“Tutto ruota attorno alla Sicilia, che può diventare l’isola che non c’è o un terribile miraggio…”, riconosce Francesco Verderami, cronista politico del Corriere della Sera. I giornali italiani concentrano la loro attenzione sugli eventi plolitici siciliani, dopo averli praticamente ignorati per due anni, assieme ai partiti nazionali. Scoprono tutti, dall’oggi al domani, che la conquista della Sicilia è la conditio sine qua non per conquistare l’Italia. Lo sapevano i garibaldini che unificarono l’Italia cominciando da Marsala, lo sapevano gli Alleati che sbarcarono nel golfo di Gela e nel siracusano per risalire la Penisola e cacciare i nazifascisti.
Dopo una lunga assenza anche Silvio Berlusconi è stato costretto a venire nell’Isola. Si è recato alla convention di Francesco Storace, svoltasi a Taormina, ma in realtà ha benedetto la nuova destra che fa capo a Musumeci, grande collettore di consensi ed ex eurodeputato, un irrequieto gentiluomo della vecchia Catania, insofferente perfino all’aria che si respira.
Berlusconi gli ha assegnato il compito di riguadagnare i consensi che i finiani si sono portati via giorno dopo giorno, perché è da qui che anche loro hanno cominciato a risalire l’Italia. Tutto ciò che occorre per riparare alle falle del centrodestra, secondo il Premier (e non solo), si trova nell’Isola. Da alcuni giorni, infatti, è esplosa la diaspora centrista che in Sicilia fa capo ad un leader, finora in ombra, Saverio Romano, ed all’ex Presidente della Regione, Totò Cuffaro. Il dissenso nei confronti di Pierferdinando Casini è covato a lungo: i centristi siciliani hanno osservato i gesti e le iniziative di Casini, ascoltato ogni sua parola, letto ed analizzato progetti e propositi. Fino a che Casini non ha mollato gli ormeggi sul centrodestra, se non stati “in sonno”, ma quando l’area di responsabilità istituzionale ha debuttato alla Camera dei deputati sulla fiducia al sottosegretario Coliandro, sono cominciati i mugugni ed i distinguo, accresciuti dalle vicende regionali che si sono strettamente collegate alla crisi nazionale.
Casini ha sposato con Fini e Rutelli l’idea di Lombardo - un governo di legislatura composto da tecnici e appoggiato dai partiti di centro, i finiani e dal Partito democratico – mettendo in piedi una strategia che dovrebbe ribaltare il quadro politico. Ma Romano e l’Udc siciliano, in larga parte, aveva ben altri progetti. Aveva mantenuto un asse preferenziale con il Pdl e fatto una opposizione durissima a Lombardo, “colpevole” di avere rotto con Cuffaro, e richiesto nuove elezioni oppure, una specie di semestre bianco incaricato di precederle per fare ciò che serve, e poi sciogliere l’Assemblea regionale siciliana.
Il governatore si appresta a fare nascere il nuovo governo, la cui composizione preoccupa Berlusconi ed i suoi alleati, e manda in bestia l’Udc siciliano, che aveva fatto i conti senza l’oste. Risultato? L’operazione “biancofiore”, raccontata dal Corriere, che affida un piano di sfondamento proprio ai siciliani. Nell’ultima riunione del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi – riferisce il Corriere – ha annunciato che i centristi dissidenti “sono già andati da un notaio a firmare l’atto di nascita di un nuovo partito”, Il Premier precisa che non sono solo siciliani, ma anche del centro e del nord.
La manovra di aggiramento verrebbe completata dal partito del popolo siciliano (e la sua evoluzione come partito del Sud), in dirittura di arrivo in Sicilia, per iniziativa di Gianfranco Miccichè, che ha deciso di non tornare nel Pdl ma di fare nascere un soggetto politico in grado di “affiancare” l’azione del Presidente del Consiglio a Roma e di dare voce alle istanze isolane al di qua dello Stretto.
In Sicilia si giocano le sorti della coalizione al governo e le residue possibilità dell’opposizione – di centro e di centrosinistra – di battere Berlusconi, perché le alleanze siciliane decideranno il risultato elettorale, in bilico stando ai sondaggi, soprattutto al senato.
Le stesse motivazioni speculari obbligano il PD a giocare la carta di Lombardo che, dopo avere mandato in frantumi il centrodestra nell’isola, potrebbe passare alla storia come il leader che ha ridato al centro, erede della DC, il governo del Paese. In fondo al tunnel, infatti, c’è Casini, il nuovo Prodi.
fonte : SiciliaInformazioni.com
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