Rifiuti: Amia in ginocchio, pm di Palermo chiede fallimento
La procura chiede il fallimento. Opposizione, Cammarata si dimetta
08 ottobre, 21:34
PALERMO - Travolta dalle inchieste giudiziarie, subissata dalle lamentele dei cittadini che ne denunciano l'inefficienza, l'Amia, ex municipalizzata che gestisce la raccolta dei rifiuti a Palermo, si trova ora a fare i conti anche con un'istanza di fallimento presentata dalla procura della Repubblica.
Mentre in una città sommersa dall'immondizia, ogni notte, vengono dati alle fiamme decine di cassonetti stracolmi. La richiesta di fallimento, in cui in alternativa alla procedura concorsuale il pm Carlo Marzella propone la sottoposizione all'amministrazione straordinaria dell'azienda, é stata depositata nella cancelleria del tribunale che, nelle prossime settimane, fisserà l'udienza di trattazione del fascicolo. Nell'istanza si allegano gli esiti degli accertamenti svolti sui conti dell'Amia dalla Fiamme Gialle che, per conto della Procura, hanno indagato su due episodi di falso in bilancio commessi dagli ex vertici della società.
La documentazione prodotta dai finanzieri parla di 180 milioni di euro di debiti al 31 dicembre del 2008. Oltre, i militari non sono potuti andare visto che la società non ha mai presentato il bilancio dello scorso anno, nonostante siano trascorsi 10 mesi dal termine imposto dalla legge.
L'esposizione debitoria dell'Amia potrebbe essere dunque ancora più grave di quanto risulta ai pm. Lungo l'elenco dei creditori: dalle banche - tre almeno - al Fisco, dall'Inps a decine di fornitori. Una scure, quella della richiesta dei magistrati, che si abbatte su una azienda già in ginocchio: nelle ultime settimane agli ex vertici - tra i quali l'ex presidente, il senatore del Pdl Enzo Galioto - è stata notificata la richiesta di rinvio a giudizio per falso in bilancio. Mentre 13, tra dirigenti e dipendenti, hanno recentemente ricevuto l'avviso di conclusione d'inchiesta per omissione di atti d'ufficio e truffa. Senza parlare dell'ultimo filone investigativo, aperto in procura, su appalti irregolari e trasferte d'oro negli Emirati Arabi della ex amministrazione della società. Mentre i giudici fallimentari decidono il futuro dell'Amia, società per azioni di proprietà del Comune, e la procura va avanti nelle indagini, la politica insorge contro il sindaco di Palermo.
"Più volte abbiamo denunciato gli abusi nella gestione dell'azienda - dice Davide Faraone, capogruppo del Pd al Consiglio comunale - la cui responsabilità è del clan guidato dal sindaco Diego Cammarata e dall'allora presidente dell'azienda, nonché coordinatore cittadino di Forza Italia, il senatore Enzo Galioto. Questa amministrazione ha trascinato la città nel baratro, non so come Cammarata riesca ancora a guardare in faccia i palermitani senza provare vergogna e imbarazzo". E di "fallimento del sindaco" parla anche il portavoce di Idv Leoluca Orlando.
Ma a bocciare Cammarata non è solo l'opposizione. Il Tar, la scorsa settimana, ha annullato l'ordinanza della giunta che, nel 2006, ha aumentato del 75% la Tarsu, la tassa sui rifiuti, che face schizzare Palermo al terzo posto nella classifica delle città italiane in cui la spazzatura costa più cara.
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