venerdì 25 marzo 2011

Lampedusa è la metafora della Sicilia.

Lampedusa è la metafora della Sicilia. Tutto ciò che succede a Lampedusa, accade anche in Sicilia, solo che in Sicilia cade una specie di nebbia che non ci fa vedere niente. Una nebbia fatta di parole, mezze parole, distinguo che non fanno capire niente a nessuno. Ogni evento viene rappresentato in un modo o nel suo opposto per spiegare comportamenti e decisioni del governo di Roma. Prevale l’appartenenza politica, non i bisogni dell’Isola.

E’ stato sempre così, continua a rimanere così. Solo che da una ventina di anni a questa parte, la soggiacenza della Sicilia è diventata più grave, intollerabile. La presenza della Lega Nord ha trasformato la tepidezza dei governi della Prima Repubblica e la loro gerarchia degli interventi (a sfavore del Mezzogiorno d’Italia), in una avvilente regola: non più e non solo due pesi e due misure ma anche la salvaguardia, sempre e comunque, degli interessi padani.



Lampedusa è stata lasciata “sola” con l’invasione degli immigrati. Hanno mandato poliziotti e null’altro. Nemmeno l’acqua. L’isola non ha acqua potabile, l’isola è invasa da derelitti, poveri disgraziati e qualche sciagurato: scappano dalla guerra, dalla fame, dalla tirannia.

Migliaia di uomini e donne affollano ogni angolo di Lampedusa. Non hanno un luogo in cui dormire, attendere alla loro igiene, consumare un pasto. La gente del posto non sa più a che santo votarsi. Un comportamento civile, responsabile, una lezione per tutti.

I ministri leghisti, che contano quanto e più del resto del governo, vogliono che l’Europa ci aiuti a smaltire la folla di clandestini; hanno un solo problema, che questi disgraziati non arrivino al Nord. Dopo avere lanciato allarmi apocalittici sul numero di immigrati, non sono riusciti a organizzare strutture di accoglienza, lo smistamento immediato dei profughi lasciandoli a Lampedusa. Per giorni non si è trovato il modo di portarli altrove. Dove? Naturalmente, in Sicilia, a Mineo, o un poco pià a nord, ma non troppo. In Puglia, per esempio.

I leghisti hanno messo le mani avanti, avrebbero accolto i profughi di guerra ma non i clandestini. Con una faccia tosta inaudita il governatore leghista veneto, Zaia, dopo avere dato la sua disponibilità ad accogliere la sua parte di profughi, ha precisato che, per quanto lo riguardava, a Lampedusa non erano sbarcati profughi. Non è furbizia, è qualcosa di più: un’offesa verso quel pezzo di Sicilia o Meridione che si tiene clandestini e profughi, ancora non separati, perché nessuno ha proceduto ad un esame individuale dei soggetti sbarcati.

I sindaci del Catanese sono arrabbiati, e ne hanno ben donde, il presidente della Regione vuole un Consiglio dei ministri dedicato agli immigrati. Difficilmente otterranno quello che chiedono, una parità di trattamento, un’accoglienza “allargata” con la distribuzione degli immigrati in tutte le regioni d’Italia. Lo scetticismo è dovuto al fatto che la Lega Nord “domina” le decisioni del governo e si mette di traverso ad ogni scelta che possa in qualche modo provocare problemi ai padani. I leghisti hanno avversato l’intervento umanitario in Libia e messo in discussione le buone ragioni della risoluzioni delle Nazioni Unite – quelle che mandano Gheddafi davanti alla Corte internazionale e l’altra, che prevede la no-fly zone – per evitare che fossero messi i barconi in mare.

Miopia pura. La guerra civile in Libia, chiunque fosse prevalso, avrebbe provocato la fuga di masse di diseredati.

fonte: SiciliaInformazioni.com

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