Per ottenere in concessione una sala giochi i prestanome di Cosa nostra pagavano una settimana di vacanza a un funzionario dei Monopoli di Stato e alla sua famiglia, preferibilmente nell’incantevole villaggio di “Città del mare”, a Terrasini. Per riuscire ad aprire una rivendita di tabacchi, invece, bisognava pagare due escort: una per il funzionario che avrebbe istruito la pratica, l’altra per il dirigente della sede siciliana dei Monopoli. Ogni favore aveva un prezzo. Bastava una cena in un ristorante elegante o una lavatrice per conoscere in anticipo i controlli che sarebbero scattati. Oppure, la solita busta piena di contanti. Se poi, però, il favore arrivava direttamente dalle stanze della direzione nazionale dei Monopoli, il prezzo della corruzione tornava a farsi alto. Ad esempio, quantificabile in un fine settimana a Saint Vincent, casinò e albergo tutto compreso.
Le indagini del centro operativo Dia di Palermo, coordinate dal sostituto procuratore Sergio Demontis e dall’aggiunto Antonio Ingroia hanno portato in carcere per corruzione quattro nomi importanti dell’Amministrazione autonoma dei Monopòli di Stato: Nicola Andreozzi, ex reggente della sede siciliana, attualmente direttore delle sedi di Campania e Sardegna. Poi, il vice direttore della sede siciliana, Salvatore Magno, e un suo sottoposto, Giovanni Polizzi, che è anche assessore all’Urbanistica del Comune di Giardinello (Palermo). Un’altra ordinanza di custodia in carcere è stata notificata a Maria Franca Simula, funzionaria della direzione nazionale dei Monopoli, insignita nel 2003 dell’onorificenza di Cavaliere della Repubblica.
Uno dei principali corruttori sarebbe stato Michele Spina, patron della Primal, una società di San Giovanni La Punta (Catania) che negli ultimi anni è stata protagonista di una vera e propria scalata, aggiudicandosi 24 sale scommesse e 71 corner Snai. Le indagini dicono che dietro Spina ci sarebbe l’ombra dello zio, Sebastiano Scuto, il re dei supermercati che l’anno scorso è stato condannato dal tribunale di Catania per associazione mafiosa. Anche per Spina si sono aperte le porte del carcere.
Tanti favori avrebbe chiesto pure Francesco Casarubea, l’ex amministratore della Sala Bingo Las Vegas di Palermo, una delle più grandi d’Europa, che è stata confiscata nel 2008 perché ritenuta un lucroso investimento di Cosa nostra. Per Casarubea, il gip Maria Pino ha stabilito gli arresti domiciliari. Stesso provvedimento per Francesco Perret (titolare della sala giochi “Bin Bingo” di Palermo), Antonino Pirri (gestore di “Formula Bingo”, a Palermo), Francesco Paolo Cataldo e Charles Maenza, che puntavano a una licenza per aprire delle rivendite di tabacchi in provincia di Palermo.
La rete della corruzione non concedeva sconti. Una volta, un imprenditore legato ai boss di Partinico rischiò addirittura di veder vanificato il progetto di aprire una rivendita di tabacchi solo perché una delle due escort ingaggiate non era arrivata in tempo all'appuntamento con due funzionari dei Monopoli. Ci pensò la collega a rimediare in extremis: “Non vi preoccupate – assicurò al telefono - io faccio per dieci. Voi problemi non ne dovete avere, sta a me mettervi a vostro agio. L’imbarazzo ve lo sciolgo io”. E non sospettava affatto che la Dia stava intercettando ogni parola. Anche quelle dei due funzionari, che qualche ora dopo commentarono al telefono soddisfatti l’incontro a tre: “Fatti una bella lavata col sapone, mi sento ancora l’odore di questa addosso”, disse uno. E l’altro rideva: “Complimenti, hai un bel culetto”.
Questa mattina, la Dia di Palermo, che è diretta dal colonnello Giuseppe D'Agata, sta eseguendo anche diverse perquisizioni. Gli investigatori puntano a scoprire il tesoretto accumulato dai funzionari corrotti. Solo Polizzi avrebbe intascato in pochi mesi mazzette in denaro per 40 mila euro: i soldi sarebbero arrivati su alcuni conti corrente di copertura, attraverso dei normali bonifici.
(25 maggio 2011)
fonte: la Repubblica
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento