse così gravi nei confronti della magistratura inquirente, che cose succederebbe, si chiedono in tanti, se dovesse esserci una sentenza di condanna? L’Italia diverrebbe un’altra Tunisia o la vicina Albania?
fonte: SiciliaInformazioni.com

domenica 23 gennaio 2011

UN PORCO A MEZZANOTTE di Lucio Paladino

E' veramente tutto relativo se quest'oggi, in presenza di un'apparente giornata triste, piovosa, con un cielo uggioso, plumbeo e malinconico, ho assaporato, nella tarda mattinata, la gioia infinita nell'apprendere la notizia che attendevo da tanti anni: La condanna definitiva del senatore Cuffaro !
E, chissà, magari quest'oggi, per completare degnamente questa memorabile giornata, farò una quaterna al lotto, o vincerò al superenalotto.
Aggiungerò che, se mai nella vicenda dei miei anni giorno rifulse per gioia e felicità, memorando sarà proprio questo che la Suprema Corte di Cassazione, con sentenza definitiva ed inappellabile, ha condannato l'ex governatore della Sicilia, Salvatore Cuffaro, senatore dei Popolari Italia Domani, a 7 anni di reclusione per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra, per violazione del segreto istruttorio nell'ambito del processo " Talpa alla Dda ".
Tanto ha deciso la seconda sezione penale del Supremo Consesso, nei confronti dell'illustre politico che, per come leggo, "potrebbe andarsi a costituire, seppure l'estratto della sentenza gli verrà notificato entro 5 giorni ".
E, per i più curiosi o gli interessati ad una migliore conoscenza di questa gioia, rimando alla nota di circa un anno fa, reperibile su google, dal titolo " Lettera al Senatore Cuffaro " di Lucio Paladino.
Chissà se l'ex Governatore si ricorderà ancora di quella lettera speditagli a Palazzo D'Orleans, da un povero diavolo come me, che chiedeva aiuto per aver fatto soltanto il proprio dovere, urtando così equilibri inamovibili e disturbando lauti convivi, fedele rappresentazione di una realtà che suscita conati di vomito, ma nei nostalgici soltanto, chiaramente descritta nelle registrazioni piene di ragnatele, giacenti in qualche ufficio di qualche sperduta procura di questa insigne repubblica.
Lieto mi soggiunge, ora, il ricordo di una battuta, ripetuta tanto tempo fa, da un povero carbonaio morto da più anni " E' raro, ma ogni tanto si incontra un porco a mezzanotte "a significare che qualche volta succede pure il miracolo, magari fatto dal diavolo, come quello che ha ottenuto quest'oggi lo scrivente.
Altri, degno osservante degli evangelici insegnamenti, elargiti con munifica generosità dalla Santa Cattolicissima Romana Chiesa, avrà tanto da criticare sulla manifestata letizia che oggi mi accompagna; beh, c'è una risposta anche per loro, da parte di questo miscredente che si definisce soltanto cristiano ma non cattolico : Io ho saputo porgere l'altra mia guancia, ma non era giusto percuotere anche quella di chi mi stava accanto che, invano, altrettanto cristianamente, ho cercato di difendere.
La verità vera è che esiste nel mondo una sparutissima minoranza di gente che si ritiene immune da qualsiasi metro, da qualsiasi norma, da qualsiasi controllo, convinta che " soltanto essa deve sempre e soltanto dare le carte " rifiutando l'applicazione dei più elementari canoni della carità cristiana e disattendendo uno dei due comandamenti lasciateci dal Padreterno fattosi Uomo, relativo all'amore verso il proprio prossimo; è in tal senso che costoro possono anche affermare che hanno saputo resistere in questi anni difficili perchè hanno avuto tanta fede e la protezione della Madonna : Per me, e soprattutto per quelli che mi stavano accanto, ingiustamente percossi, non c'era la Madonna; anch'Essa rimane una loro prerogativa. A noi hanno lasciato la disponibilità del diavolo soltanto, con un forcone fra le mani e un paio di corna sulla fronte, al quale siamo costretti a rivolgerci ; e lui, munifico per una volta soltanto, ci ha fatto incontrare un porco a mezzanotte, concedendoci la grazia.

Lucio Paladino
22 Gennaio 2011

sabato 22 gennaio 2011

Con dignità

Totò Cuffaro finirà in carcere. Lo ha stabilito la Cassazione. Sette anni di reclusione e la fine anticipata della sua carriera politica. Giustizia vuole così. E mai come in questo caso la sentenza non va commentata. E’ la linea, esemplare, scelta dall’imputato eccellente: mai una parola fuori posto, mai un attacco alla magistratura, mai una polemica gratuita. Nel giorno in cui, amici o avversari che siano, nessuno esulterà per questa condanna, val la pena sottolineare come anche in Italia si può celebrare un processo con dignità e coerenza. Da una parte (i giudici) e dall’altra (l’imputato). (f.f.)

fonte:Livesicilia

Mafia, processo in Cassazione confermata la condanna a Cuffaro

L'ex governatore della Sicilia condannato a sette anni di reclusione per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra. Confermato così il verdetto del 23 gennaio. Ora rischia il carcere. Il procuratore generale aveva chiesto uno sconto di pena

I giudici della seconda sezione penale della Corte di Cassazione, presieduta da Antonio Esposito, hanno confermato, a carico dell'ex governatore della Sicilia Salvatore Cuffaro, la condanna a sette anni di reclusione per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra e violazione del segreto istruttorio nell'ambito del processo "talpe alla Dda". Ora Cuffaro, attualmente senatore dei Popolari Italia Domani, rischia il carcere.

"E' una sentenza che desta stupore e rammarico anche perché, ieri, la Procura della Cassazione, con una richiesta molto argomentata, aveva chiesto l'annullamento dell'aggravante mafiosa per l'episodio di favoreggiamento ad Aiello, richiesta che se accolta avrebbe sgonfiato del tutto la condanna". Lo ha detto l'avvocato Oreste Domignoni, difensore di Cuffaro, insieme a Nino Mormino, al termine della lettura del verdetto.

Questa mattina Cuffaro si è raccolto in preghiera in una chiesa nei pressi della sua abitazione romana, di fronte al Pantheon, in attesa della sentenza.

fonte:la Repubblica

Un nuovo pizzino di Ciancimino chiama in causa Berlusconi

“Berlusconi e Marcellino si fanno i c… loro”. Mentre sui giornali impazza lo scandalo-Ruby, da Palermo arrivano nuovi guai per il presidente del Consiglio: negli scorsi giorni Massimo Ciancimino ha consegnato agli investigatori un pizzino che il padre, l’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino, avrebbe inviato a Bernardo Provenzano, in cui si fa il nome del premier e quello di Marcello Dell’Utri. A pubblicare in esclusiva il pizzino è “S”, il magazine che guarda dentro la cronaca, in edicola da domani, sabato 22 gennaio.

Nella lettera Vito Ciancimino esprimererebbe la propria rabbia per essere rimasto in galera: “Forse – si legge nel documento – con questa gente non stiamo usando il linguaggio giusto. È il secondo Natale che passo in queste condizioni la pazienza come tutti i comuni mortali ha un limite”. Da qui la conclusione, segnalata al “caro rag”, che secondo Ciancimino jr sarebbe proprio il “capo dei capi”: “Mi sembra di capire – avrebbe annotato l’ex sindaco di Palermo – che i vostri amici Berlusconi e il fidato Marcellino si facciano solo i c… loro”.

Insieme a quella lettera, che viene collocata nel mese di dicembre del 2001, Massimo Ciancimino ha consegnato un altro appunto, anch’esso pubblicato integralmente da “S”, nel quale il padre parlerebbe della trattativa: “Perché mi continuano a mandare avanti nel tentativo di fermare questa follia tramite il loro ambasciatore? Il lavoro con il capitano è la sola strada percorribile, che nuova trappola mi stanno preparando?”, si sarebbe chiesto don Vito a ridosso delle stragi.

fonte:Livesicilia

domenica 16 gennaio 2011

Miccichè lancia il guanto di sfida...degli ascari !

"Contro i continui 'no' della burocrazia regionale abbiamo elaborato un disegno di legge per consentire alla Regione siciliana di passare dal metodo dell'autorizzazione a quello del controllo. Sarà questo il primo provvedimento che attuerò da Presidente della regione. Sì, perchè, stando così le cose non posso non candidarmi alla guida della Regione siciliana". Così il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e leader di Forza del Sud, Gianfranco Miccichè, concludendo il suo intervento all'assemblea dei quadri del partito a Caltanissetta.

Micchichè ha aggiunto che la legge sulla sburocratizzazione "sarà presentata alla prima seduta della futura Assemblea regionale e se nel corso del dibattito d'aula passerà un solo emendamento che distorce la norma - ha spiegato - sarò pronto a dimettermi immediatamente".

Il sottosegretario tiene a ribadire: "Forza del Sud è una realtà viva. Siamo già in tanti e non solo in Sicilia, riceviamo adesioni da ogni regione d'Italia perchè il nostro messaggio di cambiamento è chiaro e credibile".Micciché ha annunciato che "nelle prossime settimane Forza del Sud sbarcherà ufficialmente nel Lazio con una grande manifestazione alla quale parteciperà anche Silvio Berlusconi".

"Solo attraverso una classe dirigente ancorata al territorio ed educata alla buona amministrazione, - ha aggiunto - è possibile fare crescere il Sud. Questo è il nostro credo, questa è la convinzione di tantissimi italiani che ormai non si riconoscono più nei partiti tradizionali".
fonte:la Repubblica

Tragedia a Ragusa: Viene licenziato e si impicca

Si è suicidato dopo avere perso il posto di lavoro. Il protagonista di questo dramma è un giovane commesso licenziato qualche settimana fa da un supermercato di Ragusa: la vittima, 30 anni, sposato e padre di un figlio in tenera età, ha deciso di togliersi la vita impiccandosi nella sua casa estiva di Santa Croce Camerina. A denunciare l’accaduto è il segretario provinciale della Uiltucs, Angelo Gulizia.

Secondo il sindacalista la causa del suicidio sarebbe collegato al licenziamento: ”Il dramma del lavoro – dice – ha fatto un’altra vittima. Togliersi la vita a trent’anni è una tragedia di cui non ci saremmo mai voluti, e dovuti, occupare”. Del giovane non si avevano piu’ notizie da 24 ore; i familiari ne avevano denunciato la scomparsa. Poi l’amara scoperta. ”Era stato lui stesso – spiega Gulizia – a comunicarci i problemi che stava attraversando sul posto di lavoro. Ogni giorno assistiamo a situazioni disperate che ci convincono che ancora non esiste, da parte dei rappresentanti delle istituzioni e della politica, la reale percezione di cio’ che sta accadendo”.

fonte: Livesicilia

sabato 15 gennaio 2011

NELL' ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI FINOCCHIARO APRILE

Andrea Finocchiaro Aprile, fondatore e Presidente del Movimento per l'Indipendenza della Sicilia, - (quello vero, del periodo che va dal 1943 a parte del 1948), - morì a Palermo, nella casa della figlia Antonella e del genero Ing. Frasca Polara, il 15 gennaio del 1964.
In questi giorni ricorre, pertanto, il 47° anniversario della sua morte. Ed è, questa, un'occasione per fare alcune doverose riflessioni su un personaggio che aveva preso in mano la fiaccola dell'Indipendentismo siciliano, e che aveva fatto divampare un grande incendio che avrebbe coinvolto quasi tutti i Siciliani.
La sua militanza nel Sicilianismo, prima come Meridionalista, poi come Separatista, ebbe inizio nel periodo del regime fascista. Andrea rischiò la fucilazione, proprio perchè continuava a fare un'attività sostanzialmente ANTI-FASCISTA ed ANTI-UNITARIA.
Fu sempre sottoposto a sorveglianza dal Servizio Segreto del DUCE, nonostante il fatto che fosse stimato, anche in quegli ambienti, come persona onesta e come Maestro del Diritto. Affrontò il difficilissimo periodo della Seconda Guerra Mondiale e l'altrettanto drammatico periodo del dopoguerra.
Fu grazie a lui che gli Alleati (che erano sbarcati in Sicilia, com'è noto, il 10 luglio del 1943) trovarono un interlocutore capace di rappresentare con coraggio, ma anche con grande competenza, le esigenze della popolazione siciliasna, stremata dai bombardamenti e dalle conseguenze di una lunga guerra che aveva portato morte, fame, disperazione e distruzioni in tutta la Sicilia.
Andrea Finocchiaro Aprile formulò proposte e programmi. Sollecitò il rilascio dei prigionieri siciliani. Era, peraltro, referenziato da un passato di Deputato e di Sottosegretario del Governo NITTI. Aveva insegnato nelle Università di Siena, di Camerino e di Ferrara.
Negli anni fra il 1943 ed il 1946, Grazie alla sua lungimiranza, cercò di internazionalizzare la Questione Siciliana ed indirizzò due MEMORANDUM, che ancora oggi fanno testo, rispettivamente alla Conferenza di SAN FRANCISCO (31 marzo 1945), dalla quale sarebbe scaturito, dopo qualche mese, il passaggio dalla Società delle Nazioni alla Organizzazione delle Nazioni Unite (O.N.U.).
Ed alla Conferenza, che si svolgeva a LONDRA, dei Ministri degli Esteri delle Potenze che avevano vinto la Seconda Guerra Mondiale ed alla quale partecipavano anche i Ministri degli Esteri degli Stati Alleati delle prime (settembre 1945).
Con grande senso di responsabilità, Finocchiaro Aprile seppe gestire la mobilitazione delle masse e seppe impedire che la guerriglia separatista sfociasse nel TERRORISMO o nello STRAGISMO. Fu "INTERNATO", con VARVARO e RESTUCCIA, nell'Isola di PONZA.
Fu il protagonista principale del PACTUM che portò alla prima stesura ufficiosa dello STATUTO SPECIALE DI AUTONOMIA.
Un PACTUM, fra il Popolo Siciliano in armi e lo Stato Italiano, che cercava una via di uscita dalla guerriglia, che dilagava in crescendo in Sicilia, con la emanazione di uno Statuto concordato che avrebbe dovuto fare della Sicilia una "Regione Confederata" dello Stato Italiano.
ome ebbe a dire Attilio CASTROGIOVANNI: la Sicilia sarebbe diventata un "SEMI-STATO".
Non fu così, perchè lo Statuto non fu mai applicato integralmente e perchè l'AUTONOMIA e la REGIONE stessa furono "USATE" (e lo sono ancora oggi), senza soluzione di continuità, come STRUMENTI del clientelismo e del colonialismo, praticati, l'uno e l'altro, dalla classe politica, dai Partiti e dai politici siciliani (pochissime le eccezioni).
Strumenti che sarebbero stati usati soprattutto per pugnalare alle spalle l'Indipendentismo Siciliano (quello vero).
Nonostante il suo Movimento fosse dilaniato dalla scissione interna (che poi sarebbe sfociata nella formazione del "Movimento per l'Indipendenza della Sicilia Democratico e Repubblicano" di Antonino VARVARO), Finocchiaro Aprile, il 2 giugno del 1946, riuscì a portare alla COSTITUENTE quattro Deputati (sè stesso, Antonino VARVARO, Attilio CASTROGIOVANNI e Concetto GALLO).
Era stato un risultato dignitoso, ma era un campanello d'allarme dal quale si deduceva che quasi un milione di SEPARATISTI avevano abbandonato il Movimento Indipendentista. Impossibile ricordare in poche parole i grandi meriti ed il contributo che Andrea Finocchiaro Aprile avrebbe dato alla nascente democrazia italiana. Anche in termini MORALI.
Fu il padre della nuova cultura del FEDERALISMO in Italia. Nel secolo scorso, il "PADANO" Gianfranco MIGLIO, in più occasioni gliene diede ampio riconoscimento.
Nel 1948 Andrea Finocchiaro Aprile rinunziò alla nomina a SENATORE DI DIRITTO (che gli sarebbe spettata), per affrontare in prima persona una difficile campagna elettorale che lo avrebbe visto sonoramente sconfitto, anche per la crisi nella quale era caduto il suo Movimento. Il vecchio Leader ebbe una delusione ed un dolore dai quali non si sarebbe mai ripreso. Abbandonò il suo Partito ma non gli Ideali che ne avevano ispirato la costituzione nell'ormai lontano 1943.
Andrea Finocchiaro Aprile fu poi nominato Giudice dell'Alta Corte per la Regione Siciliana.
Ed anche in questa veste brillò per la straordinaria competenza giuridico-costituzionale e per la difesa ad oltranza dei diritti violati del Popolo Siciliano, della Nazione Siciliana.
E' appena il caso di ricordare che A.F.A., e dietro di lui altri Indipendentisti Siciliani, furono i primi (e gli unici) a parlare di Unione Europea e di collaborazione permanente fra i Popoli del Mediterraneo. Fino al 1° gennaio del 1948, infatti, il Codice Penale Italiano considerava reato, punito con la fucilazione, ogni tentativo di fare aderire l'Italia ad Organismi sovranazionali. Non aggiungiamo altro, ma puntualizziamo che abbiamo aperto (e non concluso) la RIVISITAZIONE della figura e delle opere del Leader separatista, che era nato a LERCARA FRIDDI il 26 giugno 1888.

Giuseppe Scianò - Segretario politico FNS

Una famiglia vive in auto da 4 anni "Aspettiamo la casa popolare"

Ogni giorno andare a riprenderli a scuola è una lotta. Giusy e Mario, di otto e sei anni, infatti, sono forse gli unici bambini che di tornare a casa quando suona la campanella non ne vogliono sapere. Sarà perché loro una vera casa non ce l'hanno. Da quattro anni vivono con i loro genitori in una vecchia Citroen, posteggiata in un anfratto di corso dei Mille. Daniele Amico e Maria Grazia Meschis aspettano una casa dal Comune. Sono al secondo posto della lista dell'emergenza abitativa, ma ancora per loro non si muove nulla. Lui è malato di leucemia. Lei fa la mamma a tempo pieno per accudire due bambini, anche loro malati.

Mario affetto da una microcefalia e Giusy spesso in preda a crisi di pianto e ansia, in cura da uno psicologo. Il loro mondo è tutto in quell'auto. Due valigie nel bagagliaio con i vestiti per l'estate e per l'inverno. Qualche busta di latte per il più piccolo che praticamente non mangia altro. E coperte e cuscini per i mesi più rigidi. Ogni mattina prima di andare a scuola Maria Grazia Meschis lava i suoi figli con le salviette imbevute, poi li veste sul sedile posteriore dell'auto e prepara la colazione. Qualche sorso di latte bevuto direttamente dalla busta di cartone. Poi in autobus fino a scuola. Soldi non ce ne sono. Libri, quaderni e tutto quello che serve per studiare è stato acquistato per i bambini dalle stesse maestre.

"Ci siamo rivolti alla Caritas - dice Maria Grazia Meschis - per qualche pasto caldo. Perché dei pacchi spesa non sappiamo cosa farcene dal momento che non possiamo cucinare. Oppure mangiamo scatolette di tonno o altra roba sempre in scatola. Anche i bambini. Quando ho la possibilità riempio bottiglie e bidoni di acqua e li tengo in auto per bere e lavare almeno le mani". La doccia è un lusso di una volta alla settimana quando qualche parente apre le porte di casa per accoglierli. Per andare in bagno, montano una piccola tenda fai-da-te accanto alla macchina, che in questo modo diventa una sorta di toilette al riparo da occhi indiscreti.

"Prima avevamo un aiuto dai suoceri - dice la Meschis - oggi non possono fare più nulla per noi. Bussiamo alle porte di amici e parenti almeno per fare una doccia ogni tanto. Siamo disperati". Daniele Amico non si dà pace da quando ha perso il lavoro per colpa della sua malattia. "Lavoravo al bar Touring come fattorino - racconta Amico - poi mi sono ammalato. Adesso vago per la città per rimediare una paghetta quotidiana facendo qualsiasi cosa".


(15 gennaio 2011)
fonte: la Repubblica

venerdì 14 gennaio 2011

“Arraffaele beccato con le mani nella marmellata”

Nuova puntata dell’eterno botta e risposta tra il governatore e il suo predecessore. A far nascere la provocazione è questa volta Totò Cuffaro, che interviene sulla vicenda della ristrutturazione dell’appartamento del presidente della Regione siciliana e, nel dettaglio, sulla celeberrima sauna di palazzo d’Orleans.

Secondo Cuffaro, “Arrafaele Lombardo è notoriamente molto previdente. E, conscio che i siciliani presto lo avrebbero mandato a farsi un bagno, non mi stupisce che abbia fatto attrezzare l’appartamento di palazzo d’Orleans a lui riservato, con sauna e doccia e, qualche ascaro diffamatore sostiene, pure un bel tapis roulant”.

E ancora, l’ex presidente della Regione aggiunge: “Non mi stupisce che beccato con ‘le mani nella marmellata’ abbia cercato con il suo innato stile affermare che ‘lui non c’entra nulla, è stato il suo predecessore’. Sono comunque certo che non si riferisse a me e che non pensi che si tratti di una mia eredità. Se lo fosse stata avrebbe seguito la sorte di tutte le altre, prontamente rottamata in nome delle riforme e del rinnovamento. Invece mi risulta che la doccetta o sauna che dir si voglia, sia un articolo molto apprezzato dal presidente”.

“Devo ammettere – conclude Cuffaro - di non essere esperto di quegli appartamenti presidenziali che non ho utilizzato per niente. Sono comunque certo che non c’era nessuna sauna o doccetta a Palazzo d’Orleans fino a quando sono stato presidente”.

Lombardo replicherà alle accuse mosse da Cuffaro?

fonte:Livesicilia

BELICE : "Noi abbandonati. Non vogliamo cerimonie"

Nessuna cerimonia ufficiale per ricordare il 43esimo anniversario del terremoto del Belice. E' questa la decisione presa dai sindaci dei paesi colpiti dal sisma la notte del 15 gennaio del '68, quando una scossa del nono grado della scala Mercalli, rase al suolo 21 comuni e uccise oltre 400 persone. Una presa di posizione legata ai ritardi nella ricostruzione, visto che per chiudere definitivamente quella pagina tragica della storia siciliana mancano ancora 300 milioni di euro per il completamento dell'edilizia privata e 133 milioni di euro per opere pubbliche. Sei dei comuni che vissero quella terribile esperienza saranno protagonisti di alcuni momenti significativi di questo anniversario.

La prima iniziativa si è svolta questa mattina presso la Chiesa Madre di Santa Ninfa, dove il vescovo della Diocesi di Mazara, Mons. Domenica Mogavero, ha celebrato una messa di suffragio per le vittime del sisma. Nel pomeriggio, presso il Palazzo Comunale, appuntamento con i "ricordi e le testimonianze". A Santa Margherita Belice, presso il Teatro Sant'Alessandro, si terrà alle 19 la manifestazione "Per non dimenticare", mentre in serata si svolgerà a Montevago una "Fiaccolata del ricordo" che partirà dalla Chiesa Madre fino ai ruderi del vecchio centro . Iniziative analoghe si ripeteranno domani e domenica a Salaparuta, Menfi e Partanna.

fonte: SiciliaInformazioni.com

Mauro De Mauro, “Ecco dov’è il suo corpo”

Quarant’anni dopo, un pentito ha svelato dove fu ucciso e seppellito il giornalista de L’Ora Mauro De Mauro, rapito dai sicari di Cosa nostra la sera del 16 settembre 1970. “Fu portato a fondo Patti, in una proprietà dei Madonia. C’era Totò Riina ad attenderlo. Il giornalista fu subito soppresso e gettato in un pozzo”. A parlare con i magistrati di Palermo Sergio Demontis e Antonio Ingroia è Rosario Naimo, “l’ater ego di Riina in America” come l’hanno sempre chiamato gli altri pentiti. Oggi ha 65 anni, era ricercato dal 1995 per scontare una condanna a 19 anni per traffico internazionale di stupefacenti: nell’ottobre scorso, stava passeggiando tranquillamente per il centro di Palermo quando fu colto da un malore e cadde per terra. A due finanzieri che lo soccorsero sussurrò: “Vi metto duemila euro in tasca se mi portate all’ospedale e non diciamo niente a nessuno”. Ma dieci minuti dopo, Rosario Naimo era già in caserma.

Qualcuno l’ha già soprannominato “l’ultimo Buscetta”. Naimo è un pezzo di storia criminale della Cosa nostra siciliana e americana. Pochi giorni dopo il suo arresto ha deciso di collaborare con la magistratura: “Lo faccio per amore della mia giovane moglie e dei due figli che mi ha dato”, così ha messo a verbale davanti ai pm Marcello Viola e Francesca Mazzocco. E da allora il boss sta svelando i retroscena di centinaia di omicidi, di affari e complicità. “Io non sono mai stato coinvolto direttamente in fatti di sangue commessi in Italia – ha tenuto a precisare – ma tutti si venivano a confidare con me quando tornavo ogni tanto dall’America”.

Così fece anche uno dei sicari di Mauro De Mauro, Emanuele D’Agostino (che è deceduto da tempo). “Era il 1972 – ha spiegato Naimo - a settembre ero tornato a Palermo per il matrimonio di mia sorella Rosa Maria. Andai a salutare alcuni vecchi amici, tra i quali D’Agostino. Ci incontrammo in un ristorantino vicino alla stazione centrale. Lui spavaldo mi disse: io sono quello che ha preso Mauro De Mauro e poi ho fatto pure la strage di viale Lazio”.

Il racconto di Naimo è stato depositato questa mattina dal pm Demontis al processo per l’omicidio De Mauro (unico imputato, Riina). Eccolo: “Quella sera, sotto casa sua, al giornalista lo chiamarono con un altro nome. D’Agostino gli disse: ‘Lei ha insultato mia moglie, come si è permesso’. In due salirono sulla macchina di De Mauro. Lui ripeteva: ‘Io sono Mauro De Mauro, state sbagliando persona’. Ma loro misero in moto. ‘Adesso andiamo da mia moglie e vediamo se non sei tu’, disse ancora D’Agostino’. De Mauro gridava che c’era uno scambio di persona”.

Ci misero una decina di minuti per attraversare la zona bene della città. Viale Campania, via Ausonia, viale Strasburgo. Fino a fondo Patti, una tenuta dove il boss Francesco Madonia aveva un allevamento di polli. Si trova nella zona di Pallavicino, dietro al velodromo di Palermo.

“Alcuni anni dopo il pozzo dove era stato gettato il corpo di De Mauro fu ripulito, su disposizione dello stesso Madonia”, dice ancora Naimo.

Oggi, una parte di Fondo Patti è proprietà dello Stato, perché confiscata qualche anno fa. E’ un terreno incolto e abbandonato, un altro degli scandali dell’antimafia. Adesso ancora di più amaro, perché in quel terreno è stato ucciso Mauro De Mauro, il cronista che aveva scoperto un grande segreto, ancora oggi misterioso. Forse legato alla morte di Enrico Mattei. Forse, al golpe Borghese. Sono le due piste battute dal processo in corso.

Naimo non sa perché fu ucciso De Mauro. Però, ha raccontato che durante una delle sue visite a Palermo, all’inizio degli anni Settanta, finì ad un summit in sui si discusse di un colpo di stato e della partecipazione di Cosa nostra. “C’erano Luciano Liggio, Riina e tanti altri – ha raccontato – eravamo in una casa di campagna, a Catania”. Il seguito delle rivelazioni di Naimo è ancora coperto dal segreto istruttorio.

Lui, affiliato a Cosa nostra nel 1965 ed emigrato a Detroit tre anni dopo, è solo all’inizio del suo racconto.


(14 gennaio 2011)
fonte: la Repubblica

giovedì 13 gennaio 2011

L’ONOREVOLE COSTRUTTIVO

All’onorevole Ferdinando Latteri, eletto sotto le insegne dell’ Mpa, sta troppo stretta la giacca di deputato d’opposizione. Soffre. E infatti in ogni cronaca sul calciomercato dei parlamentari il suo nome sempre compare, “pronto a passare con i berlusconiani”, “inquieto” o anche solo “riflessivo”; lui disperatamente nega – “ma cosa dite, resto nel Terzo Polo!” – ma intanto martedì, mentre i suoi compagni di area stavano faticosamente ragionando su cosa fare della mozione di sfiducia al ministro Bondi, lui aveva già trovato la soluzione: “Non va votata”. Motivando la sua scelta con il passepartout del Gattopardo della politica: “In questa fase serve un clima un costruttivo”. Insomma, “il riflessivo” Latteri appare sentimentalmente più di là che di qua, tanto che il suo leader Raffaele Lombardo mercoledì si è fatto un giretto a Montecitorio per evitare che gli scappi via, nel gruppo dei Responsabili, detto anche “la terza gamba” della maggioranza. Sente di poter rappresentare ancora degnamente la Nazione, meglio però se al governo. A 66 anni è stato solo due volte rettore a Catania, soltanto tre volte parlamentare, e in fondo ha cambiato solamente quattro partiti (Dc, Forza Italia, Margherita-Pd, Mpa). Nel 2004, in rotta con il centrodestra, era dato per perso. Rutelli lo portò sulle rive del centrosinistra. E gli stessi compagni siciliani, che lo avevano avversato per una vita, lo candidarono dapprima alla presidenza della Regione – ma perse la sfida alle primarie contro Rita Borsellino – e quindi lo premiarono con un seggio in Parlamento. Nel 2008 gli annunciarono, a malincuore, che per lui non c’era più posto. Un altro si sarebbe scoraggiato invece Latteri tornò alla Camera con l’Mpa, ché in cuor suo era sempre stato autonomista. Ora sembra tentato dal Pdl (anche perché Berlusconi gli avrebbe ventilato una candidatura sicura in caso di elezioni), sempre per “senso di responsabilità”, si capisce, e pazienza se bisognerà cambiare casacca per la quinta volta.

fonte: Ritagli - la Repubblica

Il Parlamento è diventato un albergo ad ore

Il presidente del Consiglio ha annunciato nelle ultime ore di avere acquisito quattro nuovi deputati. Silvano Moffa, diventato il leader del ritorno a casa, da giorni lascia intravedere la possibilità che il gruppo di parlamentari Mpa si stia trasferendo nel centrodestra, come ha fatto lui. Secondo alcuni il cerchio si chiuse. I quattro arrivi riferiti da Berlusconi dovrebbero essere quelli del Mpa.

Qualche perplessità è lecito coltivarla. Raffaele Lombardo è sottoposto a un pressing inaudito da destra e da sinistra, cerca di trovare equilibrio e misura, ma non è facile in una situazione così incandescente e fluida. Il Terzo Polo a guida Udc si muove con qualche difficoltà, Giampaolo D’Alia, leader Udc siciliano, in un’intervista ha affermato che l’Udc parla solo come Terzo polo. E il Mpa? Uscendo dall’incontro con il premier Lombardo ha rassicurato gli alleati democratici, resto nel terzo polo. E allora perché tutto questo rumore attorno al ritorno nel centrodestra degli autonomisti siciliani?

Potrebbe esserci, indubbiamente, un interesse specifico a mettere in giro la voce e creare problemi sia fra i centristi sia fra autonomisti e democratici che in Sicilia governano insieme ed hanno dato vita ad un esecutivo tecnico.

Il Parlamento è diventato un albergo a ore, gli annunci di Silvio Berlusconi sull’acquisizione di nuovi deputati sono incessanti. Cambiano i numeri, ma non la strategia “bilaterale”. Discute con le forze politiche del terzo polo ed insieme tenta di scippare loro dei parlamentari,a questo singolare trattamento non sembra impressionare alcuno. Arrivano i responsabili e se ne vanno i traditori, a quanto pare, una cosa davvero strana. Ciò che non persuade è l’anticipazione. Se vuoi scippare qualcosa a qualcuno non glielo fai sapere prima, specie se stai trattando con lui per arrivare a un patto.

La logica va a farsi friggere, ma anche le buone creanze sono un pallido ricordo. Che c’entra, direte, la politica con le buone creanze? Ed avete ragione, non c’entra niente, ma abbiamo riflessi condizionati dall’educazione familiare e ci pare assurdo che si mettano le mani in tasca, per così dire, a qualcuno per rubargli i deputati, ed insieme si tenti di persuaderlo a scendere a patti. A meno che gli strumenti scelti dal presidente del Consiglio per allargare la maggioranza non siano quelli “giusti”. Ci spieghiamo meglio. Il premier potrebbe essere convinto che occorre usare strumenti “forti” per ottenere quello che vuole, e si adegua di conseguenza.

Incomprensibile, semmai, l’atteggiamento di chi, ricevendo il trattamento Berlusconi, continua a mantenere vivo il dialogo.

fonte:SiciliaInformazioni.com

mercoledì 12 gennaio 2011

Inchiesta sul personale a Catania, fra gli indagati Lombardo

CATANIA. Sei dirigenti comunali, 39 assessori di sette giunte del centrodestra dell'ex sindaco Umberto Scapagnini, attuale parlamentare nazionale del Pdl, e una, non più in carica, del senatore Raffaele Stancanelli.

Sono i 47 indagati per abuso d'ufficio nell'inchiesta avviata dalla Procura sulla gestione del personale al Comune di Catania, tra i quali figura anche l'attuale Governatore Raffale Lombardo, in relazione al periodo in cui rivestiva la carica di vice sindaco di Catania. Gli avvisi di chiusura indagini sono stati notificati ieri dalla guardia di finanza.

La prima delibera al centro del fascicolo aperto dal procuratore aggiunto Michelangelo Patané e dal sostituto Alessandra Chiavegatti, riguarda il cosiddetto 'piano del personale' per il triennio 2002-2004 che prevedeva procedure di progressione verticale riservate a 1.800 dipendenti dell'Ente. Secondo i magistrati mancavano le esigenze di funzionalità e la copertura finanziaria procurando un danno patrimoniale iniziale di 18 milioni di euro.

Per questo atto sono indagati l'allora sindaco Umberto Scapagnini, la sua giunta, della quale faceva parte come vice sindaco l'attuale presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, e Carmelo Reale, all'epoca dirigente del Personale, e l'allora Ragioniere generale, Vincenzo Castorina. Del fascicolo fanno parte anche una serie di delibere di altre giunte Scapagnini: l'assunzione di 12 operatori ambientali (nel 2007), l'assunzione di 288 lavoratori Asu (2004-2007) e 34 ex dipendenti Agrofil, Itel e Cogei (2005), l'aumento da 18 a 24 ore settimanali nel contratto a 200 lavoratori Puc (2006), il rinnovo del contratto a 196 precari (2007) e l'assunzione di 8 lavoratori Puc a tempo indeterminato part-time (2008).

La delibera al centro dell'inchiesta della Procura sul sindaco Stancanelli è quella firmata dalla sua ex giunta in carica tra il 2008 e il 2009 per la trasformazione da part-time a full-time (da 24 a 36 ore settimanali) del contratto di lavoro a 311 lavoratori stabilizzati. Con loro sono indagati anche il dirigente del Personale, Valerio Ferlito, e il Ragioniere generale, Giorgio Santonocito.

fonte:GIORNALEDISICILIA.IT

L’omertà di Schifani

Il presidente del Senato Renato Schifani è venuto a Bergamo per inaugurare il congresso dei giornalisti. A preannunciarne l’arrivo il volo di un elicottero sopra la città, un plotone di Carabinieri e Polizia e un fidato collaboratore, che poco prima del suo arrivo ha voluto allontanare operatori e giornalisti dall’ingresso del congresso in quanto il presidente “non rilascia dichiarazioni“.

Schifani è arrivato al centro congressi Giovanni XXIII a bordo di un’auto blu super scortato. Una volta sceso dall’auto ho approfittato per chiedergli un parere sul legittimo impedimento che blinda il capo del suo governo plurimputato di corruzione ed evasione fiscale, ma Schifani non mi ha risposto. Ha finto di essere preso dai discorsi dello sciame di accompagnatori che lo ha condotto nella sala del congresso. Durante il tragitto gli ho riformulato la domanda a distanza alzando un po’ la voce e a videocamera accesa affinché la seconda carica dello Stato mi sentisse. Tanto è bastato per essere stato io l’unico giornalista ad essere identificato da due poliziotti in quanto “provocatore” che non meritava di appostarsi al fianco dei “colleghi” disseminati a metà sala e sotto il palco.

A identificazione avvenuta uno dei due agenti mi ha poi intimato di rimanere in fondo alla sala al suo fianco, minacciandomi che se mi fossi spostato verso il centro della sala sarei incappato in non meglio precisati “problemi“. Schifani intanto ha letto un epitaffio alla platea di giornalisti senza domande, dopodiché si è concesso all’intervista di rito: una dichiarazione senza domande a uno sciame di telecamere che non son riuscito a varcare nonostante avevo il “privilegio” di essere scortato dai due poliziotti manco fossi stato un vip. A quel punto ho atteso il passaggio di Schifani al solito ingresso del centro congressi dove lo attendeva l’auto blu, sempre scortato dalla polizia con la quale nel frattempo avevo condiviso un po’ di cordiale dibattito.

Quando il presidente del Senato s’è presentato all’uscita, tra un vasa vasa e una battuta al corteo che lo scortava, ha evitato di rispondermi con la solita indifferenza nonostante a due metri di distanza gli ho chiesto di spiegare il suo ruolo di difensore di boss mafiosi come i Bontate negli anni ’90, lumi sulla legge parlamento pulito per la quale hanno firmato 350 mila italiani, e sul solito legittimo impedimento. Schifani, senza risponderere, si è infilato veloce nell’auto blu prima di scomparire nel traffico di Bergamo mentre ormai i poliziotti che mi osservavano erano diventati si e no una decina. Alcuni di loro sorridevano con un velato imbarazzo, ma intanto il loro intento di allontanare l’unico “delinquente” con licenza di chiedere educatamente conto al presidente del Senato questioni politiche degne di tale nome, era (quasi) riuscito.

Mi chiedo in quale democrazia un politico di rango possa permettersi di inaugurare un congresso di giornalisti senza che questi possano fargli domande. Soltanto dove c’è fascismo ciò può accadere.

http://www.danielemartinelli.it/2011/01/11/lomerta-di-schifani/

martedì 11 gennaio 2011

I DOSSIERAGGI SUL PM CHE SOSTIENE L ' ACCUSA NEL PROCEDIMENTO IN CUI E' INDAGATO LOMBARDO

“CASO CATANIA”
Giudicato “irrilevante”il consiglio giudiziario interviene sugli attacchi a GENNARO

“Il contenuto della nota è del tutto irrilevante, trattadosi di fatti pregressi notoriamente definiti in tutte le competenti sedi istituzionali”. Parole del Consiglio Giudiziario che avalla la candidatura a Procuratore Capo di Gennaro e risponde all’ultima nota presentata contro di lui dal dr. Giambattista Scidà. Foto, plichi e veleni. Ne abbiamo ricevuti una valanga contro GENNARO, tutti anonimi ma riconducibili presumibilmente ad un’unica matrice. Il Dott. Giuseppe Gennaro in prima persona si è esposto sostenendo l’accusa nel processo per l’Ufficio Speciale del medico di Silvio Berlusconi, ottenendo il sequestro dei parcheggi di proprietà di Mario Ciancio ed Ennio Virlinzi. Gennaro sostiene anche l’accusa nel procedimento in cui è indagato il presidente della Regione Raffaele Lombardo. Negli ultimi mesi si sono intensificate le attività di dossieraggio contro di lui che potrebbe diventare Procuratore Capo, nessuna parola sui suoi concorrenti illuminati, il tutto accompagnato da convegni pubblici e lettere anonime. Alcuni dei protagonisti sono stati già rinviati a giudizio per diffamazione, ma continuano: PERCHE’?
fonte : Sud Press

lunedì 10 gennaio 2011

Raffaele incontra Silvio

Dispaccio secco di agenzia: “E’ in programma per la giornata di domani un incontro tra il premier Silvio Berlusconi ed il governatore della Sicilia Raffaele Lombardo. Lo si apprende in ambienti della maggioranza. L’incontro è stato chiesto nei giorni scorsi dal governatore Raffaele Lombardo che ha inviato una lettera a Palazzo Chigi. Al centro dei colloqui, secondo ambienti della Presidenza della Regione siciliana, ci sono temi istituzionali, tra cui i fondi Fas e i rapporti tra Stato e Regioni”. Di cosa parleranno anche qui due? In questo momento sono pieni di problemi, simili forse, anche se non sono gli stessi problemi. Parleranno forse di federalismo, maggioranze parlamentari variabili e riappacificazioni eventuali? Staremo a vedere…

In effetti, al centro della discussione informale ci potrebbe essere un’eventuale strategia tra Arcore e Catania. Silvio ha bisogno di sangue fresco per la maggioranza sua e per non incorrere nell’ordalia delle urne, per tirare avanti col suo governo. Raffaele Lombardo ha bisogno di stampelle un po’ più solide. Livesicilia aveva già scritto di un possibile ricongiugimento che, oggi, non appare così surreale.

L’auspicio di Castiglione
“Il presidente Berlusconi non ha mai negato incontri quando il tema in discussione è la Sicilia, ma per dirimere questioni importanti ci vuole un governo regionale che abbia idee e quello di Raffaele Lombardo non ha neanche insediato la commissione paritetica sul federalismo mentre si parla di costi standard e di autonomia tributaria”. Lo dice il coordinatore del Pdl in Sicilia, Giuseppe Castiglione, in merito all’incontro di domani a Roma tra il premier Silvio Berlusconi e il governatore Raffaele Lombardo.

fonte: Livesicilia

domenica 9 gennaio 2011

Fondi dell'agricoltura alle mogli di Lombardo e di Cuffaro !!!

La Regione finanzia le aziende agricole. Anche quelle delle mogli del presidente Raffaele Lombardo e dell'ex governatore Salvatore Cuffaro, che avranno rispettivamente un contributo di 523 mila e di 743 mila euro. La graduatoria del mega bando da 120 milioni di euro varato dall'assessorato all'Agricoltura è già stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale: una pioggia di soldi per ammodernare circa mille aziende agricole che, in base a parametri specifici, sono state considerate "finanziabili".

Il decreto, firmato dalla dirigente Rosaria Barresi, è datato 24 dicembre e ieri scadevano i termini per presentare ricorso. Adesso per accreditare i finanziamenti manca solo l'ultimo via libera dell'assessorato guidato da Elio D'Antrassi. Su mille domande considerate finanziabili, al sessantaduesimo posto si è piazzata quella di Saveria Grosso, moglie del presidente Lombardo, che per ammodernare l'azienda di Ramacca ha chiesto un contributo di 1,3 milioni di euro: ma la Regione ne ha considerati finanziabili 530 mila.

Scorrendo l'elenco delle aziende che hanno avuto il via libera ai loro progetti, al posto 95 c'è quella rappresentata da Giacoma Chiarelli, moglie dell'ex governatore Cuffaro, che possiede una tenuta a San Cono, nel catanese: per la sua azienda chiedeva un finanziamento di 1,8 milioni di euro, ne riceverà invece 743 mila. A far piazzare le due aziende in questione nei primi posti della graduatoria è il fatto che le titolari sono donne, perché il bando prevedeva un punteggio maggiore per le aziende femminili.

In tutto, per la precisione, sono 959 le aziende agricole che nella graduatoria provvisoria hanno avuto l'ok ai finanziamenti: tra quelle che riceveranno i contributi più elevati, oltre alle aziende di famiglia di Lombardo e Cuffaro, c'è la Ecofaber di Carlo Scollo (750 mila euro), l'Ardizzone costruzioni (900 mila euro), la Sole terra di Francesca Lipari (756 mila euro), l'azienda di Lorenzo Frasson (750 mila euro), la Russel (1 milione di euro), la Rizzuto (1,2 milioni) e la Mannarova (1 milione).


(09 gennaio 2011)
fonte: La Repubblica

Omogeneizzati con i vermi scatta l'allarme a Palermo

Vermi nel vasetto dell'omogeneizzato al prosciutto e scatta l'indagine dei carabinieri del Nas. Sotto la lente d'ingrandimento degli investigatori del nucleo antisofisticazioni e degli esperti dell'istituto zooprofilattico sperimentale della Sicilia è finita la Mellin, la casa produttrice di pappe per neonati e rivale storica della Plasmon.

L'indagine ha preso le mosse dalla segnalazione, tre giorni fa, di una mamma di Palermo, ma l'allerta adesso è a livello nazionale. Il primo provvedimento è già scattato: da una sanitaria della città sono stati sequestrati 540 vasetti. Adesso tutti i comandi dei Nas d'Italia hanno ricevuto una segnalazione nella quale è indicato lo stock di omogeneizzati del quale faceva parte il vasetto incriminato. Si tratta delle pappe al prosciutto con scadenza 20 maggio 2013. E altri sequestri sarebbero già imminenti in altre città.

La mamma si è accorta dei vermi sul fondo del vasetto quando il suo bambino ormai aveva ingoiato l'ultimo cucchiaio di omogeneizzato al prosciutto. In preda al panico ha cercato di far vomitare la pappa al suo piccolo, poi ha composto il 112 denunciando quello che aveva scoperto. Ai carabinieri del nucleo antisofisticazioni è stato consegnato il vasetto con alcuni vermi già morti. La donna, infatti, aveva riscaldato a bagnomaria il vasetto e le larve, con molta probabilità, sono morte durante la cottura.

Gli esperti dei laboratori dell'istituto zooprofilattico adesso stanno verificando se i vermi sono finiti nel vasetto durante la produzione o se si tratta di cattiva conservazione del prodotto. I risultati saranno pronti nei prossimi giorni. Intanto, all'istituto zooprofilattico sono finiti anche i 540 vasetti sequestrati nella sanitaria del centro città.

Nel dicembre del 2009 un caso simile riguardò la Mellin. Una mamma di Ivrea consegnò all'Asl una confezione di latte in polvere dopo che il suo bambino aveva avuto un malore. Gli esami dell'istituto zooprofilattico rilevarono peli di roditori, fibre di tessuto e frammenti vegetali. L'azienda ribadì che sui prodotti vigeva un rigido controllo.

"Il caso della mamma che ha trovato i vermi è singolare. Il prodotto dovrebbe essere sterilizzato. I controlli sugli alimenti dell'infanzia sono molto severi - dice Elvira Leone, pediatra - Gli omogeneizzati sono consigliati alle mamme perché i bambini non sempre hanno gli opportuni enzimi per digerire. L'omogeneizzato è consigliato proprio perché il processo industriale di omogeneizzazione è più completo rispetto a quello fatto in casa. Le carni dell'industria alimentare per l'infanzia arrivano da allevamenti biologici e non contengono estrogeni".


(09 gennaio 2011)
fonte: la Repubblica

sabato 8 gennaio 2011

Referendum contro Lombardo. È guerra tra i dirigenti del Pd

Terremoto nel Pd siciliano. Il sostegno al governatore Lombardo spacca il partito e i vertici decidono di "punire" chi, nel territorio, organizza autonomamente i referendum sul rapporto da tenere nei confronti della giunta. Stamattina è stato commissariato il Pd di Caltagirone: nel centro calatino patria di don Sturzo, proprio domani, dovrebbe svolgersi una consultazione fra gli elettori democratici.

Caltagirone da vent'anni è retta da amministrazioni municipali di centrosinistra. Una vera rarità in Sicilia. Alla vigilia dell'appuntamento il segretario regionale del Pd, Giuseppe Lupo, ha deciso di rimuovere dal suo incarico Gaetano Cardiel, responsabile del partito a Caltagirone. A Cardiel viene contestata la decisione di indire la consultazione, malgrado il no della federazione provinciale e del collegio dei garanti catanese. Lupo: "Non si possono violare le regole democratiche di un partito: Cardiel doveva almeno sospendere l'iniziativa in attesa dell'esito del ricorso fatto ai garanti regionali". Ma nel Pd isolano ora le acque sono molto agitate.

Cardiel è intenzionato a far svolgere ugualmente il referendum a Caltagirone, che seguirebbe quello di Enna dell'8 dicembre scorso, nel quale trionfò la posizione contraria all'appoggio a Lombardo. E un'altra consultazione è in cantiere a Gela, per iniziativa di un deputato regionale, Miguel Donegani, contro il quale viene minacciato un provvedimento di sospensione.

I vertici del partito hanno intenzione, d'ora in poi, di adottare la linea dura con chi, fuori dalle previsioni dello Statuto che disciplinano la materia, decide di organizzare referendum sul territorio. Nel partito cresce la fronda anti-Lombardo, che coinvolge ora anche l'area degli ex popolari di Genovese e Papania, che fanno riferimento all'ex ministro Fioroni: nel corso della prossima assemblea regionale, prevista per la fine del mese, si discuterà la prosecuzione del rapporto fra il Pd e il governatore. Ma c'è chi, come il deputato nazionale Giovanni Burtone (vicino a Enzo Bianco) chiede di far tornare ai gazebo, in tutta la regione, simpatizzanti e iscritti al Pd che votarono alle primarie.


(08 gennaio 2011)
fonte: la Repubblica

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Non c'è che dire : Ormai sono anni che il PD non ne azzecca una, sia al governo Regionale che a quello nazionale; e certamente non saranno i metodi stalinisti e antidemocratici di Lupo che potranno fare acquisire dei consensi al PD !

venerdì 7 gennaio 2011

Protesta disabili a Paternò

Il mistero dell’artificiere e del colonnello Mori

Il procuratore nazionale Antimafia, Piero Grasso, l’ha detto chiaramente di fronte alla lapide di Piersanti Mattarella: sull’Addaura “uomini dello Stato frenarono la verità”. In una parola: depistaggi. Come quelli che hanno portato – continua il capo della Dna – ad istruire a Caltanissetta processi “ad artificieri ed altre persone che certamente non hanno contribuito all’accertamento della verità”. Il riferimento è al processo di cui è stato protagonista Francesco Tumino, l’artificiere che ha fatto brillare l’ordigno nella villa a mare del giudice Falcone. Il maresciallo dei carabinieri è stato condannato a un anno e mezzo per calunnia, per aver attestato falsamente la presenza del funzionario di polizia Ignazio D’Antone sul luogo del fallito attentato. Ma proprio sul maresciallo Tumino e sul ruolo di un alto ufficiale dei carabinieri, Mario Mori, getta un ombra Antonio Esposito, giudice della Corte di Cassazione che nel 2004 ha rinviato alla corte d’assise d’appello di Catania la sentenza che assolveva Nino Madonia, Enzo e Angelo Galatolo per il fallito attentato all’Addaura.

“L’artificiere Tumino – racconta il giudice Esposito a ‘Il Mattino’ – che avrebbe dovuto disinnescare la bomba all’Addaura giunse con quasi quattro ore dalla richiesta di intervento. Operò sul posto – continua Esposito – e danneggiò fortemente il comando di attivazione della carica esplosiva. Fu sottoposto a procedimento penale per falso ideologico e false dichiarazioni al pm, patteggiò la pena e rimase in servizio nei carabinieri per ricomparire in via D’Amelio dopo l’attentato a Borsellino”.

Ma sull’Addaura non sono finite le ombre. “E’ rimasto incomprensibile il motivo per cui il colonnello Mori dichiarò all’autorità giudiziaria: ‘…un consistente numero di chili di esplosivo messo lì senza alcuna possibilità di deflagrare era una minaccia molto relativa… io ho pensato a un tentativo intimidatorio più che ad un attentato mirato ad annientare Giovanni Falcone”. Viceversa le perizie diedero la certezza – conclude Esposito – che il congegno era pronto ad esplodere non appena avesse ricevuto l’impulso e che l’esplosione avrebbe avuto un esito mortale nel raggio di 60 metri”.

Un processo forse “depistante” come lo definisce il procuratore Grasso ma che – a guardar bene – potrebbe svelare nuovi coni d’ombra offerti dallo Stato affinché i mafiosi potessero muoversi a loro agio.

fonte: Livesicilia

giovedì 6 gennaio 2011

Grasso sulla bomba all'Addaura " Uomini di Stato frenarono la verità "

Pietro Grasso interviene sull'attentato dell'Addaura contro Giovanni Falcone ed evidenzia che uomini dello Stato non contribuirono a fare luce sul caso. Il procuratore nazionale Antimafia ne ha parlato a margine della commemorazione di Piersanti Mattarella, questa mattina a Palermo.

"Mi assumo il merito - ha detto Grasso - di avere iniziato uno stravolgimento della ricostruzione della dinamica iniziale attraverso il collaboratore Fontana. Da quel momento è iniziata una ricostruzione diversa, individuando elementi che non hanno favorito uno sviluppo normale delle indagini. Ci sono stati processi a Caltanissetta nei confronti di artificieri e di altre persone che certamente non hanno contribuito all'accertamento della verità".

Sul delitto Mattarella il procuratore ha affermato: "C'è stata un'attività di depistaggio da parte di Vito Ciancimino, che allora era il collante tra politica e mafia, nell'attribuire alle Brigate rosse l'omicidio. Questo è indicativo del tentativo di portare totalmente da un'altra parte i vertici investigativi di quel momento".

"Io che ho iniziato a indagare su questo omicidio 31 anni fa, come giovane sostituto procuratore a Palermo - ha aggiunto Grasso - ho avuto subito l'intuizione, che però non si è mai potuta dimostrare, che quello di cui è stato vittima Mattarella è stato un delitto politico-mafioso, non solo mafioso e non solo politico. E questo l'abbiamo sempre detto, le indagini lo hanno fatto intuire. Nemmeno all'interno di Cosa nostra si riescono ad avere notizie su questi fatti eccezionali per un'organizzazione criminale che spesso è stata braccio armato di altri poteri".

"E' questo - ha concluso Grasso - il contesto in cui va indagato questo omicidio che ha fermato un cambiamento e uno sviluppo. Ci dobbiamo chiedere in 31 anni cosa è stato fatto per avviare quel cambiamento e quello sviluppo". Per Grasso "la particolarità e la complessità del movente o dei moventi dell'omicidio hanno impedito che si facesse piena luce. Ci sono state azioni di depistaggio nel corso delle indagini".
fonte: la Repubblica

martedì 4 gennaio 2011

Palermo, un milione per compilare buste paga

Ha ventunomila dipendenti, ma per compilare le buste paga si rivolge all'esterno pagando un milione di euro. Succede alla Regione siciliana, e precisamente all'Azienda foreste demaniali, che ha deciso di esternalizzare il servizio di "gestione ed elaborazione" delle paghe.

L'Azienda foreste ha appena pubblicato un bando da un milione di euro per affidare il servizio di "elaborazione informatizzata delle paghe". Entro il 18 gennaio le ditte private interessate dovranno presentare la loro offerta, considerando un costo base di 3,5 euro per ognuna delle 21 mila buste paga che sono a carico dell'Azienda foreste, tra assunti a tempo indeterminato e determinato. Chi si aggiudicherà la gara dovrà "creare file xlm per le comunicazioni obbligatorie al ministero del Lavoro, realizzare un sito web e fornire un sistema software con relativo servizio assistenza". Il bando è stato pubblicato, tra gli altri, sul giornale Libero. Oltre all'Azienda foreste, anche il comando del Corpo forestale di Messina (5 mila dipendenti) ha appena varato una gara per affidare all'esterno il servizio di elaborazione delle buste paga. Diversi rami della Regione insomma sembra non abbiano abbastanza personale per curare le paghe dei propri dipendenti, nonostante i numeri da record dei lavoratori a carico di Palazzo d'Orleans.

Adesso il caso sbarca all'Ars con un'interrogazione che chiede lumi al direttore generale Salvatore Giglione: "Mi sembra davvero assurdo che nonostante l'esercito di lavoratori a libro paga della Regione non ci sia personale sufficiente per elaborare le buste paga - dice Fabio Mancuso (Pdl), presidente della commissione Ambiente - Si tratta di uno spreco anche perché, se davvero occorrono software particolari, ricordo a tutti che la Regione ha una società ad hoc, che è Sicilia e-Servizi. Invece l'Azienda foreste cosa fa? Si rivolge a privati, spendendo soldi in un momento in cui la Regione non ha fondi nemmeno per coprire le spese ordinarie". Nell'interrogazione si fa riferimento anche a un'altra "anomalia": "Chiedo di sapere perché sui giornali locali non c'è traccia di questo bando, e si pagano inserzioni solo su quelli nazionali", aggiunge Mancuso.


(04 gennaio 2011)
fonte: la Repubblica

lunedì 3 gennaio 2011

LOMBARDO SI PREPARA AD ANDARE A CANOSSA ? ( Arcore )

La guerra fra centristi e Pdl si svolge terreni diversi. Uno di essi è la disinformazione. Non passa giorno che nei giornali vicini alla maggioranza di governo, Il Giornale di Berlusconi in testa, non vengano pubblicate delle anticipazioni sulle volontà di parlamentari di partecipare al cosiddetto gruppo di responsabilità istituzionale. La cosa ha assunto proporzioni insospettabili perché sono stati fatti anche nomi di deputati assai vicini ai leader del “terzo polo”.
Nelle ultime puntate della campagna di disinformazione, sono arrivati in cronaca anche Carmelo Lo Monte e Nino Lo Presti, il primo capogruppo Mpa, il secondo addirittura “amministratore” del Fli, braccio destro, quindi, di Gianfranco Fini.
Gli interessati hanno dovuto correre ai ripari magari senza rendersi conto, per via del clima acceso, che le voci sono rimbalzate attraverso il Giornale di Berlusconi e sono diventate “notizia” proprio per questa ragione e non per il tasso di credibilità cui avrebbero potuto godere.
Nell’edizione di lunedì del Giornale di Berlusconi c’è dell’altro. Viene dato per scontato un avvicinamento di Raffaele Lombardo a Silvio Berlusconi. E sapere per quale ragione? La risposta del Presidente sella Regione data a Giuseppe Castiglione, coordinatore del Pdl in Sicilia.
Castiglione aveva sostenuto in una intervista la necessità di superare la litigiosità e recuperare la dialettica del fare. Il governatore, prendendo atto con compiacimento che il muro contro muro era finito, e che le posizioni del Pdl siciliano si erano “addomesticate” in piena bagarre d’Aula, a Palazzo dei Normanni, ha risposto auspicando un percorso di condivisione tra persone di buona volontà per ragionare insieme.
Non avrebbero dovuto esserci dubbi sulle intenzioni del Presidente della Regione, un confronto costruttivo con l’opposizione, appunto fra “persone di buona volontà”. Ebbene, questa considerazione regala al Giornale l’opportunità di affermare che “da qualche giorno Casini e Lombardo si contendono il Pdl in una felpata gara fratricida”. Con quale obiettivo? Il Giornale sa tutto: “Tornare a casa per primo ed essere quindi determinante per la stabilità del governo e la sopravvivenza della legislatura”.
Traduciano: i leader del terzo polo stanno guerreggiando fra loro per ottenere i favori del Presidente del Consiglio, si starebbero sbranando, senza alcun ritegno. “Quando il Mpa si accosta, l’Udc fa di bord e si allontana”. Ma c’è dell’altro: “I lombardiani a Roma avevano cominciato a flirtare con il Pdl e i casiniani hanno replicato smarcandosi dalla legge finanziaria regionale”.
Il tentativo di mettere zizzania è evidente.
Mentre Il Giornale annuncia la guerra interna del terzo polo, il vice capogruppo del Mpa all’Assemblea regionale siciliana, Nicola D’Agostino, rilancia la sfida del Mpa al governo di Roma, rispondendo ad una critica piuttosto aspra di Gianfranco Miccichè rivolta all’esecutivo presieduto da Lombardo.
“Serve urgentemente un nuovo governo”, sostiene Miccichè, “per ridare la dignità politica che merita alla Sicilia ed evitare il protrarsi di una situazione di immobilismo e instabilità che sta producendo danni incredibili”.
D’Agostino ribalta l’accuso e ricorda i tradimenti subiti dalla Sicilia “dai cosiddetti governi amici, Berlusconi compreso”.
E prosegue. “Purtroppo non è servito a nulla che il governo precedente, sostenuto da Miccichè, fosse amico del governo nazionale. Nessuno sconto, dunque, a Berlusconi da parte del Mpa.
Quanto a Casini, è proprio di queste ore una sua lettera appello al Presidente del Consiglio per la condanna di Mikhail Khodorkoskij, cui chiede di intervenire affinché dal Governo russo vengano rispettati i diritti umani, ed in particolare il diritto alla difesa di Khodorkoskijm Platon Lebedev e “in generali, i cittadini russi”.
Nella lettera appello di Casini traspare una sottile provocazione verso Berlusconi, che non fa mistero della sua amicizia con il capo del governo russo, Putin.
E’ difficile perciò individuare nel terzo polo i concorrenti di una corsa a chi arriva prima alla corte di Arcore. Almeno per il momento.

fonte: SiciliaInformazioni.it

Mattanza - un servu e un cristu

Palermo, il Capodanno di chi vive in baracca

PALERMO. Anche per i senzacasa, o per chi vive nell’emergenza di un tetto precario, la fine dell’anno rappresenta il momento dei bilanci. Sì, perché tra l'indecisione dei cenoni di fine 2010 e i pranzi di Capodanno in città c'è pure chi deve fare i conti con una realtà molto lontana dagli appartamenti addobbati, dalle feste e dai lustrini. Come accade nei containers di via Messina Montagne, dove tredici famiglie hanno trascorso il terzo capodanno al freddo e al gelo. Non è una casa a stabilire la dignità di una persona, fortunatamente, ma di sicuro non è facile crescere in una «scatola», soprattutto per quei diciannove ragazzini — compresi in una fascia d'età che va dai diciassette anni al mese di vita — che a differenza dei loro coetanei sono costretti a dividersi pochi metri quadri di lamiera. «Sono tre anni che viviamo questo periodo di feste qui dentro — racconta Cosimo Cascino —. Speriamo che questo nuovo anno possa portare speranze concrete. Abbiamo avuto e continuiamo ad avere problemi. All'inizio ci scambiavano per Rom».
Un'esperienza dura, vivere in questo campo. Lo sanno bene Giovanna Di Mariano e Inuccio Di Lorenza, i conigi più anziani del campo: lei è gravemente ammalata e non può fare a meno di ossigenare i polmoni. A rallegrare l'atmosfera gli occhi lucenti, ma pur sempre tristi, dei bambini. Piccoli d'età ma con una grande maturità alle spalle. Proprio loro che raccontavano che «la vera importanza non è l'altezza dell'albero di Natale, ma che questo ci sia, seppur piccolo». E sono proprio loro ad avere i maggiori problemi. Asma e bronchite sono i veri protagonisti di questo luogo, freddo d'inverno e caldo d'estate. Containers resi ospitali dall'impegno e dalla costanza della gente. Non è facile vivere in 12 metri quadrati. Soprattutto quando i figli sono quattro. Francesca Guardalà ha aperto le porte del suo universo racchiuso in quei pochi metri. Una camera patronale, piccola, con due culle, per le figlie di due anni e, l'altra, di appena un mese. Una cameretta, con un letto a castello, per racimolare un po' di spazio in più per il piccolo armadio. E ancora un bagno e una cucina. Ma è alzando i tappeti che si svela l'arcano. Il pavimento, infatti, è corroso dalla ruggine. «Mia figlia Rita, di due anni, è caduta dentro ad una piccola voragine. Fortunatamente niente di preoccupante».
È qui, in queste quattro mura, seppur di compensato, che si è detto addio al 2010. Non guardando al tavolo di un ristorante, ma ad un tetto sotto cui vivere. E proprio in merito alle condizioni di via Messina Montagne, ai microfoni della trasmissione radiofonica Ditelo a Rgs è intervenuto il consigliere comunale del Pd, Ninni Terminelli: «Abbiamo orientato l'amministrazione comunale ad assumere dei provvedimenti. Purtroppo questo non è avvenuto. Credo che le questioni sul da farsi siano tre. Garantire la dismissione dei containers ogni volta che vengono liberati. Garantire a chi viene assegnato un alloggio il principio di legalità e di certezza del diritto, e compiere nei confronti dei soggetti occupanti abusivamente quegli interventi di assoluto carattere straordinario che in un sistema che dovrebbe essere a vasi comunicanti normale permette per un arco di tempo la possibilità di essere ospitati. Una città in cui si verificano condizioni come questa in via Messina Montagne, non può definirsi civile». È infatti, una discarica a cielo aperto appena fuori dal campo causa delle continue «visite» di gatti e cani randagi, e del proliferare di topi e insetti.
A dare una speranza è proprio il presidente dello Iacp, Marcello Gualdani: «A gennaio concluderemo altri 13 alloggi al centro storico che verranno assegnati con massima urgenza. Ad aprile, poi, dovremmo terminare quelli dell'insula 3 allo Zen».

fonte : GIORNALEDISICILIA.IT

domenica 2 gennaio 2011

Appalti irregolari, inchiesta sul marito di Anna Finocchiaro

La Procura di Catania ha aperto un'indagine sulla procedura amministrativa che ha portato all'affidamento senza gara dell'appalto per l'informatizzazione del Presidio territoriale di assistenza (Pta) di Giarre assegnato alla Solsamb srl, la società guidata dal marito della senatrice Pd Anna Finocchiaro.

La guardia di finanza ha già sequestrato negli uffici dell'assessorato alla Sanità gli atti relativi all'ispezione disposta nei giorni scorsi dall'assessore Massimo Russo per accertare eventuali profili di illegittimità della vicenda. Russo, sulla base della relazione degli ispettori, sarebbe intenzionato a chiedere al manager dell'Asp 3 di annullare la convenzione stipulata il 30 luglio scorso.

La notizia, pubblicata oggi da alcuni quotidiani nazionali, fa riferimento all'appalto da 350 mila euro assegnato dall'Azienda sanitaria 3 di Catania alla Solsamb srl, società di cui fa parte - in qualità di amministratore - il ginecologo Melchiorre Fidelbo, marito della capogruppo del Pd al Senato. Ieri l'amministratore dell Solsamb srl aveva sollecitato una audizione alla Commissione Sanità dell'Ars "per avere l'opportunità di descrivere e far comprendere il rilievo scientifico e l'opportunità che il progetto sperimentale rappresenta per la Sanità siciliana, respingendo con forza la strumentalizzazione politica che alcuni organi di stampa stanno perpetrando sulla vicenda del Pta di Giarre".
fonte: lasiciliaweb

sabato 1 gennaio 2011

ECCO COSA ACCADRA' IN SICILIA NEL 2011

Gennaio
Raffaele Lombardo nomina quindici nuovi consulenti. Uno non è catanese. Il Pd si divide.
Scilipoti diventa sottosegretario all’agopuntura.
Angelino Alfano annuncia: la riforma della giustizia sarà pronta il mese prossimo.
Maroni esulta per l’arresto di un diciottenne accusato di furto di carrelli da supermercato: “Era il numero due di Cosa nostra”.
Trattativa: scoop di Repubblica che pubblica la foto del “Signor Franco”. Gli inquirenti smentiscono. Era Franco Franchi.

Febbraio
Le riunioni di giunta per decreto vengono chiamate “riunioni dei cavalieri della tavola rotonda di Re Raffaele”. Massimo Russo assume il nome di battaglia di Lancillotto. Il Pd si divide.
Emilio Fede preso a pugni dal patron del Digestivo Antonetto.
Angelino Alfano annuncia: la riforma della giustizia sarà pronta il mese prossimo. Intanto vara un lodo per garantire l’impunità “a quanti siano a vario titolo ritenuti nipoti di capi di Stato estero”.

Marzo
Si va alle elezioni anticipate nazionali. Diego Cammarata decide di dimettersi per andare a Montecitorio. Ci ripensa quando gli dicono che deve lasciare l’Iphone. Si convince quando il gruppo del Pdl alla Camera si impegna a regalargliene uno. Ma a sorpresa, il Tar annulla le sue dimissioni con la seguente motivazione: chi non ha mai fatto il sindaco non può dimettersi.
Trattativa: scoop di Repubblica che pubblica la foto del “Signor Franco”. Gli inquirenti smentiscono. Era il Caudillo Francisco Franco.

Aprile
Marchionne choc da Detroit: ci ho ripensato su Termini, non chiudiamo più lo stabilimento.
Smentita da Detroit: era un pesce d’aprile, cretini.
Berlusconi indagato a Palermo per la strage di Portella della Ginestra.
Angelino Alfano annuncia: la riforma della giustizia sarà pronta il mese prossimo. A chi gli fa notare che lo ha detto anche il mese scorso e quello prima, il Guardasigilli risponde: “Sono un uomo coerente”.
Clima infuocato per la campagna elettorale delle nazionali: per ragioni di ordine pubblico Lombardo decide di assumere gli interim di tutti e dodici gli assessorati. Il Pd si divide.

Maggio
Salta il primo interrogatorio di Berlusconi a Palermo perchè i pm quel giorno sono tutti ospiti al nuovo programma di Rai tre con Fazio e Franco Califano dal titolo “Inculamose er nano”.
Emilio Fede preso a pugni dal patron della Grappa Bocchino.
Lombardo ci prende gusto e vara il Lombardo quinquies nel quale occupa tutte le poltrone.
Trattativa: scoop di Repubblica che pubblica la foto del “Signor Franco”. Gli inquirenti smentiscono. Trattavasi di Franco Marini.

Giugno
Si vota per le nazionali. Finisce così così.
Cammarata vince il ricorso contro la sentenza Tar: può dimettersi. Ma ormai si è votato, l’ipotesi Iphone è sfumata e il sindaco resta al suo posto. Petizione di massa a Palermo per annullare le elezioni nazionali.

Luglio
Avvistato un tirannosauro a Borgo Vecchio. Psicosi. Il Pd si divide.
Il presidente del Consiglio Angelino Alfano assicura: il mese prossimo sarà pronta la riforma della giustizia.
Al Festino Cammarata non sale sul carro della Santa e delega una delle papere di Villa Niscemi. Il pennuto riscuote un certo apprezzamento.
Emilio Fede preso a pugni dal patron dell’Anice Tutone.
Trattativa: scoop di Repubblica che pubblica la foto del “Signor Franco”. Gli inquirenti smentiscono. Era tale “Franco, ooo Franco”, al secolo Franco Neri.

Agosto
Fotografato il tirannosauro di Borgo vecchio. Scoop di Repubblica: è il signor Franco. Gli inquirenti smentiscono.
Zamparini dichiara: Pastore è incedibile.
Sei minuti dopo Pastore appare in tv con la maglia del Barcellona salutando i nuovi tifosi.
“Avevo detto incredibile”, precisa Zamparini.

Settembre
La procura di Catania chiude l’inchiesta su Lombardo. Richiesto il rinvio a giudizio per ingestione di sigarette. Il Pd si divide. Solidarietà al governatore da tutti gli assessori.
Trattativa: scoop di Repubblica che pubblica la foto del “Signor Franco”. Gli inquirenti smentiscono. Si trattava del simpatico Pippo Franco.

Ottobre
Lombardo litiga con se stesso: è crisi di governo. Il Pd si divide.
Dopo un appassionante dibattito parlamentare con diciotto interventi da 90 minuti ciascuno di Cateno De Luca e tre suicidi in Aula, la crisi si risolve con l’istituzione della monarchia. Nasce il Lombardo sexies e si entra nell’era dell’Impero.
Gaetano Armao viene chiamato a Palazzo d’Orleans dall’Imperatore e ne esce vestito da Darth Fener di Guerre Stellari, comunicando urbi et orbi il nuovo Statuto composto da un solo articolo: “Sia fatta la volontà di Raffaele”.

Novembre
Primo editto dell’imperatore Raffaele che mette fuori legge tutti i siciliani il cui cognome finisce in “astiglione” o “irrarello”.
Operazione marketing di Vittorio Sgarbi che proclama Salemi “Città del Bunga Bunga”.
Berlusconi avvistato a Salemi.
Emilio Fede preso a pugni dal vinaio di Salemi.
Trattativa: scoop di Repubblica che pubblica la foto del “Signor Franco”. Gli inquirenti smentiscono. Era il maestro Franco Battiato.

Dicembre
Preso Matteo Messina Denaro. Massimo Ciancimino vedendolo in tv spiazza tutti: “Minchia, ecco dov’era finito Franco…”.

fonte:Livesicilia