sabato 9 luglio 2011

Rivoluzioni … e abolizione delle province!

Alla fine di ottobre dello scorso anno, leggevo di un grande progetto di rivoluzione della Sicilia.
A dire il vero, … non corrispondeva alla rivoluzione che mi augurerei per la Sicilia …, ma sia!
Il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, dichiarava che “la Regione è incapace di rispondere ai bisogni dei siciliani perché è come un enorme pachiderma che non si muove e che non fa muovere la Sicilia e anzi consente che la Sicilia continui a restare immobile e ad essere, nel frattempo, saccheggiata dai furbi, molto spesso non siciliani” (… ma ancora più spesso siciliani, aggiungo io …!). E, ancora, che “la Regione deve essere un ente agile con poco personale”.
Gli intenti sembrano buoni, soprattutto in un periodo in cui si invocano austerità e sacrifici! Ma stona che a proporlo sia il presidente di un ente con circa ventimila dipendenti (sei, sette volte quelli della Lombardia, che ha il doppio di abitanti!) e duemila dirigenti (nove, dieci volte quelli della stessa Lombardia!), con una spesa complessiva per il personale in servizio che supera il miliardo di euro …!
Sul blog del presidente, in un articolo del 6 luglio dal titolo “Abolire le Province. Una rivoluzione per la Sicilia e per i cittadini”, è scritto “La politica che taglia agli altri e non ai propri privilegi non può essere accettata dalla gente. Noi abbiamo molto da tagliare. […] Ieri la tante volte declamata eliminazione delle Province non è stata votata in parlamento. Noi possiamo farlo in Sicilia. La prossima settimana l’assessore Chinnici definirà il testo per la creazione dei liberi consorzi dei Comuni che dovranno essere destinatari di molte competenze regionali e avranno il compito di mettere insieme i servizi. […] Ai consorzi dei Comuni e ai Comuni stessi dovremo delegare funzioni. […] Questa è la più grande rivoluzione che possiamo realizzare. Credo che il nostro governo e l’assemblea non potranno che accogliere questa volontà. […] Credo che questa riforma renderà l’amministrazione più efficiente e ridurrà gli sprechi per rispondere meglio ai bisogni dei cittadini. La Sicilia poi, piuttosto che essere l’ultima ruota del carro, abolendo le Province e puntando sui Comuni e sui liberi consorzi, intraprenderà una strada che il parlamento nazionale e le altre regioni non potranno non seguire”.
Un paio di considerazioni personali, innanzitutto.
Mi pare di capire che alle province vengano quasi imputati gli sprechi maggiori. Sprechi che senz’altro ci sono, come in tutta l’elefantiaca e, spesso, clientelare struttura pubblica, province, comuni e quant’altro. Ma non ritengo che, in Regione, si sia legittimati a guardare la pagliuzza …! Dare l’esempio, … prima!
Seconda considerazione. E’ solo una sensazione personale, per carità, ma mi sembra di cogliere quasi l’ambizione, da parte del presidente, di voler fare da “apripista”, di voler risaltare nel panorama politico nazionale. Ambizione che non sarebbe assolutamente indegna e che non costituirebbe reato, ci mancherebbe!
Queste sono le considerazioni personali. Ma credo ci sia dell’altro!
Mi stupirei se vi fosse ignoranza, intesa come semplice non conoscenza, senza alcuna connotazione offensiva, … mi stupirei, dicevo, se vi fosse ignoranza dell’esistenza di atti legislativi che, piacciano o meno, siano esaustivi o meno, … non sono … semplici chiacchiere!
E’ vero che l’articolo 15 del troppo spesso disatteso Statuto siciliano dice espressamente: “1. Le circoscrizioni provinciali e gli organi ed enti pubblici che ne derivano sono soppressi nell’ambito della Regione siciliana. 2. L’ordinamento degli enti locali si basa nella Regione stessa sui comuni e sui liberi consorzi comunali, dotati della più ampia autonomia amministrativa e finanziaria”. Quegli stessi consorzi di comuni di cui parla il presidente!
Ebbene, il 6 marzo 1986 fu emanata la legge regionale numero 9 che, all’articolo 3, cita: “L’amministrazione locale territoriale nella Regione Siciliana è articolata, ai sensi dell’art. 15 dello Statuto regionale, in comuni ed in liberi consorzi di comuni denominati “province regionali”".
Quindi, le odierne province regionali esistenti in Sicilia non sarebbero altro che i liberi consorzi di comuni previsti dallo Statuto! Fu semplicemente per l’esplicita volontà delle forze politiche dell’epoca, all’assemblea regionale, che tali consorzi di comuni vennero denominati “province regionali”, cosa che non ne inficia il senso e la funzione!
Non solo! In applicazione dell’articolo 5 della legge 9 del 1986, l’articolo 1 della successiva legge regionale 17 del 12 agosto 1989 istituì le province regionali, intese come liberi consorzi di comuni: “1. Sono costituite, ai sensi dell’articolo 5, quinto comma, della legge regionale 6 marzo 1986, n. 9, le province regionali di Agrigento, Caltanissetta, Catania, Enna, Messina, Palermo, Ragusa, Siracusa e Trapani, risultanti dall’aggregazione in liberi consorzi dei comuni ricadenti nell’ambito territoriale delle disciolte province, già gestite dalle omonime amministrazioni straordinarie provinciali, e con i medesimi capoluoghi”.
E ancora!
L’articolo 9 della legge 9 del 1986 dispone che: “Il piano provinciale di sviluppo economico-sociale tiene conto delle risultanze dell’assemblea generale dei sindaci dei comuni della provincia regionale […]“, mentre l’articolo 10: “Il progetto del programma di sviluppo economico sociale è predisposto […] tenendo conto delle proposte avanzate dai comuni […] ed è inviato ai comuni della provincia i quali […] possono formulare […] osservazioni e proposte”.
E così è anche per la pianificazione territoriale (articolo 12), per la delega di funzioni amministrative (articolo 14), per le gestioni comuni (articolo 15), per la stipula di convenzioni (articolo 17), per la costituzione di società per azioni finalizzate alla gestione di servizi pubblici (articolo 18), eccetera!
Che sia stata pienamente esaustiva, o che se ne possa pretendere una più completa attuazione, o che possa essere migliorata ed aggiornata, la legge regionale 9 del 1986 da venticinque anni prevede che i comuni partecipino attivamente alle scelte dei liberi consorzi denominati “province regionali” e, in tal senso, essa attua quanto disposto all’articolo 15 dello Statuto Siciliano. Tra l’altro, … uno dei pochi casi in cui ciò sia avvenuto!
Ci lamentiamo tanto di come lo Statuto siciliano sia disatteso da sessantacinque anni!
Ma perché, invece di parlare di rivoluzioni, non proviamo ad attuare pienamente e meglio quel poco che, in realtà, ne rispetterebbe lo spirito!?
Magari, … dopo aver dato il buon esempio!

Arturo Frasca
http://sikeloi.net/rivoluzioni-%e2%80%a6-e-abolizione-delle-province/

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