Il 150° anniversario dell’Unità d’Italia ha visto da un lato lo svolgersi di un ricco programma di manifestazioni – articolate nei luoghi teatro di quelle vicende storiche – e dall’altro una valanga di vivaci polemiche riguardanti le impostazioni e lo svolgimento del ciclo rievocativo che portò all’unificazione del paese.
L’evento commemorativo nazionale ha visto passare in rassegna
interventi autorevoli – come quelli del Capo dello Stato Giorgio Napolitano – ed anche subbugli legati a pluridecennali chiavi di lettura su questioni storiche – mai accettate dalla storiografia di Stato – tacciate di infondatezza o peggio ancora di anacronismo. La Sicilia tra l’altro – e l’Italia meridionale in generale, in quanto teatri dove si svolsero gli eventi principali dell’unificazione – ha ospitato ricostruzioni spettacolari sulle battaglie che caratterizzarono la campagna garibaldina del 1860.
Per avere una lettura più chiara sull’argomento, ho chiesto un parere allo storico Ignazio Coppola, autore di un libro di successo “La Sicilia Tradita” e di numerosi articoli pubblicati su SiciliaInformazioni.com e su la Repubblica.
Cosa ne pensa delle manifestazioni svoltesi in Sicilia per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia?
Credo che si possa dire che le recenti costose manifestazioni che hanno avuto luogo in Sicilia per il 150° anniversario della spedizione dei Mille e quelle altrettanto costose delle celebrazioni dell’Unità d’Italia, sono manifestazioni inutili e ipocritamente ripetitive di quelle che si svolsero nel lontano 1960, in occasione delle celebrazioni del centenario. Come allora sono state e saranno riproposte false verità, personaggi ed eroi artatamente mitizzati che furono ambigui protagonisti della storia del nostro paese. D’altrettanta saggezza, di obbiettiva ricerca di verità storica e di serenità di giudizio credo non sia permeata, ancora una volta, la volontà di celebrare il 150° anniversario dell’unità d’Italia e di quegli avvenimenti che la caratterizzarono, riproponendo taroccate verità e falsi eroi con la rappresentazione di miti propinatici per lungo tempo dalla storiografia ufficiale e dai testi scolastici.
Secondo lei come si sarebbe dovuta commemorare l’Unità ?
Per fortuna nel nostro paese è in atto, da parte di svariati ambienti un processo di profonda revisione storica di quegli avvenimenti che portarono all’Unità d’Italia e per dirla più realisticamente e crudamente ad una “mala Unità d’Italia” E proprio perché, ancora una volta, queste retoriche, mistificatorie e costose celebrazioni non avrebbero dovuto, come nel 1960, essere un occasione mancata per rievocare verità storiche mai raccontate e squarciare il velo su falsità e bugie propinateci da storiografie ufficiali o da superficiali apprendimenti scolastici, sarebbe stato opportuno anziché riproporre stereotipi e stantie manifestazioni, programmare e avviare in tutto il paese dibattiti di studio e di obbiettive analisi su quegli avvenimenti che nel nostro paese vanno sotto il nome di Risorgimento. Ripercorrere la storia e ribadire, a differenza da quanto propinatoci dalle iconografie risorgimentali, che il processo unitario, nel corso degli anni, si è realizzato sulla pelle delle popolazioni meridionali.
Può aversi una democrazia veramente compiuta nel nostro paese alla luce delle modalità che portarono all’unificazione?
Oggi facendo un bilancio di 150 anni di storia, non si può purtroppo parlare di democrazia compiuta, ma bensì a ragion veduta, di una democrazia malata, che ha i suoi vizi d’origine nella mala unità d’Italia radice, a sua volta, del male meridionale e conseguentemente della nascita, agli albori dell’unità del paese, della cosiddetta e mai risolta questione meridionale. Conseguenze e vizi di origine che ci trasciniamo da 150 anni e delle quali costantemente ne abbiamo pagato il conto ed è per questo che, a tutt’oggi, non possiamo legittimamente parlare di democrazia compiuta.
Esiste realmente una storia condivisa dagli italiani?
Gli italiani per condividere una storia comune avrebbero dovuto viverla dall’unità in poi nella convinzione e nella piena consapevolezza di costruire un paese dalla crescita omogenea e non a due velocità con un nord ricco e produttivo e un sud povero ed assistito. Ma così non è stato Dal 1860 ha inizio l’impoverimento e la spoliazione del sud a favore del nord e da quel momento che si crea nel paese quella discrasia e la nascita della cosiddetta “questione meridionale” che non porterà al legittimo e pieno riconoscimento di una storia condivisa essendo parecchi, come detto precedentemente, i vizi d’origine che portarono all’unita d’Italia.
fonte : SiciliaInformazioni.com
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