Ogni tanto qualcuno ci ricasca, per ragioni di retorica e di propaganda, e annuncia l’imminente dipartita della mafia. E’ un esercizio inutile come la previsione della fine del mondo. Il giorno dopo ti risvegli, apri gli occhi: il mondo e la mafia sono sempre lì.
Sia chiaro, mica siamo affezionati a Cosa nostra. Mica ci manca Totò Riina che sta benone dove sta. Anche a noi – e come potrebbe essere diversamente – piacerebbe scrivere il titolone: “C’era una volta la mafia”. Tuttavia, non si può. Problema tecnico, innanzitutto. Questa non è una partita di calcio che finisce con un risultato certo al massimo dopo i calci di rigore. Questa non è una battaglia tradizionale. Nessuno degli avversari, dal suo accampamento, alzerà mai bandiera bianca. Nessuno ci dirà mai – e non avremo modo di saperlo chiaramente – che la mafia è sconfitta.
Problema sostanziale. La mafia si alimenta di condizioni sociali e culturali specifiche, l’elenco è superfluo perché l’abbiamo imparato alle elementari. Le vittorie militari vanno benissimo. Tuttavia, se non si rimuovono le condizioni di cui sopra, in ogni momento la malapianta potrà nutrirsi e rialzare la testa. Magari, per nascondersi meglio, non si chiamerà mafia; si chiamerà “Pia confraternita di estorsioni, stragi e omicidi”. Ma sarà la stessa cosa.
fonte : Livesicilia
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