venerdì 15 ottobre 2010

Ma è una vergogna essere politici siciliani

Franco Mineo lo dice al telefono in una intercettazione: “Non è una vergogna essere ricchi”. E’ una frase pericolosa, forse innocente. Ma noi che stiamo dall’altra parte della sbarra, nella zona di quelli che non sono stati salvati da una elezione amica, la leggiamo con rancore. Ci sentiamo un’eco di trionfo, il sorriso dell”‘uomo senza qualità” che è diventato satrapo e adesso guarda il crollo del mondo da un oblò. “C’era na vorta un re che da un palazzo manno fora a li popoli st’editto: io so io io, voi nun sete un cazzo!” (Giuseppe Gioacchino Belli). E il lettore perdoni la crudezza, ma il Palazzo – a prescindere dal colto e inclito Mineo che avrà sicuramente tutti i titoli a posto e il cui riferimento all’assenza di qualità era un gioco, una citazione letteraria – è pieno di sgualdrine e topi che si sono salvati dal diluvio universale. Ratti a cui abbiamo fornito noi la zattera con votazioni inconcepibili, sperando che lanciassero una gomena, un salvagente. Invece costoro sono diventati ricchi alle nostre spalle. E si divertono, mentre noi affoghiamo. Ballano il fox trot sul cuore del Titanic altrui.

Scontiamo, per nostra colpa, nostra grandissima colpa, una classe politica di illetterati. Incapaci di governare e purtroppo nemmeno in grado di offrire uno spettacolo di decenza appena sufficiente. Sulle labbra potenti che ridono c’è il marchio di uno squallido privilegio, quello è il confine tra l’ancien regime e il popolo che sbatte le sue scodelle fuori dai cancelli. Già, il popolo, sempre presente nei discorsi e nelle pie intenzioni dei nostri padroncini. Citato con percentuali record, eppure mai così vilipeso.

Le prove sono sotto gli occhi. Raffaele Lombardo mette su un governo, che sarà pure una pozione magica, per carità, qualche dubbio lo nutriamo, ma che rappresenta un ribaltone, un pasticcio sideralmente lontano dal mandato delle urne che è il solo passaggio democratico certo e garantito, per quanto è dato di sapere. Miccichè è impegnato nei suoi dubbiosi cazzicatummuli fino a Berlusconi e ritorno, passando per Lombardo. I centristi covano i pugnali nell’ombra. Si lacerano, si inchiodano, si tradiscono sempre col ”popolo siciliano” in bocca. Sono il peggio della peggiore Dc che almeno sapeva il latino. Il Pd va al potere con una scorciatoia “per il bene della Sicilia”, naturalmente. Una di quelle scorciatoie che ammazzano una volta e per tutte la credibilità di un partito. Vedrete alle prossime elezioni.

E sapete cosa fanno i nostri re e i loro lacché quando vengono scoperti con le dita nel miele? Scrivono proclami adirati via sms, via web, o a voce. Loro che sono puri ti rimproverano. Intimano: “Vergognati!”. Non sono nemmeno bravi a recitare il rossore dello sdegno, servi della gleba e sovrani del nostro tempo, perché per esercitare correttamente l’indignazione, bisognerebbe prima conoscere la dignità, elemento chimico alieno al Palazzo e ai suoi frequentatori. No, non c’è dignita a essere politici siciliani in questo cupo tramonto. Ci sono solo (tanti) soldi. Evidentemente bastano.

fonte Livesicilia

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