giovedì 12 agosto 2010

E per ora, sulu ammuina

Tutti chilli che stanno a prora vann' a poppa e chilli che stann' a poppa vann' a prora: chilli che stann' a dritta vann' a sinistra e chilli che stanno a sinistra vann' a dritta: tutti chilli che stanno abbascio vann' ncoppa e chilli che stanno ncoppa vann' bascio passann' tutti p'o stesso pertuso: chi nun tiene nient' a ffà, s' aremeni a 'cca e a 'll à"
Le arcinote regole della Real Marina del Regno delle due Sicilie del 1841, da usare in occasione di visite a bordo delle Alte Autorità, si stagliano come stelle polari (sì, al plurale) nel firmamento variopinto della politica siciliana all’alba dell’attesissimo parto del nuovo governo regionale.
I politici diventano tecnici, i tecnici fanno finta di essere politici; gli uomini di partito si travestono da ribelli, i ribelli si fanno uomini di partito. “E chi nun tiene nient' a ffà, s' aremeni a 'cca e a 'll à”.
Le ultime dalla Sicilia danno il quater di Raffaele Lombardo “congelato”, ma solo per un mese, per ragioni di buona creanza (“Non sta bene decidere a Ferragosto perché avrebbe il sapore di un blitz”, ha spiegato il governatore), un pudore verginale che Monsignor della Casa avrebbe fatto suo immantinente. Ve l’immaginate i capintesta che si scambiano cortesie, invece che le consuete manganellate? Grazie, prego, scusi, tornerò alla Celentano, in luoghi di tattiche, astruserie, fumose e ridondanti spiegazioni sul perché e sul percome?
Famiglia cristiana, che si è arresa davanti all’evidenza ed ha negato l’assoluzione alla classe plitica italiana, avrebbe le stesse perplessità.
Ma Lombardo merita le attenuanti generiche, forse qualcosa di più, per il solo fatto che esercita la sua azione – o inazione – in quel di Sicilia, l’Isola più astrusa del mondo civile.
Non c’è tribunale che non considererebbe il contesto se non un alibi, una circostanza da tenete in grande contestazione, al punto da giudicarla un motivo di intralcio, quindi un’attenuante.
Abbiamo provato a metterci nei suoi panni, ma l’esperimento è durato soltanto alcuni minuti, il tempo di tracciare una scaletta delle difficoltà, un’agenda delle priorità, un elenco delle cose da fare, come e perché farle. Pochi minuti, un’eternità. Alla fine ci siamo arresi all’evidenza. La matassa è troppo complicata e non c’è abitudine alla complessità che tenga. Per capirci, un solo esempio: che grado di difficoltà credete che abbia il Pdl Sicilia, che alcuni danno per morto ed altri no (come nel giochetto dei bambini con il ditino al centro della palma di mano): c’è, non c’è, vivo, morto.
E l’Udc, come fate a capire: c’è quello che sta vicino al governatore, quello che lo vuole sostenere a tempo, e l’altro, quello romano, interessato a mettere insieme un’area politica che già oggi, ma soprattutto domani, resusciti il terzo forno con la scusa che i primi due hanno fallito.
Si potrebbe proseguire, ma è meglio fermarsi qui con gli esempi.
Lombardo ha bisogno di tempo e ne ha bisogno perché deve giocare una partita a scacchi che nemmeno i campioni russi saprebbero come vincere. Ognuno vuole una cosa e il suo contrario, pone veti e chiede corsie privilegiati. C’è una prospettiva, ed è chiaro come la luce del sole che Lombardo la persegue (il governo di responsabilità istituzionale con i democratici a valle) ma c’è anche il carico da novanta di Gianfranco Miccichè, che deve mettere insieme i pezzi della sua vita politica, la quale attraversa come una scimitarra la Sicilia da diciotto anni circa. Fino a qualche mese fa aveva il vento in poppa, ma fece ammuina, oggi a causa degli incendi romani i privilegi concessi dal Premier sono svaniti e deve fare i conti con una realtà che espelle l’ammuina come fosse la manna del demonio. Il talismano è sparito, la golden share non c’è più. E chi ci va di mezzo? Un nome a caso: Titti Bufardeci che ha fatto la sua parte con dignità. Come fa a districarsi fra Lombardo, la Ministra di casa, Stefania Prestigiacomo, il Pdl Sicilia finiano, i democratici e l’ingorgo degli eredi della DC?
Il sottosegretario ribelle-ma-non-troppo ha le sue gatte da pelare: deve salvare dal disarcionamento i suoi uomini in prima linea (Cimino e Bufardeci), magari spogliandoli della divisa berlusconiana (per il momento) e, insieme, impedire l’ingresso nel governo, mimetizzato o meno, dei democratici, che sarebbero un suggello di “tradimento” agli occhi dei nemici del Pdl.
E una volta, invece, ribadito il suo anema e core con il Cavaliere, tornare a casa, dove non l’aspettano davvero con le braccia aperte, anzi gli hanno fatto sapere che deve tornare alla prima casella, come nel gioco dell’oca.
September more, dunque, canta il governatore con il cuore contento, perché in definitiva il piacere di fare cuocere nel loro brodo quelli che gli rendono la vita difficile, è innegabile. Il senatore Pistorio (ideologo sottoutilizzato del Mpa), qualche giorno fa, proprio in concomitanza con il rinvio di cortesia concesso agli alleati della prima ora ed agli alleati presunti, ha affermato che l’intenzione è quella di dare vita ad una maggioranza che riproponga l’area di responsabilità istituzionale nata per ragioni contingenti alla Camera in occasione della mozione di sfiducia al sottosegretario Caliendo. Musica per le orecchie di casini, ma ancora oggi un ritornello affatto divertente per Saverio Romano, segretario regionale dell’Udc siciliana.
A Ferragosto, dunque, non succede niente, tranquilli. Per intanto si fanno nomi di new entry, sulla cui attendibilità è lecito dubitare: Rudy Maira e Antonino Recca di fonte etnea, Manlio Mele di fonte panormita.

fonte : SiciliaInformazioni.com

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