Serra Grande è una contrada a un paio di chilometri dalla cattedrale di Noto, prezioso esempio di barocco siciliano. È lì che la Panther Oil Company, il colosso texano del petrolio, vorrebbe a tutti i costi avviare le trivellazioni per l’estrazione del greggio. Con buona pace dei vincoli paesaggistici: ci troviamo, infatti, in pieno Val di Noto, uno dei patrimoni dell’umanità tutelati dall’Unesco.
Ma alle sonde americane assetate di “oro nero” poco importa dei tesori di Sicilia. Anzi, i petrolieri che da tre anni tentano di piantare le trivelle nella zona (patria, tra l'altro, del vino Nero d'Avola Doc), sono adesso ancora più vicini alla realizzazione dei loro affari. Infatti, nei giorni scorsi il Consiglio di giustizia amministrativa ha annullato il ricorso vinto in primo grado dall'amministrazione comunale per bloccare l'attività di ricerca della società texana. Via libera, dunque, alle trivelle.
Questo l'ultimo capitolo della vicenda che ha inizio nel 2004, quando la Regione siciliana, presieduta allora da Salvatore Cuffaro, concesse alla Panther Oil i permessi per le trivellazioni nella zona. Nel 2005 esplose la protesta dei residenti e il governo regionale fu costretto a bloccare i permessi nelle aree Unesco, ma, dopo pochi mesi, il Tar accolse il ricorso degli americani. Nell'estate del 2007 fu la volta della raccolta di oltre trentamila firme di cittadini contrari alle speculazioni sul territorio, dopo l'appello lanciato da Andrea Camilleri sul quotidiano la Repubblica. A quel punto, i petrolieri rinunciarono all'affare, ma nel frattempo, ricorsero ancora una volta al Tar. Tra blocchi e ricorsi, siamo arrivati adesso all'ultimo verdetto del Cga che consente la ripresa dei lavori.
Anche in questo caso si sono levati cori di protesta. Primo fra tutti quello del sindaco di Vittoria, Giuseppe Nicosia, deciso ad invocare i vincoli del Piano paesaggistico. Dello stesso avviso anche il vicepresidente della Commissione nazionale antimafia, Fabio Granata. “La Regione e lo Stato - ha dichiarato sul suo sito web - hanno gli strumenti adeguati per governare la complessa questione: piena e completa attuazione dei piani paesaggistici, istituzione del Parco degli Iblei e approvazione immediata di una norma che esclude la presenza di impianti di ricerca petrolifera o di produzione energetica nelle pertinenze dei territori tutelati dall’Unesco e/o dalla Regione o dallo Stato. Si tratta quindi di una scelta politica chiara”.
L'istituzione celere del Parco Nazionale degli Iblei è stata invocata anche dal ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo. “Sono stati inviati alla Regione Siciliana negli ultimi due anni – ha dichiarato il ministro – finanziamenti per oltre tre milioni di euro per le spese di istituzione e lo start up dei parchi, ma la Regione ha riavviato da zero il procedimento al termine del quale dovrebbe far pervenire delle proposte di perimetrazione dei parchi al Ministero”. Il risultato, secondo il ministro, è un “ennesimo rinvio a data da destinarsi della nascita dei parchi”, fra cui quello degli Iblei, che farebbe da scudo alle trivellazioni.
Restiamo allora in attesa che vengano prese le decisioni giuste, augurandoci che le trivelle vengano fermate ancora una volta, oltre che dalle legittime proteste dei cittadini, anche e soprattutto dalle istituzioni. Scempi sul territorio in Sicilia ne abbiamo avuti fin troppi, ma questo sarebbe il colmo. Poi il Nero d'Avola “al petrolio” non piacerebbe neanche agli americani. O forse sì?
fonte:SiciliaInformazioni.com
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