Nella miniera di Pasquasia sono nascoste scorie radioattive? Un giallo che dura da vent'anni e che ancora rimane senza riposta, anche se in queste ultime settimane sembra stiano venendo fuori nuovi elementi che potrebbero contribuire a fare luce sul caso.
È dallo scorso gennaio, infatti, che la procura di Enna ha riaperto le indagini sulla miniera chiusa per disastro ambientale dal 1992. Fu poco prima di allora che il pentito di mafia Leonardo Messina aveva dichiarato che, nelle gallerie più profonde della cava, sarebbero state depositate scorie radioattive provenienti dall'Est Europa, notizia che, però, ancora non ha trovato una conferma. Messina raccontò tutto al giudice Paolo Borsellino, che, poche settimane dopo morì nel modo che tutti sappiamo.
Scorie a parte, i magistrati vogliono indagare, inoltre, sulla presenza di percolato, amianto ed olio cancerogeno, provenienti dall'abbandono incontrollato di rifiuti, che avrebbero contaminato 15 milioni di chili di terreno, con conseguenti danni alle falde acquifere: nei pressi della miniera scorre, infatti, il fiume Morello che potrebbe, se non lo sta già facendo, spargere nel raggio di chilometri polveri e fibre di amianto.
Ma c'è di più. La Commissione speciale d'inchiesta istituita dalla Provincia di Enna ha scoperto che l'Enea, che allora si chiamava Comitato nazionale per la ricerca e lo sviluppo dell'energia atomica, nel 1986 iniziò uno studio, poi interrotto per le proteste della popolazione. Secondo la Commissione, nella miniera sarebbe stata realizzata una vera e propria “galleria sperimentale” - come si legge sul quotidiano Terra – testando le capacità refrattarie dell'argilla ad altissime temperature con il deposito di scorie radioattive. In effetti, nel 1997, la Dda di Caltanissetta, nell'ambito dell'inchiesta sulle dichiarazioni del pentito Messina, dopo un sopralluogo nella miniera, trovò alcune centraline elettroniche dell'Enea il cui utilizzo non venne mai chiarito del tutto.
Solo all'inizio del 2010, la Commissione provinciale per la bonifica della miniera ha acquisito un documento dell’Enea, dove viene precisato che sono state svolte “indagini geologiche che non hanno comportato l'utilizzo di alcun tipo di materiale radioattivo”. Si sarebbe trattato, secondo l’Enea, di una “campagna sperimentale di acquisizione di dati geomorfici in profondità che ha comportato il prelievo di campioni di argilla sui quali sono state effettuate, presso i laboratori dell'Enea, misure geotecniche e di parametri termici".
Veniamo ai fatti più recenti. Poche settimane fa, la miniera è stata sequestrata, mentre la procura della Repubblica di Enna ha iscritto nel registro degli indagati il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, e gli assessori Pier Carmelo Russo e Giosuè Marino, rispettivamente con deleghe alle Infrastrutture e all’Energia. Tra le ipotesti di reato contestate: omissione d’atti d’ufficio, gestione di rifiuti non autorizzata e crollo colposo.
Durante l’interrogatorio, di pochi giorni fa, Lombardo ha fatto riferimento alle presunte scorie depositate nella miniera. “Se uno legge o apprende dell'esistenza di una sorgente radioattiva – ha dichiarato il governatore della Sicilia – è chiaro che non può rispondere sulla ripresa dell'attività estrattiva che deve essere priva di rischi per le persone che vi operano”. Sulle cause di questo rischio radioattivo, Lombardo ha aggiunto: “Non so di chi sia la responsabilità ma non c'è dubbio che i responsabili dovranno dare una risposta non solo alla autorità giudiziaria ma anche alla comunità”.
Insomma, prima di preoccuparci inutilmente per la nube radioattiva che dal Giappone è passata sopra i cieli italiani, dovremmo fare più attenzione a quello che si nasconde dietro l’angolo.
fonte : SiciliaInformazioni.com
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