mercoledì 23 marzo 2011

Lampedusa, sequestrata dal governo leghista

Governo bifronte: partecipa alla coalizione internazionale per impedire al colonnello Gheddafi di fare pulizia dei suoi nemici, ammazzandoli come cani, ma non crede che la sollevazione di popolo abbia un fondamento e che il Raìs usi le armi per sedare la rivolta. I governatori leghisti, che fanno parte della maggioranza di governo, sono disponibili ad accogliere gli immigrati che si affollano nell’Isola di Lampedusa, ma a patto che siano profughi di guerra, altrimenti niente. Zaia, il governatore veneto, sostiene fino ad oggi non siano arrivati profughi a Lampedusa, mentre il sottosegretario Castelli non crede all’offensiva armata del regime libico.

L’Italia è il ventre molle della coalizione internazionale con la sua ambiguità ed i suoi distinguo. Le priorità leghiste sono gli sbarchi di clandestini e gli interessi delle aziende italiane da tutelare, vogliono che la flotta navale internazionale al largo della Libia faccia anche l’embargo di esseri umani che scappano dalla guerra e dalla fame, respingendo i barconi e riportandoli indietro. Dove e come?

Una risposta è impossibile, così come è impossibile fare uno screening fra profughi e non. Ci vorrebbero mesi. Il risultato è che Lampedusa e, probabilmente, la Sicilia si devono tenere gli immigrati, comunque vada, trasformando la ridente isola in un girone infernale sia per gli abitanti quanto per il popolo in fuga, che non ha un luogo in cui dormire, lavarsi e mangiare.

Tutto questo non è solo sbagliato, ma immorale.

Lo scetticismo del sottosegretario Castelli sulle buone ragioni della coalizione e i guai provocati dal Colonnello Gheddafi non è una eccezione, il governo si rispecchia in questa posizione e a cominciare dal Premier si comporta come se fosse stato tirato per i capelli dentro il conflitto. Deve starci dentro per non perdere il posto al tavolo della distribuzione delle spoglie, per salvaguardare i buoni affari ed evitare che i clandestini giungano in Padania. Nulla di più.

L’incredulità di Castelli, e non solo la sua, sui crimini compiuti da Gheddafi è la spia di questo stato d’animo diffuso nel governo. Non è una novità, la cautela della “vigilia” del conflitto fu una esemplare manifestazione di “indiretto” dissenso verso le notizie ufficiali, che raccontavano di massacri compiuti dai mercenari di Gheddafi, che stanavano i dissidenti casa per casa. Massacri che avevano indotto il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ad esprimere una riprovazione nei confronti di Gheddafi e, all’unanimità, deferire il Raìs al tribunale internazionale dell’Aia per i crimini perpetrati per soffocare la rivolta popolare. La risoluzione 1970, dimenticata dal governo, è stata votata all’unanimità dal massimo consesso internazionale, senza alcuna smagliatura. Per arrivare ad essa, sono state raccolte prove inconfutabili sulle responsabilità del Colonnello.

L’Onu aveva deciso di portare alla sbarra Gheddafi per giudicarlo delle sue malefatte quando in Italia il Premier riferiva di non avere voluto disturbare il Colonnello in un momento difficile. In quelle giornate, l’Italia avrebbe potuto svolgere un compito di mediazione per comporre pacificamente lo scontro che minacciava di trasformarsi in guerra civile, ma ciò non è avvenuto perché Gheddafi non ha voluto prendere in considerazione alcuna possibilità di lasciare il potere e il nostro governo non ha voluto rischiare il conflitto, politico prima che militare, con il Raìs.

Ambiguità, incertezze, furbizie, interessi confessabili ed inconfessabili: c’è tanta roba dietro l’atteggiamento ondivago del governo.

Alla resa dei conti, il confine del Paese resta la Padania: il popolo in fuga – un solo immigrato o mille non fa differenza – deve restare “fuori”, a Lampedusa se è necessario. Così, dopo avere gridato per l’invasione in arrivo, l’onda di profughi che avrebbe sommerso il paese come lo tsunami – 100, 200. 300 mila persone – non si è fatto nulla per affrontare l’emergenza ben più modesta.

In più, si chiede all’Europa di darci una mano, mentre il governatore Zaia non vuole che in Veneto arrivi un solo immigrato, anche temporaneamente.

In che Paese viviamo?

fonte: SiciliaInformazioni.com

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