La riflessione choc di Vito Damiano, appena eletto per il Pdl, ripetuta due volte. Lo scorso 23 maggio in occasione di una manifestazione studentesca in memoria delle stragi del 1992 e ieri a un incontro con gli studenti, e le loro famiglie, di una scuola media: "Bisogna puntare sull'educazione alimentare e sull'integrazione tra gli alunni"
“Non bisogna parlare di mafia perché si rischia di darle soltanto troppa importanza, i progetti dove si parla sempre e solo male della mafia, in realtà danno importanza ai mafiosi”. E’ l’esordio nel neo sindaco di Trapani, Vito Damiano, Pdl, sull’argomento criminalità organizzata in una scuola. La riflessione del neo sindaco, generale in pensione dei carabinieri e per un periodo capo del controspionaggio italiano, fa scalpore. Soprattutto se si pensa che, a poche ore dalla sua elezione, aveva scelto come platea di esordio quella di Libera, l’associazione che lotta contro le mafie. Damiano era stato voluto dal senatore Antonio D’Alì, sotto processo concorso esterno, per mantenere la città delle saline nell’orbita del centrodestra e succedere a Girolamo Fazio.
Lo scorso 23 maggio, in occasione di una manifestazione studentesca a ricordo delle stragi del 1992 e ancora ieri incontrando gli studenti, e le loro famiglie, della scuola media “Catalano”, il primo cittadino si è presentato così. Come il sindaco “della continuità”. Dopo suoi predecessori che hanno negato l’esistenza della mafia, o sostenuto che la mafia esiste perché esiste l’antimafia, il sindaco Damiano ha invitato a non parlare tanto della mafia, e la lezione di Paolo Borsellino a proposito della necessità di “parlare di mafia e soprattutto a scuola” è finita miseramente calpestata.
Se non bisogna parlare di mafia per non dare importanza alla mafia cosa bisogna fare invece? Damiano ha le idee chiare, il problema vero della società è l’alimentazione e non solo: “Bisogna puntare su progetti improntati che riguardano lo sviluppo sociale” e ha detto di avere apprezzato due progetti della scuola visitata: “Uno sull’educazione alimentare e l’altro sull’integrazione tra gli alunni. Questi – ha detto – sono i tipi di progetti che io sosterrò in qualità di sindaco”.
La dichiarazione resa dal neo sindaco di Trapani si inserisce in un clima particolare se si pensa che appena ieri il sindaco di Valderice, Pdl, Camillo Iovino, è stato condannato a un anno per favoreggiamento a favore di un imprenditore condannato per mafia e che dal carcere gli mandava a chiedere una serie di favori, da girare al senatore Pdl Antonio D’Alì. Un altro sindaco, quello di Pantelleria, Alberto Di Marzo è stato arrestato per corruzione. Il sindaco di Campobello di Mazara, Ciro Caravà, in carcere per mafia dal dicembre scorso, continua a non dimettersi; “recitava” l’antimafia mentre si scusava con i boss. A Salemi il Comune guidato da Vittorio Sgarbi è appena arrivato lo scioglimento per inquinamento mafioso.
“La mafia della quale il sindaco ci chiede di non parlare – ha detto Massimo Candela di Sel – è quella che ha sporcato di sangue le nostre strade. La mafia della quale si dice di non parlare è quella che controlla oggi imprese, società e banche che impoverisce la gente ed è la mafia che è nella mani del latitante Matteo Messina Denaro”. Due anni fa, quando nel novembre 2009, fu arrestato il presunto boss Domenico Raccuglia, nonostante questi primi cittadini moltissimi trapanesi scesero in piazza a festeggiare. A Trapani va anche il primato di un neoconsigliere eletto e subito rinviato a giudizio per corruzione
fonte: il Fatto Quotidiano
giovedì 31 maggio 2012
mercoledì 30 maggio 2012
E gli alluvionati di Messina?
Mario Monti, in arte Rigor Montis, in pratica il primo ministro della Repubblica Italiana, ha appena annunciato che sta pensando di sospendere il pagamento dell’Imu per quell’area dell’Emilia Romagna colpita dal sisma dei giorni scorsi. Bene, siamo contenti per loro.
Ma lo stesso bisognerebbe fare con la provincia di Messina, che ancora non si è ripresa dalla drammatica alluvione del 2011, che oltre ad avere provocato vittime (tra cui un bimbo di 10 anni) ha messo in ginocchio la già fragile economia della zona. E che ancora non ha visto una lira per la ricostruzione né tantomeno ha ricevuto alcuna sospensione fiscale.
Ci aspettiamo che i politici siciliani si intestino questa battaglia, almeno questa. Anche quelli che, per ragioni poco condivisibili, stanno appoggiando questo governo. A partire dal senatore, Gianpiero D’Alia, che è dell’Udc ma è anche messinese e da Angelino Alfano, leader del Pdl e agrigentino di nascita. Se non lo faranno, sarebbe più coerente che cambiassero residenza.
fonte:LINKsicilia
Ma lo stesso bisognerebbe fare con la provincia di Messina, che ancora non si è ripresa dalla drammatica alluvione del 2011, che oltre ad avere provocato vittime (tra cui un bimbo di 10 anni) ha messo in ginocchio la già fragile economia della zona. E che ancora non ha visto una lira per la ricostruzione né tantomeno ha ricevuto alcuna sospensione fiscale.
Ci aspettiamo che i politici siciliani si intestino questa battaglia, almeno questa. Anche quelli che, per ragioni poco condivisibili, stanno appoggiando questo governo. A partire dal senatore, Gianpiero D’Alia, che è dell’Udc ma è anche messinese e da Angelino Alfano, leader del Pdl e agrigentino di nascita. Se non lo faranno, sarebbe più coerente che cambiassero residenza.
fonte:LINKsicilia
giovedì 24 maggio 2012
Lungo inseguimento in autostrada.Braccata l'auto del procuratore Viola
Lungo inseguimento in autostrada. Una macchina ha braccato l'auto del procuratore di Trapani, Marcello Viola. Quaranta minuti a 200 all'ora. Poi, gli inseguitori si sono dileguati. Sale il livello di allerta. Raddoppiata la scorta del magistrato.
Hanno alzato tiro. Non si sono limitati alle lettere di minacce. Hanno scelto un gesto plateale lungo quaranta chilometri. La macchina del procuratore capo di Trapani, Marcello Viola, è stata inseguita in autostrada. Braccata, è più corretto dire. Il livello di allerta è salito. Raddoppiata la scorta del magistrato. Una seconda macchina blindata segue gli spostamenti di quella a bordo della quale viaggia abitualmente il procuratore. E raddoppiata è anche la vigilanza fissa. Dal 19 aprile scorso la vita di Viola è ancora più blindata al termine di un'escalation di intimidazioni.
Marcello Viola si è insediato a Trapani nel dicembre scorso, dopo una lunga permanenza a Palermo, dove da sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia ha mandato in galera decine e decine di mafiosi e trafficanti di droga. Faceva parte del gruppo di lavoro che ha azzerato il clan di San Lorenzo, uno dei più potenti di Palermo. Se i boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo sono finiti in galera, è anche merito suo. E anche nel capoluogo siciliano è rimasto vittima di intimidazioni. Di notte, qualche tempo fa, è comparsa la scritta Viola morirai sui muri di casa e in ascensore.
Alla fine del 2011 il trasferimento in terra trapanese. Viola ha preso in mano le redini dell'ufficio. E anche qui non sono mancate le lettere minatorie con messaggi via via sempre piu' espliciti. Un clima da subito pesante. Dalla richiesta di misura di prevenzione per il patron della Valtur, Carmelo Patti, all'intrigo della chiesa trapanese che ha portato alla rimozione del vescovo monsignor Francesco Miccichè. Queste sono le indagini salite agli onori della cronaca. Sotto traccia si lavora per colpire al cuore la mafia imprenditrice che nel Trapanese ha fatto soldi a palate sotto l'egida dell'ultimo dei grandi latitanti, Matteo Messina Denaro.
Torniamo al 19 aprile. Viola è in macchina. Seduto dietro. Laddove la A29 lascia la provincia palermitana per entrare in terra trapanese, gli uomini della scorta notano dagli specchietti retrovisori la presenza di una Audi. Si avvicina. Pure troppo, e poi rallenta. Sta incollato alla macchina del magistrato che decelera. Vogliono la certezza di essere inseguiti. Certezza che arriva poco dopo. Anche l'uomo alla guida della Audi mette il piede sul freno. E fa la stessa cosa quando la scorta del magistrato finge di fermarsi. A bordo della Audi ci sono due, forse tre persone. Il contachilometri della macchina del procuratore ad un certo punto segna i 200. E la tensione sale. La scorta tenta, invano, di seminare gli inseguitori che si dileguano, per scelta loro, quando la macchina di Viola ha ormai superato lo svincolo di Trapani, lasciandosi alle spalle l'autostrada.
Una sfida in piena regola, una dimostrazione di forza. Gli inseguitori non hanno avuto neppure il timore che venisse preso il numero di targa. Targa che dai primi rilievi desta più di un sospetto. Gli accertamenti sono ancora in corso. Chi c'era in quella macchina? Chi ha voluto far capire di essere pronto a tutto? Sono uomini di Trapani o di Palermo? Un investigatore azzarda un'ipotesi inquietante. I clan delle due città potrebbero avere agito di comune accordo per firmare uno degli episodi più inquietanti degli ultimi tempi.
fonte : LIVESICILIA
Hanno alzato tiro. Non si sono limitati alle lettere di minacce. Hanno scelto un gesto plateale lungo quaranta chilometri. La macchina del procuratore capo di Trapani, Marcello Viola, è stata inseguita in autostrada. Braccata, è più corretto dire. Il livello di allerta è salito. Raddoppiata la scorta del magistrato. Una seconda macchina blindata segue gli spostamenti di quella a bordo della quale viaggia abitualmente il procuratore. E raddoppiata è anche la vigilanza fissa. Dal 19 aprile scorso la vita di Viola è ancora più blindata al termine di un'escalation di intimidazioni.
Marcello Viola si è insediato a Trapani nel dicembre scorso, dopo una lunga permanenza a Palermo, dove da sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia ha mandato in galera decine e decine di mafiosi e trafficanti di droga. Faceva parte del gruppo di lavoro che ha azzerato il clan di San Lorenzo, uno dei più potenti di Palermo. Se i boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo sono finiti in galera, è anche merito suo. E anche nel capoluogo siciliano è rimasto vittima di intimidazioni. Di notte, qualche tempo fa, è comparsa la scritta Viola morirai sui muri di casa e in ascensore.
Alla fine del 2011 il trasferimento in terra trapanese. Viola ha preso in mano le redini dell'ufficio. E anche qui non sono mancate le lettere minatorie con messaggi via via sempre piu' espliciti. Un clima da subito pesante. Dalla richiesta di misura di prevenzione per il patron della Valtur, Carmelo Patti, all'intrigo della chiesa trapanese che ha portato alla rimozione del vescovo monsignor Francesco Miccichè. Queste sono le indagini salite agli onori della cronaca. Sotto traccia si lavora per colpire al cuore la mafia imprenditrice che nel Trapanese ha fatto soldi a palate sotto l'egida dell'ultimo dei grandi latitanti, Matteo Messina Denaro.
Torniamo al 19 aprile. Viola è in macchina. Seduto dietro. Laddove la A29 lascia la provincia palermitana per entrare in terra trapanese, gli uomini della scorta notano dagli specchietti retrovisori la presenza di una Audi. Si avvicina. Pure troppo, e poi rallenta. Sta incollato alla macchina del magistrato che decelera. Vogliono la certezza di essere inseguiti. Certezza che arriva poco dopo. Anche l'uomo alla guida della Audi mette il piede sul freno. E fa la stessa cosa quando la scorta del magistrato finge di fermarsi. A bordo della Audi ci sono due, forse tre persone. Il contachilometri della macchina del procuratore ad un certo punto segna i 200. E la tensione sale. La scorta tenta, invano, di seminare gli inseguitori che si dileguano, per scelta loro, quando la macchina di Viola ha ormai superato lo svincolo di Trapani, lasciandosi alle spalle l'autostrada.
Una sfida in piena regola, una dimostrazione di forza. Gli inseguitori non hanno avuto neppure il timore che venisse preso il numero di targa. Targa che dai primi rilievi desta più di un sospetto. Gli accertamenti sono ancora in corso. Chi c'era in quella macchina? Chi ha voluto far capire di essere pronto a tutto? Sono uomini di Trapani o di Palermo? Un investigatore azzarda un'ipotesi inquietante. I clan delle due città potrebbero avere agito di comune accordo per firmare uno degli episodi più inquietanti degli ultimi tempi.
fonte : LIVESICILIA
lunedì 21 maggio 2012
sabato 19 maggio 2012
...E PUNTUALI ARRIVANO LE BOMBE !
venerdì 18 maggio 2012
Lombardo : Lascio il 28 luglio, si voterà il 28 e 29 ottobre”
lunedì 14 maggio 2012
OPERAI FIAT DI TERMINI IMERESE OCCUPANO BANCHE
mercoledì 9 maggio 2012
Ferrandelli, non prendertela con Orlando
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martedì 8 maggio 2012
LA CADUTA DEGLI DEI
martedì 1 maggio 2012
Fiat Termini, cancellata la targa ad Agnelli
Portella della Ginestra: strage politica
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