Il presidente del Senato Renato Schifani è venuto a Bergamo per inaugurare il congresso dei giornalisti. A preannunciarne l’arrivo il volo di un elicottero sopra la città, un plotone di Carabinieri e Polizia e un fidato collaboratore, che poco prima del suo arrivo ha voluto allontanare operatori e giornalisti dall’ingresso del congresso in quanto il presidente “non rilascia dichiarazioni“.
Schifani è arrivato al centro congressi Giovanni XXIII a bordo di un’auto blu super scortato. Una volta sceso dall’auto ho approfittato per chiedergli un parere sul legittimo impedimento che blinda il capo del suo governo plurimputato di corruzione ed evasione fiscale, ma Schifani non mi ha risposto. Ha finto di essere preso dai discorsi dello sciame di accompagnatori che lo ha condotto nella sala del congresso. Durante il tragitto gli ho riformulato la domanda a distanza alzando un po’ la voce e a videocamera accesa affinché la seconda carica dello Stato mi sentisse. Tanto è bastato per essere stato io l’unico giornalista ad essere identificato da due poliziotti in quanto “provocatore” che non meritava di appostarsi al fianco dei “colleghi” disseminati a metà sala e sotto il palco.
A identificazione avvenuta uno dei due agenti mi ha poi intimato di rimanere in fondo alla sala al suo fianco, minacciandomi che se mi fossi spostato verso il centro della sala sarei incappato in non meglio precisati “problemi“. Schifani intanto ha letto un epitaffio alla platea di giornalisti senza domande, dopodiché si è concesso all’intervista di rito: una dichiarazione senza domande a uno sciame di telecamere che non son riuscito a varcare nonostante avevo il “privilegio” di essere scortato dai due poliziotti manco fossi stato un vip. A quel punto ho atteso il passaggio di Schifani al solito ingresso del centro congressi dove lo attendeva l’auto blu, sempre scortato dalla polizia con la quale nel frattempo avevo condiviso un po’ di cordiale dibattito.
Quando il presidente del Senato s’è presentato all’uscita, tra un vasa vasa e una battuta al corteo che lo scortava, ha evitato di rispondermi con la solita indifferenza nonostante a due metri di distanza gli ho chiesto di spiegare il suo ruolo di difensore di boss mafiosi come i Bontate negli anni ’90, lumi sulla legge parlamento pulito per la quale hanno firmato 350 mila italiani, e sul solito legittimo impedimento. Schifani, senza risponderere, si è infilato veloce nell’auto blu prima di scomparire nel traffico di Bergamo mentre ormai i poliziotti che mi osservavano erano diventati si e no una decina. Alcuni di loro sorridevano con un velato imbarazzo, ma intanto il loro intento di allontanare l’unico “delinquente” con licenza di chiedere educatamente conto al presidente del Senato questioni politiche degne di tale nome, era (quasi) riuscito.
Mi chiedo in quale democrazia un politico di rango possa permettersi di inaugurare un congresso di giornalisti senza che questi possano fargli domande. Soltanto dove c’è fascismo ciò può accadere.
http://www.danielemartinelli.it/2011/01/11/lomerta-di-schifani/
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