CALTAGIRONE - "Il Partito democratico ora ha l'obbligo di candidarsi alla guida della Regione. E per farlo non può portarsi appresso le ambiguità di questa stagione". L'ultimo attacco di Rosy Bindi a Raffaele Lombardo - e ai dirigenti del suo partito che in Sicilia hanno deciso di sostenerlo - è netto, diretto, frontale. Giunge dalla festa nazionale del terzo settore, l'appuntamento più importante per i democratici in una stagione di divisioni e kermesse cancellate all'ultimo momento (leggi Palermo), giunge dalla città di Don Sturzo, fondatore del partito popolare e oggi simbolo, dice la Bindi, "di un Pd dalla schiena dritta". Qui il centrosinistra amministra da quattro lustri, qui c'è uno zoccolo duro di antilombardiani, questo è stato uno dei centri in cui, a gennaio, si è celebrato il referendum sull'appoggio al governatore. Luogo simbolico, in ultimo, perché a pochi chilometri c'è Grammichele, il paese natale proprio di Lombardo. E la presidente del Pd sbarca nel Calatino dopo aver messo da canto le prudenze. "Il presidente della Regione? Faccia quello che ha fatto Penati: si dimetta e siamo a posto. Il problema non è che siamo tutti uguali: sono loro ad essere diversi, nel senso che non rispettano la legge". Messaggio inviato alla volta di Palazzo d'Orleans ma soprattutto a chi, nelle stanze del Pd all'Ars, ha scritto una lettera a Bersani per sostenere l'esigenza di entrare in giunta con Lombardo: "Quella del gruppo parlamentare, è bene ribadirlo, non
è la linea del partito". Il caso Sicilia, esiste, eccome. E nell'isola "l'appoggio a Lombardo può far nascere una questione morale". Qualcuno sente fischiare venti di scissione nel Pd: "Spero di no: è esattamente l'obiettivo di Lombardo". La Bindi si siede ad un tavolo del bar della villa comunale. Rifiuta una bevanda, si schiarisce la voce e l'accento toscano incornicia un j'accuse serrato. Ad ascoltarla i parlamentari Giovani Burtone e Bernardo Mattarella, l'ex assessore Franco Piro, il coordinatore della segreteria regionale Enzo Napoli, il capo del locale circolo Gaetano Cardiel. Di lì a poco, in serata, una platea di un migliaio di persone ascolterà l'intervista pubblica affidata a Pippo Baudo, che accoglierà la Bindi con galanteria: "Mi sa che d'ora in poi saremo una coppia fissa". Il clima è di festa, appena guastata dall'incursore Peppe Arnone, il consigliere comunale agrigentino che arriva anche a Caltagirone per chiedere a Rosy, a colpi di volantini, di "ripulire il partito non dagli amici di Lombardo ma dagli amici dei capimafia". E sono minacce, spintoni, fischi, fino all'intervento del servizio d'ordine.
Onorevole Bindi, ancora "scandalizzata" per il sostegno del suo partito a Lombardo?
"Scandalizzata e sorpresa. Perché io ho solo ribadito quella che è una linea del partito sancita da un congresso che ha visto vincere in Sicilia un segretario teorico dell'autonomia da Lombardo, appoggiato da un'area - quella di Mattarella - che era sulla stessa posizione. Ora, per cambiare quella posizione, servono nuove elezioni o un referendum. Non ci sono alternative".
La posizione di Lombardo si è notevolmente affievolita con la derubricazione del suo reato a voto di scambio.
"E sono sorpresa, se vuole aggiungerlo, anche per aver appreso che qualcuno, nel mio partito, ha addirittura fatto i complimenti a Lombardo: come se il voto di scambio equivalesse a un'assoluzione. Vede, io non ho mai cavalcato l'inchiesta giudiziaria per mafia nei confronti del governatore. Ma ritengo il voto di scambio un reato gravissimo che sottintende clientelismo e uso improprio della cosa pubblica. Se ci mettiamo, poi, che dagli atti della Procura risulta che lo scambio sarebbe stato perpetrato con la mafia, be', il quadro è completo".
Nel gruppo parlamentare c'è chi la pensa in modo diverso: si è parlato, con una metafora, di un'accusa di strage che si è risolta in una contravvenzione per divieto di sosta.
"Quegli stessi esponenti del Pd che hanno stravolto le mie parole stanno minimizzando la gravità della situazione. La nostra idea del partito è alternativa a quella che pratica Lombardo. Io sottolineo la gravità del voto di scambio perché credo che la politica, in questa terra, deve irrobustire la società: chi la indebolisce crea i presupposti perché la società venga utilizzata dai poteri mafiosi. Non possiamo cedere su questi temi".
Non rischiate, così, di indebolire l'esperienza di una coalizione anti-berlusconiana come quella che appoggia il governatore?
"Non è che in nome della battaglia al Cavaliere possiamo accettare qualsiasi linea politica. Anzi, questa posizione è la prova che non siamo accecati dall'antiberlusconismo".
Una ventina di deputati dell'Ars chiedono, invece, il governo politico.
"La linea del partito non è mai stata questa. La linea è quella che il segretario interpreta con molta fatica, perché incalzato dal gruppo parlamentare e dal suo presidente in particolare. Senza elezioni, o senza un referendum nel partito, non si cambia".
Ora nel Pd siciliano ci si interroga su quale referendum fare.
"Servono consultazioni vere, non camuffate, con partecipazione e informazione. Di certo, non si può ridurre il referendum su una questione politica a una mera ratifica di decisioni prese altrove".
Si riparte dal nuovo Ulivo.
"Sì, da una coalizione, da un programma e dall'ambizione di avere una classe dirigente in grado di esprimere un candidato alla presidenza della Regione".
Non teme che un'alleanza limitata al centrosinistra, alle amministrative, possa far vincere i candidati del centrodestra?
"La possibilità di un accordo con il Terzo polo esiste, quella dell'alleanza larga è una strada che si segue anche a livello nazionale. Ma il presupposto non può essere il sostegno a Lombardo. Un partito degno di questo nome guida la partite, non si fa trascinare".
Da presidente del Pd, non teme una scissione nel partito siciliano?
"Bisogna fare di tutto per evitarla. E deve essere chiaro che lo sport preferito da Lombardo è quello di spaccare le forze politiche, basta vedere la composizione della sua giunta. Con questo governatore la Sicilia è rimasta al sistema tolemaico, nel frattempo è intervenuta la modernità e vorremmo rimanervi. Quest'Isola ha dimostrato di essere capace di grandi primavere. Usciamo, allora, da questo inverno prolungato".
(08 ottobre 2011)
fonte: la REPUBBLICA
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