lunedì 12 marzo 2012

Sicilia, il presidente Lombardo “ottenne i voti mafiosi”, ma manca la prova dello scambio



Raffaele Lombardo? Ha ottenuto i voti dei mafiosi, ma non vi sono prove che abbia offerto qualcosa in cambio. E quindi la sua posizione, e quella del fratello Angelo, indagati per concorso esterno alla mafia, devono essere archiviate. Parola del procuratore di Catania Giovanni Salvi, che, sposando la linea del suo predecessore, ha ribadito stamane, insieme ai suoi aggiunti, la richiesta di archiviazione nei confronti del governatore della Sicilia al termine di un’inchiesta che ha spaccato l’ufficio del pm, diviso tra innocentisti e colpevolisti, e provocando persino la pubblicazione su un quotidiano dell’annuncio, infondato, della richiesta di arresto per Lombardo.

Nell’udienza il gip Luigi Barone ha preso tempo e ha chiesto i verbali delle deposizioni di tre pentiti, Francesco Ercole Iacona, Maurizio Di Gati e Maurizio La Rosa, che sono stati sentiti in videoconferenza il 6 marzo scorso dal Tribunale monocratico davanti al quale si celebra il processo per reato elettorale ai due fratelli Lombardo. Per Salvi, procuratore “esterno”, scelto dal Csm su una rosa che vedeva anche due candidati “interni”, Giuseppe Gennaro e Giovanni Tinebra, ci sono prove sui rapporti di Raffaele Lombardo con esponenti di Cosa Nostra “finalizzati a ottenere il sostegno dell’organizzazione criminale in occasione di competizioni elettorali, anche mediante finanziamenti provenienti dall’organizzazione e che si ritiene essere stati effettivamente erogati’’.

Non ci sono però prove sufficienti a ritenere che l’accordo suddetto si sia sostanziato “in promesse concrete dei politici”. Ora – ha concluso il procuratore – “si attende serenamente la decisione del giudice su di una complessa questione di diritto che non intacca gli elementi di fatto, ma solo la loro valutazione in termini giuridici”. Determinante per la richiesta di archiviazione è stata infatti la sentenza delle sezioni unite della Cassazione su Calogero Mannino, che restringe fortemente l’ambito di applicabilità del reato di concorso in associazione mafiosa, e che probabilmente, ha inciso anche sulla decisione di annullare la condanna a Marcello Dell’Utri.

Anche se tra i due processi, uno in fase di indagini preliminari, l’altro con due condanne, in tribunale ed in appello, quest’ultima annullata, non ci può essere alcun paragone. All’udienza a porte chiuse, assenti i fratelli Lombardo, ha poi parlato il difensore del governatore, il professor Guido Ziccone, che partendo dalla posizione della procura, ha trattato la questione relativa al reato di concorso esterno definendo generici i fatti contestati al punto da non poterli ritenere neppure frutto di un accordo. Il giudice ha aggiornato l’udienza al 28 marzo, giorno in cui è prevista l’arringa dell’avvocato Piero Granata che difende Angelo Lombardo.
fonte : il Fatto Quotidiano

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