Alla direzione regionale del Pd non si è avvertita l’eco della citazione in giudizio del presidente della Regione Lombardo. La cosiddetta “questione morale” è la grande assente. Soppiantata dagli equilibrismi tra governo politico e alleanza politica, primarie e “sistemi di consultazione democratica”. La questione morale non c’è. Non interessa a nessuno sollevarla. Nemmeno per affermare, come lo stesso presidente Lombardo ha fatto il giorno dopo la notizia della citazione a giudizio, che il ridimensionamento delle accuse toglieva qualche “imbarazzo” ai partiti che sostengono il governatore. Niente. Nemmeno quello. Nessun accenno nella relazione di Lupo, nell’intervento di Migliavacca, nemmeno nelle parole di chi della legalità ha fatto spesso un tema costante della propria attività politica.
Da Giuseppe Lumia arrivano strali contro chi vuole “gettare a mare un’alleanza che oggi si sta imponendo a livello nazionale”, chi “non capisce che alleandosi con Idv e Sel si perde di sicuro”, chi “vuole regalare Lombardo ad Alfano”. Sul fatto di sostenere un presidente che dovrà rispondere di “voto di scambio”, niente. Nemmeno un accenno. Così, fare la parte del “guastafeste” tocca al senatore Enzo Bianco (nella foto). Non è una novità, ci mancherebbe. Ma è l’unica voce che, durante la direzione, s’è sollevata per dire qualcosa in merito. “Lombardo ha detto che dopo la caduta del reato di mafia il Pd avrà meno imbarazzo a sostenerlo? Io sono molto imbarazzato invece”.
E l’imbarazzo l’ha calato nel suo intervento alla direzione, dove ha chiesto nuovamente “il ritiro dell’appoggio al governo Lombardo. Del resto, il partito quattro mesi fa aveva detto che l’esperienza col governo Lombardo ’stava esaurendosi’, poi ha detto che ’si è esaurita’. Oggi mi aspetto che si aggiunga l’avverbio ‘definitivamente’”. Non sarà accontentato. Resta quella “questione morale”, che non dovrebbe, secondo Bianco, consentire a un partito come il Pd di sostenere un governatore “che è stato, sostanzialmente, rinviato a giudizio. Non dimentichiamo che il Pd fa dell’aspetto morale un punto fermo”.
E non manca il parallelismo sollevato da diversi osservatori col “caso Cuffaro”. “Io sono stato – dice Bianco – un durissimo rivale di Cuffaro. E lo sarei ancora. Ma posso dire che lui è finito in galera per molto meno. Per Lombardo si può parlare di un vero patto elettorale con mafiosi. Al di là dell’aspetto giudiziario, si tratta di comportamenti molto gravi che un partito non può sottovalutare. Che differenza c’è tra Cuffaro e Lombardo? – insiste – il fatto che Cuffaro ha festeggiato con i cannoli, mentre Lombardo, forse, è a dieta?”. E il tema, come detto, scandisce l’intervento di Bianco davanti ai vertici del Pd: “Il nostro – ha detto – è il partito di Pio La Torre e Piersanti Mattarella”. Frase che ha innescato la reazione di Giuseppe Arnone: “Ma siamo anche il partito di persone conniventi con ambienti mafiosi come Angelo Capodicasa e Vladimiro Crisafulli”. Da quel momento in poi, la situazione è precipitata vertiginosamente. I ceffoni non sono volati davvero per poco. Mentre gli altri presenti si dividevano tra chi provava a dividere i “contendenti” e chi, invece, sussurrava, con un po’ di imbarazzo: “Ma che figura ci fa il partito?”. Ecco dov’era finita la questione morale del Pd.
fonte :Livesicilia
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