(Massimo Costa) E' difficile che di fronte alla bufera (più che altro messa in scena) che coinvolgerebbe il Presidente della Regione, che una notizia di queste, più importante sulle lunghe distanze, resti a lungo in prima pagina.
Ma non posso fare a meno di intervenire ora che ho - per così dire - studiato la sentenza in parola.
La sentenza è semplicemente scandalosa! Non può finire qui. Essa viola
apertamente l'autonomia siciliana; è uno schiaffo ai nostri diritti e ai nostri interessi. Essa contraddice persino se stessa. Sono ancora un po' sconvolto da ciò che ho appena finito di leggere con attenzione.
La Corte riconosce che lo Statuto delinea per la Sicilia un ordinamento tributario completamente separato da quello italiano. Si nasconde poi dietro al fatto che questo ordinamento "di fatto" (ma non dovrebbe giudicare sul diritto?) non si è attuato bene con le disposizioni attuative nel 1965 che, al posto dei tributi autonomi, assegnano alla Sicilia i tributi "riscossi" nel suo territorio ma disposti da normativa statale.
Tale disposizione, di cui all'articolo 2 di tali norme attuative, era corretta (lo capirebbe anche un bambino) dall'articolo 4 che disponeva comunque l'attribuzione del gettito di tutte quelle imposte che maturavano in Sicilia ma erano riscosse altrove. Questo articolo, mai attuato, rispettava la lettera e lo spirito dello Statuto, rinviando provvisoriamente al precedente n. 2 per le modalità "certe" di riscossione.
Ora, secondo la Corte, l'articolo 37 dello Statuto non va letto in maniera sistematica (e quindi coerente con la separazione degli ordinamenti tributari tra Italia e Sicilia che "essa stessa" dichiara), ma come un'eccezione per i soli "rami di aziende industriali e commerciali" e per le sole "imposte sui redditi", restando impregiudicato il criterio del luogo di riscossione che conviene molto di più all'Italia che alla Sicilia. E siccome anche di questa eccezione non ci sono le norme attuative,.... non se ne fa niente punto e basta!
Ma se la Sicilia fosse un ordinamento autonomo, come "essa stessa" dichiara che dovrebbe essere, perché non vuole sconfessare precedenti e storiche sentenze in cui ancora si faceva per lo meno sentire la serietà dei giuristi, ora in tempi di basso impero completamente abbandonata, il criterio del luogo di riscossione non può funzionare. Come infatti non funziona tra paesi dell'Unione Europea, i quali, pur senza barriere doganali, tassano i consumi dove si realizzano e non dove ha sede legale l'impresa venditrice o il casuale soggetto passivo.
E per di più - ripeto sono sconvolto - arriva a dire che nell'articolo 4 c'è scritto "maturati" ma si deve leggere "riscossi" perché così è in tutto il nostro ordinamento. Siamo all'assurdo. C'è scritto "bianco" ma si deve leggere "nero". Dove conviente lo Statuto è letto in modo restrittivo, dove non si può non ci sono le norme attuative, e dove ci sono si devono leggere al contrario. Quindi la Regione ha sempre torto, per definizione.
E quindi i tributi prodotti in Sicilia devono andare al governo italiano, mentre la Sicilia ovviamente dovrà progressivamente farsi carico di tutte le spese che lo Stato (e la Lega) poco a poco le scaricheranno sopra.
Come ci si può ribellare?
Come si può fare conoscere ai cittadini siciliani il crimine che è stato commesso?
Come si può urlare quando i media hanno lanciato già le loro armi di distrazione di massa come la presunta "mafiosità" di Lombardo?
Per quel che mi riguarda, semplice cittadino, rivolgo il mio appello accorato a tutti i cittadini siciliani, di qualunque idea politica, di unirsi per difenderci da questo assalto incivile, degno da paese genocida nei confronti delle minoranze e chiedere a gran voce almeno giustizia a livello internazionale.
Massimo Costa
fonte : SiciliaInformazioni.com
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