Due condomìni contro il Ponte sullo Stretto. Cinquanta famiglie che dicono "no" ai lavori per la grande opera più controversa del secolo. Davide torna a sfidare Golia, a Messina. E lo scontro avviene sul mezzo chilometro di lungomare di Torre Faro, il villaggio a nord della città siciliana dove da giugno sono in corso le indagini geognostiche per il progetto definitivo del Ponte, atteso inizialmente per settembre e poi rinviato ad autunno inoltrato.
Per tutta l'estate le trivelle di Eurolink, il consorzio internazionale con capofila Impregilo che s'è aggiudicato l'appalto dell'opera, hanno scavato indisturbate sul lungomare messinese, nel punto in cui dovrebbe sorgere la torre alta 382 metri a sostegno della campata sul versante siciliano. Poi, al momento di procedere negli spazi privati, lo stop, per la resistenza degli abitanti di due complessi che hanno risposto a colpi di carta bollata alla richiesta di Eurolink di accedere alle aree condominiali ai sensi di una legge del 2001 sugli espropri. Una richiesta illegittima, secondo Carmelo Briguglio, legale dei due condomìni interessati, perché inviata agli amministratori dei complessi e non anche a ciascun singolo proprietario, ma soprattutto perché troppo generica: "La lettera di Eurolink - spiega Briguglio che ha segnalato la vicenda anche alla Procura e nella diffida al consorzio parla di tentata usurpazione - allude sommariamente a 'operazioni preparatorie' per il Ponte: potrebbe trattarsi di semplici e rapide misurazioni, e allora non ci sarebbe nulla da eccepire. Ma c'è il rischio che si tratti di interventi ben più invasivi, che però l'impresa non ha messo per iscritto".
Che questa seconda ipotesi sia la più probabile, lo confermano alcuni abitanti del complesso Due Torri, cui un rappresentante di Eurolink avrebbe offerto verbalmente 3500 euro per poter installare una trivella negli spazi condominiali. Al consorzio provano a gettare acqua sul fuoco. "Il nostro obiettivo - ha spiegato al giornale online Tempo Stretto il responsabile dei lavori Gianni Parisi - è trovare un accordo pacifico, come già avvenuto in altri casi. Ma se saremo costretti, chiederemo all'autorità giudiziaria di intervenire e farci entrare con la forza. I sondaggi sono previsti dalla legge e sono indispensabili".
Formalmente, la procedura avviata da Eurolink non è un esproprio, che può partire solo una volta approvato il progetto definitivo. Ma la diffida degli abitanti di Torre Faro si può considerare il primo atto formale di resistenza giudiziaria alla grande opera da parte di comuni cittadini.
Intanto torna a manifestare la Rete No Ponte. Dalle 18 di sabato un corteo sfilerà a Messina, a Torre Faro, proprio davanti alla trivella di Eurolink. Alla protesta, che inizierà con uno spettacolo di teatro civile a cura di giovani compagnie locali, aderiscono associazioni ambientaliste (Wwf, Legambiente, Italia Nostra), partiti politici (Sinistra ecologia e libertà e Federazione della sinistra), sindacalisti e i comitati No Frane dei villaggi colpiti dall'alluvione devastante del 2 ottobre scorso. La richiesta che il corteo farà al governo è di dirottare gli oltre sei miliardi previsti per il Ponte verso la messa in sicurezza di uno dei territori a maggior rischio sismico e idrogeologico d'Italia.
fonte : la Repubblica
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