giovedì 17 settembre 2009

Le responsabilità dello Stato, o comunque di suoi apparati istituzionali, nello smaltimento nei mari meridionali dei rifiuti radioattivi

E’ recente la notizia del ritrovamento di una nave, affondata nelle acque calabresi, carica di rifiuti tossici e radioattivi. Pare che il ritrovamento sia avvenuto grazie alle rivelazioni del pentito mafioso Francesco Fonti, il quale ha dato le necessarie informazioni e descrizioni del natante per il relativo ritrovamento. E’ fin qui, senza nulla togliere all’enorme gravità del fatto, non scandalizza, o quantomeno non sorprende l’apprendere che la “paternità” dell’azione criminosa, è riconducibile alle note organizzazioni criminali (mafia, ‘ndrangheta, camorra ecc.). Quello che invece dovrebbe lasciare “sconvolti”, “esterefatti”, indignati e sdegnati (non tanto in verità gli Indipendentisti Siciliani e gli Autonomisti, che ormai hanno sviluppato da tempo la capacità di guardare “oltre il sipario” e quindi non si scandalizzano né si sorprendono più alla “abituale” vista di tali “oscenità”), è che, secondo quanto riferisce un articolo della rivista “Terra”, i fatti erano ben noti alle autorità istituzionali, se è vero, come è vero, che il “terrone” Nuccio Barillà, storico esponente di Legambiente Calabria, assieme al laziale Enrico Fontana, denunciarono a Francesco Neri - a quel tempo giovane sostituto della allora Pretura di Reggio, un presunto traffico di rifiuti tossici e nocivi trasportati dal Nord Europa e destinati allo smaltimento in territorio calabrese e nell’area del Mar Tirreno antistante. Ma ciò che deve più sconvolgere, è che, nonostante il magistrato incaricato delle indagini fece un buon lavoro, tanto da acclarare l’esistenza del disegno criminale di smaltimento dei rifiuti radioattivi, ed accertare l’effettivo affondamento di una nave nella zona indicata, IL CASO FU COMUNQUE ARCHIVIATO!!! La motivazione ufficiale fu che “mancava la sicurezza che il carico fosse di rifiuti i radioattivi. In sostanza, mancava il “corpo del reato”. Pare che, invece, il motivo sostanziale dell’archiviazione, sia stata una certa “pressione” esercitata sulla magistratura da certi servizi segreti, con la regia, sullo sfondo, di un losco personaggio (ma “nobile” in quanto “padano”) di Busto Arsizio (Lombardia). Pensate cari fratelli e sorelle siciliane, che nella citata denuncia di Legambiente alla procura calabrese, era stata allegata una cartografia con la localizzazione di tutti i presunti “affondamenti” delle “navi spazzatura”, da cui risulta un inquietante costellazione di punti intorno alla Calabria ed alle Sicilia. Addirittura, due di questi presunti scarichi sarebbero avvenuti in prossimità dello stretto di messina, ossia in una zona di mare che bagna aree ad altissima densità abitativa. Non risulta che gli “scarichi” abbiano invece interessato aree marine del civilissimo ed evolutissimo Nord Italia. Ecco quindi l’ennesima prova, qualora ce ne fosse stato bisogno, di come i servizi segreti italiani, e di riflesso anche quelli stranieri (visto che ai loro “colleghi” italiani sta bene), si prestano a politiche criminali contro le comunità meridionali italiane, senza porsi il minimo scrupolo, pur di far acquisire profitti, sulla nostra pelle, alla "pseudoborghesia" nordista . L’ennesima dimostrazione che il vero “cancro” per le nostre comunità meridionali ed in particolare per la Sicilia, é proprio l’appartenenza a questo “criminale” sistema italiano, di cui, mafia, ‘ndrangheta, camorra, sacra corona unita, banda della magliana ecc. ecc., sono solo le orripilanti creature.

di Antonino Macula

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