Salvatore Ippolito, primo cittadino di Castrofilippo, avrebbe favorito l'assegnazione degli appalti alle imprese vicine a Cosa nostra. Nell'operazione della squadra mobile sono state arrestate altre quattro personedi di FABIO RUSSELLO
AGRIGENTO - Secondo l'accusa aveva aperto le porte del Comune a Cosa nostra guidata nel suo paese da un boss ultraottantenne. Con l'accusa di associazione mafiosa la squadra mobile di Agrigento ha arrestato il sindaco di Castrofilippo Salvatore Ippolito, esponente del Popolo della libertà. L'operazione, denominata Family, ha permesso di sgominare secondo l'ordinanza del gip di Palermo che ha accolto la richiesta della Dda del capoluogo siciliano, l'organizzazione mafiosa del piccolo comune dell'Agrigentino.
Con Ippolito in manette sono finiti anche Antonino Bartolotta, 80 anni, il boss messo a capo della cosca da Giuseppe Falsone, il capomafia agrigentino catturato a fine giungo a Marsiglia e altri tre fiancheggiatori: Giuseppe Arnone di 53 anni e i due omonimi Angelo Alaimo, di 53 e 63 anni. Secondo la Procura di Palermo Cosa nostra avvalendosi della piena complicità del sindaco, era in grado di condizionare l'assegnazione degli appalti, che venivano, quindi, affidati, con il sistema della trattativa privata o del cottimo fiduciario, a imprese contigue all'organizzazione stessa.
Secondo il procuratore aggiunto della Dda di Palerrmo il sindaco Ippolito "era un sindaco mafioso, eletto perché mafioso e messo lì per garantire l'organizzazione mafiosa e le imprese vicine a Cosa nostra". Addirittura il sindaco ha incontrato almeno in una occasione durante la sua latitanza il superboss Giuseppe Falsone, il capo della mafia agrigentina catturato a Marsiglia a fine giugno e partecipava attivamente alle riunioni della cosca che venivano presiedute dal patriarca della famiglia mafiosa di Castrofilippo Antonino Bartolotta.
A casa di Ippolito, secondo quanto ha spiegato Alfonso Iadevaia il capo della Squadra mobile agrigentina che insieme al questore Girolamo Di Fazio ha partecipato ad una conferenza stampa, c'era era una sorta di ufficio comunale parallelo. Gli investigatori stanno verificando se tra quelle carte vi siano ulteriori riscontri dell'atività illegale di spartizione degli appalti.
Tra le opere controllate da imprese vicine a Cosa nostra il centro commerciale Le vigne che sorge lungo la Statale 640 e per il quale Ippolito avrebbe offerto tutto il suo appoggio ma anche i capannoni del mercato ortofrutticolo di Castrofilippo, nonché una miriade di piccoli lavori assegnati con la trattativa privata con il sistema del cottimo fiduciario. Determinante la collaborazione di diversi pentiti.
fonte : la Repubblica
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