Maria Giuseppa Bruno, appoggiata dalla lista “Siculiana a colori”, è stata eletta sindaco di Siculiana, in provincia di Agrigento. Ha ottenuto 1.248 voti, pari al 37,46%. Al secondo posto Leonardo Lauricella della lista “Un futuro per siculiana” con 1.156 voti, pari al 34,69%. Terzo Paolo Maria Iacono, della lista “L’Arcobaleno”, con 928 voti, pari al 27,85%.
E’ Massimo Diano il sindaco di Santa Cristina Gela (Palermo) con il 57,28% e 362 voti, sostenuto dalle liste Rinnovare Santa Cristina e Diano sindaco. Si fermano al 32,28% e 204 voti Maurizio Manzella, con Insieme per Santa Cristina Gela; e Anna Maria Salerno, lista Buon giorno – Santa Cristina Gela, 10,44% e 66 voti.ardi, appoggiato dalla lista “Uniti per un futuro migliore”.
E’ Filippo Ricci il nuovo sindaco di Limina, in provincia di Messina. Ha ottenuto 552 voti, pari al 59,42%. L’altro candidato Sebastiano Musumeci, della lista “Insieme per la rinascita di Limina”, si è fermato a 377 voti, pari al 40,58%.
22.08 Resta solo una spolverata di sezioni a Enna, dove è ormai quasi certo il ballottaggio quando sono state scrutinate le schede di 26 seggi su 35. Nell’unico capoluogo di provincia siciliano in cui si vota, Paolo Garofalo, il candidato di Pd, Sinistra democratica e Primavera democratica, vicino al ras Mirello Crisafulli, si conferma in netto vantaggio con il 43,68% e 5823 voti. Il suo diretto avversario, Angelo Moceri, che ha messo assieme Pdl e Mpa, è al 25,65%. Maria Teresa Montalbano, della lista Enna Libera, è al 14,91%; Francesco Vincenzo Cimino, di Italia dei Valori e Enna al centro, è al 12,99%; Santo Motta dell’Udc al 2,72%.
E’ Alessandro Plumeri, con il 57,81% e 781 voti, il sindaco di Villalba (Caltanissetta), sostenuto dalla lista Insieme per Villalba. Ha vinto su Calogero Vizzini, fernatosi al 42,19% e 570 voti, con la lista Villalba futura.
Alberto Di Marzo è il sindaco di Pantelleria (Trapani), eletto con il 51,31% e 2366 voti, a capo delle liste Pantelleria libera e Alberto di Marzo sindaco. A un’incollatura l’ex primo cittadino Salvatore Gabriele, fermo al 46,32% e 2136 voti, con la lista Progetto Pantelleria; e Giovanni Paternò, Lega per Pantelleria, con il 2,36% e 109 voti.
Antonino Battaglia, appoggiato dalla lista “Insieme per Scillato”, è stato eletto sindaco di Scillato, in provincia di Palermo. Ha ottenuto 232 voti, pari al 44,11%. Al secondo posto Gaetano Nicchi (“Scillato nel cuore”)con 209 voti, pari al 39,73%. Terzo Giuseppe Frisa, della lista “Scillato viva”, con 85 voti, pari al 16,16%.
E’ Marcello D’Amore il sindaco di Graniti (Messina): ha ottenuto il 49,58% e 588 voti, con l’appoggio della lista Alleanza democratica. Distanziato Vincenzo Lo Monte, fermo al 30,27% e 359 voti, sostenuto dalla lista Lo Monte sindaco. Gabriele Pagano, con la lista Uniti per cambiare, è al 20,15% e 239 voti.
A Milo (Catania) Giuseppe Messina conquista la poltrona di sindaco con il 58,32% dei consensi e 466 voti, appoggiato dalla lista Intesa democratica per Milo. Dietro di lui Paolo Sessa che, sostenuto da Civica per Milo, si ferma al 41,68% e 333 voti.
E’ Salvatore Vecchio Pinzone il nuovo sindaco di Maniace, in provincia di Catania: ha ottenuto il 52,43% e 1338 voti con la Lista Maniace uniti per cambiare. Prevale su Franco Parasiliti Parracello fermo al 26,06% e a 665 voti con la Lista civica Addauru; e su Emilio Conti non andato oltre al 21,51% e 549 voti, sostenuto dalla lista Un futuro per Maniace.
Gibellina, in provincia di Trapani, ha il suo nuovo sindaco. Si tratta di Rosario Fontana, sostenuto Dalla lista La città che vorrei, che conquista il comune con il 60,33% e 1852 voti. Doppia il suo avversario, Salvatore Sutera, appoggiato da Con Sutera per Gibellina, fermatosi al 39,67% e 1218 consensi.
Gaetano Giunta, appoggiato dalla lista “Sviluppo e solidarieta’”, e’ stato eletto sindaco di Agira, in provincia di Enna. Ha ottenuto 3.026 voti, pari al 56,68%. L’altro candidato, Domenico Banno’ (“Uniti per Agira”) si è fermato a 2.313 voti, pari al 43,32%.
Vincenzo Emma, appoggiato dalla lista “Alleati per la rinascita”, è stato eletto sindaco di Pietraperzia, in provincia di Enna. Ha ottenuto 1.587 voti, pari al 32,84%. Al secondo posto Luigino Palascino della lista “Forza Pietraperzia” con 1.338 voti, pari al 27,68%. Terzo Giuseppe Vincenzo Cali’, della lista “Cali’”, con 1.062 voti, pari al 21,97%. Ultimo Giuseppe Amico, (“Per la Rinascita” – Mpa La Destra), con 846 voti, pari al 17,50%.
21.05. Quando siamo arrivati a diciassette sezioni su settantuno, a Gela è ancora testa a testa tra Fasulo e il “ribelle” Speziale. Il primo è in leggero vantaggio (37,71%) contro il 34,91% di Speziale.
19.45 Si va verso la riconferma dei sindaci uscenti nei Comuni con più di 10 mila abitanti del Catanese in cui si è votato per le amministrative. Secondo più segreterie politiche, non ci sarà bisogno del ricorso al ballottaggio a Pedara, dove sarebbe stato rieletto Anthony Barbagallo (sostenuto da Mpa, Pd, Pdl Sicilia, Udc e quattro liste civiche); a San Giovanni la Punta dove si va verso la riconferma di Andrea Barbaro Messina (Mpa, Pdl, Pd, Udc e sette liste civiche); e a Bronte dove sarebbe stato riconfermato il senatore Pino Firrarello (Pdl, Udc e due liste civiche).
19.42 A Basicò( Me) la sfida in famiglia tra Filippo ed Armando Gullo è stata vinta da Filippo, sindaco uscente con il 60,4%. L’altro candidato é suo zio. Entrambi erano alla guida di liste civiche.
19.37. A Bronte si va verso la riconferma a sindaco di Pino Firrarello. Quando è stato scrutinato circa il 70% dei seggi il senatore del Pdl ha quasi il 53% delle preferenze, che gli permettono di restare in carica come primo cittadino del paese del pistacchio. A Firrarello si contrapponeva anche il candidato del Mpa Aldo Catania, consigliere provinciale.
19.05 Dopo il 35% dei voti scrutinati si va verso il ballottaggio a Milazzo fra il sindaco uscente Lorenzo Italiano (Pdl) che ha il 39,5% e l’ex sindaco Carmelo Pino (liste civiche), che ha il 31,4%.
18.57. Continua il testa a testa a Gela. Angelo Fasulo in lieve flessione dopo lo scrutinio di 5 sezioni su 71: il candidato di Pd, Mpa e civiche scende al 37,22%, rendendo più aperto lo scontro con il ribelle del Pd Lillo Speziale (sostenuto da Udc e civiche), adesso al 36,67%. Fra i due si profila un ballottaggio lacerante per i democratici.
18.55 Malvagna, eletta Rita Mungiovino. Dati definitivi a Malvagna, in provincia di Messina: con un risultato quasi bulgaro, il 91,83% delle preferenze, si impone Rita Mungiovino. L’unico sfidante, Giuseppe Di Stefano, si ferma all’8,17% con appena 42 voti.
18.45. A Palma Bonfanti in testa. Si profila un successo al primo turno per Rosario Bonfanti a Palma di Montechiaro: il candidato di Udc e liste civiche, quando sono state scrutinate appena 4 sezioni su 24, raccoglierebbe il 54,14% delle preferenze, spuntandola su Lorenzo Vella (Pdl, Mpa e civiche), fermo al 29,86% e sul candidato del centrosinistra Pasquale Amato (16%).
18.34. Gela, testa a testa tra i due candidati del Pd (tre sezioni su 71). Angelo Fasulo (Pd, Mpa, Liste civiche) raccoglierebbe il 38,75% delle preferenze, piazzandosi davanti al “ribelle” del Pd, Lillo Speziale (Udc, liste civiche), che raccoglierebbe il 35,87%.
18.32. Garofalo (44,54%), il candidato forte del Pd più liste civiche, è in vantaggio ad Enna, quando sono state scrutinate nove sezioni su 35. Al momento andrebbe al ballottaggio con Angelo Moceri candidato di Pdl ed Mpa.
18.15 A Raccuja è stato riconfermato il sindaco uscente Cono Salpietro,con il 45,3% delle preferenze, con la lista Coerenza e continuità per Raccuja. Gli altri candidati erano Nunziato Adornetto e Luigi Di Perna anch’essi appoggiati da liste civiche.
18.14 A Naso (Me), comune chiamato al voto anticipato dopo la rimozione per gravi irregolarità amministrative del sindaco Vittorio Emanuele, è stato eletto sindaco Daniele Letizia con il 64% di voti. Letizia con la lista “Generazione futuro” ha prevalso su Decimo Lo Presti (Il paese che vogliamo insieme si puo)
17.39 Il comune con la percentuale di affluenza più alta è stato Maniace (Ct), con il 91,41%; quello con la più bassa, Valguarnera Caropepe (En), con 44,66%. La Provincia con la percentuale di affluenza più alta è stata Ragusa, con il 78,94%; quella con la più bassa Enna, con il 59,23%. Il comune con il maggiore incremento percentuale rispetto alle precedenti amministrative è stato Limina (Me), con +9,90%; quello con il maggiore decremento Pollina (Pa), con -8,78%. Nell’unico capoluogo di provincia, Enna, hanno votato 19.474 elettori, su 27.336 aventi diritto, pari al 71,24%. Alle precedenti comunali la percentuale di affluenza era stata del 75,04%, con un calo, quindi, del 3,80%. Nel comune con più elettori, Gela, hanno votato 45.225 su 64.916 aventi diritto, pari al 69,67%. Alla precedenti amministrative, la percentuale di affluenza era stata del 75,46%, con un calo, quindi, del 5,79%.
17.27. Nei 41 comuni siciliani chiamati al voto per le elezioni amministrative, hanno votato 282.591 elettori pari al 68,12%. Alle precedenti elezioni amministrative, negli stessi comuni, la percentuale di votanti era stata del 69,85%. C’é un calo, quindi, dell’1,73%. Lo si evince dal sito dell’assessorato regionale alle autonomie locali. Il totale degli aventi diritto al voto
fonte : Livesicilia
lunedì 31 maggio 2010
IL SINDACO DI PALERMO, DIEGO CAMMARATA E' INDAGATO
Il sindaco di Palermo, Diego Cammarata, è indagato dalla Procura nell'ambito dell'inchiesta sulla discarica di Bellolampo gestita dall'Amia, l'ex azienda municipalizzata per la raccolta dei rifiuti. Al primo cittadino vengono contestate ipotesi di reato che vanno dal disastro doloso all'inquinamento delle acque e del sottosuolo, dalla truffa alla gestione abusiva della discarica, fino all'abbandono dei rifiuti speciali
fonte : La Repubblica
fonte : La Repubblica
Mafia, Vigna: “Pezzi deviati dei Servizi segreti furono ispiratori delle stragi del '93”
''Non fu solo Cosa Nostra a gestire la campagna stragista del '92 e '93. Penso che pezzi deviati dei Servizi segreti siano stati gli ispiratori, e qualcosa anche di piu', delle bombe di Firenze, Roma e Milano''. E' Pier Luigi Vigna, ex procuratore nazionale antimafia, a sottolinearlo in un'intervista al quotidiano 'La Stampa'.
''Noi procedemmo subito contestando ai mafiosi di Cosa Nostra l'aggravante di aver agito con finalita' di terrorismo o di eversione. Cosa Nostra con questo agire voleva condizionare lo Stato, voleva che fossero cancellate una serie di leggi'', prosegue Vigna, all'epoca procuratore a Firenze. ''I detenuti -rileva- con l'eliminazione del 41 bis avrebbero tratto vantaggi; la neutralizzazione dei pentiti avrebbe consentito la revisione dei processi; la cancellazione della legge sulle misure di prevenzione sarebbe stata un regalo a tutto il popolo dei mafiosi, detenuti e non''. '
'Mi chiedo -osserva Vigna- se davvero Cosa Nostra pensasse che proseguendo nella stagione stragista avrebbe ottenuto quanto chiedeva. A distanza di tanti anni continuo a non credere che quello che e' accaduto fuori dalla Sicilia sia frutto di una pensata di Cosa Nostra''. Vigna ha quindi ''una certezza: Cosa Nostra non si e' mossa da sola. Se guardo ai risultati di questa offensiva, devo constatare che sul piano politico vi e' stata una tenuta delle istituzioni. Nessuna richiesta avanzata dalla mafia e' stata esaudita. Il 41 bis e le misure di prevenzione oggi sono provvedimenti molto piu' rigidi di prima. Alora dobbiamo guardare ai 'deviati'. Quello e' un periodo di 'deviazione'''. ''Il 1993 -spiega- e' anche l'anno dello scandalo dei fondi neri del Sisde, del tentato golpe di Saxa Rubra, dell'esplosivo sul rapido Siracusa-Torino piazzato da un funzionario dei Servizi di Genova, di un ordigno inerte in via dei Sabini a Roma, del black-out a Palazzo Chigi di cui parla il presidente Ciampi''. '
'Insomma -conclude Vigna- c'erano pezzi dei Servizi che ragionavano ancora come se il Muro di Berlino non fosse crollato. Mani Pulite aveva demolito la prima Repubblica e qualcuno aveva interesse che le richieste di Cosa Nostra fossero accolte per dare peso a una organizzazione mafiosa che iniziava a globalizzarsi. Che era ricca economicamente, forte. In grado di consentire relazioni anche internazionali...''.
fonte : SiviliaInformazioni.com
''Noi procedemmo subito contestando ai mafiosi di Cosa Nostra l'aggravante di aver agito con finalita' di terrorismo o di eversione. Cosa Nostra con questo agire voleva condizionare lo Stato, voleva che fossero cancellate una serie di leggi'', prosegue Vigna, all'epoca procuratore a Firenze. ''I detenuti -rileva- con l'eliminazione del 41 bis avrebbero tratto vantaggi; la neutralizzazione dei pentiti avrebbe consentito la revisione dei processi; la cancellazione della legge sulle misure di prevenzione sarebbe stata un regalo a tutto il popolo dei mafiosi, detenuti e non''. '
'Mi chiedo -osserva Vigna- se davvero Cosa Nostra pensasse che proseguendo nella stagione stragista avrebbe ottenuto quanto chiedeva. A distanza di tanti anni continuo a non credere che quello che e' accaduto fuori dalla Sicilia sia frutto di una pensata di Cosa Nostra''. Vigna ha quindi ''una certezza: Cosa Nostra non si e' mossa da sola. Se guardo ai risultati di questa offensiva, devo constatare che sul piano politico vi e' stata una tenuta delle istituzioni. Nessuna richiesta avanzata dalla mafia e' stata esaudita. Il 41 bis e le misure di prevenzione oggi sono provvedimenti molto piu' rigidi di prima. Alora dobbiamo guardare ai 'deviati'. Quello e' un periodo di 'deviazione'''. ''Il 1993 -spiega- e' anche l'anno dello scandalo dei fondi neri del Sisde, del tentato golpe di Saxa Rubra, dell'esplosivo sul rapido Siracusa-Torino piazzato da un funzionario dei Servizi di Genova, di un ordigno inerte in via dei Sabini a Roma, del black-out a Palazzo Chigi di cui parla il presidente Ciampi''. '
'Insomma -conclude Vigna- c'erano pezzi dei Servizi che ragionavano ancora come se il Muro di Berlino non fosse crollato. Mani Pulite aveva demolito la prima Repubblica e qualcuno aveva interesse che le richieste di Cosa Nostra fossero accolte per dare peso a una organizzazione mafiosa che iniziava a globalizzarsi. Che era ricca economicamente, forte. In grado di consentire relazioni anche internazionali...''.
fonte : SiviliaInformazioni.com
sabato 29 maggio 2010
Stragi, strumento di lotta politica. E' sempre la stessa storia?
Le stragi mafiose del '93 erano tese a causare disordine per dare “la possibilità ad una entità esterna di proporsi come soluzione”.
Lo ha affermato Pietro Grasso, procuratore nazionale antimafia, intervenendo ad un convegno commemorativo della strage di via dei Georgofili che nella notte fra il 26 e il 27 maggio 1993 causò la morte di cinque persone. “L'attentato al patrimonio artistico e culturale dello Stato - ha spiegato Grasso - assumeva duplice finalità: quella di orientare la situazione in atto in Sicilia verso una prospettiva indipendentista, che è sempre balzata fuori nei momenti critici della storia siciliana, e attuare una vera e propria dimostrazione di forza attraverso azioni criminose eclatanti che, sconvolgendo, avrebbero dato la possibilità ad una entità esterna di proporsi come soluzione per poter riprendere in pugno l'intera situazione economica, politica, sociale, che veniva dalle macerie di Tangentopoli”. Pur tuttavia, ha sottolineato il magistrato, “occorre dimostrare l'esistenza di una intesa criminale con un soggetto anche politico in via di formazione, intenzionato a promuovere e sfruttare una situazione di grave perturbamento dell'ordine pubblico per agevolare le prospettive di affermazione politica; e dimostrare l'esistenza di contatti riconducibili allo scambio successivo alle stragi”.
Se persino il procuratore Grasso, apprezzato proprio per la sua prudenza, si spinge a confermare ipotesi investigative ardite emerse fin dai primi momenti di indagine sulle stragi, possiamo a ragione ritenere che gli elementi che stanno emergendo in questo periodo hanno quanto meno una base robusta per sostenere quanto si era subito capito: Cosa Nostra non ha agito da sola.
Le intuizioni dei primi chiamati a capire cosa stava accadendo sono poi state confortate negli anni dai numerosi collaboratori di giustizia di spessore che hanno contribuito a ricostruire chi e cosa si muovesse dietro l’associazione criminale.
Da ultimo, ci riferisce Massimo Ciancimino, lo stesso Don Vito, dopo la strage di Capaci, disse al figlio: “Questa non è più mafia, ma terrorismo”. Anche Gaspare Spatuzza, l’ultimo dei pentiti che si è accusato di avere piazzato l’autobomba in Via D’Amelio, sbugiardando Scarantino e complici ha così commentato ai magistrati che lo interrogavano circa gli attentati di Roma, Milano e Firenze: “Ci siamo spinti un po’ oltre in un terreno che non ci appartiene”.
La valutazione circa le entità esterne però, ed è bene ricordarlo ancora una volta, non viene solo
dalla voce interna di Cosa Nostra, ma è stata ampiamente accolta anche dai giudici di Firenze che nella sentenza di I° grado per le stragi del '93 scrivono chiaramente “di una strategia attuata per finalità di terrorismo e di eversione dell'ordine costituzionale”.
Anche il pm Luca Tescaroli, che ha sostenuto l’accusa nei processi per il fallito attentato all’Addaura prima e la strage di Capaci poi non ha avuto alcun dubbio a collocare i due fatti delittuosi “in un progetto terroristico eversivo”.
Ma il primo in assoluto ad aver individuato questo terrificante meccanismo è stato il giudice Giovanni Falcone quando dopo il fallito attentato all’Addaura spiegò chiaramente: "Ci troviamo di fronte a menti raffinatissime che tentano di orientare certe azioni della mafia. Esistono forse punti di collegamento tra i vertici di Cosa nostra e centri occulti di potere che hanno altri interessi. Ho l'impressione che sia questo lo scenario più attendibile se si vogliono capire davvero le ragioni che hanno spinto qualcuno ad assassinarmi".
Oggi che sono stati assicurati alla giustizia la maggior parte degli esecutori materiali restano quindi da risolvere i quesiti più importanti e inquietanti: Chi sono le menti raffinatissime? Chi ha costretto Vincenzo Scarantino a mentire sotto ricatto e per che cosa? Chi ha usato e poi scartato l’ala stragista di Cosa Nostra per poi tornare a ristabilire l’antica e proficua pax mafiosa con Provenzano, latitante per altri 13 anni da quei fatti? Chi l’ha protetto?
Le indagini riaperte di recente a Firenze a Caltanissetta e a Palermo seguono da vicino la traccia lasciata da uomini dei cosiddetti servizi segreti, questa entità sempre più ibrida di cui le “menti raffinatissime” si sarebbero servite per destabilizzare e poi spalancare le porte al “nuovo”. Una vecchia efficace metodologia che risale agli albori della Repubblica.
E’ chiaro che si tratta di un momento delicatissimo per i magistrati che lamentano fughe di notizie e intravvedono persino il tentativo di “intorbidire le acque” e di “dividere le procure di Palermo e Caltanissetta”.
Per ora quindi è giusto limitarsi a constatare ciò che alcuni atti pubblici consentono.
Gli inquirenti sono riusciti ad isolare il Dna di uno dei personaggi che partecipò al fallito attentato all’Addaura, ciò servirebbe ad identificare almeno uno dei sommozzatori colpevoli di aver portato la borsa piena di dinamite sugli scogli per uccidere Falcone e i magistrati svizzeri Del Ponte e Lehman. E potrebbe anche chiarire o forse solo escludere il coinvolgimento di Antonino Agostino ed Emanuele Piazza, i due giovani collaboratori dei servizi segreti, assassinati poco tempo dopo.
Mentre della terribile sorte del primo, ucciso con la moglie incinta, il 5 agosto 1989, non si sa praticamente nulla, del secondo conosciamo i risvolti del drammatico omicidio, anche in questo caso, grazie alle dichiarazioni di un altro pentito: Francesco Onorato. Il quale ricevette ordine da Salvatore Biondino di uccidere Emanuele, che conosceva e con cui si incontrava spesso in palestra, perché “sbirro”. Non è chiaro come il braccio destro di Riina, incensurato fino al momento della cattura con il suo capo il 15 gennaio 1993, potesse sapere chi era veramente Emanuele Piazza.
Un suggerimento in questo senso ci viene da Salvatore Cancemi che in un’intervista al nostro direttore Giorgio Bongiovanni raccolta nel libro “Riina mi fece i nomi di…”, non ebbe alcuna difficoltà a sostenere nel suo linguaggio tipico: “Dire Biondino è già come dire Riina e Provenzano” “Un personaggio che è sempre stato sottovalutato, ma che gode di agganci altissimi, sia fuori che dentro Cosa Nostra”.
Gli agganci altissimi sarebbero sempre i servizi segreti. Di questo legame l’ex boss di Porta Nuova si dice certo poiché il suo avvocato di un tempo ebbe modo di confidargli: “C’è un grosso latitante corleonese che è in contatto con i servizi segreti”. Riferendosi a Bernardo Provenzano.
Una dichiarazione, questa, spesso dimenticata ma che ben coincide con quanto riferisce oggi Massimo Ciancimino, che oltre ad aver fatto riemergere dalle profondità dei segreti italiani il famigerato papello (di cui Cancemi aveva testimoniato l’esistenza fisica ndr.), ha dato finalmente corpo a quell’ibrido connubio di cui parlava Falcone tra centri di potere: politica, rappresentata da suo padre, mafia, da Provenzano e servizi segreti, impersonati dall’ormai noto signor Franco.
Su quest’ultimo si è scatenata una incredibile caccia all’uomo, da parte degli inquirenti ovviamente, ma anche di giornalisti ed è di ieri il rincorrersi forsennato di notizie circa la sua identificazione con foto pubblicate e poi smentite.
Insomma la tensione è alta e si rischia il gioco sporco.
Del resto individuare il signor Franco sarebbe un grosso passo avanti ma non è che un passo appunto. I servizi per definizione servono e per capire davvero il senso delle stragi bisognerebbe sapere chi hanno servito.
Se questo obiettivo appare ancora troppo lontano, rifacendoci alle dichiarazioni di Grasso, possiamo intanto chiarirci senza tante ipocrisie chi è la “nuova realtà politica” agevolata dalle stragi del ’92 e del ’93.
Sia Ciancimino che Spatuzza individuano in Marcello Dell’Utri il tramite, la cerniera, l’agente di raccordo, come lo aveva definito anche la sentenza che lo condanna in primo grado a 9 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa, tra i mafiosi alla ricerca di un nuovo interlocutore politico e la nascente creatura di Silvio Berlusconi, ma non fanno altro che aggiungere tasselli ad un puzzle iniziato da altri e finora ritenuto plausibile da più sentenze anche di archiviazione.
Sempre Cancemi, per fare un esempio, ma si potrebbero citare Brusca e Giuffré, per rifarci ai più noti, disse espressamente che Riina in persona lo fece chiamare per dirgli di rintracciare Vittorio Mangano. “Totù - racconta - dicci a Vittorio Mangano che si deve mettere da parte perché Berlusconi e Dell’Utri ce li ho nelle mani io. E questo è un bene per tutta Cosa Nostra”.
Certo, ha ragione il procuratore Grasso, occorrono prove certe per ricostruire con chiarezza questo passaggio così cruciale e nello stesso tempo drammatico, e per farlo bisogna indagare, con ogni mezzo, con ogni sacrificio, anche a costo della tanto decantata privacy. Del resto se vogliamo che il nostro Paese attraversi davvero un percorso di cambiamento non possiamo far finta di non sapere che questo passa attraverso la verità. E questa va cercata, sicuramente non si può fare senza intercettazioni, quindi senza indagini e senza una stampa libera che informi il cittadino.
Saremo malpensanti ma un sospetto sul perché si stiano tanto accanendo per limitarle al nulla e per tappare la bocca ai giornalisti ci sovviene…
fonte Antimafia Duemila
Lo ha affermato Pietro Grasso, procuratore nazionale antimafia, intervenendo ad un convegno commemorativo della strage di via dei Georgofili che nella notte fra il 26 e il 27 maggio 1993 causò la morte di cinque persone. “L'attentato al patrimonio artistico e culturale dello Stato - ha spiegato Grasso - assumeva duplice finalità: quella di orientare la situazione in atto in Sicilia verso una prospettiva indipendentista, che è sempre balzata fuori nei momenti critici della storia siciliana, e attuare una vera e propria dimostrazione di forza attraverso azioni criminose eclatanti che, sconvolgendo, avrebbero dato la possibilità ad una entità esterna di proporsi come soluzione per poter riprendere in pugno l'intera situazione economica, politica, sociale, che veniva dalle macerie di Tangentopoli”. Pur tuttavia, ha sottolineato il magistrato, “occorre dimostrare l'esistenza di una intesa criminale con un soggetto anche politico in via di formazione, intenzionato a promuovere e sfruttare una situazione di grave perturbamento dell'ordine pubblico per agevolare le prospettive di affermazione politica; e dimostrare l'esistenza di contatti riconducibili allo scambio successivo alle stragi”.
Se persino il procuratore Grasso, apprezzato proprio per la sua prudenza, si spinge a confermare ipotesi investigative ardite emerse fin dai primi momenti di indagine sulle stragi, possiamo a ragione ritenere che gli elementi che stanno emergendo in questo periodo hanno quanto meno una base robusta per sostenere quanto si era subito capito: Cosa Nostra non ha agito da sola.
Le intuizioni dei primi chiamati a capire cosa stava accadendo sono poi state confortate negli anni dai numerosi collaboratori di giustizia di spessore che hanno contribuito a ricostruire chi e cosa si muovesse dietro l’associazione criminale.
Da ultimo, ci riferisce Massimo Ciancimino, lo stesso Don Vito, dopo la strage di Capaci, disse al figlio: “Questa non è più mafia, ma terrorismo”. Anche Gaspare Spatuzza, l’ultimo dei pentiti che si è accusato di avere piazzato l’autobomba in Via D’Amelio, sbugiardando Scarantino e complici ha così commentato ai magistrati che lo interrogavano circa gli attentati di Roma, Milano e Firenze: “Ci siamo spinti un po’ oltre in un terreno che non ci appartiene”.
La valutazione circa le entità esterne però, ed è bene ricordarlo ancora una volta, non viene solo
dalla voce interna di Cosa Nostra, ma è stata ampiamente accolta anche dai giudici di Firenze che nella sentenza di I° grado per le stragi del '93 scrivono chiaramente “di una strategia attuata per finalità di terrorismo e di eversione dell'ordine costituzionale”.
Anche il pm Luca Tescaroli, che ha sostenuto l’accusa nei processi per il fallito attentato all’Addaura prima e la strage di Capaci poi non ha avuto alcun dubbio a collocare i due fatti delittuosi “in un progetto terroristico eversivo”.
Ma il primo in assoluto ad aver individuato questo terrificante meccanismo è stato il giudice Giovanni Falcone quando dopo il fallito attentato all’Addaura spiegò chiaramente: "Ci troviamo di fronte a menti raffinatissime che tentano di orientare certe azioni della mafia. Esistono forse punti di collegamento tra i vertici di Cosa nostra e centri occulti di potere che hanno altri interessi. Ho l'impressione che sia questo lo scenario più attendibile se si vogliono capire davvero le ragioni che hanno spinto qualcuno ad assassinarmi".
Oggi che sono stati assicurati alla giustizia la maggior parte degli esecutori materiali restano quindi da risolvere i quesiti più importanti e inquietanti: Chi sono le menti raffinatissime? Chi ha costretto Vincenzo Scarantino a mentire sotto ricatto e per che cosa? Chi ha usato e poi scartato l’ala stragista di Cosa Nostra per poi tornare a ristabilire l’antica e proficua pax mafiosa con Provenzano, latitante per altri 13 anni da quei fatti? Chi l’ha protetto?
Le indagini riaperte di recente a Firenze a Caltanissetta e a Palermo seguono da vicino la traccia lasciata da uomini dei cosiddetti servizi segreti, questa entità sempre più ibrida di cui le “menti raffinatissime” si sarebbero servite per destabilizzare e poi spalancare le porte al “nuovo”. Una vecchia efficace metodologia che risale agli albori della Repubblica.
E’ chiaro che si tratta di un momento delicatissimo per i magistrati che lamentano fughe di notizie e intravvedono persino il tentativo di “intorbidire le acque” e di “dividere le procure di Palermo e Caltanissetta”.
Per ora quindi è giusto limitarsi a constatare ciò che alcuni atti pubblici consentono.
Gli inquirenti sono riusciti ad isolare il Dna di uno dei personaggi che partecipò al fallito attentato all’Addaura, ciò servirebbe ad identificare almeno uno dei sommozzatori colpevoli di aver portato la borsa piena di dinamite sugli scogli per uccidere Falcone e i magistrati svizzeri Del Ponte e Lehman. E potrebbe anche chiarire o forse solo escludere il coinvolgimento di Antonino Agostino ed Emanuele Piazza, i due giovani collaboratori dei servizi segreti, assassinati poco tempo dopo.
Mentre della terribile sorte del primo, ucciso con la moglie incinta, il 5 agosto 1989, non si sa praticamente nulla, del secondo conosciamo i risvolti del drammatico omicidio, anche in questo caso, grazie alle dichiarazioni di un altro pentito: Francesco Onorato. Il quale ricevette ordine da Salvatore Biondino di uccidere Emanuele, che conosceva e con cui si incontrava spesso in palestra, perché “sbirro”. Non è chiaro come il braccio destro di Riina, incensurato fino al momento della cattura con il suo capo il 15 gennaio 1993, potesse sapere chi era veramente Emanuele Piazza.
Un suggerimento in questo senso ci viene da Salvatore Cancemi che in un’intervista al nostro direttore Giorgio Bongiovanni raccolta nel libro “Riina mi fece i nomi di…”, non ebbe alcuna difficoltà a sostenere nel suo linguaggio tipico: “Dire Biondino è già come dire Riina e Provenzano” “Un personaggio che è sempre stato sottovalutato, ma che gode di agganci altissimi, sia fuori che dentro Cosa Nostra”.
Gli agganci altissimi sarebbero sempre i servizi segreti. Di questo legame l’ex boss di Porta Nuova si dice certo poiché il suo avvocato di un tempo ebbe modo di confidargli: “C’è un grosso latitante corleonese che è in contatto con i servizi segreti”. Riferendosi a Bernardo Provenzano.
Una dichiarazione, questa, spesso dimenticata ma che ben coincide con quanto riferisce oggi Massimo Ciancimino, che oltre ad aver fatto riemergere dalle profondità dei segreti italiani il famigerato papello (di cui Cancemi aveva testimoniato l’esistenza fisica ndr.), ha dato finalmente corpo a quell’ibrido connubio di cui parlava Falcone tra centri di potere: politica, rappresentata da suo padre, mafia, da Provenzano e servizi segreti, impersonati dall’ormai noto signor Franco.
Su quest’ultimo si è scatenata una incredibile caccia all’uomo, da parte degli inquirenti ovviamente, ma anche di giornalisti ed è di ieri il rincorrersi forsennato di notizie circa la sua identificazione con foto pubblicate e poi smentite.
Insomma la tensione è alta e si rischia il gioco sporco.
Del resto individuare il signor Franco sarebbe un grosso passo avanti ma non è che un passo appunto. I servizi per definizione servono e per capire davvero il senso delle stragi bisognerebbe sapere chi hanno servito.
Se questo obiettivo appare ancora troppo lontano, rifacendoci alle dichiarazioni di Grasso, possiamo intanto chiarirci senza tante ipocrisie chi è la “nuova realtà politica” agevolata dalle stragi del ’92 e del ’93.
Sia Ciancimino che Spatuzza individuano in Marcello Dell’Utri il tramite, la cerniera, l’agente di raccordo, come lo aveva definito anche la sentenza che lo condanna in primo grado a 9 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa, tra i mafiosi alla ricerca di un nuovo interlocutore politico e la nascente creatura di Silvio Berlusconi, ma non fanno altro che aggiungere tasselli ad un puzzle iniziato da altri e finora ritenuto plausibile da più sentenze anche di archiviazione.
Sempre Cancemi, per fare un esempio, ma si potrebbero citare Brusca e Giuffré, per rifarci ai più noti, disse espressamente che Riina in persona lo fece chiamare per dirgli di rintracciare Vittorio Mangano. “Totù - racconta - dicci a Vittorio Mangano che si deve mettere da parte perché Berlusconi e Dell’Utri ce li ho nelle mani io. E questo è un bene per tutta Cosa Nostra”.
Certo, ha ragione il procuratore Grasso, occorrono prove certe per ricostruire con chiarezza questo passaggio così cruciale e nello stesso tempo drammatico, e per farlo bisogna indagare, con ogni mezzo, con ogni sacrificio, anche a costo della tanto decantata privacy. Del resto se vogliamo che il nostro Paese attraversi davvero un percorso di cambiamento non possiamo far finta di non sapere che questo passa attraverso la verità. E questa va cercata, sicuramente non si può fare senza intercettazioni, quindi senza indagini e senza una stampa libera che informi il cittadino.
Saremo malpensanti ma un sospetto sul perché si stiano tanto accanendo per limitarle al nulla e per tappare la bocca ai giornalisti ci sovviene…
fonte Antimafia Duemila
EVIS ED INSORGENZA INSIEME PER LA LIBERTA' DELLA SICILIA
Nell 'occasione della conferenza stampa che Insorgenza Civile-Sicilia terrà il 5 Giugno A Messina per la presentazione del Movimento, verrà formalizzata l 'unità di intenti e comportamenti tra l 'EVIS - Partito per l ' Indipendenza della Sicilia e Insorgenza Civile - Sicilia.
La conferenza stampa si terrà presso il Salone degli Specchi della Provincia Regionale di Messina, corso Cavour ( Pal. Provincia ) - ore 10,30/11.
L 'EVIS, fin dalla sua nascita si è prefisso l ' obiettivo di raggiungere l 'unità di intenti e di comportamenti tra tutti quei partiti, gruppi, o movimenti che intendono adoperarsi sul territorio per rilanciare lo spirito Indipendentista del Popolo siciliano.
Il 5 Giugno, per noi rappresenta il primo ed importantissimo passo alla realizzazione del nostro obiettivo.
Auspichiamo che in futuro, altri, superando visioni ed interessi limitati al " proprio orticello " vorranno unirsi per condurre assieme la battaglia che ci condurrà al conseguimento della sovranità della Nostra Terra.
VIVA LA SICILIA LIBERA, SOVRANA E INDIPENDENTE !
VIVA INSORGENZA CIVILE !
VIVA L ' EVIS !
29 / 5/ 2010
La conferenza stampa si terrà presso il Salone degli Specchi della Provincia Regionale di Messina, corso Cavour ( Pal. Provincia ) - ore 10,30/11.
L 'EVIS, fin dalla sua nascita si è prefisso l ' obiettivo di raggiungere l 'unità di intenti e di comportamenti tra tutti quei partiti, gruppi, o movimenti che intendono adoperarsi sul territorio per rilanciare lo spirito Indipendentista del Popolo siciliano.
Il 5 Giugno, per noi rappresenta il primo ed importantissimo passo alla realizzazione del nostro obiettivo.
Auspichiamo che in futuro, altri, superando visioni ed interessi limitati al " proprio orticello " vorranno unirsi per condurre assieme la battaglia che ci condurrà al conseguimento della sovranità della Nostra Terra.
VIVA LA SICILIA LIBERA, SOVRANA E INDIPENDENTE !
VIVA INSORGENZA CIVILE !
VIVA L ' EVIS !
29 / 5/ 2010
venerdì 28 maggio 2010
Deputati e baby-pensionati gli onorevoli pagati due volte
Doveva essere un elenco in via di esaurimento, la lista si è invece allungata. E contiene, oggi, i nomi di 14 parlamentari nazionali pagati due volte: allo stipendio di deputato o senatore che si aggira sui 10 mila euro, infatti, sommano la "pensione" maturata dopo aver militato all'Ars: dai tre agli 8 mila euro al mese. Nel novero dei "fortunati" ci sono esponenti politici di rilievo: un ex ministro (Calogero Mannino), due ex presidenti della Regione come Salvatore Cuffaro e Angelo Capodicasa, un ex presidente dell'Ars quale Nicola Cristaldi, l'attuale portavoce di Italia dei Valori Leoluca Orlando (sindaco di Palermo per dieci anni) e nove ex assessori regionali: Vladimiro Crisafulli, Giuseppe Firrarello, Salvatore Fleres, Fabio Granata, Ugo Grimaldi, Dore Misuraca, Alessandro Pagano, Raffaele Stancanelli e Sebastiano Burgaretta Aparo. Fuori dall'elenco dei 14, continua a usufruire del "vitalizio" dell'Ars anche chi non siede nel parlamento nazionale, ma ha incarichi istituzionali: l'assessore regionale Nino Strano e il presidente della Provincia di Messina Nino Ricevuto.
Palazzo dei Normanni, insomma, non smette di essere munifico anche quando i propri rappresentanti vanno a sedersi su scranni più prestigiosi. E premia un fronte bipartisan composto da parlamentari che hanno cominciato la loro esperienza all'Ars prima della riforma previdenziale datata 2000 e continuano ad usufruire del vecchio sistema, per il quale si può ricevere l'assegno vitalizio anche a 50 anni, avendo tre legislature alle spalle. La soglia sale a 55 anni per i parlamentari regionali con due legislature e a 60 per chi ha all'attivo una sola legislatura.
E fra i beneficiari della pensione dell'Ars, cumulato con lo stipendio di deputato, non mancano i cinquantenni come Granata e Pagano, esponenti del Pdl. La lista si è gonfiata dopo il 2008, anno della interruzione anticipata della legislatura targata Cuffaro: sette i "reduci" di quella stagione travagliata che, sbarcati a Roma, hanno ottenuto la doppia indennità. Uno di loro, Raffaele Stancanelli, sulla carta può godere addirittura di tre voci di retribuzione: il vitalizio dell'Ars, lo stipendio di senatore e pure quello di sindaco di Catania, al quale l'ex esponente di An ha comunque detto di aver rinunciato.
Un fenomeno che ha allarmato la stessa amministrazione di Palazzo dei Normanni: e proprio ieri il presidente dell'Ars Francesco Cascio - che già un anno fa aveva annunciato l'abolizione di questo privilegio - ha inserito all'ordine del giorno del prossimo consiglio di presidenza (fissato per il 9 giugno) la sospensione del vitalizio regionale per chi è stato eletto in una delle due Camere.
Il "cumulo", d'altronde, è un beneficio tutto siciliano. Solo il regolamento dell'Ars prevede che, raggiunti i requisiti, gli ex consiglieri regionali possano chiedere il vitalizio e mantenerlo anche se nel frattempo hanno assunto il titolo di parlamentare nazionale. Le regole di Camera e Senato non permettono invece il caso contrario, cioè il cumulo dell'assegno vitalizio nazionale con lo stipendio da consigliere regionale. Contraddizione che di fatto determina un trattamento di maggior favore per i quattordici politici provenienti dall'Ars.
Fonte: La Repubblica
Palazzo dei Normanni, insomma, non smette di essere munifico anche quando i propri rappresentanti vanno a sedersi su scranni più prestigiosi. E premia un fronte bipartisan composto da parlamentari che hanno cominciato la loro esperienza all'Ars prima della riforma previdenziale datata 2000 e continuano ad usufruire del vecchio sistema, per il quale si può ricevere l'assegno vitalizio anche a 50 anni, avendo tre legislature alle spalle. La soglia sale a 55 anni per i parlamentari regionali con due legislature e a 60 per chi ha all'attivo una sola legislatura.
E fra i beneficiari della pensione dell'Ars, cumulato con lo stipendio di deputato, non mancano i cinquantenni come Granata e Pagano, esponenti del Pdl. La lista si è gonfiata dopo il 2008, anno della interruzione anticipata della legislatura targata Cuffaro: sette i "reduci" di quella stagione travagliata che, sbarcati a Roma, hanno ottenuto la doppia indennità. Uno di loro, Raffaele Stancanelli, sulla carta può godere addirittura di tre voci di retribuzione: il vitalizio dell'Ars, lo stipendio di senatore e pure quello di sindaco di Catania, al quale l'ex esponente di An ha comunque detto di aver rinunciato.
Un fenomeno che ha allarmato la stessa amministrazione di Palazzo dei Normanni: e proprio ieri il presidente dell'Ars Francesco Cascio - che già un anno fa aveva annunciato l'abolizione di questo privilegio - ha inserito all'ordine del giorno del prossimo consiglio di presidenza (fissato per il 9 giugno) la sospensione del vitalizio regionale per chi è stato eletto in una delle due Camere.
Il "cumulo", d'altronde, è un beneficio tutto siciliano. Solo il regolamento dell'Ars prevede che, raggiunti i requisiti, gli ex consiglieri regionali possano chiedere il vitalizio e mantenerlo anche se nel frattempo hanno assunto il titolo di parlamentare nazionale. Le regole di Camera e Senato non permettono invece il caso contrario, cioè il cumulo dell'assegno vitalizio nazionale con lo stipendio da consigliere regionale. Contraddizione che di fatto determina un trattamento di maggior favore per i quattordici politici provenienti dall'Ars.
Fonte: La Repubblica
DEBITO PUBBLICO?!. E VERSO CHI SAREMMO DEBITORI?! E' TUTTO UN GRANDE BLUFF!!. LIBERIAMOCI DELLE BANCHE!!!
O adesso o mai più. Che cosa aspettiamo a liberarci della sovranità dei banchieri, della rete fittissima dei loro interessi con i quali ci hanno avvolto stritolandoci? Perfino Angela Merkel ha perso il controllo, di fronte alla catastrofe finanziaria di questi giorni, e ha denunciato ad alta voce quello che qualcuno si azzardava appena a pensare dentro di sé: «I mercati stanno avviando una battaglia contro i politici». Nessuno, però, ha osato commentare quest’ affermazione, di per sé esplosiva e destabilizzante; ma soprattutto incomprensibile per la maggioranza dei cittadini. Incomprensibile perché ci hanno sempre lasciato credere che fossero i politici a detenere il massimo potere. Invece sono i banchieri, giacché fabbricano la moneta, mentre i politici sono loro soci negli interessi, ossia nel prezzo, fissato dai banchieri stessi, che paghiamo per farci «prestare» il denaro (il famoso «debito pubblico»).
A questo si riferisce dunque la Merkel: è scoppiato un conflitto fra soci, una battaglia fra banchieri e politici, battaglia che è stata combattuta distruggendo in poche ore i nostri risparmi (le Borse europee hanno perso 260 miliardi in tre sedute) e della quale sicuramente abbiamo visto soltanto il primo atto, ma che deve indurci a togliere immediatamente le armi, ossia i nostri soldi, dalle mani dei combattenti. Come dicevamo, perciò, è giunto il momento per i popoli di ribellarsi a una situazione che, se non fosse così drammatica, si potrebbe definire surreale.
È, infatti, talmente assurdo che siano i banchieri a creare la moneta e a «prestarcela», che non c’è nessuna spiegazione logica, e tantomeno storica o economica, che possa giustificare una dipendenza del genere. La Costituzione italiana parla chiaro: la «sovranità» appartiene al popolo, ed è potere esclusivo del sovrano battere moneta. È ovvio, poi, che siamo noi a dare valore al denaro nel momento stesso in cui lo accettiamo e lo mettiamo in circolazione. Se fino ad oggi i politici si sono associati ai banchieri, delegando loro il potere di creare il denaro e di «prestarlo» allo Stato, riducendoci così tutti quanti a «debitori», è giunta l’ ora di smetterla.
È chiaro a tutti che la libertà, l’indipendenza di cui ci vantiamo e che i nostri politici esaltano ogni giorno come nostra massima conquista, sono e rimarranno sempre un’ illusione fino a quando saranno i banchieri, i veri padroni degli Stati.
Naturalmente è stato l’eccesso d’ingordigia di banchieri ed economisti (trasformatisi in leader politici com’è successo in Italia con i vari Prodi, Ciampi, Amato) a inventare e a imporre, con l’ unificazione europea, quella tanto celebrata moneta unica che oggi ha fatto deflagrare il sistema. La maggior parte delle valute dei singoli Stati erano più deboli del marco tedesco,preso come punto di riferimento per l’euro,e il meccanismo dei vasi comunicanti ha fatto il resto.
Ci hanno predicato per anni che l’ingresso nell’euro era l’unica salvezza dal possibile «default», che l’appartenenza all’eurozona sarebbe stata un sicuro paracadute, ma non esiste nessun caso in letteratura che dimostri come legarsi a una valuta forte che protegga gli Stati dall’insolvenza.
Per giunta avevamo sotto gli occhi il disastro dell’Argentina, provocato proprio dall’essersi legata alla forza del dollaro. Fatto sta che lo spettro dell’insolvenza aleggia su molti paesi dell’euro proprio perché sono entrati nell’euro. A questo proposito, anzi, sarà bene che nessuno si faccia illusioni: né la Grecia né nessun altro dei Paesi che fossero costretti a ricorrere a un esoso prestito dell’ Ue, sarà mai in grado di restituirlo, per cui sarà sottoposto in eterno ai «brutali» sacrifici richiesti per concederlo.
È questo uno dei motivi più pressanti che devono indurci a cambiare del tutto il modello economico e il sistema finanziario sul quale siamo fondati. Riappropriarsi della sovranità monetaria significa alleggerire di gran parte del suo peso il debito pubblico che oggi ci impedisce qualsiasi volo e non comporta l’uscita dall’ Unione Europea, ma soltanto la liberazione dagli assurdi vincoli del trattato di Maastricht.
di Pietro Di Caro - Segretario Giovanile dell' EVIS
A questo si riferisce dunque la Merkel: è scoppiato un conflitto fra soci, una battaglia fra banchieri e politici, battaglia che è stata combattuta distruggendo in poche ore i nostri risparmi (le Borse europee hanno perso 260 miliardi in tre sedute) e della quale sicuramente abbiamo visto soltanto il primo atto, ma che deve indurci a togliere immediatamente le armi, ossia i nostri soldi, dalle mani dei combattenti. Come dicevamo, perciò, è giunto il momento per i popoli di ribellarsi a una situazione che, se non fosse così drammatica, si potrebbe definire surreale.
È, infatti, talmente assurdo che siano i banchieri a creare la moneta e a «prestarcela», che non c’è nessuna spiegazione logica, e tantomeno storica o economica, che possa giustificare una dipendenza del genere. La Costituzione italiana parla chiaro: la «sovranità» appartiene al popolo, ed è potere esclusivo del sovrano battere moneta. È ovvio, poi, che siamo noi a dare valore al denaro nel momento stesso in cui lo accettiamo e lo mettiamo in circolazione. Se fino ad oggi i politici si sono associati ai banchieri, delegando loro il potere di creare il denaro e di «prestarlo» allo Stato, riducendoci così tutti quanti a «debitori», è giunta l’ ora di smetterla.
È chiaro a tutti che la libertà, l’indipendenza di cui ci vantiamo e che i nostri politici esaltano ogni giorno come nostra massima conquista, sono e rimarranno sempre un’ illusione fino a quando saranno i banchieri, i veri padroni degli Stati.
Naturalmente è stato l’eccesso d’ingordigia di banchieri ed economisti (trasformatisi in leader politici com’è successo in Italia con i vari Prodi, Ciampi, Amato) a inventare e a imporre, con l’ unificazione europea, quella tanto celebrata moneta unica che oggi ha fatto deflagrare il sistema. La maggior parte delle valute dei singoli Stati erano più deboli del marco tedesco,preso come punto di riferimento per l’euro,e il meccanismo dei vasi comunicanti ha fatto il resto.
Ci hanno predicato per anni che l’ingresso nell’euro era l’unica salvezza dal possibile «default», che l’appartenenza all’eurozona sarebbe stata un sicuro paracadute, ma non esiste nessun caso in letteratura che dimostri come legarsi a una valuta forte che protegga gli Stati dall’insolvenza.
Per giunta avevamo sotto gli occhi il disastro dell’Argentina, provocato proprio dall’essersi legata alla forza del dollaro. Fatto sta che lo spettro dell’insolvenza aleggia su molti paesi dell’euro proprio perché sono entrati nell’euro. A questo proposito, anzi, sarà bene che nessuno si faccia illusioni: né la Grecia né nessun altro dei Paesi che fossero costretti a ricorrere a un esoso prestito dell’ Ue, sarà mai in grado di restituirlo, per cui sarà sottoposto in eterno ai «brutali» sacrifici richiesti per concederlo.
È questo uno dei motivi più pressanti che devono indurci a cambiare del tutto il modello economico e il sistema finanziario sul quale siamo fondati. Riappropriarsi della sovranità monetaria significa alleggerire di gran parte del suo peso il debito pubblico che oggi ci impedisce qualsiasi volo e non comporta l’uscita dall’ Unione Europea, ma soltanto la liberazione dagli assurdi vincoli del trattato di Maastricht.
di Pietro Di Caro - Segretario Giovanile dell' EVIS
giovedì 27 maggio 2010
La sentenza della Consulta sulle accise alla Sicilia "Semplicemente scandalosa"
(Massimo Costa) E' difficile che di fronte alla bufera (più che altro messa in scena) che coinvolgerebbe il Presidente della Regione, che una notizia di queste, più importante sulle lunghe distanze, resti a lungo in prima pagina.
Ma non posso fare a meno di intervenire ora che ho - per così dire - studiato la sentenza in parola.
La sentenza è semplicemente scandalosa! Non può finire qui. Essa viola
apertamente l'autonomia siciliana; è uno schiaffo ai nostri diritti e ai nostri interessi. Essa contraddice persino se stessa. Sono ancora un po' sconvolto da ciò che ho appena finito di leggere con attenzione.
La Corte riconosce che lo Statuto delinea per la Sicilia un ordinamento tributario completamente separato da quello italiano. Si nasconde poi dietro al fatto che questo ordinamento "di fatto" (ma non dovrebbe giudicare sul diritto?) non si è attuato bene con le disposizioni attuative nel 1965 che, al posto dei tributi autonomi, assegnano alla Sicilia i tributi "riscossi" nel suo territorio ma disposti da normativa statale.
Tale disposizione, di cui all'articolo 2 di tali norme attuative, era corretta (lo capirebbe anche un bambino) dall'articolo 4 che disponeva comunque l'attribuzione del gettito di tutte quelle imposte che maturavano in Sicilia ma erano riscosse altrove. Questo articolo, mai attuato, rispettava la lettera e lo spirito dello Statuto, rinviando provvisoriamente al precedente n. 2 per le modalità "certe" di riscossione.
Ora, secondo la Corte, l'articolo 37 dello Statuto non va letto in maniera sistematica (e quindi coerente con la separazione degli ordinamenti tributari tra Italia e Sicilia che "essa stessa" dichiara), ma come un'eccezione per i soli "rami di aziende industriali e commerciali" e per le sole "imposte sui redditi", restando impregiudicato il criterio del luogo di riscossione che conviene molto di più all'Italia che alla Sicilia. E siccome anche di questa eccezione non ci sono le norme attuative,.... non se ne fa niente punto e basta!
Ma se la Sicilia fosse un ordinamento autonomo, come "essa stessa" dichiara che dovrebbe essere, perché non vuole sconfessare precedenti e storiche sentenze in cui ancora si faceva per lo meno sentire la serietà dei giuristi, ora in tempi di basso impero completamente abbandonata, il criterio del luogo di riscossione non può funzionare. Come infatti non funziona tra paesi dell'Unione Europea, i quali, pur senza barriere doganali, tassano i consumi dove si realizzano e non dove ha sede legale l'impresa venditrice o il casuale soggetto passivo.
E per di più - ripeto sono sconvolto - arriva a dire che nell'articolo 4 c'è scritto "maturati" ma si deve leggere "riscossi" perché così è in tutto il nostro ordinamento. Siamo all'assurdo. C'è scritto "bianco" ma si deve leggere "nero". Dove conviente lo Statuto è letto in modo restrittivo, dove non si può non ci sono le norme attuative, e dove ci sono si devono leggere al contrario. Quindi la Regione ha sempre torto, per definizione.
E quindi i tributi prodotti in Sicilia devono andare al governo italiano, mentre la Sicilia ovviamente dovrà progressivamente farsi carico di tutte le spese che lo Stato (e la Lega) poco a poco le scaricheranno sopra.
Come ci si può ribellare?
Come si può fare conoscere ai cittadini siciliani il crimine che è stato commesso?
Come si può urlare quando i media hanno lanciato già le loro armi di distrazione di massa come la presunta "mafiosità" di Lombardo?
Per quel che mi riguarda, semplice cittadino, rivolgo il mio appello accorato a tutti i cittadini siciliani, di qualunque idea politica, di unirsi per difenderci da questo assalto incivile, degno da paese genocida nei confronti delle minoranze e chiedere a gran voce almeno giustizia a livello internazionale.
Massimo Costa
fonte : SiciliaInformazioni.com
Ma non posso fare a meno di intervenire ora che ho - per così dire - studiato la sentenza in parola.
La sentenza è semplicemente scandalosa! Non può finire qui. Essa viola
apertamente l'autonomia siciliana; è uno schiaffo ai nostri diritti e ai nostri interessi. Essa contraddice persino se stessa. Sono ancora un po' sconvolto da ciò che ho appena finito di leggere con attenzione.
La Corte riconosce che lo Statuto delinea per la Sicilia un ordinamento tributario completamente separato da quello italiano. Si nasconde poi dietro al fatto che questo ordinamento "di fatto" (ma non dovrebbe giudicare sul diritto?) non si è attuato bene con le disposizioni attuative nel 1965 che, al posto dei tributi autonomi, assegnano alla Sicilia i tributi "riscossi" nel suo territorio ma disposti da normativa statale.
Tale disposizione, di cui all'articolo 2 di tali norme attuative, era corretta (lo capirebbe anche un bambino) dall'articolo 4 che disponeva comunque l'attribuzione del gettito di tutte quelle imposte che maturavano in Sicilia ma erano riscosse altrove. Questo articolo, mai attuato, rispettava la lettera e lo spirito dello Statuto, rinviando provvisoriamente al precedente n. 2 per le modalità "certe" di riscossione.
Ora, secondo la Corte, l'articolo 37 dello Statuto non va letto in maniera sistematica (e quindi coerente con la separazione degli ordinamenti tributari tra Italia e Sicilia che "essa stessa" dichiara), ma come un'eccezione per i soli "rami di aziende industriali e commerciali" e per le sole "imposte sui redditi", restando impregiudicato il criterio del luogo di riscossione che conviene molto di più all'Italia che alla Sicilia. E siccome anche di questa eccezione non ci sono le norme attuative,.... non se ne fa niente punto e basta!
Ma se la Sicilia fosse un ordinamento autonomo, come "essa stessa" dichiara che dovrebbe essere, perché non vuole sconfessare precedenti e storiche sentenze in cui ancora si faceva per lo meno sentire la serietà dei giuristi, ora in tempi di basso impero completamente abbandonata, il criterio del luogo di riscossione non può funzionare. Come infatti non funziona tra paesi dell'Unione Europea, i quali, pur senza barriere doganali, tassano i consumi dove si realizzano e non dove ha sede legale l'impresa venditrice o il casuale soggetto passivo.
E per di più - ripeto sono sconvolto - arriva a dire che nell'articolo 4 c'è scritto "maturati" ma si deve leggere "riscossi" perché così è in tutto il nostro ordinamento. Siamo all'assurdo. C'è scritto "bianco" ma si deve leggere "nero". Dove conviente lo Statuto è letto in modo restrittivo, dove non si può non ci sono le norme attuative, e dove ci sono si devono leggere al contrario. Quindi la Regione ha sempre torto, per definizione.
E quindi i tributi prodotti in Sicilia devono andare al governo italiano, mentre la Sicilia ovviamente dovrà progressivamente farsi carico di tutte le spese che lo Stato (e la Lega) poco a poco le scaricheranno sopra.
Come ci si può ribellare?
Come si può fare conoscere ai cittadini siciliani il crimine che è stato commesso?
Come si può urlare quando i media hanno lanciato già le loro armi di distrazione di massa come la presunta "mafiosità" di Lombardo?
Per quel che mi riguarda, semplice cittadino, rivolgo il mio appello accorato a tutti i cittadini siciliani, di qualunque idea politica, di unirsi per difenderci da questo assalto incivile, degno da paese genocida nei confronti delle minoranze e chiedere a gran voce almeno giustizia a livello internazionale.
Massimo Costa
fonte : SiciliaInformazioni.com
Una risposta all'articolo di Francesco Paolo Catania, dal titolo " Nesci ra porta e trasi ra finestra ".
Carissimo Sig. Catania,
non ce ne voglia se vorremo contestare a Lei, e ad altri come Lei, questi continui piagnistei che somigliano tanto al pianto degli straccioni, gente senza dignità ed orgoglio, che meritano soltanto di essere compatiti, comunque generosamente beneficati dai nuovi nordisti-savoiardi.
Ritenendo di comunicarci il Suo pensiero sulla situazione dell'Isola, sui costanti soprusi patiti, sulle sistematiche ingiustizie elargiteci generosamente dall'italianissima Penisola, ha contestualmente suscitato il nostro doveroso riscontro, non fosse altro che per evitare il ruolo di persone ineducate, gente che non accetta il dialogo, seppure persone ostiche, che mal sopportano atteggiamenti e comportamenti, che noi riteniamo conditi da pseudo-perbenismo.
Se la Sicilia, la nostra meravigliosa Sicilia, continua ad essere una terra occupata da 150 lunghissimi anni, da una popolazione barbara ed incivile, i Cimmeri delle nebbie, i morti di fame ai quali abbiamo fornito il pane per sfamarsi, insegnato i principi universali dell'essere e del divenire, quei principi sui quali si regge l'Occidente e l'Europa, la colpa è anche Sua, e di altri come Lei : Uno per tutti, quel Pino Aprile che va fiero del suo romanzo "Terroni ". Splendido il finale del suo " capolavoro " per noi patetico e vomitevole, comunque in sintonia con quanti, quasi sommessamente, criticano, ma non tanto! E, con siffatto comportamento, venderà comunque migliaia di copie del suo libro, come ha già fatto con gli scriventi, ma senza litigare con nessuno, un colpo al cerchio e uno alla botte, per concludere poi con baci e abbracci con i caritatevoli nordisti.
La Sicilia e il Sud non hanno bisogno di siffatti personaggi, semmai di gente che, pensando e analizzando vicende storiche che ci riguardano, riesce ad estirpare quella cappa che ottenebra le nostre coscienze ed il nostro intelletto, per agire con orgoglio e dignità, per essere artefici del nostro destino di Nazione Libera e Sovrana, Grande e Indipendente; tutto il resto è meno che fango putrido e puzzolente, come quell'Italia nordista e massone che continua ad immeserirci, la nostra eterna nemica che, un giorno, speriamo presto, dovrà scomparire dai nostri orizzonti, per sempre.
Ci hanno lavato il cervello, steso poi al sole e prosciugato, per insegnarci le loro verità : Una preghiera per il Papa è l'ultima trovata di un branco di pedofili, per noi cristiani e credenti, nel massimo rispetto per il Vaticano ( ? ), a ricordo delle caritatevoli gesta dei romanissimi pontefici, Gregorio IX e Innocenzo IV che depredarono con altri la Sicilia, loro personale feudo, per finire con il migliore di tutti, quell'Urbano IV, origine e la causa del sanguigno Vespro. Maledizione eterna, invece, nei confronti dei Musulmani, fra i pochi a rispettare e ad amare la Sicilia, considerandola la loro nuova patria !
Uno, due, mille Vespri, per la nostra Terra, allora, per ottenere la santa e legittima Indipendenza dell'Isola : La nostra appartenenza alla stessa, Terra meravigliosa, non potrà costituire, in eterno, un obolo da pagare agli altri per non esserci nati; noi siamo Siciliani, infatti, per privilegio di nascita, virtù di razza e grazia dell'Onnipotente.
Concludiamo ora, riallacciandoci all'iniziale contestazione, al perchè della nostra divergenza, consci del ruolo da Lei recitato, nobile, magari invidiabile e certamente rispettabilissimo, svolto per i Siciliani e la Sicilia che, tuttavia, non ci interessa minimamente, come non ci interessano le verità sacrosante del Suo pregevole messaggio : I soprusi e le ingiustizie della nostra Terra sono un fatto dovuto nei confronti di una terra conquistata; solo in cotal modo di pensare ci tornano anche i conti, conseguenza degli eventi a della forza di un nemico rapace. Sappiamo bene, anzi benissimo, dinanzi a tanto scempio, che l' odio, contro i nemici della nostra Patria, è poca cosa e non ci soddisfa appieno, ma, come detto prima, siamo credenti, certi nella speranza imperitura della liberta dell'Isola contro i nuovi invasori, parzialmente paghi nel perpetuare almeno il retaggio di fede, di amore e libertà per la Sicilia, tramandatoci dai padri e ripetuto dai secoli; essa si realizzerà, comunque, nel sangue e nelle azioni dei nostri figli o dei nostri nipoti, se gli eventi e le tante giovinezze non ci consentiranno di conoscere un nuovo Ducezio o un altro Canepa, con il quale condividere quel sogno meraviglioso.
Un caro saluto, se vorrà gradirlo, al grido di AN TU DO e della Sicilia, Una e Libera, Grande e Indipendente.
Neva Allegra- Segretario Nazionale EVIS
Lucio Paladino-Vice Segretario Nazionale
Pietro Di Caro- Segretario Giovanile
27 Maggio 2010
non ce ne voglia se vorremo contestare a Lei, e ad altri come Lei, questi continui piagnistei che somigliano tanto al pianto degli straccioni, gente senza dignità ed orgoglio, che meritano soltanto di essere compatiti, comunque generosamente beneficati dai nuovi nordisti-savoiardi.
Ritenendo di comunicarci il Suo pensiero sulla situazione dell'Isola, sui costanti soprusi patiti, sulle sistematiche ingiustizie elargiteci generosamente dall'italianissima Penisola, ha contestualmente suscitato il nostro doveroso riscontro, non fosse altro che per evitare il ruolo di persone ineducate, gente che non accetta il dialogo, seppure persone ostiche, che mal sopportano atteggiamenti e comportamenti, che noi riteniamo conditi da pseudo-perbenismo.
Se la Sicilia, la nostra meravigliosa Sicilia, continua ad essere una terra occupata da 150 lunghissimi anni, da una popolazione barbara ed incivile, i Cimmeri delle nebbie, i morti di fame ai quali abbiamo fornito il pane per sfamarsi, insegnato i principi universali dell'essere e del divenire, quei principi sui quali si regge l'Occidente e l'Europa, la colpa è anche Sua, e di altri come Lei : Uno per tutti, quel Pino Aprile che va fiero del suo romanzo "Terroni ". Splendido il finale del suo " capolavoro " per noi patetico e vomitevole, comunque in sintonia con quanti, quasi sommessamente, criticano, ma non tanto! E, con siffatto comportamento, venderà comunque migliaia di copie del suo libro, come ha già fatto con gli scriventi, ma senza litigare con nessuno, un colpo al cerchio e uno alla botte, per concludere poi con baci e abbracci con i caritatevoli nordisti.
La Sicilia e il Sud non hanno bisogno di siffatti personaggi, semmai di gente che, pensando e analizzando vicende storiche che ci riguardano, riesce ad estirpare quella cappa che ottenebra le nostre coscienze ed il nostro intelletto, per agire con orgoglio e dignità, per essere artefici del nostro destino di Nazione Libera e Sovrana, Grande e Indipendente; tutto il resto è meno che fango putrido e puzzolente, come quell'Italia nordista e massone che continua ad immeserirci, la nostra eterna nemica che, un giorno, speriamo presto, dovrà scomparire dai nostri orizzonti, per sempre.
Ci hanno lavato il cervello, steso poi al sole e prosciugato, per insegnarci le loro verità : Una preghiera per il Papa è l'ultima trovata di un branco di pedofili, per noi cristiani e credenti, nel massimo rispetto per il Vaticano ( ? ), a ricordo delle caritatevoli gesta dei romanissimi pontefici, Gregorio IX e Innocenzo IV che depredarono con altri la Sicilia, loro personale feudo, per finire con il migliore di tutti, quell'Urbano IV, origine e la causa del sanguigno Vespro. Maledizione eterna, invece, nei confronti dei Musulmani, fra i pochi a rispettare e ad amare la Sicilia, considerandola la loro nuova patria !
Uno, due, mille Vespri, per la nostra Terra, allora, per ottenere la santa e legittima Indipendenza dell'Isola : La nostra appartenenza alla stessa, Terra meravigliosa, non potrà costituire, in eterno, un obolo da pagare agli altri per non esserci nati; noi siamo Siciliani, infatti, per privilegio di nascita, virtù di razza e grazia dell'Onnipotente.
Concludiamo ora, riallacciandoci all'iniziale contestazione, al perchè della nostra divergenza, consci del ruolo da Lei recitato, nobile, magari invidiabile e certamente rispettabilissimo, svolto per i Siciliani e la Sicilia che, tuttavia, non ci interessa minimamente, come non ci interessano le verità sacrosante del Suo pregevole messaggio : I soprusi e le ingiustizie della nostra Terra sono un fatto dovuto nei confronti di una terra conquistata; solo in cotal modo di pensare ci tornano anche i conti, conseguenza degli eventi a della forza di un nemico rapace. Sappiamo bene, anzi benissimo, dinanzi a tanto scempio, che l' odio, contro i nemici della nostra Patria, è poca cosa e non ci soddisfa appieno, ma, come detto prima, siamo credenti, certi nella speranza imperitura della liberta dell'Isola contro i nuovi invasori, parzialmente paghi nel perpetuare almeno il retaggio di fede, di amore e libertà per la Sicilia, tramandatoci dai padri e ripetuto dai secoli; essa si realizzerà, comunque, nel sangue e nelle azioni dei nostri figli o dei nostri nipoti, se gli eventi e le tante giovinezze non ci consentiranno di conoscere un nuovo Ducezio o un altro Canepa, con il quale condividere quel sogno meraviglioso.
Un caro saluto, se vorrà gradirlo, al grido di AN TU DO e della Sicilia, Una e Libera, Grande e Indipendente.
Neva Allegra- Segretario Nazionale EVIS
Lucio Paladino-Vice Segretario Nazionale
Pietro Di Caro- Segretario Giovanile
27 Maggio 2010
Grasso: "Le stragi mafiose del '93 volevano favorire un'entità politica"
FIRENZE - "Nel '93, Cosa nostra ebbe in subappalto una vera e propria strategia della tensione che ebbe nelle bombe di Roma, Milano e Firenze soltanto il suo momento più drammatico. Ma ci sono tanti altri episodi da ritirare fuori e rileggere insieme". Nel giorno in cui il Csm lo conferma all'unanimità procuratore nazionale antimafia per altri quattro anni, Piero Grasso rilegge così, alla vigilia del diciassettesimo anniversario della strage dei Georogofili, quella tremenda stagione di sangue sulla quale oggi sembra timidamente alzarsi il velo che ha fino ad ora protetto gli uomini degli apparati istituzionali. Agenti che, tra il '92 e il '94, furono in qualche modo partecipi dei piani di terrore la cui strategia - hanno sempre affermato le Procure titolari dei vari fascicoli di indagine - non fu certamente solo di Cosa nostra.
Da segnalare, a questo proposito, che la polizia scientifica ha isolato il Dna di uno dei personaggi che partecipò al fallito attentato all'Addaura al giudice Giovanni Falcone. Il profilo genetico, che appartiene a un individuo di sesso maschile, è stato estratto dalla maschera da sub ritrovata nella borsa che conteneva l'esplosivo. Il 21 giugno si svolgerà un incidente probatorio per confrontare il Dna estratto con quello degli indagati.
Davanti ai rappresentanti dell'associazione dei familiari delle vittime dei Georgofili, Grasso ha affermato che le stragi del '93 furono fatte, sostanzialmente, per spianare la strada a "nuove entità politiche" nel momento in cui Tangentopoli aveva appena segnato la fine dei grandi partiti, dalla Dc al Psi. "L'attentato al patrimonio artistico e culturale dello Stato - ha spiegato il procuratore nazionale antimafia rispondendo alle domande degli studenti dei licei - assumeva una duplice finalità: orientare la situazione in atto in Sicilia verso una prospettiva indipendentista, sempre balzata fuori nei momenti critici della storia siciliana, e organizzare azioni criminose eclatanti che, sconvolgendo, avrebbero dato la possibilità ad un'entità esterna di proporsi come soluzione per poter riprendere in pugno l'intera situazione economica, politica, sociale, che veniva dalle macerie di Tangentopoli".
fonte : l ' Altra Notizia
Da segnalare, a questo proposito, che la polizia scientifica ha isolato il Dna di uno dei personaggi che partecipò al fallito attentato all'Addaura al giudice Giovanni Falcone. Il profilo genetico, che appartiene a un individuo di sesso maschile, è stato estratto dalla maschera da sub ritrovata nella borsa che conteneva l'esplosivo. Il 21 giugno si svolgerà un incidente probatorio per confrontare il Dna estratto con quello degli indagati.
Davanti ai rappresentanti dell'associazione dei familiari delle vittime dei Georgofili, Grasso ha affermato che le stragi del '93 furono fatte, sostanzialmente, per spianare la strada a "nuove entità politiche" nel momento in cui Tangentopoli aveva appena segnato la fine dei grandi partiti, dalla Dc al Psi. "L'attentato al patrimonio artistico e culturale dello Stato - ha spiegato il procuratore nazionale antimafia rispondendo alle domande degli studenti dei licei - assumeva una duplice finalità: orientare la situazione in atto in Sicilia verso una prospettiva indipendentista, sempre balzata fuori nei momenti critici della storia siciliana, e organizzare azioni criminose eclatanti che, sconvolgendo, avrebbero dato la possibilità ad un'entità esterna di proporsi come soluzione per poter riprendere in pugno l'intera situazione economica, politica, sociale, che veniva dalle macerie di Tangentopoli".
fonte : l ' Altra Notizia
Buste con proiettili al procuratore Lari e agli industriali Lo Bello e Montante
CALTANISSETTA - Intimidazione a un magistrato e due industriali. Buste contenenti proiettili sono state recapitate al procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari, al presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello e ad Antonello Montante, presidente della Camera di commercio nissena e delegato in Confindustria per i rapporti con le istituzioni preposte al controllo del territorio. La notizia è stata confermata da fonti investigative di Caltanissetta. L'indagine su queste intimidazioni è condotta dalla Digos nissena ma anche da quella di Palermo.
Lari è stato ascoltato oggi dal Copasir nell'ambito dell'inchiesta che la procura sta conducendo sul ruolo di esponenti dei servizi segreti nel fallito attentato a Giovanni Falcone all'Addaura. Lo Bello e Montante sono stati negli anni scorsi i promotori del provvedimento di espulsione da Confindustria degli imprenditori che non denunciavano le richieste di pizzo.
fonte : La Repubblica.it
Lari è stato ascoltato oggi dal Copasir nell'ambito dell'inchiesta che la procura sta conducendo sul ruolo di esponenti dei servizi segreti nel fallito attentato a Giovanni Falcone all'Addaura. Lo Bello e Montante sono stati negli anni scorsi i promotori del provvedimento di espulsione da Confindustria degli imprenditori che non denunciavano le richieste di pizzo.
fonte : La Repubblica.it
mercoledì 26 maggio 2010
Scuola, assistenza, centro storico manca il bilancio, Comune in tilt
La fontana di piazza Pretoria è ancora una volta senz'acqua. Così come quella del giardino della Zisa. Il ficus di piazza Marina transennato. Ma anche il polo tecnico del Comune, tra via Ausonia e via De Gasperi, senza impianto di condizionamento, gli asili e le scuole con gli alunni costretti a portare sapone e tovaglioli da casa, il maestro di casa di Palazzo delle Aquile che deve fare economia per conservare un po' di detersivi per le pulizie. Il Comune senza bilancio non ha più un euro da spendere. Gli uffici lanciano un sos: le stampanti non funzionano perché manca il toner, mentre in alcune stanze non c'è nemmeno la carte per le fotocopie. Ma sono fermi soprattutto alcuni bandi di gara che devono dare risposte a tanti problemi della città. Dall'esame sul ficus magnolioides di piazza Marina, che costringe Villa Garibaldi a stare aperta a metà, ai bandi per la rimozione delle carcasse di animali e dell'amianto e per lo smantellamento delle discariche abusive.
Ma mancano i fondi anche per gli interventi in danno ai privati per mettere in sicurezza gli edifici pericolanti del centro storico - tra il Capo e l'Albergheria è ormai emergenza - e per quelli di sistemazione degli impianti sportivi comunali, a cominciare dal velodromo, che l'amministrazione vorrebbe dare in gestione a privati. Senza il bilancio non si sbloccheranno nemmeno le somme per acquistare i materiali da destinare al Coime: alle maestranze che intervengono per i piccoli lavori di manutenzione mancano le materie prime.
Ha bisogno di risorse anzitutto l'assessorato alle Attività sociali: "Se verrà approvato il bilancio - dice l'assessore Raoul Russo - si potranno sbloccare i cinque milioni di euro che sono stati destinati con un atto di indirizzo alle case di riposo per anziani e per il disagio psichico. È la mia priorità". Il sociale avrebbe bisogno di fondi anche per i contributi a senza casa e indigenti, ma pure quest'anno il bilancio sarà asfittico. "Anche con l'approvazione del documento finanziario - attacca il capogruppo del Pd, Rosario Filoramo - non ci saranno risorse sufficienti per dare risposte alla esigenze della città: dalla scuola al sociale".
Tutti gli assessorati chiedono fondi. Ne ha bisogno la Protezione civile, che potrà demolire soltanto sette dei venti container di via Messina Montagne: "Abbiamo gli ultimi ventimila euro da spendere", dice l'assessore Roberto Clemente. Così come il Centro storico, la Sanità, la Pubblica istruzione e le Manutenzioni: il bilancio, spiega l'assessore Sergio Rappa, blocca trenta milioni di euro destinati all'illuminazione pubblica - mezza città è al buio - e quindici per interventi nelle scuole.
Il documento finanziario, già approvato dalla giunta, doveva essere approvato dal Consiglio a gennaio, perché contiene anche i fondi Cipe da girare all'Amia. Ma i tempi saranno lunghissimi. Almeno a sentire il presidente del Consiglio comunale, Alberto Campagna: "Abbiamo ottenuto, insieme con altri Comuni, la proroga al 30 giugno per l'approvazione del bilancio, ma non ce la faremo. L'aula è all'impasse sul regolamento Tarsu".
Senza il sì al regolamento della tassa sui rifiuti, l'amministrazione non potrà approvare il bilancio: serve infatti a determinare il gettito sul quale costruire la previsione. Pochi giorni fa, il ragioniere generale Paolo Bohuslav Basile ha lanciato anche un allarme sui debiti fuori bilancio: fermo il pagamento di oltre due milioni, perché la giunta ha esaurito le somme a sua disposizione. In attesa le cooperative sociali.
fonte : La Repubblica .it
Ma mancano i fondi anche per gli interventi in danno ai privati per mettere in sicurezza gli edifici pericolanti del centro storico - tra il Capo e l'Albergheria è ormai emergenza - e per quelli di sistemazione degli impianti sportivi comunali, a cominciare dal velodromo, che l'amministrazione vorrebbe dare in gestione a privati. Senza il bilancio non si sbloccheranno nemmeno le somme per acquistare i materiali da destinare al Coime: alle maestranze che intervengono per i piccoli lavori di manutenzione mancano le materie prime.
Ha bisogno di risorse anzitutto l'assessorato alle Attività sociali: "Se verrà approvato il bilancio - dice l'assessore Raoul Russo - si potranno sbloccare i cinque milioni di euro che sono stati destinati con un atto di indirizzo alle case di riposo per anziani e per il disagio psichico. È la mia priorità". Il sociale avrebbe bisogno di fondi anche per i contributi a senza casa e indigenti, ma pure quest'anno il bilancio sarà asfittico. "Anche con l'approvazione del documento finanziario - attacca il capogruppo del Pd, Rosario Filoramo - non ci saranno risorse sufficienti per dare risposte alla esigenze della città: dalla scuola al sociale".
Tutti gli assessorati chiedono fondi. Ne ha bisogno la Protezione civile, che potrà demolire soltanto sette dei venti container di via Messina Montagne: "Abbiamo gli ultimi ventimila euro da spendere", dice l'assessore Roberto Clemente. Così come il Centro storico, la Sanità, la Pubblica istruzione e le Manutenzioni: il bilancio, spiega l'assessore Sergio Rappa, blocca trenta milioni di euro destinati all'illuminazione pubblica - mezza città è al buio - e quindici per interventi nelle scuole.
Il documento finanziario, già approvato dalla giunta, doveva essere approvato dal Consiglio a gennaio, perché contiene anche i fondi Cipe da girare all'Amia. Ma i tempi saranno lunghissimi. Almeno a sentire il presidente del Consiglio comunale, Alberto Campagna: "Abbiamo ottenuto, insieme con altri Comuni, la proroga al 30 giugno per l'approvazione del bilancio, ma non ce la faremo. L'aula è all'impasse sul regolamento Tarsu".
Senza il sì al regolamento della tassa sui rifiuti, l'amministrazione non potrà approvare il bilancio: serve infatti a determinare il gettito sul quale costruire la previsione. Pochi giorni fa, il ragioniere generale Paolo Bohuslav Basile ha lanciato anche un allarme sui debiti fuori bilancio: fermo il pagamento di oltre due milioni, perché la giunta ha esaurito le somme a sua disposizione. In attesa le cooperative sociali.
fonte : La Repubblica .it
Pd all'attacco di Lombardo "Il governo è al capolinea"
Il Partito democratico presenta il conto a Raffaele Lombardo: "Serve un governo competente - dice il segretario regionale Giuseppe Lupo - Se il presidente non è in grado di formarlo sarà arrivato al capolinea". L'attacco di Lupo è giunto a conclusione dell'assemblea organizzata dal partito al teatro tenda Zappalà di Palermo per "spiegare" agli elettori i contenuti della Finanziaria. Finora il Pd ha garantito la maggioranza alla giunta Lombardo ma, in assenza di modifiche nella squadra di Palazzo d'Orleans, il sostegno è destinato a venir meno.
"Serve una giunta competente, perché il Lombardo-ter non lo è - ha sottolineato Lupo - Serve un governo in grado di attuare e mettere in campo un piano di sviluppo produttivo attraverso la rimodulazione dei finanziamenti comunitari, degli stanziamenti per lo sviluppo rurale e naturalmente del Fondo per le aree sottoutilizzate, concertando con le parti sociali la spesa di circa 17 miliardi di euro a disposizione della Sicilia".
Il Pd non fa apertamente i nomi degli attuali assessori che non gradisce ma il giudizio sul loro operato è pesantissimo: "Non abbiamo bisogno di assessori che guardano a interessi particolari e non a interessi diffusi e generali - ha detto Lupo - Se Lombardo è in grado di formare un governo capace di mettere in campo proposte credibili, l'approvazione della Finanziaria può rappresentare un punto di partenza, altrimenti sarà il capolinea".
Alla fine dell'assemblea, seppure riservatamente, un paio di deputati ha accettato di rivelare i nomi degli assessori che non sono graditi al partito. Tre su tutti: Michele Cimino e Giovambattista Bufardeci, responsabili rispettivamente di Bilancio e Agricoltura, fedelissimi di Gianfranco Micciché, e Gaetano Armao (Beni culturali) legato al governatore.
Il Pd salva invece l'assessore all'Energia ed ex dirigente regionale Pier Carmelo Russo, finito nei giorni scorsi nel mirino di un periodico che ha ricordato come il burocrate sia andato in pensione nonostante la giovane età, sfruttando una norma che consente di congedarsi per accudire un parente stretto gravemente malato. "Mi sarei aspettato semmai - ha detto il capogruppo del partito all'Ars, Antonello Cracolici - una campagna che denunciasse gli sprechi e i privilegi dei quali ha goduto Felice Crosta, l'ex presidente dell'Agenzia per i rifiuti e l'acqua andato in quiescenza con una pensione d'oro. Ma ci abbiamo pensato noi a cancellare in Finanziaria le pensioni d'oro di dirigenti e superburocrati regionali".
Il Pd a giugno convocherà l'assemblea regionale del partito che dovrà stabilire come organizzare il referendum popolare sul percorso da seguire in Sicilia. In soldoni, la base dovrà promuovere o bocciare la politica del gruppo all'Ars.
fonte : La Repubblica
"Serve una giunta competente, perché il Lombardo-ter non lo è - ha sottolineato Lupo - Serve un governo in grado di attuare e mettere in campo un piano di sviluppo produttivo attraverso la rimodulazione dei finanziamenti comunitari, degli stanziamenti per lo sviluppo rurale e naturalmente del Fondo per le aree sottoutilizzate, concertando con le parti sociali la spesa di circa 17 miliardi di euro a disposizione della Sicilia".
Il Pd non fa apertamente i nomi degli attuali assessori che non gradisce ma il giudizio sul loro operato è pesantissimo: "Non abbiamo bisogno di assessori che guardano a interessi particolari e non a interessi diffusi e generali - ha detto Lupo - Se Lombardo è in grado di formare un governo capace di mettere in campo proposte credibili, l'approvazione della Finanziaria può rappresentare un punto di partenza, altrimenti sarà il capolinea".
Alla fine dell'assemblea, seppure riservatamente, un paio di deputati ha accettato di rivelare i nomi degli assessori che non sono graditi al partito. Tre su tutti: Michele Cimino e Giovambattista Bufardeci, responsabili rispettivamente di Bilancio e Agricoltura, fedelissimi di Gianfranco Micciché, e Gaetano Armao (Beni culturali) legato al governatore.
Il Pd salva invece l'assessore all'Energia ed ex dirigente regionale Pier Carmelo Russo, finito nei giorni scorsi nel mirino di un periodico che ha ricordato come il burocrate sia andato in pensione nonostante la giovane età, sfruttando una norma che consente di congedarsi per accudire un parente stretto gravemente malato. "Mi sarei aspettato semmai - ha detto il capogruppo del partito all'Ars, Antonello Cracolici - una campagna che denunciasse gli sprechi e i privilegi dei quali ha goduto Felice Crosta, l'ex presidente dell'Agenzia per i rifiuti e l'acqua andato in quiescenza con una pensione d'oro. Ma ci abbiamo pensato noi a cancellare in Finanziaria le pensioni d'oro di dirigenti e superburocrati regionali".
Il Pd a giugno convocherà l'assemblea regionale del partito che dovrà stabilire come organizzare il referendum popolare sul percorso da seguire in Sicilia. In soldoni, la base dovrà promuovere o bocciare la politica del gruppo all'Ars.
fonte : La Repubblica
A 47 anni è già un pensionato d’oro Burocrati a riposo da 10mila euro in su
Lavorare per la Regione Siciliana? È una pacchia. Fra i ranghi dell’amministrazione regionale, infatti, ci sono circa 600 trattoristi senza trattore, ma anche alcune centinaia di precari pagati per non fare nulla. A questi, ovviamente, vanno aggiunti i dirigenti “defenestrati” dalla giunta Lombardo, che continuano a ricevere lo stipendio per stare in un angolo, e quelli che invece, dopo alcuni anni di onorata carriera, sono andati in pensione con un’indennità annua che oscilla fra 132 e 256 mila euro. I paradossi della Regione Siciliana, un ente in costante affanno con i bilanci, sono raccontati nel numero di “S”, il magazine che guarda dentro la cronaca, in edicola da ieri.
“S” pubblica i nomi dei 49 ex superburocrati oggi in pensione che guadagnano da 132 mila euro all’anno in su. Fra questi ci sono molti nomi rimasti a galla nel mondo dell’amministrazione pubblica con strapuntini di sottogoverno e addirittura un assessore regionale, il quarantasettenne Pier Carmelo Russo. A lui è legato uno dei paradossi più strani: al momento della nomina nel governo guidato da Raffaele Lombardo, l’anno scorso, l’ex superburocrate ha annunciato che avrebbe rinunciato all’indennità da esponente della giunta, chiedendo che fosse devoluta in beneficenza, ma i contributi alle associazioni di volontariato non sono mai partiti.
Gli stipendi d’oro, però, non sono una prerogativa esclusiva dei dipendenti della Regione. Alla Multiservizi, una società controllata dalla Regione, ad esempio, i dirigenti, che in alcuni casi sono in possesso solo di un diploma di scuola media, ricevono compensi che arrivano fino a 140 mila euro all’anno. E Giuseppe Morale e Antonella Bullara, due dei dirigenti esclusi dallo spoils system avviati da Lombardo in dicembre, intervistati da “S”, protestano: “Ogni giorno andiamo alla Regione. Non abbiamo nemmeno una stanza. Non facciamo nulla e veniamo pagati lo stesso”. Potrebbe essere una pacchia. Ma a volte è anche il contrario.
fonte: Livesicilia
“S” pubblica i nomi dei 49 ex superburocrati oggi in pensione che guadagnano da 132 mila euro all’anno in su. Fra questi ci sono molti nomi rimasti a galla nel mondo dell’amministrazione pubblica con strapuntini di sottogoverno e addirittura un assessore regionale, il quarantasettenne Pier Carmelo Russo. A lui è legato uno dei paradossi più strani: al momento della nomina nel governo guidato da Raffaele Lombardo, l’anno scorso, l’ex superburocrate ha annunciato che avrebbe rinunciato all’indennità da esponente della giunta, chiedendo che fosse devoluta in beneficenza, ma i contributi alle associazioni di volontariato non sono mai partiti.
Gli stipendi d’oro, però, non sono una prerogativa esclusiva dei dipendenti della Regione. Alla Multiservizi, una società controllata dalla Regione, ad esempio, i dirigenti, che in alcuni casi sono in possesso solo di un diploma di scuola media, ricevono compensi che arrivano fino a 140 mila euro all’anno. E Giuseppe Morale e Antonella Bullara, due dei dirigenti esclusi dallo spoils system avviati da Lombardo in dicembre, intervistati da “S”, protestano: “Ogni giorno andiamo alla Regione. Non abbiamo nemmeno una stanza. Non facciamo nulla e veniamo pagati lo stesso”. Potrebbe essere una pacchia. Ma a volte è anche il contrario.
fonte: Livesicilia
martedì 25 maggio 2010
Camera e Senato tagliano le spese, l'Ars le aumenta Ecco un quadro dei costi previsti per il 2010
L'Ars costa più della Camera e del Senato, in proporzione al numero dei deputati e dei dipendenti che vi lavorano? Siamo andati a spulciare i bilanci di previsione per il 2010 delle due Camere del parlamento nazionale e di quello siciliano, mettendo a confronto le varie voci di spesa. In termini assoluti, la spesa totale pende nettamente dalle parti di Roma. Palazzo dei Normanni costa ai siciliani circa 171,5 milioni di euro, contro i 541,7 milioni di euro di Palazzo Madama, sede del Senato, cui sono agganciati, per esempio, gli stipendi dei parlamentari siciliani. Un dato emerge su tutti. Mentre a Roma si prova a tagliare, lo stesso non si può dire per Palermo, dove la spesa aumenterà di circa 8 milioni di euro. Anche se non si prevedono aumenti rispetto al 2010, quest'anno i deputati ci costeranno 13,5 milioni di sole indennità, ai quali aggiungere 4,4 milioni di diaria, 1,2 di indennità di ufficio, 2,85 per spese e rimborsi e 400mila euro per deputazioni e missioni. In totale 22 milioni e 350 mila euro, che diviso per i novanta deputati regionali fa una media di circa 250 mila euro a parlamentare, quasi 21 mila euro al mese. Più o meno in linea con gli inquilini di Palazzo Madama. Deputati nazionali e senatori incidono per 5.487 euro sull'indennità in senso stretto e per 15 mila euro comprendendo diaria e rimborsi. Al Senato 49,5 milioni vanno alle indennità (rimaste invariate) dei senatori in carica e 23,6 per diarie e rimborsi spese.
L'Ars spende poi 35 milioni di euro all'anno per le retribuzioni del personale di ruolo, somma che arriva a sfiorare il tetto di 40 milioni aggiungendo indennità, rimborsi e aggiornamento professionale. Se pensiamo che a Palazzo dei Normanni lavorano circa 300 dipendenti, si scopre che ognuno costa ai siciliani circa 132 mila euro. Costo che si pone a metà strada tra Camera e Senato. A Montecitorio lavorano duemila persone, contro le mille di Palazzo Madama. 238 i milioni che la Camera spenderà nel 2010 per le retribuzioni (119 mila euro a dipendente), 143 milioni invece il Senato (143 mila a persona, in media).
Capitolo pensioni. L'Ars spende 38,4 milioni per il personale in quiescenza, contro i 92,4 del Senato e i 197 della Camera. La differenza si spiega, ovviamente, con i numeri “più piccoli” di Palazzo dei Normanni. Questi capitoli di spesa prevedono però nel 2010 un aumento di quasi cinque milioni di euro, suddivise tra retribuzioni, indennità, aggiornamento professionale e contributi. La spesa lievita anche per altri “dipendenti”. Duecentomila euro in più, per un totale di 2,7 milioni di euro, serviranno all'Ars al trattamento del personale addetto alle segreterie particolari e quattrocentomila (si passa da cento a cinquecentomila euro) per le prestazioni professionali, leggi consulenze, a favore dell'amministrazione. In totale Palazzo dei Normanni spenderà 4 milioni e 160mila euro. Al Senato aumentano gli stanziamenti per il personale in servizio (143 milioni, più 1,2 per cento) e di quello in quiescenza (92,6 milioni, più 3,75 per cento). E i gruppi? All'Ars il loro costo non sale. A loro sono destinati 13,712 milioni, mentre al Senato, per esempio, andranno nel 2010 38 milioni di euro contro i 37,3 del 2009. Alla Camera 35 milioni di euro vanno ogni anno per garantire gli uffici ai 630 deputati e una ventina di milioni per mantenere 250 lavoratori esterni.
Se la presidenza dell'Ars costerà come l'anno passato (ma al Senato il taglio è stato di 83 mila euro), aumentano le spese di rappresentanza istituzionale e per il cerimoniale. Più 450 mila euro all'Ars, che sfonda quota 700 mila. Triplicano le spese di rappresentanza, cerimoniale e relazioni esterne. Dai 150 mila euro del 2009, si passerà ai 450 mila del 2010, mentre 150 mila euro serviranno alla realizzazione della riunione dell'Osce. Aumentano anche le spese per l'attività istituzionale (più 260 mila euro), con un surplus di 175 mila euro che andranno alla Fondazione Federico II per la “promozione e la diffusione dell'attività istituzionale dell'Ars”. Stesso discorso per le attività culturali, che raggiungono quota un milione con un aumento rispetto all'anno passato di 300 mila euro. Dulcis in fundo, le spese della bouvette. Mentre l'Ars nel 2010 ha stanziato 200 mila euro in più, passando da 500 mila a 700 mila euro, il costo del bar e del ristorante di Palazzo Madama sarà tagliato.
Fonte:SiciliaInformazioni.com
L'Ars spende poi 35 milioni di euro all'anno per le retribuzioni del personale di ruolo, somma che arriva a sfiorare il tetto di 40 milioni aggiungendo indennità, rimborsi e aggiornamento professionale. Se pensiamo che a Palazzo dei Normanni lavorano circa 300 dipendenti, si scopre che ognuno costa ai siciliani circa 132 mila euro. Costo che si pone a metà strada tra Camera e Senato. A Montecitorio lavorano duemila persone, contro le mille di Palazzo Madama. 238 i milioni che la Camera spenderà nel 2010 per le retribuzioni (119 mila euro a dipendente), 143 milioni invece il Senato (143 mila a persona, in media).
Capitolo pensioni. L'Ars spende 38,4 milioni per il personale in quiescenza, contro i 92,4 del Senato e i 197 della Camera. La differenza si spiega, ovviamente, con i numeri “più piccoli” di Palazzo dei Normanni. Questi capitoli di spesa prevedono però nel 2010 un aumento di quasi cinque milioni di euro, suddivise tra retribuzioni, indennità, aggiornamento professionale e contributi. La spesa lievita anche per altri “dipendenti”. Duecentomila euro in più, per un totale di 2,7 milioni di euro, serviranno all'Ars al trattamento del personale addetto alle segreterie particolari e quattrocentomila (si passa da cento a cinquecentomila euro) per le prestazioni professionali, leggi consulenze, a favore dell'amministrazione. In totale Palazzo dei Normanni spenderà 4 milioni e 160mila euro. Al Senato aumentano gli stanziamenti per il personale in servizio (143 milioni, più 1,2 per cento) e di quello in quiescenza (92,6 milioni, più 3,75 per cento). E i gruppi? All'Ars il loro costo non sale. A loro sono destinati 13,712 milioni, mentre al Senato, per esempio, andranno nel 2010 38 milioni di euro contro i 37,3 del 2009. Alla Camera 35 milioni di euro vanno ogni anno per garantire gli uffici ai 630 deputati e una ventina di milioni per mantenere 250 lavoratori esterni.
Se la presidenza dell'Ars costerà come l'anno passato (ma al Senato il taglio è stato di 83 mila euro), aumentano le spese di rappresentanza istituzionale e per il cerimoniale. Più 450 mila euro all'Ars, che sfonda quota 700 mila. Triplicano le spese di rappresentanza, cerimoniale e relazioni esterne. Dai 150 mila euro del 2009, si passerà ai 450 mila del 2010, mentre 150 mila euro serviranno alla realizzazione della riunione dell'Osce. Aumentano anche le spese per l'attività istituzionale (più 260 mila euro), con un surplus di 175 mila euro che andranno alla Fondazione Federico II per la “promozione e la diffusione dell'attività istituzionale dell'Ars”. Stesso discorso per le attività culturali, che raggiungono quota un milione con un aumento rispetto all'anno passato di 300 mila euro. Dulcis in fundo, le spese della bouvette. Mentre l'Ars nel 2010 ha stanziato 200 mila euro in più, passando da 500 mila a 700 mila euro, il costo del bar e del ristorante di Palazzo Madama sarà tagliato.
Fonte:SiciliaInformazioni.com
IL GRANO E L 'OGLIO
Il 17 ottobre è stato fondato l ' EVIS - Partito per l ' Indipendenza della Sicilia il cui fine era, ed è, contrastare una politica non politica di quanti, all' ombra dell ' autonomismo, sembrano anelare la chiamata a posti di potere.
Su queste basi, da tutti indistintamente accettate, ho operato ed intendo continuare ad operare; non accetterò MAI di appartenere ad un partito che predica bene e razzola male; un partito che professa ideali, ma che in concreto scenda a compromessi per ottenere dei vantaggi o favori personali.
Colui ( o coloro) che si era illuso che l' EVIS potesse essere un mezzo per ricavarne un qualcosa di personale, constatando che aveva sbagliato i suoi calcoli, ha colto a volo le profferte provenienti " dall' esterno " interessate alla distruzione dell' EVIS da loro considerato una spina sul fianco da estirpare.
Spesso, e a ragion veduta parliamo di " ascari ", ma non esiste peggior ascaro di colui che è pronto a tradire ed a vendersi per un piatto di lenticchie, per una vaga promessa di lavoro per un familiare, continuando nel frattempo a mostrare una faccia onesta e pulita, mentre in realtà cerca sempre di boicottare ogni iniziativa intrapresa per l ' affermazione del suo partito e degli Ideali da esso rappresentati.
Sono stati mesi difficili, paragonabili alla tela di Penelope : Mentre io davo l ' anima per l ' affermazione dell ' EVIS, c' era qualcuno che con malizia e tenacia cercava di distruggere quello che si stava costruendo. Così è stato per la federazione tra partiti che il 30 Gennaio scorso abbiamo cercato di costituire, riuscendoci solo in parte; così è stato per la manifestazione del 10 Aprile che per ben due mesi si è tentato di snaturare, e non riuscendoci si è tentato di far fallire. Ho tenuto duro, la manifestazione c'è stata, si è svolta come era stata programmata, e nonostante i tentativi di boicottaggio è stata un successo.
Questo successo, è stato un boccone amaro per l ' ascaro, rischiava di vedere fallire i suoi progetti personali, rischiava di perdere il piatto di lenticchie tanto agognato, e quindi che fare ? Semplice, attaccare colei che ostacolava i suoi disegni; ed ecco partire una campagna di diffamazione pubblica, con menzogne e falsità, nella quale la sottoscritta viene definita una dittatrice che impedisce all' ascaro di intrattenere rappporti amichevoli con gli altri partiti.
Ovviamente nulla di più falso, già due mesi dopo la costituzione del partito mi sono adoperarata per creare una federazione con altri partiti, gruppi e movimenti; l' EVIS intrattiene rapporti di fratellanza con Insorgenza Civile e con La Lega Siciliana, e continuerà in questo senso. Nei prossimi giorni si avrà una conferma in merito.
Ammetto di avere commesso uno sbaglio : Non ho immediatamente posto un alt all' operato dell' ascaro; a mia giustificazione posso dire che temevo di danneggiare l' immagine dell ' EVIS, di danneggiare una piantina appena nata, speravo che " miracolosamente " l ' ascaro potesse ravvedersi...e non volevo comportarmi da " dittatrice " imponendo un alt. Sono responsabile di questo errore.
Da oggi si riparte con nuovo vigore, la ' malapianta ' è stata estirpata, sarò, saremo tutti più attenti e vigili affichè il grano non venga più attaccato dall' oglio.
Neva Allegra, Segretario Nazionale dell' EVIS - Partito per l ' Indipendenza della Sicilia
25 Maggio 2010
Su queste basi, da tutti indistintamente accettate, ho operato ed intendo continuare ad operare; non accetterò MAI di appartenere ad un partito che predica bene e razzola male; un partito che professa ideali, ma che in concreto scenda a compromessi per ottenere dei vantaggi o favori personali.
Colui ( o coloro) che si era illuso che l' EVIS potesse essere un mezzo per ricavarne un qualcosa di personale, constatando che aveva sbagliato i suoi calcoli, ha colto a volo le profferte provenienti " dall' esterno " interessate alla distruzione dell' EVIS da loro considerato una spina sul fianco da estirpare.
Spesso, e a ragion veduta parliamo di " ascari ", ma non esiste peggior ascaro di colui che è pronto a tradire ed a vendersi per un piatto di lenticchie, per una vaga promessa di lavoro per un familiare, continuando nel frattempo a mostrare una faccia onesta e pulita, mentre in realtà cerca sempre di boicottare ogni iniziativa intrapresa per l ' affermazione del suo partito e degli Ideali da esso rappresentati.
Sono stati mesi difficili, paragonabili alla tela di Penelope : Mentre io davo l ' anima per l ' affermazione dell ' EVIS, c' era qualcuno che con malizia e tenacia cercava di distruggere quello che si stava costruendo. Così è stato per la federazione tra partiti che il 30 Gennaio scorso abbiamo cercato di costituire, riuscendoci solo in parte; così è stato per la manifestazione del 10 Aprile che per ben due mesi si è tentato di snaturare, e non riuscendoci si è tentato di far fallire. Ho tenuto duro, la manifestazione c'è stata, si è svolta come era stata programmata, e nonostante i tentativi di boicottaggio è stata un successo.
Questo successo, è stato un boccone amaro per l ' ascaro, rischiava di vedere fallire i suoi progetti personali, rischiava di perdere il piatto di lenticchie tanto agognato, e quindi che fare ? Semplice, attaccare colei che ostacolava i suoi disegni; ed ecco partire una campagna di diffamazione pubblica, con menzogne e falsità, nella quale la sottoscritta viene definita una dittatrice che impedisce all' ascaro di intrattenere rappporti amichevoli con gli altri partiti.
Ovviamente nulla di più falso, già due mesi dopo la costituzione del partito mi sono adoperarata per creare una federazione con altri partiti, gruppi e movimenti; l' EVIS intrattiene rapporti di fratellanza con Insorgenza Civile e con La Lega Siciliana, e continuerà in questo senso. Nei prossimi giorni si avrà una conferma in merito.
Ammetto di avere commesso uno sbaglio : Non ho immediatamente posto un alt all' operato dell' ascaro; a mia giustificazione posso dire che temevo di danneggiare l' immagine dell ' EVIS, di danneggiare una piantina appena nata, speravo che " miracolosamente " l ' ascaro potesse ravvedersi...e non volevo comportarmi da " dittatrice " imponendo un alt. Sono responsabile di questo errore.
Da oggi si riparte con nuovo vigore, la ' malapianta ' è stata estirpata, sarò, saremo tutti più attenti e vigili affichè il grano non venga più attaccato dall' oglio.
Neva Allegra, Segretario Nazionale dell' EVIS - Partito per l ' Indipendenza della Sicilia
25 Maggio 2010
lunedì 24 maggio 2010
67 ANNI DOPO A PALERMO...
Su quella stessa piazza Castelnuovo, che 67 anni fa udì l'accorato appello di Andrea Finocchiaro Aprile, anche noi, appartenenti all'EVIS di Antonio Canepa e ad Insorgenza Sicilia abbiamo rivissuto, il 10 Aprile a Palermo, momenti di commozione profonda che ci hanno riempito di gioia e ci inorgogliscono ancora.
Una manifestazione voluta per difendere anche il posto di lavoro degli operai della FIAT di Termini, manifestazione alla quale non un solo lavoratore di quello stabilimento, dopo che avevano aderito entusiasticamente, “ obbedendo ad ordini sindacali “ ha ritenuto di partecipare !
Una manifestazione annunciata e diretta a tutti coloro che coltivano ancora il sogno dell'Indipendenza dell'Isola, affinchè essa si riappropri della sua Storia e dei suoi destini di Nazione Libera, Sovrana e indipendente, rivendicando legittime titolarità di scelte politico-economico-sociali, a beneficio del Popolo Siciliano, per il suo benessere, contro lo sfruttamento delle sue infinite ricchezze da parte dei nuovi savoiardi.
150 anni non sono passati invano per rivisitare la Storia nei suoi aspetti più veritieri, per ristabilire verità falsificate da una storiografia vile e menzognera, al servizio dei vincitori, al servizio di coloro che uccisero, stuprarono, assassinarono, depredarono e distrussero con violenza inaudita la nostra Terra, proclamandosi
" fratelli ".
E non contenti ancora, ci hanno apostrofato col termine di sudisti, di terroni del sud : Ma Sud di cosa, se la Sicilia è al centro del Mediterraneo ?
Ci hanno, ancora, disprezzato perchè parliamo un dialetto incomprensibile : Ma dialetto di quale lingua, se abbiamo inventato la lingua che essi stessi parlano ?
E, con infinito orgoglio, vogliamo ribadire ancora : Godi nordista, perchè è prossimo quel tempo che ti vedrà, pietoso, chiedere l'accesso a questa Terra !
Divagazioni e campanilismi arcaici e stonati ? No, nulla di tutto ciò, semmai un modo idoneo a smascherare i nemici della Sicilia, gli sfruttatori degli isolani e i loro schiavetti leccaterga, gli ascari di sempre che ci deliziano con le loro attenzioni, inorgogliendoci : Straccioni dell'ultima ora, invidierete l'EVIS e l'orgoglio dei suoi iscritti, voi siete solo malati, e leccherete in eterno !
Non un solo operaio della FIAT di Termini, si diceva innanzi, era presente alla manifestazione dell'EVIS, per la difesa del loro posto di lavoro; eppure, c'è stata gente venuta da Roma e da Milano per portare la sua solidarietà a favore degli operai ! Orgoglio o delusione a siffatta evidenza ? Solo e soltanto smisurato orgoglio se siamo riusciti a stuzzicare e mobilitare le intelligenze occulte di taluni sindacati al servizio della FIAT, affinchè gli operai omettessero di protestare per le loro legittime rivendicazioni occupazionali.
Abbiamo registrato ogni sorta di ostruzionismo, anche da parte di qualche istituzione, nella concessione del diritto di dialogare con la gente, in una pubblica piazza di questa democratica Repubblica.
Abbiamo registrato l'affanno di altri gruppi nella dissociazione all'iniziativa : Eppure non erano stati ufficialmente invitati, l ‘ invito era indirizzato al Popolo Siciliano, perchè noi non invitiamo nessun movimento, ritenendoli tutti al servizio dei politici e delle logiche politiche; l'EVIS è infatti apolitico, apartitico e lontanissimo da ogni colorazione politica, eccezione fatta per i colori della bandiera siciliana : Per essa si batterà, pacificamente e nel principio della libera autodeterminazione dei Popoli, quando la Gente Isolana, libera e cosciente dei propri destini e della sua storia, riterrà di individuare e designare i giovani che lotteranno per la sua Indipendenza irrinunciabile.
E con queste premesse, osteggiati e invidiati dai soliti ascari, eravamo in cento soltanto; tanti, tantissimi, ad ascoltare il cuore di coloro che parlavano della nostra Sicilia, contro i suoi nemici, per rivendicare legittimi diritti di Nazione sovrana, libera e indipendente.
Ritiene pertanto l'EVIS, a nome dei suoi iscritti tutti, ringraziare coloro che il 10 Aprile scorso, con la loro preziosa presenza, primi tra tutti i Fratelli di Insorgenza , hanno legittimato un cammino di crescita del movimento, ribadendo ancora una volta l'indipendenza dello stesso da ogni schieramento e/o colorazione politica di sorte, al servizio soltanto dell'Isola e della sua gente.
Ai Siciliani tutti, ai giovani in particolare, infine, l'augurio e l'invito a voler partecipare, da protagonisti, alle iniziative, ai programmi, ai traguardi che il Partito si prefigge, volti alla crescita politico-economico-sociale della Sicilia, per una Sicilia libera, sovrana e indipendente, dove diritto e lavoro possano coniugarsi a sicurezza, giustizia sociale e benessere dei suoi cittadini.
Maria Allegra, Segretario Nazionale dell ‘ EVIS - Partito per l ‘ Indipendenza della Sicilia
Una manifestazione voluta per difendere anche il posto di lavoro degli operai della FIAT di Termini, manifestazione alla quale non un solo lavoratore di quello stabilimento, dopo che avevano aderito entusiasticamente, “ obbedendo ad ordini sindacali “ ha ritenuto di partecipare !
Una manifestazione annunciata e diretta a tutti coloro che coltivano ancora il sogno dell'Indipendenza dell'Isola, affinchè essa si riappropri della sua Storia e dei suoi destini di Nazione Libera, Sovrana e indipendente, rivendicando legittime titolarità di scelte politico-economico-sociali, a beneficio del Popolo Siciliano, per il suo benessere, contro lo sfruttamento delle sue infinite ricchezze da parte dei nuovi savoiardi.
150 anni non sono passati invano per rivisitare la Storia nei suoi aspetti più veritieri, per ristabilire verità falsificate da una storiografia vile e menzognera, al servizio dei vincitori, al servizio di coloro che uccisero, stuprarono, assassinarono, depredarono e distrussero con violenza inaudita la nostra Terra, proclamandosi
" fratelli ".
E non contenti ancora, ci hanno apostrofato col termine di sudisti, di terroni del sud : Ma Sud di cosa, se la Sicilia è al centro del Mediterraneo ?
Ci hanno, ancora, disprezzato perchè parliamo un dialetto incomprensibile : Ma dialetto di quale lingua, se abbiamo inventato la lingua che essi stessi parlano ?
E, con infinito orgoglio, vogliamo ribadire ancora : Godi nordista, perchè è prossimo quel tempo che ti vedrà, pietoso, chiedere l'accesso a questa Terra !
Divagazioni e campanilismi arcaici e stonati ? No, nulla di tutto ciò, semmai un modo idoneo a smascherare i nemici della Sicilia, gli sfruttatori degli isolani e i loro schiavetti leccaterga, gli ascari di sempre che ci deliziano con le loro attenzioni, inorgogliendoci : Straccioni dell'ultima ora, invidierete l'EVIS e l'orgoglio dei suoi iscritti, voi siete solo malati, e leccherete in eterno !
Non un solo operaio della FIAT di Termini, si diceva innanzi, era presente alla manifestazione dell'EVIS, per la difesa del loro posto di lavoro; eppure, c'è stata gente venuta da Roma e da Milano per portare la sua solidarietà a favore degli operai ! Orgoglio o delusione a siffatta evidenza ? Solo e soltanto smisurato orgoglio se siamo riusciti a stuzzicare e mobilitare le intelligenze occulte di taluni sindacati al servizio della FIAT, affinchè gli operai omettessero di protestare per le loro legittime rivendicazioni occupazionali.
Abbiamo registrato ogni sorta di ostruzionismo, anche da parte di qualche istituzione, nella concessione del diritto di dialogare con la gente, in una pubblica piazza di questa democratica Repubblica.
Abbiamo registrato l'affanno di altri gruppi nella dissociazione all'iniziativa : Eppure non erano stati ufficialmente invitati, l ‘ invito era indirizzato al Popolo Siciliano, perchè noi non invitiamo nessun movimento, ritenendoli tutti al servizio dei politici e delle logiche politiche; l'EVIS è infatti apolitico, apartitico e lontanissimo da ogni colorazione politica, eccezione fatta per i colori della bandiera siciliana : Per essa si batterà, pacificamente e nel principio della libera autodeterminazione dei Popoli, quando la Gente Isolana, libera e cosciente dei propri destini e della sua storia, riterrà di individuare e designare i giovani che lotteranno per la sua Indipendenza irrinunciabile.
E con queste premesse, osteggiati e invidiati dai soliti ascari, eravamo in cento soltanto; tanti, tantissimi, ad ascoltare il cuore di coloro che parlavano della nostra Sicilia, contro i suoi nemici, per rivendicare legittimi diritti di Nazione sovrana, libera e indipendente.
Ritiene pertanto l'EVIS, a nome dei suoi iscritti tutti, ringraziare coloro che il 10 Aprile scorso, con la loro preziosa presenza, primi tra tutti i Fratelli di Insorgenza , hanno legittimato un cammino di crescita del movimento, ribadendo ancora una volta l'indipendenza dello stesso da ogni schieramento e/o colorazione politica di sorte, al servizio soltanto dell'Isola e della sua gente.
Ai Siciliani tutti, ai giovani in particolare, infine, l'augurio e l'invito a voler partecipare, da protagonisti, alle iniziative, ai programmi, ai traguardi che il Partito si prefigge, volti alla crescita politico-economico-sociale della Sicilia, per una Sicilia libera, sovrana e indipendente, dove diritto e lavoro possano coniugarsi a sicurezza, giustizia sociale e benessere dei suoi cittadini.
Maria Allegra, Segretario Nazionale dell ‘ EVIS - Partito per l ‘ Indipendenza della Sicilia
L'ultimo fremito autonomista
Lombardo parla ancora dell'emergenza rifiuti. E avanza nuovi dubbi: prima allude a "indiscrezioni trapelate in modo inconsueto dal Consiglio dei ministri sulla volontà di Berlusconi di realizzare i termovalorizzatori in Sicilia". Poi torna a chiedere con forza di partecipare alla riunione del governo che dovrà decidere gli interventi straordinari per l'emergenza nell'Isola: "È lo Statuto, tante volte messo sotto i piedi, a stabilire che io debba essere presente, e debba pure esprimere un voto. E se un'ordinanza violerà le nostre prerogative, andremo dritti alla Corte costituzionale".
Una risposta al ministro Prestigiacomo, che ha annunciato la possibile nomina di un commissario in Sicilia per fare subito i termovalorizzatori. Lombardo non si dice "pregiudizialmente contrario" agli inceneritori ma torna a denunciare "manovre e interessi illeciti" nel settore. E rilanciando il sospetto su un'emergenza creata in modo fittizio: "Nei giorni l'assessore Pier Carmelo Russo ha dovuto mandare le forze dell'ordine a Partinico, per sbloccare la discarica. Volevano far scoppiare lo scandalo nei giorni dell'anniversario della strage di Capaci". E poi critiche al commissario dello Stato, che ha impugnato il credito d'imposta per l'occupazione: "Ha citato una sentenza della Consulta che riguardava la Campania. Ma la Sicilia è una regione a statuto speciale". E allora il governatore rilancia l'Alta corte: "Quell'organismo - ricorda - vedeva almeno una presenza paritetica di Stato e Regione". L'ultimo fremito autonomista, nel giorno della controffensiva.
fonte La Repubblica
Una risposta al ministro Prestigiacomo, che ha annunciato la possibile nomina di un commissario in Sicilia per fare subito i termovalorizzatori. Lombardo non si dice "pregiudizialmente contrario" agli inceneritori ma torna a denunciare "manovre e interessi illeciti" nel settore. E rilanciando il sospetto su un'emergenza creata in modo fittizio: "Nei giorni l'assessore Pier Carmelo Russo ha dovuto mandare le forze dell'ordine a Partinico, per sbloccare la discarica. Volevano far scoppiare lo scandalo nei giorni dell'anniversario della strage di Capaci". E poi critiche al commissario dello Stato, che ha impugnato il credito d'imposta per l'occupazione: "Ha citato una sentenza della Consulta che riguardava la Campania. Ma la Sicilia è una regione a statuto speciale". E allora il governatore rilancia l'Alta corte: "Quell'organismo - ricorda - vedeva almeno una presenza paritetica di Stato e Regione". L'ultimo fremito autonomista, nel giorno della controffensiva.
fonte La Repubblica
Comunicato Ufficiale
Si comunica che il signor Domenico Dagna non fa parte più dell' EVIS - Partito per l 'Indipendenza della Sicilia, pertanto egli non riveste più alcun incarico all' interno del Partito.
Si comunica altresì che da oggi, soltanto questo sito, e nessun altro, sarà il sito ufficiale dell' EVIS - Partito per l ' Indipendenza della Sicilia
Si comunica altresì che da oggi, soltanto questo sito, e nessun altro, sarà il sito ufficiale dell' EVIS - Partito per l ' Indipendenza della Sicilia
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