domenica 25 ottobre 2009

Mafia, Spatuzza: "Avevamo ottenuto tutto grazie a Berlusconi"

Per anni la mafia trattò con la politica, trovò nelle istituzioni i suoi referenti. Un dialogo, quello tra boss e pezzi dello Stato, durato ben oltre il periodo delle stragi e andato avanti fino al 2004. Ne è convinto Gaspare Spatuzza, ex uomo d'onore del gruppo di fuoco della famiglia Graviano che, con le sue rivelazioni, ha aggiunto un altro capitolo all'inchiesta che i magistrati palermitani conducono sulla cosiddetta trattativa. L'8 ottobre scorso, l'ex killer di Brancaccio, soprannominato 'U tignusu' per la sua calvizie, ha riferito ai pm i nomi dei politici con cui la mafia avrebbe dialogato: Silvio Berlusconi e Marcello dell'Utri. Accuse subito respinte dal difensore di Berlusconi, l'avvocato Nicolò Ghedini che ha annunciato querela nei confronti del pentito. "La autorità giudiziaria - ha detto - ha già ampiamente indagato sulle assurde accuse che nel passato erano state mosse nei confronti del Presidente Berlusconi e ne ha accertato, come era ovvio, la più totale estraneità a qualsiasi ipotesi di connessione con la mafia". Il verbale dell'interrogatorio di Spatuzza è stato depositato oggi al processo d'appello al senatore del Pdl Marcello Dell'Utri, accusato di concorso in associazione mafiosa. Se la corte accoglierà le richieste della procura generale, che a sorpresa ha interrotto la requisitoria per chiedere la riapertura dell'istruttoria, Spatuzza potrebbe comparire in aula a raccontare la sua verità sulla trattativa. A rivelare al collaboratore l'identità degli interlocutori istituzionali della mafia sarebbe stato Giuseppe Graviano, boss stragista a cui il pentito era legatissimo. Dopo le bombe di Firenze, il collaboratore di giustizia e il capomafia si incontrano a Campofelice di Roccella, nel Palermitano. Spatuzza mostra perplessità per la nuova strategia del terrore di Cosa nostra che, per la prima volta, non colpisce i "nemici" istituzionali o gli avversari interni, ma cittadini comuni. Graviano, quasi stizzito, gli risponde: "io ne capisco di politica, tu no". "Mi disse - racconta il pentito - che da quei morti avremmo tratto tutti benefici, a partire dai carcerati". Affermazioni che convincono "U tignusu" che la trattativa riguardava anche la politica. Per "riscaldare" il clima Cosa nostra progetta un attentato eclatante: a saltare in aria dovevano essere i carabinieri. Spatuzza ha carta bianca nell'organizzare la nuova strage e individua come obiettivo lo stadio Olimpico, dove un'autobomba avrebbe dovuto uccidere un centinaio di carabinieri del servizio d'ordine. Per entrare in azione aspetta, però, il via libera di Graviano. I due tornano a incontrarsi a Roma a metà gennaio del 1994. Il capomafia, questa volta, è ancora più esplicito. "Era molto felice - racconta il collaboratore - disse che avevamo ottenuto tutto e che queste persone non erano come quei quattro 'crasti' (cornuti ndr) dei socialisti. La persona grazie alla quale avevamo ottenuto tutto era Berlusconi e c'era di mezzo un nostro compaesano, Dell'Utri". "Mi disse - aggiunge - che grazie alla serietà di queste persone noi avevamo ottenuto quello che cercavamo. Usò l'espressione 'ci siamo messi il Paese nelle mani'". L'attentato all'Olimpico fallisce. E l'arresto dei Graviano lo fa definitivamente sfumare. Siamo nel '94. Nel 2004, a 10 anni di distanza, Spatuzza intuisce che la trattativa e' ancora in corso. E' detenuto a Tolmezzo insieme a un altro dei Graviano, Filippo. Nelle celle si parla di una possibile dissociazione da Cosa nostra tesa ad avere benefici carcerari. Il pentito ne parla al boss che prende tempo: "se non arriva niente da dove deve arrivare - dice Filippo Graviano - anche noi cominciamo a parlare con i magistrati". "Segno - spiega il pentito - che la trattativa era ancora aperta".
http://www.siciliainformazioni.com/giornale/cronacaregionale/68398/mafia-spatuzza-avevamo-ottenuto-tutto-grazie-berlusconi.htm

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