30/06/2011 - “Il perpetuarsi del conferimento dal nord verso la Campania di rifiuti speciali è a dir poco paradossale”.
Lo affermano, riprendendo l’allarme dell’Isde, medici per l’ambiente e alcuni organi di stampa, i componenti della commissione regionale sulle ecomafie e siti smaltimento rifiuti al termine della riunione svoltasi nelle ultime ore cui erano presenti il Presidente Amato, il vicepresidente Amente, il segretario Gabriele, i commissari Aveta, Consoli, Mucciolo e Valiante Presidente della Commissione Anticamorra.
“Apprendiamo che mentre si continua a fare dietrologia e becero propagandismo sul conferimento dei rifiuti urbani napoletani fuori regione, i rifiuti speciali e pericolosi continuano ad essere sversati “legalmente” in Campania.
Flussi a cui si aggiungono quelli tristemente noti delle ecomafie” affermano i consiglieri regionali.
“Intendiamo fare chiarezza su questa vicenda con l’Assessore all’ambiente e gli uffici dell’Arpac - aggiungono - anche per capire luoghi, procedure e modalità di questi sversamenti”.
“Di certo - concludono i componenti della commissione - appare paradossale che mentre dal nord si affrettano a puntare il dito contro le nostre inefficienze, siano poi tanto zelanti a inviarci i loro rifiuti speciali. C’é bisogno allora di una grande operazione verità”.
fonte:Metropolis web
giovedì 30 giugno 2011
mercoledì 29 giugno 2011
Comune di Palermo, i gettoni d'oro dei burocrati Guadagnano più che a Milano e Roma
Il capo di gabinetto del sindaco Diego Cammarata nel 2010 ha guadagnato 40 mila euro in più di quello dell'allora sindaco di Milano, Letizia Moratti. Il ragioniere generale Paolo Bohuslav Basile ha ricevuto uno stipendio più alto di quello del pari grado della capitale, mentre il direttore generale Gaetano Lo Cicero ha battuto l'omologo di Firenze: Palazzo delle Aquile pubblica online le retribuzioni lorde di tutti i dirigenti. Che - in molti casi - guadagnano più dei colleghi degli altri grandi comuni.
Nella top ten dei burocrati più pagati da Palazzo delle Aquile il primo posto va al top manager Lo Cicero, dirigente esterno, che ha firmato con il Comune un contratto da 200 mila euro lordi annui. Nel 2009 Lo Cicero aveva guadagnato 49 mila euro in più, grazie al premio per il raggiungimento degli obiettivi che nel 2010 non è scattato.
Al secondo posto, con una retribuzione di 176 mila euro, c'è l'avvocato Giulio Geraci, che guida l'ufficio legale di piazza Pretoria. Geraci - confrontando i dati pubblicati online dagli altri Comuni - guadagna meno di Maria Rita Surano, capo dell'ufficio legale di Milano, ma più di Andrea Manganelli, che coordina il pool di avvocati del Comune di Roma. Ma a staccare tutti è il capo di gabinetto di Cammarata, Sergio Pollicita, che per il 2010 ha ricevuto una busta paga più "pesante" dei colleghi di Milano, Genova e Firenze.
Va male, invece, il segretario generale Fabrizio Dall'Acqua, più "povero" dei pari grado di Roma, Firenze e Milano. A Genova - Comune che Palazzo delle Aquile utilizza spesso come termine di paragone - l'amministrazione punta al risparmio: direttore e segretario sono la stessa persona, una donna, Maria Angela Danzì, che regge le fila di tutta l'amministrazione.
Le retribuzioni pubblicate da Palazzo delle Aquile tengono conto, oltre che dei minimi tabellari, anche della retribuzione di posizione (più alta per i burocrati ai vertici della piramide), dei premi per le attività svolte negli anni precedenti ma anche di arretrati contrattuali del biennio 2006-2008, anzianità di servizio, diritto di rogito che spetta al segretario generale, incentivi di progettazione per gli incarichi tecnici e compensi professionali per gli avvocati.
Il comandante della polizia municipale Serafino Di Peri, con uno stipendio che non arriva a 130 mila euro, è all'ottavo posto nella classifica dei dirigenti più pagati di piazza Pretoria, ma ha guadagnato circa mille euro in più del capo dei vigili urbani di Milano, Tullio Mastrangelo.
Tra i dirigenti comunali più pagati ci sono i due ingegneri che il sindaco Cammarata ha messo a capo dei settori tecnici di maggior peso: il capo delle Manutenzioni, Girolamo D'Accardio, e quello delle Infrastrutture, Concetto Di Mauro, che hanno superato i 130 mila euro lordi.
Nel confronto con le altre città, Palermo ha già un altro primato: i consiglieri comunali sono i più pagati d'Italia, con un gettone di presenza di 156 euro lordi e un'indennità mensile che può arrivare anche a 3.029,95 euro. Ben 749 euro in più dei compensi dei colleghi milanesi, ma anche il doppio rispetto alle retribuzioni che spettano ai consiglieri comunali di Roma. Al sindaco Cammarata - che ha un indennità lorda vicina agli 11 mila euro al mese - vanno mille euro più che al primo cittadino di Milano.
(29 giugno
fonte:la Repubblica
Nella top ten dei burocrati più pagati da Palazzo delle Aquile il primo posto va al top manager Lo Cicero, dirigente esterno, che ha firmato con il Comune un contratto da 200 mila euro lordi annui. Nel 2009 Lo Cicero aveva guadagnato 49 mila euro in più, grazie al premio per il raggiungimento degli obiettivi che nel 2010 non è scattato.
Al secondo posto, con una retribuzione di 176 mila euro, c'è l'avvocato Giulio Geraci, che guida l'ufficio legale di piazza Pretoria. Geraci - confrontando i dati pubblicati online dagli altri Comuni - guadagna meno di Maria Rita Surano, capo dell'ufficio legale di Milano, ma più di Andrea Manganelli, che coordina il pool di avvocati del Comune di Roma. Ma a staccare tutti è il capo di gabinetto di Cammarata, Sergio Pollicita, che per il 2010 ha ricevuto una busta paga più "pesante" dei colleghi di Milano, Genova e Firenze.
Va male, invece, il segretario generale Fabrizio Dall'Acqua, più "povero" dei pari grado di Roma, Firenze e Milano. A Genova - Comune che Palazzo delle Aquile utilizza spesso come termine di paragone - l'amministrazione punta al risparmio: direttore e segretario sono la stessa persona, una donna, Maria Angela Danzì, che regge le fila di tutta l'amministrazione.
Le retribuzioni pubblicate da Palazzo delle Aquile tengono conto, oltre che dei minimi tabellari, anche della retribuzione di posizione (più alta per i burocrati ai vertici della piramide), dei premi per le attività svolte negli anni precedenti ma anche di arretrati contrattuali del biennio 2006-2008, anzianità di servizio, diritto di rogito che spetta al segretario generale, incentivi di progettazione per gli incarichi tecnici e compensi professionali per gli avvocati.
Il comandante della polizia municipale Serafino Di Peri, con uno stipendio che non arriva a 130 mila euro, è all'ottavo posto nella classifica dei dirigenti più pagati di piazza Pretoria, ma ha guadagnato circa mille euro in più del capo dei vigili urbani di Milano, Tullio Mastrangelo.
Tra i dirigenti comunali più pagati ci sono i due ingegneri che il sindaco Cammarata ha messo a capo dei settori tecnici di maggior peso: il capo delle Manutenzioni, Girolamo D'Accardio, e quello delle Infrastrutture, Concetto Di Mauro, che hanno superato i 130 mila euro lordi.
Nel confronto con le altre città, Palermo ha già un altro primato: i consiglieri comunali sono i più pagati d'Italia, con un gettone di presenza di 156 euro lordi e un'indennità mensile che può arrivare anche a 3.029,95 euro. Ben 749 euro in più dei compensi dei colleghi milanesi, ma anche il doppio rispetto alle retribuzioni che spettano ai consiglieri comunali di Roma. Al sindaco Cammarata - che ha un indennità lorda vicina agli 11 mila euro al mese - vanno mille euro più che al primo cittadino di Milano.
(29 giugno
fonte:la Repubblica
martedì 28 giugno 2011
Le ferrovie cancellano la Sicilia
Negli annunci di Ferrovie dello Stato l’obiettivo del Piano Industriale 2011-2015 dovrà essere quello di arrivare a un fatturato di 10 miliardi/euro entro il 2015 con un volume di investimenti di circa 27 miliardi di euro. “Nei fatti, però – evidenzia il segretario della Cisl di Messina, Tonino Genovese – sancisce la linea del Gruppo, già avviata nel 2007, e cioè il risanamento e il riposizionamento degli investimenti societari finalizzati allo sviluppo e al rilancio competitivo con una logica unicamente nord-centrica che vede ogni progetto di efficienza del trasporto presente e futuro fermarsi al di sopra di Napoli. Alla Sicilia solo le briciole”.
La Cisl evidenzia come nel Piano Industriale presentato lo scorso 22 giugno la Sicilia non appaia in nessun programma di sviluppo, totalmente avulsa dal collegamento a lunga percorrenza con il resto del sistema paese. “Persino il progetto del corridoio 1 Berlino-Palermo – sottolinea Genovese – che è alla base delle scelte di costruzione del Ponte sullo Stretto, viene modificato abbandonando la fase finale del raddoppio della Messina-Palermo”. Si parla degli 80 chilometri mancanti da Patti a Cefalù, immolata all’alternativa velocizzazione della Catania-Palermo.
“Le poche briciole lasciate alla Sicilia, circa il 2% del totale degli investimenti programmati – continua ancora il segretario della Cisl di Messina – sono nell’ottica di un’effimera velocizzazione del Trasporto Regionale dove si strizza l’occhio a prossimi accordi con altre Imprese Ferroviarie in concessione e al potenziamento dei nodi metropolitani di Catania e Palermo”.
Nel nuovo Piano Industriale scompare la Lunga Percorrenza Passeggeri e il Servizio Notte giudicato non sostenibile perché fuori mercato e sostituito con l’integrazione di un sistema di trasporto regionale veloce della Sicilia con collegamenti di modello “Hube & Spoke” da Roma e Napoli verso Villa San Giovanni.
“Scomparirebbero – spiega ancora Genovese – tutti gli attuali collegamenti diretti per Milano, Torino e Venezia. Delle attuali 900 carrozze per la lunga percorrenza solo 300 verrebbero confermate, il tutto in linea con l’emissione del nuovo bando di gara nazionale per la gestione del servizio Trenitalia di accompagnamento notte, oggi gestito dalla società Servirail Wagons Lits, che vede una riduzione di oltre il 50% da dicembre delle vetture destinate ai treni notturni e della forza lavoro oggi impiegata”. Aspetto, quest’ultimo, che fa presagire un’altra problematica occupazionale nell’impianto messinese.
La Cisl di Messina sottolinea come tutto il resto degli investimenti è veicolato sull’alta velocità da Napoli a Milano, così come oltre 50% delle 41 pagine del Piano Industriale che non prende in considerazione, nemmeno per una riga, il segmento Navigazione. “Possiamo solo dedurre – afferma Genovese – che non rientri in nessun Piano Industriale del Gruppo FS”.
Nel Piano Industriale nemmeno una menzione nemmeno per il segmento gommato-pendolare che, sullo Stretto rappresenta un’attività lucrosa per i privati, rientra nel “core business” del piano industriale 2011-2015 del Gruppo FS così come non vi è traccia di Bluvia, che esce evidentemente ridimensionata dal taglio progettato della lunga percorrenza ferroviaria, e della nuova “Bluferries” che pur viene dalle stesse FS indicata a parole come una scommessa nel mercato del traghettamento gommato sullo stretto.
“Una conferma – continua Genovese – dell’esplicita intenzione del Gruppo di cedere a breve a terzi soggetti privati tutto il segmento di Navigazione oggi gestito dal vettore pubblico. In questo contesto, oltre a preoccuparci per i livelli occupazionali del settore, ci chiediamo per chi si sta progettando la nuova nave il cui arrivo è previsto entro 18 mesi (non citata nel piano industriale) e nelle mani di chi si vuol consegnare l’intero pacchetto, nuova flotta compresa, oggi del vettore pubblico?”
Ma le domande della Cisl di Messina non si fermano: “Quale sarà il futuro ruolo di RFI nel consorzio Metromare dove oggi detiene il 40% delle quote? La mole di interessi e gli appetiti che temiamo si stiano muovendo nella fetta di mercato del traghettamento, oggi patrimonio del vettore pubblico, sono secondi soltanto all’enorme e colpevole silenzio con cui la Politica cittadina sta passivamente permettendo al Gruppo FS di abbandonare questo territorio aprendo scenari preoccupanti e incerti e a pagarne le conseguenze saranno lavoratori e cittadini”.
fonte: AMnotizie.it
La Cisl evidenzia come nel Piano Industriale presentato lo scorso 22 giugno la Sicilia non appaia in nessun programma di sviluppo, totalmente avulsa dal collegamento a lunga percorrenza con il resto del sistema paese. “Persino il progetto del corridoio 1 Berlino-Palermo – sottolinea Genovese – che è alla base delle scelte di costruzione del Ponte sullo Stretto, viene modificato abbandonando la fase finale del raddoppio della Messina-Palermo”. Si parla degli 80 chilometri mancanti da Patti a Cefalù, immolata all’alternativa velocizzazione della Catania-Palermo.
“Le poche briciole lasciate alla Sicilia, circa il 2% del totale degli investimenti programmati – continua ancora il segretario della Cisl di Messina – sono nell’ottica di un’effimera velocizzazione del Trasporto Regionale dove si strizza l’occhio a prossimi accordi con altre Imprese Ferroviarie in concessione e al potenziamento dei nodi metropolitani di Catania e Palermo”.
Nel nuovo Piano Industriale scompare la Lunga Percorrenza Passeggeri e il Servizio Notte giudicato non sostenibile perché fuori mercato e sostituito con l’integrazione di un sistema di trasporto regionale veloce della Sicilia con collegamenti di modello “Hube & Spoke” da Roma e Napoli verso Villa San Giovanni.
“Scomparirebbero – spiega ancora Genovese – tutti gli attuali collegamenti diretti per Milano, Torino e Venezia. Delle attuali 900 carrozze per la lunga percorrenza solo 300 verrebbero confermate, il tutto in linea con l’emissione del nuovo bando di gara nazionale per la gestione del servizio Trenitalia di accompagnamento notte, oggi gestito dalla società Servirail Wagons Lits, che vede una riduzione di oltre il 50% da dicembre delle vetture destinate ai treni notturni e della forza lavoro oggi impiegata”. Aspetto, quest’ultimo, che fa presagire un’altra problematica occupazionale nell’impianto messinese.
La Cisl di Messina sottolinea come tutto il resto degli investimenti è veicolato sull’alta velocità da Napoli a Milano, così come oltre 50% delle 41 pagine del Piano Industriale che non prende in considerazione, nemmeno per una riga, il segmento Navigazione. “Possiamo solo dedurre – afferma Genovese – che non rientri in nessun Piano Industriale del Gruppo FS”.
Nel Piano Industriale nemmeno una menzione nemmeno per il segmento gommato-pendolare che, sullo Stretto rappresenta un’attività lucrosa per i privati, rientra nel “core business” del piano industriale 2011-2015 del Gruppo FS così come non vi è traccia di Bluvia, che esce evidentemente ridimensionata dal taglio progettato della lunga percorrenza ferroviaria, e della nuova “Bluferries” che pur viene dalle stesse FS indicata a parole come una scommessa nel mercato del traghettamento gommato sullo stretto.
“Una conferma – continua Genovese – dell’esplicita intenzione del Gruppo di cedere a breve a terzi soggetti privati tutto il segmento di Navigazione oggi gestito dal vettore pubblico. In questo contesto, oltre a preoccuparci per i livelli occupazionali del settore, ci chiediamo per chi si sta progettando la nuova nave il cui arrivo è previsto entro 18 mesi (non citata nel piano industriale) e nelle mani di chi si vuol consegnare l’intero pacchetto, nuova flotta compresa, oggi del vettore pubblico?”
Ma le domande della Cisl di Messina non si fermano: “Quale sarà il futuro ruolo di RFI nel consorzio Metromare dove oggi detiene il 40% delle quote? La mole di interessi e gli appetiti che temiamo si stiano muovendo nella fetta di mercato del traghettamento, oggi patrimonio del vettore pubblico, sono secondi soltanto all’enorme e colpevole silenzio con cui la Politica cittadina sta passivamente permettendo al Gruppo FS di abbandonare questo territorio aprendo scenari preoccupanti e incerti e a pagarne le conseguenze saranno lavoratori e cittadini”.
fonte: AMnotizie.it
lunedì 27 giugno 2011
Ma non ha detto niente
Raffaele Lombardo non ha detto niente di nuovo. Oppure ha detto molto poco. Nella due giorni catanese dell’Mpa ha trionfato la signoria del “Forse ma”. La secessione? Forse non sarebbe un cattivo affare per i siciliani. Ma noi lavoriamo per unire. Le elezioni anticipate? Forse meglio di no. Ma se ne può parlare. E così via con un’alternanza sapiente di chiaroscuri a puro effetto mediatico. Solo che il gioco è abbastanza evidente. Il governatore della Sicilia è un maestro nell’arte del galleggiamento. Funziona abbastanza bene, quando i gavitelli su cui ti appoggi non chiedono nulla e quando riesci a raccontare al popolo la storia del riformismo, stesa come una coperta su logore pratiche politiche.
Dal Palaghiaccio di Catania non è arrivata né una proposta veramente innovativa, rispetto al chiacchiericcio risaputo delle ultime settimane, né una presa di posizione netta, né uno scatto di reni dedicato i ribellismi che pur ci sono nell’Mpa. Un galleggiamento continuo tra il forse e il ma. Ieri questa virtù anfibia era la forza di Raffaele. Oggi, nel momento della chiarezza e della verità, potrebbe somigliare a un imperdonabile vizio.
Ps. Per la verità una cosa, almeno, si è capita: Lombardo non vuole le elezioni anticipate. Forse.
fonte:Livesicilia
Dal Palaghiaccio di Catania non è arrivata né una proposta veramente innovativa, rispetto al chiacchiericcio risaputo delle ultime settimane, né una presa di posizione netta, né uno scatto di reni dedicato i ribellismi che pur ci sono nell’Mpa. Un galleggiamento continuo tra il forse e il ma. Ieri questa virtù anfibia era la forza di Raffaele. Oggi, nel momento della chiarezza e della verità, potrebbe somigliare a un imperdonabile vizio.
Ps. Per la verità una cosa, almeno, si è capita: Lombardo non vuole le elezioni anticipate. Forse.
fonte:Livesicilia
Ustica, i Quattro Aerei che Portano in Francia
L a vera «bomba» della strage di Ustica sono le tracce radar di quattro aerei militari ancora formalmente «sconosciuti» - due/tre caccia e un Awacs - su cui la Nato, dopo una rogatoria avanzata un anno fa dalla Procura della Repubblica di Roma (con il sostegno operativo ma silenzioso dell' ufficio del consigliere giuridico del capo dello Stato), sta decidendo in questi giorni se apporre le bandierine d' identificazione. Tutti gli indizi portano allo stormo dell' Armée de l' air che nel 1980 operava dalla base corsa di Solenzara. Lo stesso contro cui puntò il dito pubblicamente (poi anche a verbale) Francesco Cossiga. Forse dopo aver saputo che i caccia francesi avevano lasciato le loro impronte su un tabulato del centro radar di Poggio Ballone (Grosseto), miracolosamente non risucchiato dal buco nero che dalla sera dell' esplosione del DC9 Itavia aveva ingoiato nastri, registri e persino la memoria di tanti testimoni. La questione non è più militare ma sostanzialmente politica. E non solo perché la risposta ai magistrati italiani deve prima ottenere il benestare dei 28 paesi membri dell' Alleanza, nessuno escluso. Il fatto è che, come in un surreale gioco dell' oca, dopo trentun anni gli attori tirati in ballo nella strage (Italia, Francia, Stati Uniti) si ritrovano insieme alla casella di partenza. Alleati in una guerra (stavolta dichiarata) a Gheddafi, vittima designata oggi come allora, e al solito con posizioni tutt' altro che sovrapponibili. In più l' identificazione certa dei caccia francesi non sarebbe cosa facile da digerire nei rapporti bilaterali, visto che Parigi ha sempre negato che il 27 giugno 1980 i suoi aerei fossero in volo nel cielo di Ustica e, persino contro l' evidenza delle prove raccolte dalla magistratura italiana, ha sostenuto che nella base di Solenzara le luci furono spente alle cinque e mezza del pomeriggio. Il 2 ottobre del 1997, il segretario generale della Nato Javier Solana graziò Parigi consegnando al nostro governo la relazione di sei pagine di un team di specialisti dell' Alleanza atlantica che aveva incrociato tutte le tracce radar sopravvissute al buco nero, identificando in una tabella dodici caccia in volo quella sera (americani e britannici) ma evitando di apporre la bandierina su una portaerei e quattro aerei la cui presenza nella zona e all' ora della strage non veniva comunque messa in discussione. Un lavoro ripetuto più e più volte con i sistemi informatici in dotazione alla Difesa aerea dell' Alleanza e definito dagli stessi specialisti Nato senza alcuna possibilità di errore. Però reticente su un unico punto, cruciale: l' identificazione dei caccia francesi. Ma il radar di Poggio Ballone (Grosseto), all' epoca uno tra i più efficienti, aveva visto che tre di quegli aerei provenivano da Solenzara e a Solenzara erano rientrati dopo l' esplosione del DC9 Itavia. E il quarto - un aereo radar Awacs - era rimasto in volo sopra l' isola d' Elba registrando tutto ciò che era accaduto nel raggio di centinaia di chilometri, quindi anche a Ustica. Sarà un caso che il registro della sala radar con cui si sarebbero potuti incrociare i dati del tabulato non fu trovato durante il sequestro ordinato dal giudice istruttore Rosario Priore e che l' Aeronautica lo consegnò cinque giorni dopo senza il foglio di servizio del 27 giugno 1980? Sarà un caso che Mario Dettori, uno dei controllori, dichiarò a moglie e cognata che si era arrivati «a un passo dalla guerra» e poi fu trovato impiccato a un albero? Sarà un caso che il capitano Maurizio Gari, responsabile del turno in sala radar e perfettamente in salute, sia morto stroncato da un infarto a soli 32 anni? Sarà un caso che i capitani Nutarelli e Naldini, morti anche loro nella disastrosa esibizione delle Frecce tricolori nel 1988 a Ramstein, con il loro TF 104 abbiano incrociato quella sera tra Siena e Firenze il DC9 sotto cui si nascondeva un aereo militare sconosciuto e siano rientrati alla base di Grosseto segnalando per tre volte e in due modi diversi l' allarme massimo come da manuale (codice 73)? C' è grande fibrillazione intorno a questa perizia della Nato su cui molti hanno cercato inutilmente di mettere le mani, in alcuni casi negandone addirittura l' esistenza. Ma il documento, un macigno sulle parole di chi ha sostenuto che il DC9 sia esploso per una bomba in un cielo deserto, ora è tornato a galla e ha consentito ai magistrati della Procura di Roma di preparare la partita finale di quest' indagine. Cinque rogatorie che potrebbero finalmente rendere giustizia alle 81 vittime di quella strage e di un segreto ancora inconfessabile.
Purgatori Andrea
http://archiviostorico.corriere.it/2011/giugno/26/Ustica_Quattro_Aerei_che_Portano_co_9_110626005.shtml
Purgatori Andrea
http://archiviostorico.corriere.it/2011/giugno/26/Ustica_Quattro_Aerei_che_Portano_co_9_110626005.shtml
sabato 25 giugno 2011
Lo chiamavano Raffaele
Raffaele Lombardo è il politico giusto per questa rinnovata Sicilia che vuole essere ancora uguale alla Sicilia che fu, senza dare l’impressione di sporcarsi le mani. E’ il Messia dei cosiddetti tempi nuovi: l’etica la stabilisce il giudice, il sottofondo ricorda vecchi ritornelli del potere. Ma raccontano che sia una musica diversa. Oggi il governatore inscena l’ennesima rivoluzione. Prende il suo movimento e lo rivolta come un calzino, con una capacità cosmetica da applausi. A Raffele non importa che il nuovo dei tempi ci sia davvero, che sia l’epicentro del suo gesto e della sua azione. Si concentra sul colpo d’occhio. E’ un bravo Gattopardo, un seguace di don Tomasi di Lampedusa. Le sue mutazioni sono restaurazioni. Il suo cammino è un girotondo di parole e accenti risaputi, masticati come un verbo sfolgorante di verità.
Catania è la sede sociale del Lombardismo, come Arcore lo è del Berlusconismo. Raffaele Lombardo è il magnifico attore di una trama che lui stesso ha scritto su di sé. E’ scaltra drammaturgia etnea. E’ sapiente arte della commedia. Osservatelo, il presidente, nelle sue comparsate pubbliche e nelle sue interviste. Ammiratelo nella gamma espressiva che sa declinare per volgere a suo vantaggio gli strali dell’interlocutore, o del critico di turno. C’è il risolino sardonico. C’è l’occhiata gelida. C’è il battimani provocatore a scorno dell’avversario. C’è tutta l’enciclopedia di Martoglio con la sua fantasia. C’è Angelo Musco. C’è Tuccio Musumeci con Pippo Pattavina. C’è Messer Rapa che protesta la sua adesione al dovere in tribunale. C’è perfino Cicca Stonchiti che dal proscenio dei “Civitoti” volge la storia giuridica in canovaccio popolare. E c’è sempre (sempre, sempre…) un giudice di mezzo, nelle storie catanesi di teatro. In Martoglio, l’annoiato pretore alle prese con una povera e ribollente umanità. Nell’inchiesta Iblis, i magistrati l’un contro l’altro armati, in disaccordo sul finale.
Raffaele Lombardo è una conseguenza esplicita, identica e contraria del regno di Totò Cuffaro, per quanto morfologicamente si rifletta nel suo opposto. Totò era basso, grassoccio ed espansivo. Raffale ha una faccia più nordica, è spigoloso e non ama confidenze o strette di mano fuori ordinanza. Sarebbero riusciti a meraviglia per contrappasso reciproco nei “Blues Brothers”. Totò era il presidente amato da un popolo che non si rassegna alla sua giusta condanna, scolpita a caratteri di fuoco da una sentenza definitiva. Il popolo di Totò è il popolo siciliano, con la sua fragilità inesausta, con la natura clientelare intrinseca, col suo bisogno di avere un re o un cardinale da riverire, da gratificare con un bacio sulla mano provvista di anello. Sui titoli di coda mostra stupore e sorpresa perché si ritiene (riteneva) innocente ed era (è) colpevole, incapace di concepire un rapporto sano con la democrazia, più favorevole all’inchino. Gli onorevoli collusi qui sono la copia uniforme dei vizi di coloro che li eleggono.
Poi venne un uomo chiamato Raffaele. E venne – così disse – per voltare pagina. I conterranei lo sezionarono con sospetto. Guardiamo con diffidenza gli arcangeli con pruriti mistici da rinnovatori. Lombardo si rivelò subito un ibrido adatto al calco dei giorni della nostra stagione di mezzo. Insiste sulla legalità, eppure ci sarebbero nel suo curriculum alcune frequentazioni imbarazzanti, forse non penalmente rilevanti, tuttavia poco commendevoli. Ha fatto dell’autonomismo la sua bandiera, eppure strizza l’occhio a Berlusconi. Ora sta qui, domani chissà. Ha varato il governo tecnico e si appresterebbe a rinnegarlo col governo politico. Ha spaccato ogni organismo collettivo con cui ha avuto a che fare. Predica la trasparenza, eppure le sue rifondazioni di Sanità e Formazione odorano di stantio, di antichi rituali spartitori. Invita a gettare il cuore oltre l’ostacolo, ma rassicura i pavidi acquartierati nelle retrovie. E’ un soggetto pirandelliano in senso tecnico. E quando qualcuno gli scaglia una pietra polemica a bruciapelo, urla il suo grido di battaglia: “Riforma”.
Raffaele Lombardo è una maschera che viene dal passato, di passaggio nel presente e mai sbarcata nel futuro. Un uomo che trasforma le cose per restare se stesso. Perfetto carnefice e confessore dei confusi tempi nuovi che si riassumono nella rugosa e sempreverde domanda del duo Musumeci-Pattavina. Il quesito centrale non muta mai: “U purtau u’ pani papà?”. Lo sventurato rispose.
fonte:Livesicilia
Catania è la sede sociale del Lombardismo, come Arcore lo è del Berlusconismo. Raffaele Lombardo è il magnifico attore di una trama che lui stesso ha scritto su di sé. E’ scaltra drammaturgia etnea. E’ sapiente arte della commedia. Osservatelo, il presidente, nelle sue comparsate pubbliche e nelle sue interviste. Ammiratelo nella gamma espressiva che sa declinare per volgere a suo vantaggio gli strali dell’interlocutore, o del critico di turno. C’è il risolino sardonico. C’è l’occhiata gelida. C’è il battimani provocatore a scorno dell’avversario. C’è tutta l’enciclopedia di Martoglio con la sua fantasia. C’è Angelo Musco. C’è Tuccio Musumeci con Pippo Pattavina. C’è Messer Rapa che protesta la sua adesione al dovere in tribunale. C’è perfino Cicca Stonchiti che dal proscenio dei “Civitoti” volge la storia giuridica in canovaccio popolare. E c’è sempre (sempre, sempre…) un giudice di mezzo, nelle storie catanesi di teatro. In Martoglio, l’annoiato pretore alle prese con una povera e ribollente umanità. Nell’inchiesta Iblis, i magistrati l’un contro l’altro armati, in disaccordo sul finale.
Raffaele Lombardo è una conseguenza esplicita, identica e contraria del regno di Totò Cuffaro, per quanto morfologicamente si rifletta nel suo opposto. Totò era basso, grassoccio ed espansivo. Raffale ha una faccia più nordica, è spigoloso e non ama confidenze o strette di mano fuori ordinanza. Sarebbero riusciti a meraviglia per contrappasso reciproco nei “Blues Brothers”. Totò era il presidente amato da un popolo che non si rassegna alla sua giusta condanna, scolpita a caratteri di fuoco da una sentenza definitiva. Il popolo di Totò è il popolo siciliano, con la sua fragilità inesausta, con la natura clientelare intrinseca, col suo bisogno di avere un re o un cardinale da riverire, da gratificare con un bacio sulla mano provvista di anello. Sui titoli di coda mostra stupore e sorpresa perché si ritiene (riteneva) innocente ed era (è) colpevole, incapace di concepire un rapporto sano con la democrazia, più favorevole all’inchino. Gli onorevoli collusi qui sono la copia uniforme dei vizi di coloro che li eleggono.
Poi venne un uomo chiamato Raffaele. E venne – così disse – per voltare pagina. I conterranei lo sezionarono con sospetto. Guardiamo con diffidenza gli arcangeli con pruriti mistici da rinnovatori. Lombardo si rivelò subito un ibrido adatto al calco dei giorni della nostra stagione di mezzo. Insiste sulla legalità, eppure ci sarebbero nel suo curriculum alcune frequentazioni imbarazzanti, forse non penalmente rilevanti, tuttavia poco commendevoli. Ha fatto dell’autonomismo la sua bandiera, eppure strizza l’occhio a Berlusconi. Ora sta qui, domani chissà. Ha varato il governo tecnico e si appresterebbe a rinnegarlo col governo politico. Ha spaccato ogni organismo collettivo con cui ha avuto a che fare. Predica la trasparenza, eppure le sue rifondazioni di Sanità e Formazione odorano di stantio, di antichi rituali spartitori. Invita a gettare il cuore oltre l’ostacolo, ma rassicura i pavidi acquartierati nelle retrovie. E’ un soggetto pirandelliano in senso tecnico. E quando qualcuno gli scaglia una pietra polemica a bruciapelo, urla il suo grido di battaglia: “Riforma”.
Raffaele Lombardo è una maschera che viene dal passato, di passaggio nel presente e mai sbarcata nel futuro. Un uomo che trasforma le cose per restare se stesso. Perfetto carnefice e confessore dei confusi tempi nuovi che si riassumono nella rugosa e sempreverde domanda del duo Musumeci-Pattavina. Il quesito centrale non muta mai: “U purtau u’ pani papà?”. Lo sventurato rispose.
fonte:Livesicilia
martedì 21 giugno 2011
Mafia, chiusa l’inchiesta su Antonio D’Alì: “Il senatore Pdl legato al boss Messina Denaro”
Ci siamo. Per l’ex sottosegretario all’Interno e attuale presidente della commissione Ambiente del Senato, Antonio D’Alì, si avvicina il momento della verità. Ieri, dopo due anni lavoro, la Procura di Palermo ha notificato al potente senatore trapanese del Pdl l’avviso della chiusura delle indagini aperte contro di lui per concorso esterno in associazione mafiosa, un atto che solitamente precede la richiesta di rinvio a giudizio. D’Alì deve adesso decidere se farsi ascoltare o meno dai magistrati. La riserva verrà sciolta nei prossimi giorni. Il senatore per il momento non parla. Intervengono invece i suoi legali, gli avvocati Stefano Pellegrino e Gino Bosco, che dicono: “È una storia che si trascina da molto tempo, adesso avremo modo di chiarire ogni cosa”.
L’inchiesta su D’Alì, celebre esponente di una famiglia di banchieri, politici e proprietari terrieri, è stata del resto tormentata. Un anno fa la procura aveva chiesto l’archiviazione dell’indagine, ma il gip Antonella Consiglio aveva respinto la richiesta e indicato nuovi elementi su cui lavorare. È stato quindi il pm Andrea Tarondo, il magistrato che più di altri si è occupato della presenza mafiosa e dell’infiltrazione di Cosa nostra nelle istituzioni trapanesi, a ricostruire in questi mesi il puzzle investigativo. La parte iniziale dell’inchiesta ruota intorno alla figura del superlatitante Matteo Messina Denaro. Il numero uno della mafia trapanese, e oggi forse di tutta l’isola, lavorò assieme a suo padre Francesco come campiere nei terreni di Castelvetrano della famiglia D’Alì. Poi nel ’93, mentre era impegnato nelle fasi operative delle stragi, Matteo si diede alla fuga. I D’Alì intanto faceva affari e Antonio si dava alla politica entrando nella nascente Forza Italia. Due pentiti, i fratelli Geraci, hanno raccontato anche di una presunta vendita fittizia di un terreno ai mafiosi, mentre altre vicende riguardanti il senatore sono emerse durante i processi per i lavori nel porto di Trapani appaltati (100 milioni di euro) per le gare della Coppa America del 2005.
Gli investigatori considerano questo è uno dei capitoli più interessanti dell’inchiesta. Durante i lavori portuali, secondo l’accusa, la mafia riuscì a infiltrarsi alla grande. I clan, secondo il pm, aveva l’appoggio del senatore e di una serie di imprenditori a lui legati. A raccontare, tra gli altri, i presunti retroscena del gigantesco affare è stato l’ex patron del Trapani Calcio, Nino Birrittella arrestato nel 2005 Ma non basta. Negli atti cìè di più e , forse, di peggio. Per esempio la storia dell’improvviso trasferimento da Trapani, nel 2003, dell’allora prefetto Fulvio Sodano, dopo che questi aveva stoppato il tentativo della mafia di riappropriarsi della calcestruzzi Ericina, una azienda confiscata al boss Vincenzo Virga. Un funzionario del Demanio, Francesco Nasca, condannato a sette anni proprio per questa vicenda, durante il processo ha parlato dei suoi rapporti con D’Alì. E spiegato di aver scritto una proposta di modifica della legge sui beni confiscati per poi consegnarla al senatore. Il tutto mentre una serie di mafiosi parlavano, nelle loro intercettazioni ambientali, proprio della necessità di modificare della legge e di far trasferire Sodano.
Infine nel fascicolo su D’Alì compare pure un’ intervista rilasciata a Sandra Amurri de Il Fatto Quotidiano dall’ex moglie del senatore, Antonietta Aula. Dopo la pubblicazione la donna ha tentato di smentire il contenuto delle sue esplosive dichiarazioni. Ma gli investigatori sono poi riusciti a trovare una serie di riscontri a quanto aveva detto. E adesso le sue parole vengono considerate uno dei capisaldi attorno a cui ruota l’inchiesta sul potentissimo presidente della Commissione Ambiente di Palazzo Madama.
fonte:il Fatto Quotidiano
L’inchiesta su D’Alì, celebre esponente di una famiglia di banchieri, politici e proprietari terrieri, è stata del resto tormentata. Un anno fa la procura aveva chiesto l’archiviazione dell’indagine, ma il gip Antonella Consiglio aveva respinto la richiesta e indicato nuovi elementi su cui lavorare. È stato quindi il pm Andrea Tarondo, il magistrato che più di altri si è occupato della presenza mafiosa e dell’infiltrazione di Cosa nostra nelle istituzioni trapanesi, a ricostruire in questi mesi il puzzle investigativo. La parte iniziale dell’inchiesta ruota intorno alla figura del superlatitante Matteo Messina Denaro. Il numero uno della mafia trapanese, e oggi forse di tutta l’isola, lavorò assieme a suo padre Francesco come campiere nei terreni di Castelvetrano della famiglia D’Alì. Poi nel ’93, mentre era impegnato nelle fasi operative delle stragi, Matteo si diede alla fuga. I D’Alì intanto faceva affari e Antonio si dava alla politica entrando nella nascente Forza Italia. Due pentiti, i fratelli Geraci, hanno raccontato anche di una presunta vendita fittizia di un terreno ai mafiosi, mentre altre vicende riguardanti il senatore sono emerse durante i processi per i lavori nel porto di Trapani appaltati (100 milioni di euro) per le gare della Coppa America del 2005.
Gli investigatori considerano questo è uno dei capitoli più interessanti dell’inchiesta. Durante i lavori portuali, secondo l’accusa, la mafia riuscì a infiltrarsi alla grande. I clan, secondo il pm, aveva l’appoggio del senatore e di una serie di imprenditori a lui legati. A raccontare, tra gli altri, i presunti retroscena del gigantesco affare è stato l’ex patron del Trapani Calcio, Nino Birrittella arrestato nel 2005 Ma non basta. Negli atti cìè di più e , forse, di peggio. Per esempio la storia dell’improvviso trasferimento da Trapani, nel 2003, dell’allora prefetto Fulvio Sodano, dopo che questi aveva stoppato il tentativo della mafia di riappropriarsi della calcestruzzi Ericina, una azienda confiscata al boss Vincenzo Virga. Un funzionario del Demanio, Francesco Nasca, condannato a sette anni proprio per questa vicenda, durante il processo ha parlato dei suoi rapporti con D’Alì. E spiegato di aver scritto una proposta di modifica della legge sui beni confiscati per poi consegnarla al senatore. Il tutto mentre una serie di mafiosi parlavano, nelle loro intercettazioni ambientali, proprio della necessità di modificare della legge e di far trasferire Sodano.
Infine nel fascicolo su D’Alì compare pure un’ intervista rilasciata a Sandra Amurri de Il Fatto Quotidiano dall’ex moglie del senatore, Antonietta Aula. Dopo la pubblicazione la donna ha tentato di smentire il contenuto delle sue esplosive dichiarazioni. Ma gli investigatori sono poi riusciti a trovare una serie di riscontri a quanto aveva detto. E adesso le sue parole vengono considerate uno dei capisaldi attorno a cui ruota l’inchiesta sul potentissimo presidente della Commissione Ambiente di Palazzo Madama.
fonte:il Fatto Quotidiano
I siciliani sono i primi in Italia ad espatriare
CondividiLa Sicilia, con 666.605 cittadini, si conferma prima regione di emigrazione (16,2%), seguita da Campania (426.488, 10,4%), Lazio (365.862, 8,9%), Calabria (356.135, 8,7%), Lombardia (318.414, 7,7%) e Puglia (315.735, 7,7%). A seguire, se legge nel rapporto Migrantes presentato questa mattina a Roma, troviamo Veneto Piemonte, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Basilicata, Liguria, Marche, Sardegna, Molise e Trentino Alto Adige e la Valle d'Aosta che chiude la graduatoria delle regioni italiane con 4.439 cittadini (0,1%). "Basta scorgere velocemente la graduatoria - si legge nel Rapporto - per capire che l'emigrazione italiana ha coinvolto tutto il territorio nazionale e che ancora oggi il passato migratorio dell'intero Paese è evidente nella diversificazione dell'origine migratoria di coloro che sono iscritti nell'Anagrafe del ministero dell'Interno".
fonte:SiciliaInformazioni.com
fonte:SiciliaInformazioni.com
lunedì 20 giugno 2011
… “secessione, secessione” …, ovvero … la storia mistificata!
Per l’italietta dei rotocalchi televisivi e dei tg rotocalchi, l’evento più importante, più atteso, addirittura da seguire in diretta televisiva, perbacco, del giorno diciannove del mese di giugno dell’anno del Signore duemila e undici, è stato quel raduno di intellettuali, di uomini di pensiero, di persone colte e di fini ideologi politici che, annualmente, si tiene a Pontida!
L’onorevole Bossi, colui che, ad oggi, incarna la summa summarum dell’ideologia leghista, pare abbia esordito con un sobrio “giornalisti lecchini di Roma padrona”! Si sa, con Roma e con i palazzi romani egli non ha nulla a che spartire!
Magari, se qualcuno potesse ricordargli che, degli ultimi diciassette anni, ben più della metà egli li ha passati direttamente al governo!? Senza nemmeno considerare che, da gennaio 1995 a maggio 1996, egli garantì appoggio esterno al governo tecnico guidato da Lamberto Dini! Diciamo pure che, negli ultimi diciassette anni, la lega è stata al governo più di chiunque altro!
E siccome il parlare di libertà, di liberazione, di indipendenza e cose simili può essere appannaggio solo ed esclusivamente di chi libero non è, di chi è sottoposto al comando altrui, di chi subisce scelte di politica economica gravose ma vantaggiose per altri, di chi sottosta ad un governo ritenuto iniquo, mi fa specie che, a Pontida, possa essere stato proprio il ministro dell’interno del governo italiano, un leghista, a proclamare “siamo un popolo di barbari, ma siamo barbari sognatori. E sogniamo la padania libera”! Mah …!
L’onorevole Bossi (onorevole in quanto eletto al parlamento dello stato italiano e, per questo, lautamente retribuito!) è stato per ben sette volte interrotto dalla riflessiva folla leghista, … “secessione, secessione” …!
In un’occasione, l’onorevole avrebbe risposto “questo è il risultato che si otterrà se si continua a trattare il nord come un somaro”.
… azz! … ma se davvero, negli ultimi diciassette anni, per ben più della metà lei … non è stato semplicemente a guardare …, chi è che avrebbe trattato il nord da somaro!?
In un’altra, “se volete la secessione ci si prepari: la lega verrà incontro ai popoli del nord che vogliono una pressione molto forte verso il centralismo, e lo avranno. L’altra volta ci ha fermato la magistratura, questa volta saremo ancora più incazzati”.
Se fossi io, o un altro signor nessuno come me, a proferire simili parole, … forse mi si aprirebbero le porte delle patrie galere …!
Poi, un’altra serie di interessanti dissertazioni su ministeri al nord, fisco e amenità simili, fino ad arrivare alla mafia al nord, “la Brianza è piena di mafia e con i ministeri a Monza diamo un segno di rilancio alla gente brianzola” ed all’invito rivolto al ministro dell’interno del governo italiano, “Maroni, sai che la Brianza è piena di mafia? Dagli una soppressata”, in cui traspare il velato, ma elegante rispetto per il Sud, … con la colta citazione della soppressata …!!!
L’onorevole Cicchitto, del popolo della libertà, ha ben ritenuto di parlare di atteggiamento costruttivo da parte dell’onorevole Bossi …!
Ora, … neanche a richiamare per l’ennesima volta recenti decisioni del Cipe o altro di analoga specie, ne sono stufo …, vorrei solo ricordare un paio di notiziole storiche interessanti, davvero interessanti, … il prezzo pagato dal Sud in 150 anni di un’unità che è stata imposta dal nord, sostanzialmente per sanare le finanze di un Piemonte indebitato fino all’osso, svuotando le ricche banche meridionali, le regge, i musei, le case private; distruggendo un’economia florida per l’epoca e lo stesso tessuto socio-economico, ad esclusivo vantaggio di un nord ben più arretrato, ma appoggiato da Inghilterra e Francia; stuprando donne; ingenerando un’emigrazione di massa, sconosciuta fino ad allora e che, di fondo, ancora perdura; imprigionando e torturando migliaia di meridionali, briganti per definizione; cancellandone o alterandone la stessa memoria storica!
Figure di ben altra caratura, rispetto a chi adesso scrive, ne hanno scritto e dato documentazione, penso a Pino Aprile o a Giuseppe Ressa. E mi piace sempre ricordare il caro Giuseppe Scianò, che si batte da sempre perché la storiografia ufficiale riconosca le migliaia e migliaia di vittime civili durante la rivoluzione cosiddetta del “sette e mezzo”, nella seconda metà del mese di settembre del 1866.
Quindi, onorevole Bossi e simpatici leghisti padani, se volete, gridate pure … “secessione, secessione” …, per quanto permanga perplesso sulla reale vostra legittimità a farlo.
Ma sappiate che, contrariamente a quanto vi possa sembrare ovvio, … molti di noi davvero si augurano una secessione, molti di noi davvero pensano che potrebbe solo giovarci, che potrebbe solo aiutarci a risollevarci, a riprendere possesso di noi stessi, dei nostri beni, della nostra economia, del nostro territorio! Ad essere ed a sentirci davvero il centro del Mediterraneo! A liberarci, una volta per tutte, del marcio che, ahimè, anche noi abbiamo!
Io non so come sarebbe o sarà per voi, non posso saperlo, … certamente troverete altri mercati a cui vendere la vostra roba, noi andremo per la nostra via!
Ma sì, dai, facciamola questa secessione …!
fonte: http://sikeloi.net/
L’onorevole Bossi, colui che, ad oggi, incarna la summa summarum dell’ideologia leghista, pare abbia esordito con un sobrio “giornalisti lecchini di Roma padrona”! Si sa, con Roma e con i palazzi romani egli non ha nulla a che spartire!
Magari, se qualcuno potesse ricordargli che, degli ultimi diciassette anni, ben più della metà egli li ha passati direttamente al governo!? Senza nemmeno considerare che, da gennaio 1995 a maggio 1996, egli garantì appoggio esterno al governo tecnico guidato da Lamberto Dini! Diciamo pure che, negli ultimi diciassette anni, la lega è stata al governo più di chiunque altro!
E siccome il parlare di libertà, di liberazione, di indipendenza e cose simili può essere appannaggio solo ed esclusivamente di chi libero non è, di chi è sottoposto al comando altrui, di chi subisce scelte di politica economica gravose ma vantaggiose per altri, di chi sottosta ad un governo ritenuto iniquo, mi fa specie che, a Pontida, possa essere stato proprio il ministro dell’interno del governo italiano, un leghista, a proclamare “siamo un popolo di barbari, ma siamo barbari sognatori. E sogniamo la padania libera”! Mah …!
L’onorevole Bossi (onorevole in quanto eletto al parlamento dello stato italiano e, per questo, lautamente retribuito!) è stato per ben sette volte interrotto dalla riflessiva folla leghista, … “secessione, secessione” …!
In un’occasione, l’onorevole avrebbe risposto “questo è il risultato che si otterrà se si continua a trattare il nord come un somaro”.
… azz! … ma se davvero, negli ultimi diciassette anni, per ben più della metà lei … non è stato semplicemente a guardare …, chi è che avrebbe trattato il nord da somaro!?
In un’altra, “se volete la secessione ci si prepari: la lega verrà incontro ai popoli del nord che vogliono una pressione molto forte verso il centralismo, e lo avranno. L’altra volta ci ha fermato la magistratura, questa volta saremo ancora più incazzati”.
Se fossi io, o un altro signor nessuno come me, a proferire simili parole, … forse mi si aprirebbero le porte delle patrie galere …!
Poi, un’altra serie di interessanti dissertazioni su ministeri al nord, fisco e amenità simili, fino ad arrivare alla mafia al nord, “la Brianza è piena di mafia e con i ministeri a Monza diamo un segno di rilancio alla gente brianzola” ed all’invito rivolto al ministro dell’interno del governo italiano, “Maroni, sai che la Brianza è piena di mafia? Dagli una soppressata”, in cui traspare il velato, ma elegante rispetto per il Sud, … con la colta citazione della soppressata …!!!
L’onorevole Cicchitto, del popolo della libertà, ha ben ritenuto di parlare di atteggiamento costruttivo da parte dell’onorevole Bossi …!
Ora, … neanche a richiamare per l’ennesima volta recenti decisioni del Cipe o altro di analoga specie, ne sono stufo …, vorrei solo ricordare un paio di notiziole storiche interessanti, davvero interessanti, … il prezzo pagato dal Sud in 150 anni di un’unità che è stata imposta dal nord, sostanzialmente per sanare le finanze di un Piemonte indebitato fino all’osso, svuotando le ricche banche meridionali, le regge, i musei, le case private; distruggendo un’economia florida per l’epoca e lo stesso tessuto socio-economico, ad esclusivo vantaggio di un nord ben più arretrato, ma appoggiato da Inghilterra e Francia; stuprando donne; ingenerando un’emigrazione di massa, sconosciuta fino ad allora e che, di fondo, ancora perdura; imprigionando e torturando migliaia di meridionali, briganti per definizione; cancellandone o alterandone la stessa memoria storica!
Figure di ben altra caratura, rispetto a chi adesso scrive, ne hanno scritto e dato documentazione, penso a Pino Aprile o a Giuseppe Ressa. E mi piace sempre ricordare il caro Giuseppe Scianò, che si batte da sempre perché la storiografia ufficiale riconosca le migliaia e migliaia di vittime civili durante la rivoluzione cosiddetta del “sette e mezzo”, nella seconda metà del mese di settembre del 1866.
Quindi, onorevole Bossi e simpatici leghisti padani, se volete, gridate pure … “secessione, secessione” …, per quanto permanga perplesso sulla reale vostra legittimità a farlo.
Ma sappiate che, contrariamente a quanto vi possa sembrare ovvio, … molti di noi davvero si augurano una secessione, molti di noi davvero pensano che potrebbe solo giovarci, che potrebbe solo aiutarci a risollevarci, a riprendere possesso di noi stessi, dei nostri beni, della nostra economia, del nostro territorio! Ad essere ed a sentirci davvero il centro del Mediterraneo! A liberarci, una volta per tutte, del marcio che, ahimè, anche noi abbiamo!
Io non so come sarebbe o sarà per voi, non posso saperlo, … certamente troverete altri mercati a cui vendere la vostra roba, noi andremo per la nostra via!
Ma sì, dai, facciamola questa secessione …!
fonte: http://sikeloi.net/
Smog, chiesti 2 anni e 10 mesi per il sindaco Cammarata
Quasi tre anni di reclusione nell'ambito dell'inchiesta sull'inquinamento. E' questo quanto ha chiesto il pm Geri Ferrara ha chiesto la condanna del sindaco di Palermo Diego Cammarata a due anni e 10 mesi di reclusione e degli ex assessori comunali all'Ambiente Lorenzo Ceraulo e Giovanni Avanti a 2 anni ciascuno. Per tutti le accuse sono di omissione di atti d'ufficio e getto pericoloso di cose. Il processo, in corso davanti alla terza sezione del tribunale, nasce da un'inchiesta sull'inquinamento nel capoluogo siciliano.
Per la Procura, né il sindaco né gli assessori al ramo adottarono provvedimenti, così come impone la legge, per contrastare lo smog in città. Il pm, invocando la gravità delle accuse contestate agli imputati e la pericolosità degli effetti delle omissioni, ha chiesto al tribunale di non concedere agli imputati le circostanze attenuanti generiche nonostante siano tutti e tre incensurati.
Al processo erano costituiti parte civile Legambiente e Wwf, che hanno chiesto la condanna degli imputati in solido a 50 mila euro di risarcimento per ciascuna associazione, e 31 vigili urbani che sarebbero stati danneggiati dalle emissioni inquinanti. Per i vigili gli avvocati Fabio Lanfranca e Davide Martorana hanno chiesto complessivamente 465mila euro di risarcimento (15 mila ciascuno). La sentenza sarà emessa il 14 luglio.
(20 giugno 2011)
fonte:la Repubblica
Per la Procura, né il sindaco né gli assessori al ramo adottarono provvedimenti, così come impone la legge, per contrastare lo smog in città. Il pm, invocando la gravità delle accuse contestate agli imputati e la pericolosità degli effetti delle omissioni, ha chiesto al tribunale di non concedere agli imputati le circostanze attenuanti generiche nonostante siano tutti e tre incensurati.
Al processo erano costituiti parte civile Legambiente e Wwf, che hanno chiesto la condanna degli imputati in solido a 50 mila euro di risarcimento per ciascuna associazione, e 31 vigili urbani che sarebbero stati danneggiati dalle emissioni inquinanti. Per i vigili gli avvocati Fabio Lanfranca e Davide Martorana hanno chiesto complessivamente 465mila euro di risarcimento (15 mila ciascuno). La sentenza sarà emessa il 14 luglio.
(20 giugno 2011)
fonte:la Repubblica
domenica 19 giugno 2011
Angherie e botte agli ambulanti sotto inchiesta dieci vigili urbani
Gli ambulanti extracomunitari li chiamano "i vigili della squadretta": erano già finiti nel ciclone delle polemiche dopo la morte di Noureddine Adnane, il marocchino che a febbraio si è dato fuoco, esasperato dai continui controlli, nonostante avesse un regolare permesso di soggiorno e tutte le licenze in regola. Adesso, è la Procura di Palermo a mettere sotto accusa i vigili della squadra amministrativa, dopo aver raccolto le testimonianze di una decina di ambulanti che lavorano nel centro città.
Venerdì, dieci fra agenti e ispettori della polizia municipale hanno ricevuto un avviso di garanzia, che è stato notificato dai carabinieri del nucleo Investigativo. Sono pesanti le accuse contestate dai pm Maurizio Agnello e Amelia Luise, nonché dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci: calunnia, lesioni, abuso d'ufficio, falso ideologico e materiale.
I racconti degli ambulanti convocati in Procura hanno aperto uno scenario inquietante, fatto di controlli esasperanti da parte dei vigili. E alcuni sequestri sarebbero stati abusivi, con tanto di verbali contraffatti. A denunciare non sono stati soltanto i connazionali marocchini di Noureddine, ma anche ambulanti che provengono da altre nazioni: Tunisia, Cina, Bangladesh. Nei mesi scorsi erano finiti loro sotto accusa, dopo alcuni blitz della Municipale. Qualcuno è anche imputato in tribunale, per aver venduto merce contraffatta.
Ma adesso la Procura sospetta che alcune accuse nei confronti degli immigrati sarebbero state costruite ad arte. È il caso denunciato da un marocchino: "Non ho mai venduto orologi, lo sanno tutti in via Ruggero Settimo - ha raccontato ai carabinieri - vendo solo ombrelli, ma nel verbale di sequestro sono stati segnati anche orologi. Mi dissero che se non mi sbrigavo a firmare il verbale, avrebbero chiamato il magistrato e mi avrebbero fatto arrestare. Fra quei vigili c'erano anche quelli che hanno controllato Noureddine".
Ma quale motivazione avrebbe spinto gli agenti accusati di essere infedeli? Di certo, anche solo un orologio patacca può trasformare il verbale da sanzione amministrativa ad imputazione di carattere penale. E in quest'ultimo caso, il cittadino straniero potrebbe pure rischiare l'espulsione. Forse, qualcuno mirava ad aumentare le statistiche della squadra, sperando di ottenere un premio dai superiori? O forse - ed è l'ipotesi più drammatica - qualcuno del gruppo sarebbe stato animato da motivazioni razziste?
I pm hanno già acquisito numerosi verbali. Agli ambulanti sono state mostrate anche delle fotografie di vigili, e i racconti si sono arricchiti di nuovi particolari. Da qui la decisione di emettere gli avvisi di garanzia, che potrebbero preludere a interrogatori o ad altri provvedimenti.
Al momento, l'inchiesta sulla morte di Noureddine resta in un altro fascicolo, "contro ignoti", ed è coordinata dal sostituto procuratore Gianluca De Leo e dall'aggiunto Maurizio Scalia, che procedono per l'ipotesi di istigazione al suicidio. Ma i punti di contatto fra i due filoni d'indagine sarebbero già diversi nel racconto di chi ha denunciato. Ecco perché la Procura sta facendo nuovi accertamenti.
Nei giorni della tragedia di Noureddine era arrivato anche il monito del presidente del Senato: "Sono sconvolto - aveva detto Renato Schifani - il sindaco apra al più presto un'indagine amministrativa". Ma nessuna indagine amministrativa è stata mai aperta dal Comune per verificare il comportamento della "squadretta".
(19 giugno 2011)
fonte: la Repubblica
Venerdì, dieci fra agenti e ispettori della polizia municipale hanno ricevuto un avviso di garanzia, che è stato notificato dai carabinieri del nucleo Investigativo. Sono pesanti le accuse contestate dai pm Maurizio Agnello e Amelia Luise, nonché dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci: calunnia, lesioni, abuso d'ufficio, falso ideologico e materiale.
I racconti degli ambulanti convocati in Procura hanno aperto uno scenario inquietante, fatto di controlli esasperanti da parte dei vigili. E alcuni sequestri sarebbero stati abusivi, con tanto di verbali contraffatti. A denunciare non sono stati soltanto i connazionali marocchini di Noureddine, ma anche ambulanti che provengono da altre nazioni: Tunisia, Cina, Bangladesh. Nei mesi scorsi erano finiti loro sotto accusa, dopo alcuni blitz della Municipale. Qualcuno è anche imputato in tribunale, per aver venduto merce contraffatta.
Ma adesso la Procura sospetta che alcune accuse nei confronti degli immigrati sarebbero state costruite ad arte. È il caso denunciato da un marocchino: "Non ho mai venduto orologi, lo sanno tutti in via Ruggero Settimo - ha raccontato ai carabinieri - vendo solo ombrelli, ma nel verbale di sequestro sono stati segnati anche orologi. Mi dissero che se non mi sbrigavo a firmare il verbale, avrebbero chiamato il magistrato e mi avrebbero fatto arrestare. Fra quei vigili c'erano anche quelli che hanno controllato Noureddine".
Ma quale motivazione avrebbe spinto gli agenti accusati di essere infedeli? Di certo, anche solo un orologio patacca può trasformare il verbale da sanzione amministrativa ad imputazione di carattere penale. E in quest'ultimo caso, il cittadino straniero potrebbe pure rischiare l'espulsione. Forse, qualcuno mirava ad aumentare le statistiche della squadra, sperando di ottenere un premio dai superiori? O forse - ed è l'ipotesi più drammatica - qualcuno del gruppo sarebbe stato animato da motivazioni razziste?
I pm hanno già acquisito numerosi verbali. Agli ambulanti sono state mostrate anche delle fotografie di vigili, e i racconti si sono arricchiti di nuovi particolari. Da qui la decisione di emettere gli avvisi di garanzia, che potrebbero preludere a interrogatori o ad altri provvedimenti.
Al momento, l'inchiesta sulla morte di Noureddine resta in un altro fascicolo, "contro ignoti", ed è coordinata dal sostituto procuratore Gianluca De Leo e dall'aggiunto Maurizio Scalia, che procedono per l'ipotesi di istigazione al suicidio. Ma i punti di contatto fra i due filoni d'indagine sarebbero già diversi nel racconto di chi ha denunciato. Ecco perché la Procura sta facendo nuovi accertamenti.
Nei giorni della tragedia di Noureddine era arrivato anche il monito del presidente del Senato: "Sono sconvolto - aveva detto Renato Schifani - il sindaco apra al più presto un'indagine amministrativa". Ma nessuna indagine amministrativa è stata mai aperta dal Comune per verificare il comportamento della "squadretta".
(19 giugno 2011)
fonte: la Repubblica
sabato 18 giugno 2011
giovedì 16 giugno 2011
Benvenuti a Palazzo d’Orleans dove un’auto blu non si nega mai
La Regione Siciliana ancora i prima pagina. Questa settimana Palazzo d’Orleans si guadagna ben cinque pagine su “Panorama” grazie a un lussuoso primato: concedere auto blu praticamente a tutti, non solo a presidente e assessori, ma anche a burocrati di livello più o meno alto.
Antonio Rossitto punta il dito sulla generosità di mamma Regione e mette nero su bianco un po’ di numeri: 12 auto sono per gli assessori (presidente escluso), 155 sono i mezzi con autista, 145 gli autuisti, 2.5 i km percorsi ogni anno, 90 le auto blu della Regione.
“Privilegio – scrive il giornalista – che ogni anno costa tra leasing, benzina e stipendi 8.7 milioni di euro. 1,3 solo per il noleggio delle vetture”.
Cinque blindatissime Audi A6 sono a disposizione di Lombardo mentre gli assessori si accontentano delle A4. Valter Burrescia, responsabile autoparco della Giunta, precisa: ”Hanno bisogno di veicoli di rappresentanza. Hanno funzioni simili a quelle dei ministri. Ricordo che siamo una regione a statuto speciale”.
E così mentre altrove si procede con i tagli, in Sicilia l’essere “speciale” si traduce in potenti quattro ruote.
fonte:Livesicilia
Antonio Rossitto punta il dito sulla generosità di mamma Regione e mette nero su bianco un po’ di numeri: 12 auto sono per gli assessori (presidente escluso), 155 sono i mezzi con autista, 145 gli autuisti, 2.5 i km percorsi ogni anno, 90 le auto blu della Regione.
“Privilegio – scrive il giornalista – che ogni anno costa tra leasing, benzina e stipendi 8.7 milioni di euro. 1,3 solo per il noleggio delle vetture”.
Cinque blindatissime Audi A6 sono a disposizione di Lombardo mentre gli assessori si accontentano delle A4. Valter Burrescia, responsabile autoparco della Giunta, precisa: ”Hanno bisogno di veicoli di rappresentanza. Hanno funzioni simili a quelle dei ministri. Ricordo che siamo una regione a statuto speciale”.
E così mentre altrove si procede con i tagli, in Sicilia l’essere “speciale” si traduce in potenti quattro ruote.
fonte:Livesicilia
LE OMBRE SULL 'AGGUATO DI MURAZZU RUTTU
Il 17 Giugno del 1945, Antonio Canepa, Comandante dell' EVIS , veniva ucciso in un agguato assieme a Carmelo Rosano, Giuseppe Lo Giudice e Francesco Ilardi
L' agguato avvenne presso il bivio di Randazzo in località Murazzu Ruttu.
Le ombre sull ' agguato di Murazzu Ruttu non sono mai state diradate, e gli interrogativi non hanno avuto risposte sicure e plausibili. esistono documenti che rilevano o lasciano intravedere i retroscena di quel tremendo episodio:
- L´avvocato Nino Varvaro, esponente di spicco del Mis, l '8 Gennaio1971, davanti alla Commissione antimafia riferì che Canepa morì << in un agguato non occasionale, ma combinato quasi certamente dagli stessi indipendentisti di destra; lui, infatti, aveva pubblicato un volumetto, La Sicilia ai siciliani, e aveva detto: «Quando faremo la repubblica sociale in Sicilia i feudatari ci dovranno dare le loro terre se non vorranno darci le loro teste; e quella frase gli costò la vita >>
Per i latifondisti del movimento separatista, parlava troppo di riforme; inoltre criticava apertamente l ‘indirizzo reazionario del gruppo dirigente indipendentista.
La relazione introduttiva agli atti della Commissione Parlamentare Antimafia del 10 Febbraio 1972 la quale sostiene , che:
- " La fine del rivoluzionario Canepa, rimasta avvolta nel mistero, è attribuita alla reazione degli agrari , preoccupati della riuscita di una rivoluzione che avrebbe potuto rovesciare il sistema sostenzialmente feudale "
E poi ci sono le modalità dell' agguato, mai chiarito, e con versioni decisamente contrastanti.
Ma tutto ciò non è sufficiente a certi soloni ed eminentissimi studiosi della storiografia, non hanno alcun ombra di dubbio, e continuano ad affermare CHE CANEPA FU NON TRADITO DA QUALCUNO DEGLI INSOSPETTABILI DEL MIS; CHE NON CI FU LA " SOFFIATA " PER CATTURARE CANEPA E GLI ALTRI.
Nei prossimi giorni, alcuni di questi " storiografi ", si recheranno a Murazzu Ruttu, per commemorare Antonio Canepa, ed ancora una volta taceranno, perpetuando così quel tradimento che causò la morte del Comandante dell' EVIS e dei Suoi Giovani Militanti.
Comandante Canepa, i militanti dell' EVIS di oggi, per rispetto della Tua Memoria, e per amore della Verità, non si mescoleranno nei prossimi giorni a questi " storiografi " per commemorarTi a Murazzu Ruttu, ci sembrerebbe di infliggerTi un ulteriore tradimento.
Neva Allegra - Segretaria Nazionale dell 'EVIS - Partito per l ' Indipendenza della Sicilia
L' agguato avvenne presso il bivio di Randazzo in località Murazzu Ruttu.
Le ombre sull ' agguato di Murazzu Ruttu non sono mai state diradate, e gli interrogativi non hanno avuto risposte sicure e plausibili. esistono documenti che rilevano o lasciano intravedere i retroscena di quel tremendo episodio:
- L´avvocato Nino Varvaro, esponente di spicco del Mis, l '8 Gennaio1971, davanti alla Commissione antimafia riferì che Canepa morì << in un agguato non occasionale, ma combinato quasi certamente dagli stessi indipendentisti di destra; lui, infatti, aveva pubblicato un volumetto, La Sicilia ai siciliani, e aveva detto: «Quando faremo la repubblica sociale in Sicilia i feudatari ci dovranno dare le loro terre se non vorranno darci le loro teste; e quella frase gli costò la vita >>
Per i latifondisti del movimento separatista, parlava troppo di riforme; inoltre criticava apertamente l ‘indirizzo reazionario del gruppo dirigente indipendentista.
La relazione introduttiva agli atti della Commissione Parlamentare Antimafia del 10 Febbraio 1972 la quale sostiene , che:
- " La fine del rivoluzionario Canepa, rimasta avvolta nel mistero, è attribuita alla reazione degli agrari , preoccupati della riuscita di una rivoluzione che avrebbe potuto rovesciare il sistema sostenzialmente feudale "
E poi ci sono le modalità dell' agguato, mai chiarito, e con versioni decisamente contrastanti.
Ma tutto ciò non è sufficiente a certi soloni ed eminentissimi studiosi della storiografia, non hanno alcun ombra di dubbio, e continuano ad affermare CHE CANEPA FU NON TRADITO DA QUALCUNO DEGLI INSOSPETTABILI DEL MIS; CHE NON CI FU LA " SOFFIATA " PER CATTURARE CANEPA E GLI ALTRI.
Nei prossimi giorni, alcuni di questi " storiografi ", si recheranno a Murazzu Ruttu, per commemorare Antonio Canepa, ed ancora una volta taceranno, perpetuando così quel tradimento che causò la morte del Comandante dell' EVIS e dei Suoi Giovani Militanti.
Comandante Canepa, i militanti dell' EVIS di oggi, per rispetto della Tua Memoria, e per amore della Verità, non si mescoleranno nei prossimi giorni a questi " storiografi " per commemorarTi a Murazzu Ruttu, ci sembrerebbe di infliggerTi un ulteriore tradimento.
Neva Allegra - Segretaria Nazionale dell 'EVIS - Partito per l ' Indipendenza della Sicilia
martedì 14 giugno 2011
La Sicilia al voto - Un importante segno di risveglio
Stiamo uscendo da questa tornata referendaria, la quale ha visto vincente la volontà del popolo nei confronti dei partiti.
Infatti il quorum è stato raggiunto con ben il 57% degli aventi diritto al voto, cifra notevole se consideriamo che il quorum
non veniva raggiunto dal 1995 e soprattutto valutando le condizioni della nostra informazione, ormai chiaramente politicizzata e controllata
a livello televisivo, e con una buona parte della stampa dichiaratamente schierata a favore del centrodestra.
Alla vigilia nessuno avrebbe sperato su un risultato del genere sia alla luce degli inviti del Governo a non votare, rivolti agli elettori del centrodestra, sia per lo scorporamento dalle amministrative,
sia come detto prima per la scarsa informazione mediatica, ma soprattutto per le condizioni meteo, invitanti per una giornata al mare o comunque insieme alla famiglia.
Invece no! Questa volta il cittadino, soprattutto grazie ad internet, ormai unica fonte di informazione libera, e alla libera condivisione di questa battaglia fra i cittadini.
I maggiori timori erano rivolti nei confronti del meridione, in cui alle scorse nazionali c'è stata la maggiore percentuale di astensionismo; ormai i popoli meridionali non credono
più in questa politica nazionale e questo è sotto gli occhi di tutto.
Si temeva soprattutto per la Sicilia, causa un elettorato ormai sconvolto da una politica regionale inesistente, con comuni con amministrazioni deliranti, vedi Palermo e Catania, e soprattutto
causa il timore di una minore diffusione del messaggio informatico rispetto al corpo elettorale nazionale.
Inizialmente la situazione era poco incoraggiante; al primo rilevamento di ieri a mezzogiorno, Palermo si collocava al 19esimo posto nella classifica dell'affluenza per capoluoghi di Regione,
dietro solo a Catanzaro,con paesini dell'entroterra siciliano che arrivavano al 2-3% a malapena.
La ragione era in effetti che le famiglie, i gruppi di amici e le comitive ne hanno approfittato per una giornata al mare sui lidi siciliani; al rilevamento delle 19 e a quello delle 22 difatti la situazione è globalmente migliorata, con la Sicilia risalita davanti a Campania, Basilicata e Calabria nella classifica per affluenza delle Regioni,
stazionando intorno al 38,9%.
Alle 15 di oggi tuttavia è arrivato un dato incoraggiante:
SICILIA : 52,68%
Agrigento 59,58%
Caltanissetta 49,94%
Catania 49,87%
Enna 58,65%
Messina 53,70%
Palermo 50,44%
Ragusa 60,00%
Siracusa 56,03%
Trapani 48,70%
In quasi tutti i capoluoghi si è superato il quorum oppure lo si è sfiorato per pochissimo. Ottimo risultato di Ragusa, che si piazza al primo posto fra i comuni del Sud Italia per percentuale
di votanti; ottimo anche il dato di Palermo, soprattutto dopo le scorse provinciali in cui votarono solo il 17% degli aventi diritto al voto.
Una Sicilia che da un segnale forte, dall'entroterra, con comuni che hanno sfiorato anche picchi del 70%, come ad esempio a Petralia Sottana, fermatasi al 68,4%,
fino alla costa, con Terrasini addirittura sopra il 70%. I siciliani si stano svegliando e soprattutto si stanno attrezzando in modo da aprirsi all'unica informazione libera in questo momento, internet.
Pietro Minardi
Infatti il quorum è stato raggiunto con ben il 57% degli aventi diritto al voto, cifra notevole se consideriamo che il quorum
non veniva raggiunto dal 1995 e soprattutto valutando le condizioni della nostra informazione, ormai chiaramente politicizzata e controllata
a livello televisivo, e con una buona parte della stampa dichiaratamente schierata a favore del centrodestra.
Alla vigilia nessuno avrebbe sperato su un risultato del genere sia alla luce degli inviti del Governo a non votare, rivolti agli elettori del centrodestra, sia per lo scorporamento dalle amministrative,
sia come detto prima per la scarsa informazione mediatica, ma soprattutto per le condizioni meteo, invitanti per una giornata al mare o comunque insieme alla famiglia.
Invece no! Questa volta il cittadino, soprattutto grazie ad internet, ormai unica fonte di informazione libera, e alla libera condivisione di questa battaglia fra i cittadini.
I maggiori timori erano rivolti nei confronti del meridione, in cui alle scorse nazionali c'è stata la maggiore percentuale di astensionismo; ormai i popoli meridionali non credono
più in questa politica nazionale e questo è sotto gli occhi di tutto.
Si temeva soprattutto per la Sicilia, causa un elettorato ormai sconvolto da una politica regionale inesistente, con comuni con amministrazioni deliranti, vedi Palermo e Catania, e soprattutto
causa il timore di una minore diffusione del messaggio informatico rispetto al corpo elettorale nazionale.
Inizialmente la situazione era poco incoraggiante; al primo rilevamento di ieri a mezzogiorno, Palermo si collocava al 19esimo posto nella classifica dell'affluenza per capoluoghi di Regione,
dietro solo a Catanzaro,con paesini dell'entroterra siciliano che arrivavano al 2-3% a malapena.
La ragione era in effetti che le famiglie, i gruppi di amici e le comitive ne hanno approfittato per una giornata al mare sui lidi siciliani; al rilevamento delle 19 e a quello delle 22 difatti la situazione è globalmente migliorata, con la Sicilia risalita davanti a Campania, Basilicata e Calabria nella classifica per affluenza delle Regioni,
stazionando intorno al 38,9%.
Alle 15 di oggi tuttavia è arrivato un dato incoraggiante:
SICILIA : 52,68%
Agrigento 59,58%
Caltanissetta 49,94%
Catania 49,87%
Enna 58,65%
Messina 53,70%
Palermo 50,44%
Ragusa 60,00%
Siracusa 56,03%
Trapani 48,70%
In quasi tutti i capoluoghi si è superato il quorum oppure lo si è sfiorato per pochissimo. Ottimo risultato di Ragusa, che si piazza al primo posto fra i comuni del Sud Italia per percentuale
di votanti; ottimo anche il dato di Palermo, soprattutto dopo le scorse provinciali in cui votarono solo il 17% degli aventi diritto al voto.
Una Sicilia che da un segnale forte, dall'entroterra, con comuni che hanno sfiorato anche picchi del 70%, come ad esempio a Petralia Sottana, fermatasi al 68,4%,
fino alla costa, con Terrasini addirittura sopra il 70%. I siciliani si stano svegliando e soprattutto si stanno attrezzando in modo da aprirsi all'unica informazione libera in questo momento, internet.
Pietro Minardi
venerdì 10 giugno 2011
martedì 7 giugno 2011
Ospedale taormina.m4v
Le immagini che state per vedere sono sconcertanti. Il video girato negli interni del blocco operatorio del centro di eccellenza del Mediterraneo dell’ospedale di Taormina è un documento che denuncia sulla gestione operata dal Bambin Gesù. La Regione Siciliana con grandi proclami aveva annunciato di aver firmato con il centro di eccellenza di Roma una convenzione per l’attivazione del Centro di riferimento di terzo livello di Cardiologia e Cardiochirurgia pediatrica. Dall’8 novembre 2010 la convenzione si è resa pienamente operativa, ma da febbraio a marzo, una telecamera anonima ha seguito da vicino la nuova gestione barbara: neonati operati a cuore aperto tra sangue rappreso e spazzatura; bambini intubati sopra letti sporchi; incubatrici, che costano quanto un suv, inutilizzate dentro locali tecnici, ed ancora molto altro, che le parole non possono descrivere.
Tutto ciò accade da 6 mesi senza che nessuno controlli, la politica ha messo la sua firma perché i nostri bambini, i nostri neonati, venissero trattati da questi medici illustri di Roma come fossimo un popolo del Terzo Mondo se non peggio.
http://www.sudpress.it/reportage/ospedale-di-taorminail-video-degli-orrori/
“mare nostrum” … e nucleare
“Iddio le stese d’ogni intorno i mari per separarla da tutt’altra terra e difenderla dai suoi nemici. La fece così grande di estensione, temperata di clima, fertile di suolo, da bastare non soltanto alla vita di più milioni di uomini, ma anche ai comodi, al lusso, ad ogni godimento, ad ogni industria, ad ogni commercio”
Queste parole del Catechismo Siciliano di Michele Amari, riprese da Antonio Canepa ne La Sicilia ai Siciliani!, rendono il senso della particolarità e della bellezza, dello splendore della Sicilia. Un po’ meno della … minchioneria di parte dei siciliani, troppe volte presi in giro … perché troppe volte, in giro, sono stati avvezzi a farsi prendere!
Oggi è stata una bella giornata: la corte costituzionale dello stato italiano ha sancito (spero definitivamente, senza altri maldestri tentativi da parte di chicchessia) la piena ammissibilità del referendum sul nucleare.
Ed è stata una bella giornata non tanto perché in questo modo vincerà l’uno o vincerà l’altro, non è questo l’importante, ciascuno rimarrà sempre della propria opinione, … magari tra vent’anni ci sarà un altro referendum che cambierà le carte in tavola, … chi può saperlo!?
E’ stata una bella giornata perché abbiamo vinto tutti, anche se in molti non lo sanno … o non vogliono rendersene conto: il referendum è l’unico, vero, indiscutibile momento in cui anche l’ultimo dei cittadini decide davvero!
Tutto il resto … fesserie, il voto al politicante di turno, al ciarlatano imbonitore incravattato ed impomatato, all’amico dell’amico …!
Tutto il resto è solo una delega in bianco al corrotto di turno, all’ignorante che deciderà su di noi, peggio, all’ascaro che vende la propria terra, la nostra Sicilia, per quattro vili denari!
Col referendum decido io, niente deleghe in bianco, niente ascari del cactus! Troppe volte, nelle ultime occasioni, ci hanno castrato, … andate al mare, … che votate a fare, … è una cosa inutile, … e bla bla bla …!
“Iddio le stese d’ogni intorno i mari …”
… azz! Cos’è questa storia che i siti migliori per le centrali nucleari sarebbero quelli vicino al mare? Ma la Sicilia allora …
Ora capisco perché i governanti dello stato italiano, per produrre quell’energia che servirebbe innanzitutto al grande nord, alle sue industrie ed alle sue fabbrichette, avrebbero individuato in Sicilia ben quattro siti, dalle parti di Gela, Licata, Marina di Ragusa, Mazara del Vallo! Tutti vicini al mare, quel mare che “Iddio le stese d’ogni intorno …”!
Aaahhh, Sicilia sfortunata!
E non solo perché “Iddio le stese d’ogni intorno i mari …”! Ti ha ben munito, ahimè, di un ragguardevole numero di ascari che non esiteranno a svenderti per quattro vili denari …! E, cosa ancora più grave, ti ha reso sufficientemente minchiona da continuare a firmare imperterrita, a questi stessi signori, delle belle deleghe in bianco …!
Ma la Sicilia ha un’altra grande sfortuna, tutta colpa della Natura, questa volta, … se mai alla Natura potranno essere imputate delle colpe …: i suoi giacimenti, le sue miniere di sali evaporitici nell’entroterra, Cozzo Disi, Floristella, Grottacalda, Pasquasia, tanto per citarne alcuni!
Qual è la sfortuna? Semplice, questi sono i migliori siti per allocare, stoccare, archiviare, … dimenticare le scorie …!
Già un paio d’anni fa, con sagacia, Agostino Spataro era capace di scrivere cose del tipo “con la centrale nucleare, che andrebbe ad aggiungersi ad altri impianti preesistenti o programmati, la Sicilia diverrà una sorta di HUB energetico ossia una piattaforma strategica di approdo, stoccaggio, lavorazione e distribuzione di enormi quantitativi di prodotti energetici. Con un volume molto al di sopra dei suoi consumi attuali o ragionevolmente preventivati. Insomma, il nostro destino verrebbe segnato per un lungo periodo. Non più “il paradiso” che tante generazioni di siciliani hanno sognato (il turismo diffuso, l’agricoltura di qualità, la pesca e l’economia del mare, l’innovazione tecnologica, i grandi servizi di trasporto e di commercializzazione, ecc.), ma un grande serbatoio d’energia, collocato nel cuore del Mediterraneo, al servizio dell’inarrestabile crescita di un nord già saturo, verso il quale [...] continuano ad emigrare i giovani siciliani e meridionali. Almeno 700.000 negli ultimi anni. Perciò, chi, a Roma e a Palermo, è chiamato a decidere su tali materie deve sapere che si assume la tremenda responsabilità d’ipotecare il nostro futuro e quello dei nostri figli, nipoti e pronipoti. La faccenda è terribilmente seria e va ben oltre le misere diatribe politiche, le sordide convenienze (di chi?) e le promesse di qualche centinaio di posti di lavoro. Se tutto ciò accade in Sicilia è perché a Roma (e a Milano, se permettete) questo ruolo è stato assegnato all’isola ed è supinamente accettato dai ceti dirigenti siciliani, politici e di governo, che non hanno prodotto un serio piano energetico regionale [...]. In mancanza di strumenti propri, tutto quello che arriva da Roma va bene, anzi benissimo, visto che consente di attivare finanziamenti plurimiliardari e quindi nuove spartizioni d’appalti e tangenti”.
E poco importa che l’80% dei siciliani, secondo l’Istituto Demopolis, siano contrari al nucleare, … l’88% se si parla di nucleare in Sicilia!
Lo stesso assessore regionale al turismo, Daniele Tranchida, ha sottolineato che la scelta del nucleare darebbe “un colpo mortale al turismo e, quindi, all’intera economia di quelle zone, basata quasi esclusivamente sul turismo”!
Come riportava lo stesso Agostino Spataro, … “e dire che su questa materia la Regione siciliana ha competenza primaria. La faccenda, perciò, è anche un banco di prova per lo sbandierato autonomismo di Lombardo e soci”!
Per concludere, un pensiero su cui mi sono fissato negli ultimi tempi, per quanto saremo coinvolti assai poco, … saremo già polvere, … forse più neanche quella!
Gli elementi radioattivi hanno tempi di decadimento che vanno dai giorni alle migliaia ed ai miliardi di anni.
Tra qualche migliaio di anni, se il genere umano non sarà già stato capace di autosterminarsi prima, quando i nostri bei palazzi, le nostre strade, i nostri manufatti saranno ruderi e forse neanche quello, ve l’immaginate un archeologo, o comunque potrà chiamarsi, che va alla ricerca di reperti!? Magari, se i sarcofagi con le scorie o le barre incombuste avranno ancora retto all’attacco del tempo, … un colpetto qui, … spostiamo questo masso, … cos’è questo, … apriamolo, … e …
fonte : http://sikeloi.net/mare-nostrum-e-nucleare/
Queste parole del Catechismo Siciliano di Michele Amari, riprese da Antonio Canepa ne La Sicilia ai Siciliani!, rendono il senso della particolarità e della bellezza, dello splendore della Sicilia. Un po’ meno della … minchioneria di parte dei siciliani, troppe volte presi in giro … perché troppe volte, in giro, sono stati avvezzi a farsi prendere!
Oggi è stata una bella giornata: la corte costituzionale dello stato italiano ha sancito (spero definitivamente, senza altri maldestri tentativi da parte di chicchessia) la piena ammissibilità del referendum sul nucleare.
Ed è stata una bella giornata non tanto perché in questo modo vincerà l’uno o vincerà l’altro, non è questo l’importante, ciascuno rimarrà sempre della propria opinione, … magari tra vent’anni ci sarà un altro referendum che cambierà le carte in tavola, … chi può saperlo!?
E’ stata una bella giornata perché abbiamo vinto tutti, anche se in molti non lo sanno … o non vogliono rendersene conto: il referendum è l’unico, vero, indiscutibile momento in cui anche l’ultimo dei cittadini decide davvero!
Tutto il resto … fesserie, il voto al politicante di turno, al ciarlatano imbonitore incravattato ed impomatato, all’amico dell’amico …!
Tutto il resto è solo una delega in bianco al corrotto di turno, all’ignorante che deciderà su di noi, peggio, all’ascaro che vende la propria terra, la nostra Sicilia, per quattro vili denari!
Col referendum decido io, niente deleghe in bianco, niente ascari del cactus! Troppe volte, nelle ultime occasioni, ci hanno castrato, … andate al mare, … che votate a fare, … è una cosa inutile, … e bla bla bla …!
“Iddio le stese d’ogni intorno i mari …”
… azz! Cos’è questa storia che i siti migliori per le centrali nucleari sarebbero quelli vicino al mare? Ma la Sicilia allora …
Ora capisco perché i governanti dello stato italiano, per produrre quell’energia che servirebbe innanzitutto al grande nord, alle sue industrie ed alle sue fabbrichette, avrebbero individuato in Sicilia ben quattro siti, dalle parti di Gela, Licata, Marina di Ragusa, Mazara del Vallo! Tutti vicini al mare, quel mare che “Iddio le stese d’ogni intorno …”!
Aaahhh, Sicilia sfortunata!
E non solo perché “Iddio le stese d’ogni intorno i mari …”! Ti ha ben munito, ahimè, di un ragguardevole numero di ascari che non esiteranno a svenderti per quattro vili denari …! E, cosa ancora più grave, ti ha reso sufficientemente minchiona da continuare a firmare imperterrita, a questi stessi signori, delle belle deleghe in bianco …!
Ma la Sicilia ha un’altra grande sfortuna, tutta colpa della Natura, questa volta, … se mai alla Natura potranno essere imputate delle colpe …: i suoi giacimenti, le sue miniere di sali evaporitici nell’entroterra, Cozzo Disi, Floristella, Grottacalda, Pasquasia, tanto per citarne alcuni!
Qual è la sfortuna? Semplice, questi sono i migliori siti per allocare, stoccare, archiviare, … dimenticare le scorie …!
Già un paio d’anni fa, con sagacia, Agostino Spataro era capace di scrivere cose del tipo “con la centrale nucleare, che andrebbe ad aggiungersi ad altri impianti preesistenti o programmati, la Sicilia diverrà una sorta di HUB energetico ossia una piattaforma strategica di approdo, stoccaggio, lavorazione e distribuzione di enormi quantitativi di prodotti energetici. Con un volume molto al di sopra dei suoi consumi attuali o ragionevolmente preventivati. Insomma, il nostro destino verrebbe segnato per un lungo periodo. Non più “il paradiso” che tante generazioni di siciliani hanno sognato (il turismo diffuso, l’agricoltura di qualità, la pesca e l’economia del mare, l’innovazione tecnologica, i grandi servizi di trasporto e di commercializzazione, ecc.), ma un grande serbatoio d’energia, collocato nel cuore del Mediterraneo, al servizio dell’inarrestabile crescita di un nord già saturo, verso il quale [...] continuano ad emigrare i giovani siciliani e meridionali. Almeno 700.000 negli ultimi anni. Perciò, chi, a Roma e a Palermo, è chiamato a decidere su tali materie deve sapere che si assume la tremenda responsabilità d’ipotecare il nostro futuro e quello dei nostri figli, nipoti e pronipoti. La faccenda è terribilmente seria e va ben oltre le misere diatribe politiche, le sordide convenienze (di chi?) e le promesse di qualche centinaio di posti di lavoro. Se tutto ciò accade in Sicilia è perché a Roma (e a Milano, se permettete) questo ruolo è stato assegnato all’isola ed è supinamente accettato dai ceti dirigenti siciliani, politici e di governo, che non hanno prodotto un serio piano energetico regionale [...]. In mancanza di strumenti propri, tutto quello che arriva da Roma va bene, anzi benissimo, visto che consente di attivare finanziamenti plurimiliardari e quindi nuove spartizioni d’appalti e tangenti”.
E poco importa che l’80% dei siciliani, secondo l’Istituto Demopolis, siano contrari al nucleare, … l’88% se si parla di nucleare in Sicilia!
Lo stesso assessore regionale al turismo, Daniele Tranchida, ha sottolineato che la scelta del nucleare darebbe “un colpo mortale al turismo e, quindi, all’intera economia di quelle zone, basata quasi esclusivamente sul turismo”!
Come riportava lo stesso Agostino Spataro, … “e dire che su questa materia la Regione siciliana ha competenza primaria. La faccenda, perciò, è anche un banco di prova per lo sbandierato autonomismo di Lombardo e soci”!
Per concludere, un pensiero su cui mi sono fissato negli ultimi tempi, per quanto saremo coinvolti assai poco, … saremo già polvere, … forse più neanche quella!
Gli elementi radioattivi hanno tempi di decadimento che vanno dai giorni alle migliaia ed ai miliardi di anni.
Tra qualche migliaio di anni, se il genere umano non sarà già stato capace di autosterminarsi prima, quando i nostri bei palazzi, le nostre strade, i nostri manufatti saranno ruderi e forse neanche quello, ve l’immaginate un archeologo, o comunque potrà chiamarsi, che va alla ricerca di reperti!? Magari, se i sarcofagi con le scorie o le barre incombuste avranno ancora retto all’attacco del tempo, … un colpetto qui, … spostiamo questo masso, … cos’è questo, … apriamolo, … e …
fonte : http://sikeloi.net/mare-nostrum-e-nucleare/
lunedì 6 giugno 2011
domenica 5 giugno 2011
Palermo : Rissa al Consiglio comunale Intervenuto il 118
5 giugno 2011 - A Palermo seduta burrascosa del Consiglio comunale la notte scorsa. All’ordine del giorno l’aumento della Tarsu che consentirebbe di trovare le risorse per pagare gli stipendi agli operai della Gesip.
Un consiglio ad altissima tensione tanto che si è sfiorata la rissa tra il presidente Alberto Campagna e il consigliere Cesare Mattaliano, dell’Italia dei Valori. Uno scontro verbale dai toni accesi che ha provocato un malore al consigliere Mattaliano, trasportato in ospedale. I medici lo stanno tenendo sotto osservazione.
Stamane rissa tra il consigliere comunale Pietro Vallone, del Pid, e Giuseppe Milazzo, del Pdl. Vallone era stato accusato dalla maggioranza, insieme a Francesco Palma e Orazio Bottiglieri, di non aver fatto raggiungere il numero legale.
Anche in questo caso lo scontro interno alla maggioranza ha provocato l’intervento degli operatori del 118 per soccorrere Vallone, che ha accusato un malore. A quanto emerge da alcune indiscrezioni, in una delle due sedute un consigliere avrebbe preso in mano un vaso e fatto il gesto di lanciarlo a qualcuno. Il consiglio comunale è stato rinviato a stasera. Difficile che si possa raggiungere il numero legale.
fonte :BlogSicilia
Un consiglio ad altissima tensione tanto che si è sfiorata la rissa tra il presidente Alberto Campagna e il consigliere Cesare Mattaliano, dell’Italia dei Valori. Uno scontro verbale dai toni accesi che ha provocato un malore al consigliere Mattaliano, trasportato in ospedale. I medici lo stanno tenendo sotto osservazione.
Stamane rissa tra il consigliere comunale Pietro Vallone, del Pid, e Giuseppe Milazzo, del Pdl. Vallone era stato accusato dalla maggioranza, insieme a Francesco Palma e Orazio Bottiglieri, di non aver fatto raggiungere il numero legale.
Anche in questo caso lo scontro interno alla maggioranza ha provocato l’intervento degli operatori del 118 per soccorrere Vallone, che ha accusato un malore. A quanto emerge da alcune indiscrezioni, in una delle due sedute un consigliere avrebbe preso in mano un vaso e fatto il gesto di lanciarlo a qualcuno. Il consiglio comunale è stato rinviato a stasera. Difficile che si possa raggiungere il numero legale.
fonte :BlogSicilia
sabato 4 giugno 2011
PALERMO SI MOBILITA PER I REFERENDUM
Una scacchiera umana davanti al Massimo per rovesciare lo spot "ingannevole" del Forum nucleare italiano. È partito ieri pomeriggio con lo "scacco matto al nucleare" il weekend caldo dei comitati referendari, che tra oggi e domani organizzeranno eventi in tutta la città e in provincia per promuovere i quattro sì al voto del 12 e 13 giugno prossimi.
A poco più di una settimana dalla consultazione su acqua, nucleare e legittimo impedimento, si moltiplicano volantinaggi e porta a porta per cercare di convincere i siciliani ad andare a votare per raggiungere il quorum. Ieri, i volontari hanno distribuito fogli informativi in mezza città, da viale Strasburgo a corso Calatafimi, mentre in provincia è partito il porta a porta a Balestrate. Ma saranno oggi e domani i giorni più caldi per i referendari. Si partirà con i volantinaggi in centro e in periferia, fino a Borgo Nuovo e Brancaccio, e con i banchetti informativi in provincia, da Bagheria a Partinico.
La campagna per il sì cercherà di sfruttare al massimo la presenza massiccia dei palermitani nelle vie dello shopping. Dalle 16,30 fino a mezzanotte, piazza Massimo si trasformerà in un grande spazio tematico dedicato all'informazione sui temi del voto.
L'evento "Fata", acronimo per indicare i quattro elementi naturali (fuoco, acqua, terra e aria), farà leva sui temi ambientali che caratterizzano la consultazione. Dai banchetti informativi di Greenpeace alle esibizioni di cantanti e artisti, una giornata chiave per la campagna organizzata dai comitati che coinvolgono decine di sigle, dai partiti del centrosinistra al movimento 5 stelle, dall'Arci a Legambiente. Sempre oggi pomeriggio prenderà il via nel gazebo montato in via Magliocco la "staffetta del digiuno" che durerà fino a venerdì prossimo e dovrebbe coinvolgere decine di persone.
Ma non c'è solo l'impegno nelle piazze. Partita dal Foro Italico alle 10 di questa mattina la carovana metropolitana per i referendum: un percorso itinerante con tutti i mezzi, dalla bici all'autobus, che da Villa Giulia porterà a Mondello per poi tornare alle 19 al Politeama e alle 20,30 a piazza Marina. I volontari porteranno in giro sound-system, striscioni e migliaia di volantini da distribuire ai semafori o sui mezzi pubblici.
Alle 21, l'ultimo appuntamento della giornata. A margine di "Una marina di libri", l'evento che allo Steri vedrà la presenza di decine di case editrici, verrà proiettato un video sull'acqua pubblica curato dal comitato referendario nazionale cui seguirà un dibattito. Insomma, un programma molto intenso perché, spiegano i referendari, "i tempi stringono e c'è bisogno di informare i cittadini". Anche per questo, non sono esclusi neppure blitz pacifici in giro per la città, con l'esposizione di striscioni e manifesti nei punti nevralgici del traffico.
Gli studenti. È una mobilitazione massiccia quella degli studenti siciliani in vista dei referendum. Sono centinaia gli universitari fuorisede che hanno chiesto di poter votare a Palermo per dare il loro contributo alla consultazione del 12 e 13 giugno. Per non penalizzare quelli che dovranno tornare a casa, comunque, è già stata presentata al rettore Roberto Lagalla la richiesta di sospensione delle attività accademiche per il 13 e 14 giugno.
La campagna informativa dei comitati nell'Ateneo palermitano è partita già da qualche giorno, con l'esposizione di striscioni agli ingressi della facoltà di Lettere e del pensionato Santi Romano. Qui martedì prossimo alle 16,30 si svolgerà un dibattito sui quesiti referendari promosso dalle associazioni studentesche che hanno aderito ai comitati. A esporre le ragioni del Sì saranno quattro relatori che dialogheranno con gli studenti "per un'informazione consapevole su temi chiave per il futuro dei giovani".
fonte: la Repubblica
A poco più di una settimana dalla consultazione su acqua, nucleare e legittimo impedimento, si moltiplicano volantinaggi e porta a porta per cercare di convincere i siciliani ad andare a votare per raggiungere il quorum. Ieri, i volontari hanno distribuito fogli informativi in mezza città, da viale Strasburgo a corso Calatafimi, mentre in provincia è partito il porta a porta a Balestrate. Ma saranno oggi e domani i giorni più caldi per i referendari. Si partirà con i volantinaggi in centro e in periferia, fino a Borgo Nuovo e Brancaccio, e con i banchetti informativi in provincia, da Bagheria a Partinico.
La campagna per il sì cercherà di sfruttare al massimo la presenza massiccia dei palermitani nelle vie dello shopping. Dalle 16,30 fino a mezzanotte, piazza Massimo si trasformerà in un grande spazio tematico dedicato all'informazione sui temi del voto.
L'evento "Fata", acronimo per indicare i quattro elementi naturali (fuoco, acqua, terra e aria), farà leva sui temi ambientali che caratterizzano la consultazione. Dai banchetti informativi di Greenpeace alle esibizioni di cantanti e artisti, una giornata chiave per la campagna organizzata dai comitati che coinvolgono decine di sigle, dai partiti del centrosinistra al movimento 5 stelle, dall'Arci a Legambiente. Sempre oggi pomeriggio prenderà il via nel gazebo montato in via Magliocco la "staffetta del digiuno" che durerà fino a venerdì prossimo e dovrebbe coinvolgere decine di persone.
Ma non c'è solo l'impegno nelle piazze. Partita dal Foro Italico alle 10 di questa mattina la carovana metropolitana per i referendum: un percorso itinerante con tutti i mezzi, dalla bici all'autobus, che da Villa Giulia porterà a Mondello per poi tornare alle 19 al Politeama e alle 20,30 a piazza Marina. I volontari porteranno in giro sound-system, striscioni e migliaia di volantini da distribuire ai semafori o sui mezzi pubblici.
Alle 21, l'ultimo appuntamento della giornata. A margine di "Una marina di libri", l'evento che allo Steri vedrà la presenza di decine di case editrici, verrà proiettato un video sull'acqua pubblica curato dal comitato referendario nazionale cui seguirà un dibattito. Insomma, un programma molto intenso perché, spiegano i referendari, "i tempi stringono e c'è bisogno di informare i cittadini". Anche per questo, non sono esclusi neppure blitz pacifici in giro per la città, con l'esposizione di striscioni e manifesti nei punti nevralgici del traffico.
Gli studenti. È una mobilitazione massiccia quella degli studenti siciliani in vista dei referendum. Sono centinaia gli universitari fuorisede che hanno chiesto di poter votare a Palermo per dare il loro contributo alla consultazione del 12 e 13 giugno. Per non penalizzare quelli che dovranno tornare a casa, comunque, è già stata presentata al rettore Roberto Lagalla la richiesta di sospensione delle attività accademiche per il 13 e 14 giugno.
La campagna informativa dei comitati nell'Ateneo palermitano è partita già da qualche giorno, con l'esposizione di striscioni agli ingressi della facoltà di Lettere e del pensionato Santi Romano. Qui martedì prossimo alle 16,30 si svolgerà un dibattito sui quesiti referendari promosso dalle associazioni studentesche che hanno aderito ai comitati. A esporre le ragioni del Sì saranno quattro relatori che dialogheranno con gli studenti "per un'informazione consapevole su temi chiave per il futuro dei giovani".
fonte: la Repubblica
venerdì 3 giugno 2011
Il nucleare è prematuro la mafia non è pronta
Come tutti sapete già, sulle centrali nucleari il governo ha fatto un mezzo passo indietro. Ravvedimento? Ma quando mai. Il politico italiano (a parte gli istinti primordiali: fame, sete, sonno, cacca) possiede solo i fondamentali del pensiero, quindi si è fatto semplicemente i conti in tasca: "Ci sono elezioni in vista. E con questa storia del nucleare potrei perdere consensi". Altro che ravvedimento: è chiarissimo anche alle pietre, infatti, che la retromarcia dell'esecutivo è solo strategica. I furbetti arrinisciuti (oltre che nominati) si sono soltanto presi un po' di tempo per far dimenticare agli italiani il dramma della centrale giapponese di Fukushima. Ma - e si accettano scommesse - fra un annetto la maggioranza tornerà alla carica, e il dibattito ricomincerà: nucleare sì, nucleare no.
Noi, personalmente, sul nucleare non abbiamo dubbi né mai ne abbiamo avuti. Quindi, il 12 e 13 giugno, come tutti quelli che hanno a cuore la propria salute e quella dei propri figli, parteciperemo ai referendum e diremo un bel no al nucleare.
Insomma, noi non ci faremo abbindolare da chi parla di nucleare pulito, perché sappiamo benissimo che il nucleare non può essere mai pulito. Le mani possono essere pulite, le case possono essere pulite, il mare può essere pulito, ma il nucleare non può essere pulito. "Nucleare pulito" è un cosiddetto ossimoro. Ovverossia, una figura retorica che si realizza quando si mettono insieme parole che esprimono concetti opposti.
Per esempio: ghiaccio bollente, silenzio assordante, giornalista Minzolini. Il nucleare non può essere pulito perché, a prescindere dal fatto che scoppi o meno una centrale, ogni impianto produce tonnellate di scorie radioattive destinate a tenerci compagnia per centinaia di migliaia di anni. Dovremmo affrontare, quindi, prima ancora della sicurezza delle centrali, il tema dello smaltimento delle scorie nucleari. E dovremmo farlo in maniera chiara.
Chiediamoci, per esempio, senza falsa ipocrisia: abbiamo una mafia all'altezza del nucleare? La domanda è legittima: d'altronde viviamo in un Paese dove è stato ampiamente dimostrato che lo smaltimento dei rifiuti tossici è in maggior parte delegato alle mafie. Quindi la domanda non è solo legittima, ma è anche doverosa.
Entrando nel merito, fra l'altro, secondo noi in Italia non c'è ancora una criminalità abbastanza organizzata per il nucleare: la mafia siciliana ci sembra che non sia ancora riuscita ad affrancarsi definitivamente dalla mafia rurale dei corleonesi; quella campana si è dimostrata incapace: basta ricordare Napoli sommersa dai rifiuti; mentre la mafia del Nord, a detta degli inquirenti, è ancora troppo poco conosciuta. Il nucleare è una cosa seria, e lo smaltimento delle scorie non può essere lasciato in mano a degli sprovveduti. Che sta facendo il nostro Stato per ovviare a questo problema?
Secondo il sito WikiLeaks, il governo italiano avrebbe già stanziato ingenti somme di denaro per finanziare alcuni corsi di formazione professionale per tutti i mafiosi che, negli anni a venire, intenderanno occuparsi dello smaltimento delle scorie nucleari.
Ambienti vicini al governo fanno sapere che non si tratterebbe dell'ennesima trattativa fra la mafia e lo Stato, ma di un master vero e proprio, con tanto di attestato alla fine del corso. Insomma, questa volta tutto verrebbe fatto alla luce del sole. Noi ci auguriamo che questa bella notizia venga confermata al più presto. Il nucleare ha bisogno di professionalità serie e di una classe mafiosa efficiente e, soprattutto, specializzata.
La sfida più difficile, comunque, si combatterà in Sicilia: tutti sappiamo, infatti, che i corsi di formazione nella nostra regione vengono presi regolarmente d'assalto dalla politica che vede in questi un immenso serbatoio di voti.
Sarà facilissimo, per la politica organizzata, spacciare dei semplici cittadini incensurati per pericolosissimi mafiosi e farli accedere così ai finanziamenti statali. A nostro modestissimo avviso sarebbe auspicabile un certificato di mafia, rilasciato dalla questura, per garantire la regolarità di questi master. La politica organizzata, per una volta, dovrebbe mettersi da parte e rendersi conto che il nucleare è una cosa seria.
di SALVO FICARRA e VALENTINO PICONE
fonte:la Repubblica
Noi, personalmente, sul nucleare non abbiamo dubbi né mai ne abbiamo avuti. Quindi, il 12 e 13 giugno, come tutti quelli che hanno a cuore la propria salute e quella dei propri figli, parteciperemo ai referendum e diremo un bel no al nucleare.
Insomma, noi non ci faremo abbindolare da chi parla di nucleare pulito, perché sappiamo benissimo che il nucleare non può essere mai pulito. Le mani possono essere pulite, le case possono essere pulite, il mare può essere pulito, ma il nucleare non può essere pulito. "Nucleare pulito" è un cosiddetto ossimoro. Ovverossia, una figura retorica che si realizza quando si mettono insieme parole che esprimono concetti opposti.
Per esempio: ghiaccio bollente, silenzio assordante, giornalista Minzolini. Il nucleare non può essere pulito perché, a prescindere dal fatto che scoppi o meno una centrale, ogni impianto produce tonnellate di scorie radioattive destinate a tenerci compagnia per centinaia di migliaia di anni. Dovremmo affrontare, quindi, prima ancora della sicurezza delle centrali, il tema dello smaltimento delle scorie nucleari. E dovremmo farlo in maniera chiara.
Chiediamoci, per esempio, senza falsa ipocrisia: abbiamo una mafia all'altezza del nucleare? La domanda è legittima: d'altronde viviamo in un Paese dove è stato ampiamente dimostrato che lo smaltimento dei rifiuti tossici è in maggior parte delegato alle mafie. Quindi la domanda non è solo legittima, ma è anche doverosa.
Entrando nel merito, fra l'altro, secondo noi in Italia non c'è ancora una criminalità abbastanza organizzata per il nucleare: la mafia siciliana ci sembra che non sia ancora riuscita ad affrancarsi definitivamente dalla mafia rurale dei corleonesi; quella campana si è dimostrata incapace: basta ricordare Napoli sommersa dai rifiuti; mentre la mafia del Nord, a detta degli inquirenti, è ancora troppo poco conosciuta. Il nucleare è una cosa seria, e lo smaltimento delle scorie non può essere lasciato in mano a degli sprovveduti. Che sta facendo il nostro Stato per ovviare a questo problema?
Secondo il sito WikiLeaks, il governo italiano avrebbe già stanziato ingenti somme di denaro per finanziare alcuni corsi di formazione professionale per tutti i mafiosi che, negli anni a venire, intenderanno occuparsi dello smaltimento delle scorie nucleari.
Ambienti vicini al governo fanno sapere che non si tratterebbe dell'ennesima trattativa fra la mafia e lo Stato, ma di un master vero e proprio, con tanto di attestato alla fine del corso. Insomma, questa volta tutto verrebbe fatto alla luce del sole. Noi ci auguriamo che questa bella notizia venga confermata al più presto. Il nucleare ha bisogno di professionalità serie e di una classe mafiosa efficiente e, soprattutto, specializzata.
La sfida più difficile, comunque, si combatterà in Sicilia: tutti sappiamo, infatti, che i corsi di formazione nella nostra regione vengono presi regolarmente d'assalto dalla politica che vede in questi un immenso serbatoio di voti.
Sarà facilissimo, per la politica organizzata, spacciare dei semplici cittadini incensurati per pericolosissimi mafiosi e farli accedere così ai finanziamenti statali. A nostro modestissimo avviso sarebbe auspicabile un certificato di mafia, rilasciato dalla questura, per garantire la regolarità di questi master. La politica organizzata, per una volta, dovrebbe mettersi da parte e rendersi conto che il nucleare è una cosa seria.
di SALVO FICARRA e VALENTINO PICONE
fonte:la Repubblica
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