mercoledì 20 ottobre 2010

Il deputato del Pdl raccomandò la nipote del capomafia

Dalle indagini della Dia su Franco Mineo, indagato con l'accusa di essere il prestanome dei Galatolo, emerge un altro intervento per il clan. Il parlamentare regionale è un fedelissimo del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianfranco Miccichè

Anche la nipote del capomafia dell'Acquasanta, Salvatore Lo Cicero, si rivolgeva a Franco Mineo per una raccomandazione. Gli investigatori della Dia l'hanno intercettata mentre chiede al politico del Pdl di intercedere per l'apertura di un centro di analisi cliniche. "Intrattenevo certi rapporti magari per ipocrisia", si è difeso nei giorni scorsi Mineo, dopo aver ricevuto un avviso di garanzia in cui gli si contesta di essere stato prestanome di un rampollo di mafia, Angelo Galatolo. Doveva essere davvero tanta "l'ipocrisia". Perché le intercettazioni finite agli atti dell'inchiesta del procuratore aggiunto Ingroia e dei sostituti Padova e Scaletta mettono in risalto il grande interessamento di Mineo per certe richieste.

Nei giorni scorsi, Repubblica ha rivelato che il deputato regionale ha tentato di fare assumere il trafficante di droga Pietro Scotto (fratello di Gaetano, uno dei mandanti della strage Borsellino) al settore Ville e Giardini del Comune. Scotto fu poi assunto in un notissimo locale dell'Acquasanta, di cui era stata socia la moglie di Mineo. Un'altra raccomandazione al centro dell'inchiesta è quella sollecitata da Santina Lo Cicero, figlia di Giovanni e nipote di Salvatore: loro sono i fratelli terribili dell'Acquasanta, 83 e 79 anni, arrestati più volte e destinatari di una confisca da 25 milioni di euro. Secondo i pentiti avrebbero iniziato raccogliendo il pizzo per conto dei Madonia, poi sarebbero passati a fare riciclaggio con le loro ditte edili: intanto, gestivano il racket delle sepolture.

Le intercettazioni dicono dell'altro: Santina Lo Cicero avrebbe chiesto a Mineo di potere incontrare il deputato regionale Antonello Antinoro, attualmente sotto indagine per voto di scambio.

fonte : la Repubblica

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