giovedì 23 dicembre 2010

La rabbia meridionale è più forte di quella del resto d’Italia.

I tafferugli provocati dalle manifestazioni studentesche a Palermo non hanno niente a che vedere né con la riforma Gelmini né con il governo nazionale che l’ha proposta e perorata con convinzione. Un folto gruppo di giovani – il corteo di protesta non aveva provocato alcun problema in città – ha scelto come bersaglio Palazzo d’Orleans, sede della Presidenza della Regione, luogo simbolo delle istituzioni siciliane con il Palazzo dei Normanni, sede dell’Assemblea regionale siciliana. Un bersaglio non prevedibile perché la Regione non ha partecipato in alcun modo alle decisioni del governo nazionale, e nell’Isola è governata da un esecutivo politicamente diverso da quello romana.
La rabbia studentesca si è sfogata contro il “simbolo” del potere, senza andare per il sottile? Il folto drappello di “violenti” caricato dalla polizia in Piazza Indipendenza a Palermo voleva dare, consapevolmente o meno, un contenuto diverso alla protesta? Non più la riforma Gelmini, origine del forte dissenso, ma il potere come tale? O il potere rappresentato dal governo regionale presieduto da Lombardo?


Gli interrogativi sono tanti e ad essi si tenta di dare una risposta perché appare di grande importanza comprendere quel che sta avvenendo, se c’è da aspettarsi un altro ’68, seppure in versione flash mob, oppure è stato compiuto un consapevole tentativo di spostare il bersaglio dal governo nazionale e la sua riforma universitario, al governo siciliano.
Comunque sia, è il disagio sociale che “arma” le volontà degli studenti e suggerisce ad alcuni di loro, la consueta avanguardia estrema, di fare notizia usando i metodi forti. Per farsi sentire, infatti, bisogna fare qualcosa di eclatante, sempre e comunque.
Il disagio sociale in Sicilia è più forte che a Roma, come in qualunque altra regione meridionale. La disoccupazione giovanile siciliana è di gran lunga maggiore di quella nazionale, dove tre giovani su quattro sono senza lavoro e senza prospettiva.
La Sicilia rappresenta, inoltre, la parte d’Italia “povera”, fuori pressoché totalmente da quel dieci per cento di cittadini che detiene, secondo i recenti dati della Banca d’Italia, il 45 per cento della ricchezza nazionale. Appartiene, dunque, a quel 55 per cento che vive peggio.
La Sicilia è una dette tante micce capaci di innescare l’esplosione di proteste incontrollabili, finora trattate come problema d’ordine pubblico. Il monito lanciato dal capo della polizia, Manganelli, all’indomani dei tafferugli del 14 dicembre, appare profetico: “Siamo stati lasciati soli a lottare contro il disagio sociale”. Monito ripreso anche da studenti nel corso di alcune interviste, che denunciano il tentativo di spostare l’attenzione dalle questioni di fondo – la riforma universitaria, i tagli alla cultura, la crisi pagata dalle fasce più deboli, l’assenza di prospettive ecc. – a mero problema di ordine pubblico, la presenza di teppisti e potenziali terroristi fra i manifestanti.
Gli studenti in piazza a Roma protestano ballando e cantando, e a Palermo sfidano la polizia davanti al Palazzo della Regione. Questa diversità appare una risposta eloquente agli interrogativi che i tafferugli siciliani pongono. La rabbia meridionale è più forte di quella del resto d’Italia.
Potrebbe esserci dell’altro, è vero, in considerazione della peculiarità del bersaglio scelto in Sicilia, bersaglio estraneo alla protesta nazionale, ma qualunque cosa ci stia dietro, è ininfluente rispetto al disagio sociale che “arma” i giovani e suggerisce loro pericolosi ed inaccettabili strumenti di lotta

fonte:SiciliaInformazioni.com

2 commenti:

  1. Un articolo sensato quello sopradescritto, che esprime in maniera inconfutabile la rabbia di tutti i cittadini siciliani per lo stato di miseria, di prostrazione, di sofferenza, nella quale si dibatte la Sicilia. E questo malessere è ciò che è stato accusato dalla gioventù isolana, giovani e studenti principalmente, sensibili ai problemi che affliggono la nostra realtà.
    Eppure la generosità, la schiettezza, la prodigalità, la spontaneità della nostra gioventù meravigliosa, ingiustamente calpestata e derisa da un nemico secolare, rappresentato da quel tricolore massone, volgare e barbaro, non riesce ancora a cogliere l'essenza vera del nostro destino di popolo e nazione, di quello che fu il pensiero di Canepa, sapientemente maturato nel più profondo del suo animo, magistralmente applicato nell'unica maniera possibile per scuotere le coscienze dei Siciliani : A voi, Movimenti che operate per la Sicilia, per la sua Indipendenza, per la sua rinascita socio-politico-culturale-economica, il compito di comunicare alle nuove generazioni, alla nostra gioventù -unica cosa autenticamente bella che ancora abbiamo- il compito di comunicare il pensiero, le gesta, gli eroismi, il martirio di tutti quegli uomini che lottarono per la nostra Terra, la storia dei quali suona a perenne vergogna di questo stato italiano che esprime da ogni parte fetore e lurido ribrezzo.
    Ascolta gioventù isolana, ascolta cittadino di questa Terra, ascolta anche tu studente, lavoratore, professionista, ascolta quello che la tua intimità ti suggerisce dal più profondo del tuo cuore; gioisci, medita e comprendi che il nostro destino è legato alla nostra irrinunciabile indipendenza, lontano da ogni colorazione italiota di sorta, aggettivo che per ciascun isolano deve suonare, sempre e soltanto, pieno di odio, rancore, risentimento, rabbia, inimicizia, nei confronti degli italici oppressori.
    Quando avremo sentito, poi ascoltato, infine meditato su questi assunti, saremo finalmente, liberi, saremo cittadini di uno stato amato, rispettato, benefico e giusto per tutti i suoi abitanti isolani.
    Informare, diffondere le verità taciute, scuotere il nostro orgoglio, suscitare gli entusiasmi dei nostri giovani, provocare quella rabbia necessaria per maturare dentro di noi quello spirito che diede anima al Vespro, quel Vespro che torna ad aleggiare nei nostri cuori per l'immancabile rinascita della nostra Sicilia!

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  2. Scusate la mia disinformazione, ma Lombardo non è comunque fra i "meno peggio" dei politici siciliani?

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