sabato 9 ottobre 2010

I siciliani al governo che fanno?

Raffaele Lombardo e l’assessore all’Economia, Gaetano Armao, hanno giudicato assai negativamente il decreto del Consiglio dei ministri sul federalismo fiscale. Per il governatore è incostituzionale, per Armao non solo è incostituzionale, ma soltanto una proposta di facciata per ingraziarsi il popolo del Nord o qualcosa di simile. Mancando le cifre, non è rispettata la legge delega, è tutto nebuloso e sui costi standard, i livelli di assistenza e prestazione, l’omogeneità delle infrastrutture, è estremamente carente.
Sia Lombardo quanto Armao hanno detto e ribadito di non essere affatto contrari alla riforma federalista, ed al federalismo fiscale in particolare, ma di ritenere le soluzioni adottate estremamente svantaggiose per le regioni deboli, quindi il Meridione d’Italia, e per le autonomie speciali.
Per queste ragioni la Regione siciliana si è data un gran daffare per mettere insieme una deterrenza, in modo da presentarsi al tavolo della conferenza stato, con le carte in regole, e cioè una piattaforma comune delle autonomie speciale ed una posizione omogenea fra tutte le regioni. Ordinarie e speciali. Le preoccupazioni siciliani nascono dal fatto che in assenza di indicatori, parametri, previsione di conti, la gestione “leghista” della riforma finisca con l’avvantaggiare una parte del paese e fare sprofondare nella crisi più nera l’altra parte. Un sospetto che è avvalorato dall’estrema determinazione con cui sul federalismo si sta muovendo la Lega Nord, padrino dell’operazione.
L’estrema debolezza del Premier nei confronti del suo potente alleato, per via della crisi del Pdl e delle “urgenze” giudiziarie, lascia grande spazio a Umberto Bossi e gli concede molto di più di una golden share, in realtà “licenza” di fare quello che vogliono, al di là degli annunci, l’illustrazione dei principi, le rassicurazioni.
Il federalismo fiscale è stato rappresentato come la panacea di tutti i mali e per farlo digerire facilmente agli italiani è stato indicato anche come uno strumento che avrebbe consentito di diminuire le tasse, oltre che creare condizioni di equità nel paese. Tutte opzioni che il decreto del governo non è in grado di rispettare.
Le perplessità delle regioni sono state illustrate dal presidente della Conferenza, l’emiliano Errani, e per le “speciali” si sono spesi Lombardo e Armao in modo inequivocabile. La stampa nazionale ha invece concesso largo spazio ai Presidenti del Nord, il lombardo Formigoni, che non pare affatto scontento di come stanno andando le cose.
Siccome il decreto che “affossa” il Mezzogiorno e la Sicilia è stato approvato dal Consiglio dei Ministri – Armao si è augurato che nessuno dei Ministri siciliani fosse presente in questa circostanza – vuol dire che i titolari dei dicasteri di provenienza isolana (Prestigiacomo, Alfano, La Russa), abbiano giudicato invece positivamente il decreto, la qualcosa significa necessariamente che Lombardo e Armao hanno mentito. E per quale ragione avrebbero dovuto farlo? Se il federalismo fiscale fosse uno strumento di sviluppo e di riorganizzazione dei servizi, con miglioramento della loro qualità, avrebbero motivo di esserne soddisfatti, dovendo governare la Sicilia per i prossimi due anni.
Il silenzio romano e l’accesa avversione siciliana sul decreto non sono compatibili. Chi bara?
Trattandosi di una riforma perorata dalla Lega con grande determinazione, il sospetto che le cose stiano come le denunciano Lombardo ed Armao, è molto forte. E se è così, sono guai, a meno che non si riesca a rimediare.

fonte : SiciliaInformazioni.com

1 commento:

  1. E il Presidente Lombardo che fa ?
    Da la fiducia a questo governo per consentirgli di andare avanti con la sua opera distruttrice dell' economia della Sicilia e di tutto il Sud !!!

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