Non ci ha colto certamente di sorpresa la nascita del “nuovo” (si fa per dire) partito “Forza del Sud” ideato dal sottosegretario on. Gianfranco Miccichè.
Ci chiediamo cosa ci sia di nuovo in un partito fondato da chi, già al governo di questo Paese, avrebbe potuto solo con il buon senso indirizzare la politica in modo appropriato .
Ma è un nuovo partito, un partito già schierato con il centrodestra, che ha confermato fedeltà al premier, che continua a far parte del gruppo PDL?
E ancora: quale credibilità può avere un politico che per essere eletto ha orientato il proprio elettorato giurando e spergiurando sulla bontà di questo federalismo fiscale previsto dal programma e che ora ne disconosce i contenuti?
Appare quanto meno strano, per non dire sospetto, questa “gettata” di nuovi partiti e partitini che si dichiarano meridionalisti mentre il Sud, questo maledettissimo Sud, peggiora le proprie condizioni di giorno in giorno.
Dalle prime dichiarazioni di stampa in ordine a quella che si dichiara essere la “Forza del Sud” non traspare nulla di propositivo e di rivoluzionario. I fondi Fas sono diventati la base o la scusa per creare un nuovo partito. Dei fondi fas “Forza del Sud” ne chiede, come tutti, lo sblocco come se questo rappresentasse la soluzione definitiva di tutti i problemi della nostra Terra. Abbiamo il fondato sospetto che lo sblocco dei fas sia utile solo a gestire… la propria clientela elettorale.
Ma dove erano i parlamentari di Forza del Sud quando si sono utilizzati i Fas dirottandoli per un miliardo e mezzo in spese che nulla avevano a che fare con il Sud? Come possono aver dimenticato i 100 milioni per il G8 in Sardegna marchiato dagli scandali, i 50 milioni per l’alluvione in Piemonte e Valle d’Aosta, la copertura degli oneri del decreto anticrisi 2008 e gli accantonamenti della legge finanziaria, i 50 milioni per gli interventi per la banda larga e per il finanziamento dell’abolizione dell’Ici ?
Primo di Nicola sull’Espresso del 10 maggio affermò “La ‘rivoluzione’ del 2008 è costituita dalla trovata di Berlusconi e Tremonti di riprogrammare e concentrare le risorse del Fas (ridotto nel frattempo a 52 miliardi 400 milioni) su obiettivi considerati “prioritari per il rilancio dell’economia nazionale”. Come? Anzitutto, attraverso la suddivisione dei soldi tra amministrazioni centrali (25 miliardi 409 milioni) e Regioni (27 miliardi). Poi con la costituzione di tre fondi settoriali: uno per l’occupazione e la formazione; un altro a sostegno dell’economia reale istituito presso la presidenza del Consiglio; un terzo denominato Infrastrutture e che dovrebbe curare il potenziamento della rete infrastrutturale a livello nazionale, comprese le reti di telecomunicazioni e energetiche, la messa in sicurezza delle scuole, le infrastrutture museali, archeologiche e carcerarie. Denominazioni pompose ma che in realtà nascondono un unico disegno: dare il via al saccheggio finale.
Ma il vero colpo al Sud viene dall’interno del fondo Infrastrutture per 12 miliardi 356 milioni e il Sud vede poco o niente. Le sue dotazioni spariscono per coprire i più svariati provvedimenti governativi: 900 milioni per l’adeguamento dei prezzi del materiale da costruzione (cemento e ferro) necessario per riequilibrare i rapporti contrattuali tra stazioni appaltanti e imprese esecutrici dopo i pesanti aumenti dei costi; 390 per la privatizzazione della società Tirrenia; 960 per finanziare gli investimenti del gruppo Ferrovie dello Stato; un altro miliardo 440 milioni per i contratti di servizio di Trenitalia; 15 milioni per gli interventi in favore delle fiere di Bari, Verona, Foggia, Padova.
Ancora: 330 milioni vanno a garantire la media-lunga percorrenza di Trenitalia; 200 l’edilizia carceraria (penitenziari in Emilia Romagna, Veneto e Liguria) e per mettere in sicurezza quella scolastica; 12 milioni al trasporto nei laghi Maggiore, Garda e Como. Pesano poi sul fondo Infrastrutture l’alta velocità Milano-Verona e Milano-Genova; la metro di Bologna; il tunnel del Frejus e la Pedemontana Lecco-Bergamo. E poi le opere dell’Expo 2015 che comprendono il prolungamento di due linee della metropolitana milanese per 451 milioni; i 58 milioni della linea C di quella di Roma; i 50 per la laguna di Venezia; l’adeguamento degli edifici dei carabinieri di Parma (5); quello dei sistemi metropolitani di Parma, Brescia, Bologna e Torino (110); la metrotranvia di Bologna (54 milioni); 408 milioni per la ricostruzione all’Aquila; un miliardo 300 milioni a favore della società Stretto di Messina. E non per le spese di costruzione della grande opera più discussa degli ultimi 20 anni, ma solo per consentire alla società di cominciare a funzionare.”
Bene, se in tutto questo Miccichè e accoliti hanno avuto un ruolo o comunque semplicemente per aver zittito consentendo al governo di saccheggiare i Fas destinati al meridione, stiamo proprio freschi su questa Forza del Sud prona agli interessi del Nord.
di Francesco Romano
fonte: Onda del Sud
lunedì 29 novembre 2010
domenica 28 novembre 2010
Dopo 150 anni di menzogne la Banca d’Italia conferma: l’Unità d’Italia ha creato il sottosviluppo del Mezzogiorno.
Il processo di verità storica che da tempo sta squarciando il muro di oblìo eretto a difesa di una mistificata interpretazione delle vicende unitarie e post unitarie della nostra nazione, ha trovato nuovo e solidissimo impulso per merito di una pubblicazione scientifica edita da un’istituzione dall’indiscussa affidabilità quale la Banca d’Italia. Se fino ad oggi si è potuto confutare, su basi storiografiche peraltro tutte da verificare, quanto asserito da chi, carte alla mano, mira a dimostrare come il presunto processo unitario si sia risolto nei fatti in una feroce e avvilente colonizzazione del Mezzogiorno, oggi scende in campo la Banca d’Italia, con il suo indiscusso prestigio, a sancire, sulla base di incontestabili analisi e dati statistici, la verità di fatti troppo a lungo vergognosamente manipolati.
Ebbene, a contraddire definitivamente un’ideologia mistificatrice della realtà di episodi che hanno costretto il Mezzogiorno ad una immeritata situazione d’inferiorità, irrompono con l’autorevolezza che gli deriva dalla reputazione di studiosi il Prof. Stefano Fenoaltea, docente di Economia Applicata all’Università di Tor Vergata (Roma), insieme al collega Carlo Ciccarelli, Dottore di Ricerca in Teoria economica ed Istituzioni nella stessa Università.
Nel loro accuratissimo saggio, il cui alto valore scientifico ha meritato per i due economisti l’onore della pubblicazione da parte della Banca d’Italia, gli studiosi dell’Università di Tor Vergata hanno non solo reso manifesto, potremmo dire, ma bensì confermato come all’origine dell’attuale sottosviluppo del Sud ci sia una bugiarda unificazione nazionale. Sin dalle prime pagine del loro lavoro di ricerca, apparso peraltro solo in lingua inglese nei “Quaderni di Storia Economica di Bankitalia”, n. 4, luglio 2010 (domanda: perché non in italiano e con adeguato resoconto pubblico?), Stefano Fenoaltea e Carlo Ciccarelli affermano così esplicitamente: “L’arretratezza industriale del Sud, evidente già all’inizio della prima guerra mondiale non è un’eredità dell’Italia pre-unitaria» (Through the Magnifying Glass: Provincial Aspects of industrial Growth in Post-Unification Italy, pag.22).
A scrupoloso fondamento del loro studio, corredato da minuziose tabelle statistiche, gli economisti di Tor Vergata prendono in esame i censimenti ufficiali del neonato Stato italiano, precisamente negli anni 1871, 1881, 1901 e 1911. La disponibilità di una notevole massa di dati nazionali e regionali ha offerto l’opportunità a Fenoaltea e Ciccarelli di comprendere a fondo, come sostanzia loro ricerca, lo sviluppo dell’Italia nei primi decenni dopo l’unificazione. Orbene, il meticoloso lavoro eseguito aggiunge, ai dati già disponibili, un’analisi dei dati disaggregati relativi alla produzione industriale in 69 province tra il 1871 e il 1911, determinando gli studiosi a svelare che: «Il loro esame disaggregato rafforza le principali ipotesi revisioniste suggerite dai dati regionali». Più eloquente di così…e, si sottolinea ancora, qui sono i numeri che parlano esplicitamente!
La tabelle pubblicate da Fenoaltea e Ciccarelli mostrano che nel 1871 il tasso di industrializzazione del Piemonte era del l’1.13%, quello della Lombardia 1.37%, quello della Liguria 1.48%. Da evidenziare come, a questo punto, fossero già trascorsi dieci anni di smantellamento dell’apparato industriale dell’ex Regno delle Due Sicilie, con il ridimensionamento di importanti stabilimenti come le officine metallurgiche di Pietrarsa, a Portici (Napoli) (oltre 1000 addetti prima dell’unificazione ridotti a 100 nel 1875), nonché quelle di Mongiana in Calabria (950 addetti nel 1850 ridotti a poche decine di guardiani nel 1873): ebbene, nonostante l’opera devastatrice dei presunti liberatori scesi dal Settentrione, l’indice di industrializzazione della Campania era ancora dello 1.01%, con Napoli, nel dato provinciale, all’1.44% e quindi più di Torino che era solo all’1.41%.
L’indice di industrializzazione della Sicilia era allo 0.98%, quindi agli stessi livelli del Veneto che era al 0.99%, la Puglia era allo 0.78% con la provincia di Foggia allo 0.82%: molto più di province lombarde come Sondrio, allo 0.56%, e vicinissima ai livelli di industrializzazione dell’Emilia, lo 0.85%. La Calabria era allo 0.69%, con la provincia di Catanzaro allo 0.78% e perciò allo stesso livello di Reggio Emilia e più di Piacenza, che era allo 0.76%, ma anche di Ferrara allo 0.74%.
Il tasso di industrializzazione della Basilicata era allo 0.67%, un indice che per quanto a prima vista basso era comunque più alto di aree liguri come Porto Maurizio che era allo 0.61%. L’Abruzzo era invece allo 0.58%, con L’Aquila a 0.63%.
Detto questo, appare drammatico come, quarant’anni dopo, nel 1911, l’indice di industrializzazione del Piemonte fosse salito all’1.30% mentre quello della Campania era sceso a 0.93%, con Napoli all’1.32%. La Lombardia era arrivata all’1.67%, la Liguria all’1.62%, mentre la Sicilia era crollata allo 0.65%, la Puglia allo 0.62%, la Calabria allo 0.58%, la Basilicata allo 0.51%.
Questo resoconto piuttosto tragico ma fondato su incontrovertibili riscontri scientifici, perché i numeri si possono occultare ma se resi noti non possono certamente ingannare, rende chiaro come la Banca d’Italia, pubblicando il qualificato studio di Stefano Fenoaltea e Carlo Ciccarelli, abbia certificato ufficialmente con la sua autorevolezza come l’arretratezza industriale del Sud non sia un’eredità dell’Italia pre-unitaria ma bensì un sottosviluppo voluto da una unificazione nazionale strumentalizzata in modo scellerato ai danni del Mezzogiorno.
Fonte: Ondadelsud
Ebbene, a contraddire definitivamente un’ideologia mistificatrice della realtà di episodi che hanno costretto il Mezzogiorno ad una immeritata situazione d’inferiorità, irrompono con l’autorevolezza che gli deriva dalla reputazione di studiosi il Prof. Stefano Fenoaltea, docente di Economia Applicata all’Università di Tor Vergata (Roma), insieme al collega Carlo Ciccarelli, Dottore di Ricerca in Teoria economica ed Istituzioni nella stessa Università.
Nel loro accuratissimo saggio, il cui alto valore scientifico ha meritato per i due economisti l’onore della pubblicazione da parte della Banca d’Italia, gli studiosi dell’Università di Tor Vergata hanno non solo reso manifesto, potremmo dire, ma bensì confermato come all’origine dell’attuale sottosviluppo del Sud ci sia una bugiarda unificazione nazionale. Sin dalle prime pagine del loro lavoro di ricerca, apparso peraltro solo in lingua inglese nei “Quaderni di Storia Economica di Bankitalia”, n. 4, luglio 2010 (domanda: perché non in italiano e con adeguato resoconto pubblico?), Stefano Fenoaltea e Carlo Ciccarelli affermano così esplicitamente: “L’arretratezza industriale del Sud, evidente già all’inizio della prima guerra mondiale non è un’eredità dell’Italia pre-unitaria» (Through the Magnifying Glass: Provincial Aspects of industrial Growth in Post-Unification Italy, pag.22).
A scrupoloso fondamento del loro studio, corredato da minuziose tabelle statistiche, gli economisti di Tor Vergata prendono in esame i censimenti ufficiali del neonato Stato italiano, precisamente negli anni 1871, 1881, 1901 e 1911. La disponibilità di una notevole massa di dati nazionali e regionali ha offerto l’opportunità a Fenoaltea e Ciccarelli di comprendere a fondo, come sostanzia loro ricerca, lo sviluppo dell’Italia nei primi decenni dopo l’unificazione. Orbene, il meticoloso lavoro eseguito aggiunge, ai dati già disponibili, un’analisi dei dati disaggregati relativi alla produzione industriale in 69 province tra il 1871 e il 1911, determinando gli studiosi a svelare che: «Il loro esame disaggregato rafforza le principali ipotesi revisioniste suggerite dai dati regionali». Più eloquente di così…e, si sottolinea ancora, qui sono i numeri che parlano esplicitamente!
La tabelle pubblicate da Fenoaltea e Ciccarelli mostrano che nel 1871 il tasso di industrializzazione del Piemonte era del l’1.13%, quello della Lombardia 1.37%, quello della Liguria 1.48%. Da evidenziare come, a questo punto, fossero già trascorsi dieci anni di smantellamento dell’apparato industriale dell’ex Regno delle Due Sicilie, con il ridimensionamento di importanti stabilimenti come le officine metallurgiche di Pietrarsa, a Portici (Napoli) (oltre 1000 addetti prima dell’unificazione ridotti a 100 nel 1875), nonché quelle di Mongiana in Calabria (950 addetti nel 1850 ridotti a poche decine di guardiani nel 1873): ebbene, nonostante l’opera devastatrice dei presunti liberatori scesi dal Settentrione, l’indice di industrializzazione della Campania era ancora dello 1.01%, con Napoli, nel dato provinciale, all’1.44% e quindi più di Torino che era solo all’1.41%.
L’indice di industrializzazione della Sicilia era allo 0.98%, quindi agli stessi livelli del Veneto che era al 0.99%, la Puglia era allo 0.78% con la provincia di Foggia allo 0.82%: molto più di province lombarde come Sondrio, allo 0.56%, e vicinissima ai livelli di industrializzazione dell’Emilia, lo 0.85%. La Calabria era allo 0.69%, con la provincia di Catanzaro allo 0.78% e perciò allo stesso livello di Reggio Emilia e più di Piacenza, che era allo 0.76%, ma anche di Ferrara allo 0.74%.
Il tasso di industrializzazione della Basilicata era allo 0.67%, un indice che per quanto a prima vista basso era comunque più alto di aree liguri come Porto Maurizio che era allo 0.61%. L’Abruzzo era invece allo 0.58%, con L’Aquila a 0.63%.
Detto questo, appare drammatico come, quarant’anni dopo, nel 1911, l’indice di industrializzazione del Piemonte fosse salito all’1.30% mentre quello della Campania era sceso a 0.93%, con Napoli all’1.32%. La Lombardia era arrivata all’1.67%, la Liguria all’1.62%, mentre la Sicilia era crollata allo 0.65%, la Puglia allo 0.62%, la Calabria allo 0.58%, la Basilicata allo 0.51%.
Questo resoconto piuttosto tragico ma fondato su incontrovertibili riscontri scientifici, perché i numeri si possono occultare ma se resi noti non possono certamente ingannare, rende chiaro come la Banca d’Italia, pubblicando il qualificato studio di Stefano Fenoaltea e Carlo Ciccarelli, abbia certificato ufficialmente con la sua autorevolezza come l’arretratezza industriale del Sud non sia un’eredità dell’Italia pre-unitaria ma bensì un sottosviluppo voluto da una unificazione nazionale strumentalizzata in modo scellerato ai danni del Mezzogiorno.
Fonte: Ondadelsud
sabato 27 novembre 2010
Armao: "Un miliardo di euro in meno alla Sicilia"
PALERMO - "Il piano per il Sud, approvato dal Cipe stamattina, comporta un taglio del 10% ai fondi Fas, cosa che per la Sicilia determina un miliardo di euro in meno", dice l'assessore regionale all' Economia, Gaetano Armao.
"Il Piano per il Sud - aggiunge - è un documento politico che non contiene numeri e le specificazioni che abbiamo chiesto e che avvia un percorso che ci lascia perplessi in quanto non riesce a definire quelle opportunità di cui hanno bisogno la Sicilia e il Mezzogiorno". Armao ha partecipato ai lavori in del Cdm e del Cipe a Roma in rappresentanza della Regione siciliana, su delega del presidente Lombardo.
"In questo Piano - prosegue - non si vede quella perequazione infrastrutturale che abbiamo chiesto affinchè il federalismo sia equo e solidale. La Regione siciliana ha formulato la richiesta per una perequazione dettagliata, con risorse vere e disponibili e non un libro dei sogni che non indica come risolvere il problema del divario nord - sud e, soprattutto non offre alcuna indicazione su come rendere competitivo il Mezzogiorno".
"È inaccettabile il taglio del 10% del Fas alle Regioni - conclude - che si ripercuote prevalentemente sulle quelle del Sud, e che alla Sicilia costa oltre 400 milioni di euro che, se uniti ai circa 400 milioni di minori trasferimenti agli enti locali siciliani da parte dello Stato e ai 200 milioni di tagli operati nei confronti della Regione, determina una diminuzione di risorse disponibili per la Sicilia di quasi un miliardo di euro nel 2011. Né è possibile che il Fas della Sicilia rimanga bloccato mentre il governo pensa a come attuare il Piano per il Sud. Noi un piano lo abbiamo e su questo andiamo avanti".
26/11/2010
fonte:lasiciliaweb:it
"Il Piano per il Sud - aggiunge - è un documento politico che non contiene numeri e le specificazioni che abbiamo chiesto e che avvia un percorso che ci lascia perplessi in quanto non riesce a definire quelle opportunità di cui hanno bisogno la Sicilia e il Mezzogiorno". Armao ha partecipato ai lavori in del Cdm e del Cipe a Roma in rappresentanza della Regione siciliana, su delega del presidente Lombardo.
"In questo Piano - prosegue - non si vede quella perequazione infrastrutturale che abbiamo chiesto affinchè il federalismo sia equo e solidale. La Regione siciliana ha formulato la richiesta per una perequazione dettagliata, con risorse vere e disponibili e non un libro dei sogni che non indica come risolvere il problema del divario nord - sud e, soprattutto non offre alcuna indicazione su come rendere competitivo il Mezzogiorno".
"È inaccettabile il taglio del 10% del Fas alle Regioni - conclude - che si ripercuote prevalentemente sulle quelle del Sud, e che alla Sicilia costa oltre 400 milioni di euro che, se uniti ai circa 400 milioni di minori trasferimenti agli enti locali siciliani da parte dello Stato e ai 200 milioni di tagli operati nei confronti della Regione, determina una diminuzione di risorse disponibili per la Sicilia di quasi un miliardo di euro nel 2011. Né è possibile che il Fas della Sicilia rimanga bloccato mentre il governo pensa a come attuare il Piano per il Sud. Noi un piano lo abbiamo e su questo andiamo avanti".
26/11/2010
fonte:lasiciliaweb:it
Forza Sud imita la Lega: deputati con la cravatta arancione
E’ stato lo stesso fondatore di Forza del Sud, Gianfranco Miccichè, ad indossare per primo la cravatta “sociale”. Nei giorni scorsi, durante la presentazione della nuova formazione politica made in Sicilia, il sottosegretario, infatti, ha sfoggiato una cravatta arancio acceso, il colore di Forza del Sud, che riporta alla mente il verde della Lega Nord. Del resto, Miccichè non ha mai fatto mistero di apprezzare quanto fatto dal carroccio per le regioni settentrionali e che vorrebbe replicare il successo di Bossi al Mezzogiorno.
E così oggi anche in Parlamento ha fatto il suo ingresso la prima cravatta arancione. L’onorevole Ugo Maria Grimaldi, infatti, passeggiava alla Camera, in transatlantico, mostrando con disinvoltura il simbolo del partito. Il deputato siciliano ha precisato, però, che non si tratta di una cravatta griffata, tipo marinella, e che a breve sarà indossata da tutti i sette parlamentari che hanno aderito a Forza del Sud. Strategie di marketing politico. In programma anche la realizzazione di fazzoletti da taschino (anche questi in perfetto stile leghista) e foulard per le donne.
Fin la nota di colore. Bisognerà ora vedere quali saranno i programmi di Forza del Sud per il Meridione, se – in particolare – il partito di Miccichè riuscirà a smentire le critiche sollevate a destra e a manca e le accuse di essere un partito costola del Pdl. Proprio oggi il leader dell’Mpa, il governatore siciliano Raffaele Lombardo, ha affermato che il nuovo partito sarà contro il Sud perché non è nato in maniera autonoma e spontanea come la Lega Nord.
E così oggi anche in Parlamento ha fatto il suo ingresso la prima cravatta arancione. L’onorevole Ugo Maria Grimaldi, infatti, passeggiava alla Camera, in transatlantico, mostrando con disinvoltura il simbolo del partito. Il deputato siciliano ha precisato, però, che non si tratta di una cravatta griffata, tipo marinella, e che a breve sarà indossata da tutti i sette parlamentari che hanno aderito a Forza del Sud. Strategie di marketing politico. In programma anche la realizzazione di fazzoletti da taschino (anche questi in perfetto stile leghista) e foulard per le donne.
Fin la nota di colore. Bisognerà ora vedere quali saranno i programmi di Forza del Sud per il Meridione, se – in particolare – il partito di Miccichè riuscirà a smentire le critiche sollevate a destra e a manca e le accuse di essere un partito costola del Pdl. Proprio oggi il leader dell’Mpa, il governatore siciliano Raffaele Lombardo, ha affermato che il nuovo partito sarà contro il Sud perché non è nato in maniera autonoma e spontanea come la Lega Nord.
La Sicilia affitta i Beni Culturali alla Germania?
26 novembre 2010 - Gentile professoressa Alessandra Rosciglione, il 21 novembre scorso mi sono imbattuto in questo suo degnissimo e totalmente condivisibile articolo.
Spero di essere stato male informato ma mi risulta che sia in corso una trattativa tra l’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana e l’equivalente Assessorato del Sachsen (Land della Sassonia). Una trattativa finalizzata all’intervento gestionale nei siti archeologici e museali siciliani da parte, appunto, dei tedeschi.
La proposta tedesca, così come mi è arrivata, pare molto interessante: cessione in locazione dei Beni culturali siciliani al Consorzio pubblico-privato tedesco “Betriebsmanagement Italienische Kulturelles Erbe“ (Gestione operativa del patrimonio culturale italiano, nome provvisorio) per 99 anni. E’ una notizia, caso unico nell’Italia degli spioni e della fuga di notizie, che non è trapelata nel corso della lunga trattativa.
Il Consorzio s’impegnerà nella gestione, manutenzione e restauro dei Beni oggetto della locazione provvedendo anche alla promozione e alle iniziative connesse al turismo culturale.
Farebbero tutto loro, investirebbero soldi dei contribuenti tedeschi per gestire e manutenere (pflegen, come dicono sempre loro) il patrimonio artistico siciliano, incassando i ricavi derivanti dalla vendita dei biglietti e dalla cessione dei diritti di immagine e riconoscendo all’Assessorato siciliano una cifra annuale da concordare, comunque non inferiore all’attuale quota raggiunta nel computo del Pil regionale.
Un po’ di ordine e pulizia, messa in sicurezza dei monumenti feriti, la Carta del Rischio del patrimonio culturale regionale consultata come una Bibbia e grande interesse per la promozione del turismo culturale.
In fondo il loro business gira intorno a questo.
Si ha già notizia di alcuni interventi strutturali e organizzativi:
collocazione di cartelli stradali e turistici (recentissima innovazione made in Germany) in tutti gli incroci e in prossimità dei siti e monumenti
installazione di bacheche informative-didattiche (in 4 lingue!) in tutti i siti, perchè è buona cosa che il turista sappia se sta ammirando ruderi fenici o macerie dell’ultima guerra
risanamento delle aree comuni e ripristino dei servizi di sorveglianza, pulizia, pronto soccorso, bigletteria e accoglienza
apertura di siti e musei tutti i giorni comandati
capitolato per le aree di parcheggio: terreno pianeggiante, pavimentazione acqua assorbente, copertura naturale anti-solleone (no all’uso di ondulx ed altri materiali da forno), eco-navetta di collegamento per non paciugare nel fango, arrostirsi sotto il sole o strinarsi le terga risalendo su auto e pullman
protezione delle aree e monumenti in restauro o a rischio con transenne e protezioni invalicabili, presidiate ed esteticamente decorose. Indicazione della data di fine lavori
istituzione di kinderheim in ogni sito e museo
test d’idoneità per archeologi, geologi, curatori, sopraintendenti e altri specialisti scientifici ed artistici, da sostenere di fronte ad una Commissione internazionale (italiani esclusi)
adeguamento degli stipendi degli operatori agli standard europei con controllo di orari, assenze e parentele.
nuove procedure per l’assegnazione dei lavori e abolizione del termine bando assimilabile a banditen
lancio di una campagna di formazione e buona educazione rivolta alle popolazioni residenti in prossimità dei siti.
conferma a vita di Tremonti e consegna senza condizioni di Bondi
Opereranno con propri corpi speciali per il controllo dei territori interessati e dei movimenti di danaro. I processi si terranno in Germania, così come lo sconto della pena. La bandiera tedesca sventolerà su tutti i monumenti ed i siti. Per informazioni ci si dovrà rivolgere alle sedi italiane del Goethe Institut o alla direzione della ThyssenKrupp di Terni.
E se accadesse veramente?
Spero di essere stato male informato ma mi risulta che sia in corso una trattativa tra l’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana e l’equivalente Assessorato del Sachsen (Land della Sassonia). Una trattativa finalizzata all’intervento gestionale nei siti archeologici e museali siciliani da parte, appunto, dei tedeschi.
La proposta tedesca, così come mi è arrivata, pare molto interessante: cessione in locazione dei Beni culturali siciliani al Consorzio pubblico-privato tedesco “Betriebsmanagement Italienische Kulturelles Erbe“ (Gestione operativa del patrimonio culturale italiano, nome provvisorio) per 99 anni. E’ una notizia, caso unico nell’Italia degli spioni e della fuga di notizie, che non è trapelata nel corso della lunga trattativa.
Il Consorzio s’impegnerà nella gestione, manutenzione e restauro dei Beni oggetto della locazione provvedendo anche alla promozione e alle iniziative connesse al turismo culturale.
Farebbero tutto loro, investirebbero soldi dei contribuenti tedeschi per gestire e manutenere (pflegen, come dicono sempre loro) il patrimonio artistico siciliano, incassando i ricavi derivanti dalla vendita dei biglietti e dalla cessione dei diritti di immagine e riconoscendo all’Assessorato siciliano una cifra annuale da concordare, comunque non inferiore all’attuale quota raggiunta nel computo del Pil regionale.
Un po’ di ordine e pulizia, messa in sicurezza dei monumenti feriti, la Carta del Rischio del patrimonio culturale regionale consultata come una Bibbia e grande interesse per la promozione del turismo culturale.
In fondo il loro business gira intorno a questo.
Si ha già notizia di alcuni interventi strutturali e organizzativi:
collocazione di cartelli stradali e turistici (recentissima innovazione made in Germany) in tutti gli incroci e in prossimità dei siti e monumenti
installazione di bacheche informative-didattiche (in 4 lingue!) in tutti i siti, perchè è buona cosa che il turista sappia se sta ammirando ruderi fenici o macerie dell’ultima guerra
risanamento delle aree comuni e ripristino dei servizi di sorveglianza, pulizia, pronto soccorso, bigletteria e accoglienza
apertura di siti e musei tutti i giorni comandati
capitolato per le aree di parcheggio: terreno pianeggiante, pavimentazione acqua assorbente, copertura naturale anti-solleone (no all’uso di ondulx ed altri materiali da forno), eco-navetta di collegamento per non paciugare nel fango, arrostirsi sotto il sole o strinarsi le terga risalendo su auto e pullman
protezione delle aree e monumenti in restauro o a rischio con transenne e protezioni invalicabili, presidiate ed esteticamente decorose. Indicazione della data di fine lavori
istituzione di kinderheim in ogni sito e museo
test d’idoneità per archeologi, geologi, curatori, sopraintendenti e altri specialisti scientifici ed artistici, da sostenere di fronte ad una Commissione internazionale (italiani esclusi)
adeguamento degli stipendi degli operatori agli standard europei con controllo di orari, assenze e parentele.
nuove procedure per l’assegnazione dei lavori e abolizione del termine bando assimilabile a banditen
lancio di una campagna di formazione e buona educazione rivolta alle popolazioni residenti in prossimità dei siti.
conferma a vita di Tremonti e consegna senza condizioni di Bondi
Opereranno con propri corpi speciali per il controllo dei territori interessati e dei movimenti di danaro. I processi si terranno in Germania, così come lo sconto della pena. La bandiera tedesca sventolerà su tutti i monumenti ed i siti. Per informazioni ci si dovrà rivolgere alle sedi italiane del Goethe Institut o alla direzione della ThyssenKrupp di Terni.
E se accadesse veramente?
Orgogliosi del trasferimento alla Regione di numerosi beni archeologici
27 novembre 2010 - “Siamo orgogliosi del trasferimento alla Regione di numerosi beni archeologici e storici che arricchiscono il già immenso patrimonio culturale della Sicilia. Ma siamo anche consapevoli che la loro gestione comporterà un onere in più e che dunque sarà necessario anche un ulteriore sforzo per sostenere i maggiori costi per la tutela e la valorizzazione di questi siti”.
Lo ha detto l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Sebastiano Missineo, dopo la decisione del Consiglio dei Ministri di trasferire 120 beni demaniali alla Regione Siciliana tra cui l’area archeologica di Siracusa, la Valle dei templi di Agrigento e il Palazzo dei Normanni a Palermo.
“È una grande opportunità – ha aggiunto Missineo – perchéquesti beni, che sono diventati di proprietà della Regione, hanno un grande valore culturale e rafforzano l’identità del patrimonio della Sicilia. Ma, per garantire ai visitatori la massima fruibilità, dovremo preservare dal degrado alcuni di questi monumenti e salvarli da un decennale stato di incuria e di abbandono, come nel caso del Castello della Colombaia di Trapani. Sono sicuro che l’investimento sul patrimonio culturale, oltre a difendere la nostra eredità, i segni e le testimonianze della tradizione, potrà servire anche per creare nuove occasioni di lavoro e favorire lo sviluppo economico e sociale della Sicilia il cui ‘brand’ di arte e cultura è conosciuto in tutto il mondo”.
Lo ha detto l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Sebastiano Missineo, dopo la decisione del Consiglio dei Ministri di trasferire 120 beni demaniali alla Regione Siciliana tra cui l’area archeologica di Siracusa, la Valle dei templi di Agrigento e il Palazzo dei Normanni a Palermo.
“È una grande opportunità – ha aggiunto Missineo – perchéquesti beni, che sono diventati di proprietà della Regione, hanno un grande valore culturale e rafforzano l’identità del patrimonio della Sicilia. Ma, per garantire ai visitatori la massima fruibilità, dovremo preservare dal degrado alcuni di questi monumenti e salvarli da un decennale stato di incuria e di abbandono, come nel caso del Castello della Colombaia di Trapani. Sono sicuro che l’investimento sul patrimonio culturale, oltre a difendere la nostra eredità, i segni e le testimonianze della tradizione, potrà servire anche per creare nuove occasioni di lavoro e favorire lo sviluppo economico e sociale della Sicilia il cui ‘brand’ di arte e cultura è conosciuto in tutto il mondo”.
venerdì 26 novembre 2010
Palermo : La protesta non si ferma sit-in e studenti incatenati
Non si ferma la protesta studentesca. Alcuni ragazzi si sono arrampicati questa mattina sull'obelisco della statua della Libertà, in piazza Vittorio Veneto, e si sono incatenati, mentre i loro compagni hanno organizzato un girotondo della piazza, che è stata simbolicamente occupata. A organizzare la protesta gli alunni dei licei Meli e Galilei che hanno bloccato il traffico all'inizio del viale della Libertà.
Dopo l'occupazione simbolica del monumento ai caduti in piazza Vittorio Veneto, un altro corteo di studenti delle scuole superiori palermitane, formato da un migliaio di ragazzi, ha bloccato il traffico in piazza Verdi, davanti al Teatro Massimo. L'incrocio tra via Ruggero Settimo e via Cavour è stato invaso dagli studenti che hanno impedito alle auto di circolare. Il tutto per protestare contro la riforma della scuola. Alcuni studenti hanno, inoltre, distribuito volantini per le vie del centro con una vignetta satirica sul ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini.
Traffico bloccato anche nel sottopassaggio di fronte al Palazzo di giustizia. Un gruppo di studenti ha improvvisato un sit-in all'imbocco del sottopasso che porta verso piazza Indipendenza. Anche via Volturno è stata invasa dagli studenti delle scuole palermitane che protestano contro la riforma Gelmini. Diversi i cori: "Noi la crisi non la paghiamo" e "La riforma ve la facciamo noi".
In tarda mattinata è stata chiusa la cattedrale per timore che gli studenti protestassero anche lì. I turisti che la stavano visitando sono stati invitati a uscire. Subito dopo, il grande portone è stato sbarrato.
Gli istituti Marco Polo e Majorana stamani hanno nuovamente invaso viale Strasburgo per raggiungere il provveditorato agli studi, in via Praga. Anche altre scuole, che da giorni hanno attuato varie forme di protesta (autogestione, occupazione, assemblea permanente), sono scese oggi in piazza con cortei non organizzati. Per sabato il liceo Meli ha organizzato un'altra manifestazione di protesta che coinvolgerà altri istituti.
Manifestazioni anche a Messina. I ricercatori, dopo la terrazza del Rettorato, hanno occupato simbolicamente il campanile del Duomo. Gli studenti medi invece hanno sfilato in corteo da Piazza Antonello a Piazza Pugliatti, dove ha sede dell'ateneo.
A Catania, stamattina dopo una partecipatissima assemblea, gli studenti e i rappresentanti dell'Unione degli Universitari hanno occupato per alcune ore la facoltà di Scienze Politiche.
(26 novembre 2010)
fonte: la Repubblica
Dopo l'occupazione simbolica del monumento ai caduti in piazza Vittorio Veneto, un altro corteo di studenti delle scuole superiori palermitane, formato da un migliaio di ragazzi, ha bloccato il traffico in piazza Verdi, davanti al Teatro Massimo. L'incrocio tra via Ruggero Settimo e via Cavour è stato invaso dagli studenti che hanno impedito alle auto di circolare. Il tutto per protestare contro la riforma della scuola. Alcuni studenti hanno, inoltre, distribuito volantini per le vie del centro con una vignetta satirica sul ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini.
Traffico bloccato anche nel sottopassaggio di fronte al Palazzo di giustizia. Un gruppo di studenti ha improvvisato un sit-in all'imbocco del sottopasso che porta verso piazza Indipendenza. Anche via Volturno è stata invasa dagli studenti delle scuole palermitane che protestano contro la riforma Gelmini. Diversi i cori: "Noi la crisi non la paghiamo" e "La riforma ve la facciamo noi".
In tarda mattinata è stata chiusa la cattedrale per timore che gli studenti protestassero anche lì. I turisti che la stavano visitando sono stati invitati a uscire. Subito dopo, il grande portone è stato sbarrato.
Gli istituti Marco Polo e Majorana stamani hanno nuovamente invaso viale Strasburgo per raggiungere il provveditorato agli studi, in via Praga. Anche altre scuole, che da giorni hanno attuato varie forme di protesta (autogestione, occupazione, assemblea permanente), sono scese oggi in piazza con cortei non organizzati. Per sabato il liceo Meli ha organizzato un'altra manifestazione di protesta che coinvolgerà altri istituti.
Manifestazioni anche a Messina. I ricercatori, dopo la terrazza del Rettorato, hanno occupato simbolicamente il campanile del Duomo. Gli studenti medi invece hanno sfilato in corteo da Piazza Antonello a Piazza Pugliatti, dove ha sede dell'ateneo.
A Catania, stamattina dopo una partecipatissima assemblea, gli studenti e i rappresentanti dell'Unione degli Universitari hanno occupato per alcune ore la facoltà di Scienze Politiche.
(26 novembre 2010)
fonte: la Repubblica
“I soldi della Regione elargiti al marito di Anna Finocchiaro”
L’accusa di Sudpress è pesante (LEGGI QUI). “Il marito di Anna Finocchiaro ha creato una società che gestisce l’informatizzazione del PTA di Giarre pagato dalla Regione e inaugurato da Anna Finocchiaro insieme al “paladino” Massimo Russo e all’ex ministro Livia Turco. Adesso tutto è chiaro: altro che politica”.
Continua Sudpress: “Mentre la base del partito democratico tenta di comprendere le scelte di Anna Finocchiaro e degli altri paladini della “giustizia”, la senatrice capogruppo del Pd inaugura con Massimo Russo, l’assessore di fiducia di Lombardo, il nuovo PTA di Giarre. Accanto a lei c’è il marito ginecologo che con una società ad hoc si occupa dell’informatizzazione del centro pagato dalla Regione e inaugurato dalla moglie che difende Raffaele Lombardo”.
fonte:Livesicilia
Continua Sudpress: “Mentre la base del partito democratico tenta di comprendere le scelte di Anna Finocchiaro e degli altri paladini della “giustizia”, la senatrice capogruppo del Pd inaugura con Massimo Russo, l’assessore di fiducia di Lombardo, il nuovo PTA di Giarre. Accanto a lei c’è il marito ginecologo che con una società ad hoc si occupa dell’informatizzazione del centro pagato dalla Regione e inaugurato dalla moglie che difende Raffaele Lombardo”.
fonte:Livesicilia
giovedì 25 novembre 2010
"Viaggi privati pagati dal Municipio" Presidente Consiglio comunale sotto accusa
Agrigento - Missioni istituzionali fasulle che in realtà servivano ad esclusivi fini privati e che venivano rimborsate dal Comune. La Digos della Questura di Agrigento ha notificato un provvedimento cautelare dell'obbligo di dimora - ma la Procura aveva chiesto gli arresti domiciliari - firmato dal gip del Tribunale di Agrigento Luca D'Addario al presidente del Consiglio comunale Carmelo Callari, 50 anni, esponente della corrente alfaniana del Pdl. Nell'inchiesta risultano indagati altri due funzionari, per uno dei quali la Procura aveva chiesto la sospensione dall'ufficio di funzionario del Comune. Per tutti l'accusa è, a vario titolo, di truffa, peculato, abuso d'ufficio e falso in atto pubblico. Secondo le indagini della polizia Carmelo Callari - con il beneplacito dei due funzionari - avrebbe fatto apparire quali missioni istituzionali, viaggi che in realtà erano realizzati esclusivamente per fini propri e privati, tra cui ad esempio le trasferte a Roma per sé e per la figlia per frequentare l'università e sostenere gli esami. Callari secondo l'accusa si faceva rimborsare le spese di vitto e alloggio per i suoi familiari e anche per altre persone.
fonte: la Repubblica
fonte: la Repubblica
mercoledì 24 novembre 2010
1^ Grande Marcia per l´Indipendenza della Sardegna
Da oltre 6 Secoli Aneliamo alla Nostra Liberta´, alla Nostra Dignita´, al Nostro Benessere. Ci siam messi alle spalle 60 anni di Autonomia Distruttiva, con i Nostri Politici, (indistintamente dal colore o dal simbolo ) Puntualmente Burattinati dai Salotti Romani. Per troppo tempo la Nostra Isola e´ stata Oggetto di Sfruttamento ( vedi le servitu´ militari ), per troppo tempo i Cittadini Sardi non hanno Potuto Usufruire in Maniera Corretta delle loro Richezze, Costretti come al Solito a Sopportare gli Usurpamenti e le Manfrine dello Stato Italiano. E´ Giunta l´Ora di Estirpare gli Abusi!!!! E´ Giunta l´Ora di Materializzare le Nostre Lamentele e Chiacchere fatte nei Bar, nelle nostre Case , nelle Nostre Piazze in una Grande, Unica, Marcia per l´Indipendenza. Tutti noi Siamo Consapevoli del Potenziale Economico della Nostra Isola. Tutti noi Sappiamo che smettendo di stare SOTTO il TALLONE di ROMA , noi Cittadini Sardi potremmo Tranquillamente Navigare nel Benessere. Essendo Padroni a Casa Nostra Sfruttando nella Giusta Maniera e con i Giusti Criteri le Grandi Risorse Economiche Isolane,per esempio il Turismo per Citarne appunto una.
IL PRIMO VERO PASSO DEVE PARTIRE DA NOI CITTADINI, E NON DALLE "POLTRONE
SARDI NEL MONDO!! SARDI IN PATRIA!!!
SIAMO CHIAMATI A DARE IL NOSTRO CONTRIBUTO PER SALVAGUARDARE IL NOSTRO FUTURO E QUELLO DEI NOSTRI FIGLI.OCCORRE UNA SERIA PRESA DI COSCIENZA INDIVIDUALE E COLLETTIVA!!
CAGLIARI 27.11.2010 INDEPENDENCE DAY
1^Grande Marcia per l´Indipendenza
Obbiettivo x Cagliari 50.000 Presenze
Obbiettivo x Bruxelles 10.000Presenze (data da definire )
IL PRIMO VERO PASSO DEVE PARTIRE DA NOI CITTADINI, E NON DALLE "POLTRONE
SARDI NEL MONDO!! SARDI IN PATRIA!!!
SIAMO CHIAMATI A DARE IL NOSTRO CONTRIBUTO PER SALVAGUARDARE IL NOSTRO FUTURO E QUELLO DEI NOSTRI FIGLI.OCCORRE UNA SERIA PRESA DI COSCIENZA INDIVIDUALE E COLLETTIVA!!
CAGLIARI 27.11.2010 INDEPENDENCE DAY
1^Grande Marcia per l´Indipendenza
Obbiettivo x Cagliari 50.000 Presenze
Obbiettivo x Bruxelles 10.000Presenze (data da definire )
Addiopizzo scarica Lombardo "Presidente, deve dimettersi"
L'associazione antiracket scrive una lettera al governatore indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e lo invita a farsi da parte. "Emergono dei gravi dubbi su alcuni dei contesti dove ha svolto l'attività politica, nonché su alcune sue condotte che stanno mettendo seriamente in discussione la sua credibilità dinanzi al popolo siciliano"
"Egregio Presidente Lombardo, senza voler entrare nell'agone politico, al di fuori di ogni polemica e delle responsabilità penali contestateLe, il Suo coinvolgimento nell'indagine della Procura di Catania, pone la Sicilia in condizioni di grave imbarazzo e di difficoltà". Inizia così la lettera di Addiopizzo al governatore della Sicilia indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.
"In tale stato - prosegue la missiva - si trova, come del resto ha ammesso Lei stesso per alcuni Suoi autorevoli componenti della giunta, soprattutto chi opera quotidianamente a vari livelli per il contrasto a cosa nostra. Non si può infatti pretendere che gli imprenditori e i commercianti denuncino se dall'alto, dalle istituzioni politico rappresentative non provengono modelli di comportamento esemplari".
Da qui le contestazioni specifiche che l'associazione antiracket muove a Lombardo: "E dall'inchiesta e dalle intercettazioni emergono dei gravi dubbi su alcuni dei contesti dove ha svolto l'attività politica, nonché su alcune Sue condotte che al di là del loro accertamento penale comunque spettante all'autorità giudiziaria, stanno mettendo seriamente in discussione la Sua credibilità dinanzi al popolo siciliano".
E dunque: "Signor Presidente, come si fa a convincere gli operatori economici che oggi sia importante ed opportuno affrancarsi dal fenomeno del racket e da rapporti di connivenza con la mafia, se sussistono ombre su chi ricopre attualmente la carica di governatore, di una terra peraltro per decenni e per certi versi ancora adesso martoriata dalla mafia?".
"Questa è una delle principali difficoltà, nonché una delle più frequenti domande che ci pongono molti imprenditori e commercianti con cui entriamo in contatto e che ci confidano di pagare il pizzo ma che hanno difficoltà a maturare la forza e il coraggio di denunciare".
"Ecco perché, rimanendo saldamente ancorati al sacrosanto principio costituzionale di presunzione di non colpevolezza e augurandoci anche un Suo proscioglimento, restiamo convinti che, in questo momento, l'unica scelta di responsabilità politica e morale sia quella di rassegnare le dimissioni".
"Si tratterebbe di una scelta doverosa e coerente anche con il profilo di autorevolezza che Lei ha voluto dare alla formazione dell'ultimo governo regionale. Giunta che vede coinvolte personalità il cui spessore e prestigio sono rappresentati proprio dall'impegno professionale, in importanti ruoli ed istituzioni dello Stato, profuso nella lotta alla mafia".
"Fino a quando non sarà fatta piena chiarezza, sino al momento in cui non si diraderà ogni sospetto e continueranno ad aleggiare dubbi è necessario ed opportuno evitare pesanti contraccolpi di immagine e di credibilità per le istituzioni regionali. Istituzioni che con i loro rappresentanti oltre ad essere pulite, scriveva il Giudice Borsellino, devono apparire tali".
"In una terra che un giorno, diceva lo stesso Borsellino, diventerà bellissima, ma che per secoli ha vissuto e subìto gli effetti nefasti della mafia e di sistemi politico-clientelari, chi come lei, oggi, vuole rappresentare una vera ed autentica volontà di rinnovamento, ritrovandosi anche disgraziatamente coinvolto in indagini di mafia, non ha altre scelte se non quella di dimettersi".
(24 novembre 2010)
fonte: la Repubblica
"Egregio Presidente Lombardo, senza voler entrare nell'agone politico, al di fuori di ogni polemica e delle responsabilità penali contestateLe, il Suo coinvolgimento nell'indagine della Procura di Catania, pone la Sicilia in condizioni di grave imbarazzo e di difficoltà". Inizia così la lettera di Addiopizzo al governatore della Sicilia indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.
"In tale stato - prosegue la missiva - si trova, come del resto ha ammesso Lei stesso per alcuni Suoi autorevoli componenti della giunta, soprattutto chi opera quotidianamente a vari livelli per il contrasto a cosa nostra. Non si può infatti pretendere che gli imprenditori e i commercianti denuncino se dall'alto, dalle istituzioni politico rappresentative non provengono modelli di comportamento esemplari".
Da qui le contestazioni specifiche che l'associazione antiracket muove a Lombardo: "E dall'inchiesta e dalle intercettazioni emergono dei gravi dubbi su alcuni dei contesti dove ha svolto l'attività politica, nonché su alcune Sue condotte che al di là del loro accertamento penale comunque spettante all'autorità giudiziaria, stanno mettendo seriamente in discussione la Sua credibilità dinanzi al popolo siciliano".
E dunque: "Signor Presidente, come si fa a convincere gli operatori economici che oggi sia importante ed opportuno affrancarsi dal fenomeno del racket e da rapporti di connivenza con la mafia, se sussistono ombre su chi ricopre attualmente la carica di governatore, di una terra peraltro per decenni e per certi versi ancora adesso martoriata dalla mafia?".
"Questa è una delle principali difficoltà, nonché una delle più frequenti domande che ci pongono molti imprenditori e commercianti con cui entriamo in contatto e che ci confidano di pagare il pizzo ma che hanno difficoltà a maturare la forza e il coraggio di denunciare".
"Ecco perché, rimanendo saldamente ancorati al sacrosanto principio costituzionale di presunzione di non colpevolezza e augurandoci anche un Suo proscioglimento, restiamo convinti che, in questo momento, l'unica scelta di responsabilità politica e morale sia quella di rassegnare le dimissioni".
"Si tratterebbe di una scelta doverosa e coerente anche con il profilo di autorevolezza che Lei ha voluto dare alla formazione dell'ultimo governo regionale. Giunta che vede coinvolte personalità il cui spessore e prestigio sono rappresentati proprio dall'impegno professionale, in importanti ruoli ed istituzioni dello Stato, profuso nella lotta alla mafia".
"Fino a quando non sarà fatta piena chiarezza, sino al momento in cui non si diraderà ogni sospetto e continueranno ad aleggiare dubbi è necessario ed opportuno evitare pesanti contraccolpi di immagine e di credibilità per le istituzioni regionali. Istituzioni che con i loro rappresentanti oltre ad essere pulite, scriveva il Giudice Borsellino, devono apparire tali".
"In una terra che un giorno, diceva lo stesso Borsellino, diventerà bellissima, ma che per secoli ha vissuto e subìto gli effetti nefasti della mafia e di sistemi politico-clientelari, chi come lei, oggi, vuole rappresentare una vera ed autentica volontà di rinnovamento, ritrovandosi anche disgraziatamente coinvolto in indagini di mafia, non ha altre scelte se non quella di dimettersi".
(24 novembre 2010)
fonte: la Repubblica
martedì 23 novembre 2010
Il Cipe dirotta i fondi Fas a favore del Nord. 400 mila euro a scuola privata di Varese. Dov’era il sottosegretario Miccichè?
Quattrocento mila euro dei Fas, ovvero i fondi destinati allo sviluppo delle aree più in difficoltà del Paese, sono stati assegnati alla Scuola Europea di Varese.
A deciderlo il Cipe nella seduta del 18 novembre scorso che ha disatteso, così, le finalità per le quali l’Unione Europea ha stanziato queste risorse. A beneficiare del finanziamento, quindi, non saranno gli studenti siciliani o campani. L’ennesima ingiustizia nei confronti del Mezzogiorno e della scuola pubblica.
Sì perché l’istituto in questione non fa parte della scuola statale. Si tratta, infatti, di una delle sette scuole europee, sparse nei Paesi dell’Ue, finanziata con fondi dell’Unione e riservata prevalentemente ai figli dei dipendenti del Centro Comune di Ricerca di Ispra, un ente di ricerca che fornisce sostegno scientifico e tecnico alla progettazione, allo sviluppo, all’attuazione e al controllo delle politiche dell’Unione. Solo se rimangono posti vacanti l’istituto accoglie altri studenti. Per frequentare la scuola è comunque prevista una retta che si aggira intorno ai 2.600 euro per la materna, ai 3.600 per la primaria e ai 4.900 per la secondaria. È scandaloso che, dopo aver tagliato drasticamente i fondi alla scuola, il governo finanzi un progetto di 400 mila euro ad un istituto non statale, quando, soprattutto al Sud, gli studenti sono costretti a svolgere le attività scolastiche in strutture inadeguate, fatiscenti e in alcuni casi a rischio incolumità.
La riduzione delle risorse ha poi comportato un notevole abbassamento della quantità e della qualità della didattica. Per la quasi totalità degli istituti il tempo pieno, il sostegno per gli alunni diversamente abili … appartengono ormai al passato e in compenso i ragazzi frequentano classi più affollate.
Tutto questo accade malgrado quasi ogni giorno studenti, insegnanti e personale amministrativo precario della scuola scendano in piazza per manifestare contro una riforma che sta smantellando il sistema dell’istruzione, della formazione e della ricerca in Italia. Il ministro Giulio Tremonti, che a seguito della crisi ha deciso di inaugurare una politica di austerity per far quadrare i conti, taglia senza pietà le risorse alla scuola pubblica e poi concede simile regalie, dettate non certo da cause di interesse generale; sempre e comunque a favore del Nord, specialmente si tratta di togliere al Mezzogiorno per finanziare opere e progetti in terra padana.
E ciò avviene al cospetto di tantissimi esponenti meridionali della maggioranza e del governo: parlamentari, ministri e financo lo stesso sottosegretario con delega al Cipe, pronti a obbedire in silenzio e a sacrificare il Sud pur di rimanere in sella e tutelare i propri privilegi.
fonte: SiciliaInformazioni.com
A deciderlo il Cipe nella seduta del 18 novembre scorso che ha disatteso, così, le finalità per le quali l’Unione Europea ha stanziato queste risorse. A beneficiare del finanziamento, quindi, non saranno gli studenti siciliani o campani. L’ennesima ingiustizia nei confronti del Mezzogiorno e della scuola pubblica.
Sì perché l’istituto in questione non fa parte della scuola statale. Si tratta, infatti, di una delle sette scuole europee, sparse nei Paesi dell’Ue, finanziata con fondi dell’Unione e riservata prevalentemente ai figli dei dipendenti del Centro Comune di Ricerca di Ispra, un ente di ricerca che fornisce sostegno scientifico e tecnico alla progettazione, allo sviluppo, all’attuazione e al controllo delle politiche dell’Unione. Solo se rimangono posti vacanti l’istituto accoglie altri studenti. Per frequentare la scuola è comunque prevista una retta che si aggira intorno ai 2.600 euro per la materna, ai 3.600 per la primaria e ai 4.900 per la secondaria. È scandaloso che, dopo aver tagliato drasticamente i fondi alla scuola, il governo finanzi un progetto di 400 mila euro ad un istituto non statale, quando, soprattutto al Sud, gli studenti sono costretti a svolgere le attività scolastiche in strutture inadeguate, fatiscenti e in alcuni casi a rischio incolumità.
La riduzione delle risorse ha poi comportato un notevole abbassamento della quantità e della qualità della didattica. Per la quasi totalità degli istituti il tempo pieno, il sostegno per gli alunni diversamente abili … appartengono ormai al passato e in compenso i ragazzi frequentano classi più affollate.
Tutto questo accade malgrado quasi ogni giorno studenti, insegnanti e personale amministrativo precario della scuola scendano in piazza per manifestare contro una riforma che sta smantellando il sistema dell’istruzione, della formazione e della ricerca in Italia. Il ministro Giulio Tremonti, che a seguito della crisi ha deciso di inaugurare una politica di austerity per far quadrare i conti, taglia senza pietà le risorse alla scuola pubblica e poi concede simile regalie, dettate non certo da cause di interesse generale; sempre e comunque a favore del Nord, specialmente si tratta di togliere al Mezzogiorno per finanziare opere e progetti in terra padana.
E ciò avviene al cospetto di tantissimi esponenti meridionali della maggioranza e del governo: parlamentari, ministri e financo lo stesso sottosegretario con delega al Cipe, pronti a obbedire in silenzio e a sacrificare il Sud pur di rimanere in sella e tutelare i propri privilegi.
fonte: SiciliaInformazioni.com
sabato 20 novembre 2010
" NON SPARATE SUI MAGISTRATI "
Salvatore Borsellino crede fermamente nella magistratura. E la vuole difendere da quei “pezzi delle istituzioni” che la “stanno attaccando”. A Milano come a Palermo, a Roma come a Firenze, varie associazioni stanno manifestando la propria solidarietà a chi sta compiendo le delicate indagini sulle stragi del ‘92-’93 e sulla presunta trattativa che le ha accompagnate. Salvatore Borsellino esclude che ci siano toghe rosse o nere. E ricordando il fratello, fa riemergere una questione morale che ritene necessario debba essere abbracciata da chi governa.
Oggi il vostro presidio non è solo a Palermo ma anche in altre città d’Italia. Cosa succede in queste procure?
“Abbiamo voluto scegliere queste città, Palermo Milano e Roma perchè la partecipazione si potesse allargare quanto più possibile. C’è anche Firenze, che insieme a Caltanissetta è sede della procura che sta conducendo le indagini su ciò che avvenne in Italia tra il ‘92 e il ‘93. Già il titolo dell’iniziativa è indicativo. ‘Non sparate sui magitrati’. Non ci rivolgiamo alla crminalità organizzata ma a quei pezzi delle istituzioni che stanno attaccando quei magistrati come Nino di Matteo, soltanto per aver manfestato la propria opinione, tra l’altro in veste di rappresntante dell’Anm. E non vogliamo sostenere solo i magistrati in vita, che noi acclamiamo come eroi. Ma molti magistrati morti, non solo fisicamente, come mio fratello, ma anche quei magistrati come Clementina Forleo o Luigi de Magistris, che sono stati tagliati fuori”.
Nelle motivazioni della sentenza di appello al processo dell’Utri, quest’ultimo risulta il mediatore tra Cosa Nostra e Silvio Berlusconi. Secondo lei c’è un collegamento con gli attacchi che i magistrati hanno subito da parte del governo?
“Un collegamento non direi. Piuttosto questa sentenza è molto importante perchè arriva dopo la sentenza di un altro processo. Quella in cui è stato condannato il corrotto ma non il corruttore, e mi riferisco al processo Mills. Questa sentenza condanna il mediatore e mi sembra impossibile che in un paese civile non si possa condannare l’utilizzatore finale di questa mediazione. Una persona oggetto di queste accuse,di certo, non può continuare a fare il premier”.
La sentenza invece esclude il patto di scambio.
“La sentenza dice che non è stato provato. Anche se proprio secondo le procure di Palermo e Firenze le dichiarazioni di Spatuzza e Ciancimino sono state dichiarate attendibili. Forse i magistrati che sono arrivati a questa sentenza non hanno avuto tempo o voglia di approfondire. Ma è possibile che una persona abbia avuto contatti con la mafia, come Andreotti, fino al 1980 e poi basta? I contatti non si possono interrompere da un momento all’altro nel ‘92″.
In questi giorni si è parlato di “macchina del fango”. Ha colpito anche lei come suo fratello?
“È la macchina del fango di cui ha parlato Roberto Saviano. Io non sono abbastanza pericoloso perchè qualcuno possa pensare di elminarmi. Mio fratello non ha fatto in tempo ad esserne colpito. È stato delegittimato, questo si. Giudicato dal Csm solo per aver denunciato il disfacimento del pool antimafia”.
Vorrei aprire con lei una parentesi tutta siciliana. Ieri Raffaele Lombardo ha compiuto davanti ai giornalisti la sua arringa difensiva descrivendo i fatti che lo hanno riguardato, soprattutto sul piano penale. C’è secondo lei una rilevanza politica?
“Premetto che nel pieno rispetto della magistratura credo che sia lei a dover dare una risposta definitiva, non posso certo anticipare qualcosa. Mio fratello diceva però che quando certe persone si pongono al governo dell’Italia o della Regione, anche se ci sono delle ombre, queste dovrebbero mettersi da parte. Poi sta a lui decidere. È già meritevole che non si stia sottraendo alla giustizia. Ma mi rivolgo anche a certa sinistra che fa della moralità il suo principio e poi sostiene persone sulle quali, appunto, certe ombre cadono”.
Il presidente Lombardo ha parlato anche di attacco mediatico. È la stessa macchina del fango secondo lei?
“Queste informazioni sono contenute nelle indagini della magistratura. Io credo nella magistratura ed escludo che certe indagini si avviino perchè la magistratura sia di destra o di sinistra”.
fonte: Livesicilia
Oggi il vostro presidio non è solo a Palermo ma anche in altre città d’Italia. Cosa succede in queste procure?
“Abbiamo voluto scegliere queste città, Palermo Milano e Roma perchè la partecipazione si potesse allargare quanto più possibile. C’è anche Firenze, che insieme a Caltanissetta è sede della procura che sta conducendo le indagini su ciò che avvenne in Italia tra il ‘92 e il ‘93. Già il titolo dell’iniziativa è indicativo. ‘Non sparate sui magitrati’. Non ci rivolgiamo alla crminalità organizzata ma a quei pezzi delle istituzioni che stanno attaccando quei magistrati come Nino di Matteo, soltanto per aver manfestato la propria opinione, tra l’altro in veste di rappresntante dell’Anm. E non vogliamo sostenere solo i magistrati in vita, che noi acclamiamo come eroi. Ma molti magistrati morti, non solo fisicamente, come mio fratello, ma anche quei magistrati come Clementina Forleo o Luigi de Magistris, che sono stati tagliati fuori”.
Nelle motivazioni della sentenza di appello al processo dell’Utri, quest’ultimo risulta il mediatore tra Cosa Nostra e Silvio Berlusconi. Secondo lei c’è un collegamento con gli attacchi che i magistrati hanno subito da parte del governo?
“Un collegamento non direi. Piuttosto questa sentenza è molto importante perchè arriva dopo la sentenza di un altro processo. Quella in cui è stato condannato il corrotto ma non il corruttore, e mi riferisco al processo Mills. Questa sentenza condanna il mediatore e mi sembra impossibile che in un paese civile non si possa condannare l’utilizzatore finale di questa mediazione. Una persona oggetto di queste accuse,di certo, non può continuare a fare il premier”.
La sentenza invece esclude il patto di scambio.
“La sentenza dice che non è stato provato. Anche se proprio secondo le procure di Palermo e Firenze le dichiarazioni di Spatuzza e Ciancimino sono state dichiarate attendibili. Forse i magistrati che sono arrivati a questa sentenza non hanno avuto tempo o voglia di approfondire. Ma è possibile che una persona abbia avuto contatti con la mafia, come Andreotti, fino al 1980 e poi basta? I contatti non si possono interrompere da un momento all’altro nel ‘92″.
In questi giorni si è parlato di “macchina del fango”. Ha colpito anche lei come suo fratello?
“È la macchina del fango di cui ha parlato Roberto Saviano. Io non sono abbastanza pericoloso perchè qualcuno possa pensare di elminarmi. Mio fratello non ha fatto in tempo ad esserne colpito. È stato delegittimato, questo si. Giudicato dal Csm solo per aver denunciato il disfacimento del pool antimafia”.
Vorrei aprire con lei una parentesi tutta siciliana. Ieri Raffaele Lombardo ha compiuto davanti ai giornalisti la sua arringa difensiva descrivendo i fatti che lo hanno riguardato, soprattutto sul piano penale. C’è secondo lei una rilevanza politica?
“Premetto che nel pieno rispetto della magistratura credo che sia lei a dover dare una risposta definitiva, non posso certo anticipare qualcosa. Mio fratello diceva però che quando certe persone si pongono al governo dell’Italia o della Regione, anche se ci sono delle ombre, queste dovrebbero mettersi da parte. Poi sta a lui decidere. È già meritevole che non si stia sottraendo alla giustizia. Ma mi rivolgo anche a certa sinistra che fa della moralità il suo principio e poi sostiene persone sulle quali, appunto, certe ombre cadono”.
Il presidente Lombardo ha parlato anche di attacco mediatico. È la stessa macchina del fango secondo lei?
“Queste informazioni sono contenute nelle indagini della magistratura. Io credo nella magistratura ed escludo che certe indagini si avviino perchè la magistratura sia di destra o di sinistra”.
fonte: Livesicilia
venerdì 19 novembre 2010
Dell'Utri condannato perché avrebbe mediato tra mafia e Berlusconi
Il senatore Marcello Dell'Utri avrebbe svolto una attività di "mediazione" e si sarebbe posto quindi come "specifico canale di collegamento" tra Cosa nostra e Silvio Berlusconi. Lo scrivono i giudici della Corte d'Appello di Palermo nelle motivazioni, depositate oggi e in possesso dell'Ansa, della sentenza con la quale Dell'Utri è stato condannato il 29 giugno scorso a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa.
Per i giudici, Dell'Utri "ha apportato un consapevole e valido contributo al consolidamento e al rafforzamento del sodalizio mafioso". In particolare, l'imputato avrebbe inoltre consentito ai boss di "agganciare" per molti anni Berlusconi, "una delle più promettenti realtà imprenditoriali di quel periodo che di lì a qualche anno sarebbe diventata un vero e proprio impero finanziario ed economico". Per questi motivi la Corte ritiene "certamente configurabile a carico di Dell'Utri il contestato reato associativo".
Però, allo stesso tempo, non c'é una prova certa "né concretamente apprezzabile" che tra il senatore e Cosa nostra sia stato stipulato un "patto" politico-mafioso.
La sentenza sottolinea la "palese genericità delle dichiarazioni dei collaboranti" su questo punto. E ricordano che fino al 1993 i vertici mafiosi, e in particolare Leoluca Bagarella, erano impegnati a promuovere una propria formazione politica - "Sicilia libera" - di intonazione autonomista. Poi il progetto venne accantonato perché intanto era nata Forza Italia. L'appoggio elettorale dato al partito di Berlusconi non darebbe certezze sull'esistenza di un accordo. Questa ipotesi, sostenuta dall'accusa, "difetta pertanto di quei connotati di serietà e concretezza richiesti dalla suprema corte ai fini della configurabilità del concorso esterno nel reato di associazione di tipo mafioso nel caso paradigmatico del patto di scambio tra l'appoggio elettorale da parte della associazione e l'appoggio promesso a questa da parte del candidato".
"Né sussistono prove - scrivono ancora i giudici - che la pretesa promessa e l'impegno asseritamente assunto dal politico, effettuata una verifica probatoria ex post della loro efficacia causale, abbiano fornito dall'esterno un apporto alla conservazione o al rafforzamento dell'associazione mafiosa di per sé incidendo immediatamente ed effettivamente sulle capacità operative dell'organizzazione criminale, per esserne derivati concreti vantaggi o utilità per la stessa o per le sue articolazioni settoriali coinvolte dall'impegno assunto".
Un capitolo delle motivazioni della sentenza di condanna nei confronti del senatore Marcello dell'Utri è dedicato al "pizzo per le antenne", cioé al pagamento per la "messa a posto" in seguito all'installazione dei ripetitori Tv della Fininvest in Sicilia. I "collettori" del pizzo sarebbero stati i fratelli Ignazio e Giovambattista Pullarà, gli "eredi" del "patto" per la protezione di Berlusconi e dei suoi familiari stipulato, tramite Dell'Utri, con Stefano Bontade (il boss mafioso ucciso il 23 aprile del 1981 ndr) e Girolamo Teresi, vittima della lupara bianca. "E' proprio tra la fine degli anni '70 e gli inizi degli anni '80 - scrivono i giudici - che iniziano a pervenire al sodalizio mafioso somme di denaro da parte della Fininvest, collegate stavolta non più al solo cosiddetto 'patto di protezione' stipulato molti anni prima con l'intervento di Dell'Utri e Cinà e l'avallo di Stefano Bontade in persona, ma anche all'installazione dei ripetitori Tv in Sicilia, in concomitanza con la crescente affermazione del gruppo milanese nel mondo televisivo nazionale".
fonte: SiciliaInformazioni.com
Per i giudici, Dell'Utri "ha apportato un consapevole e valido contributo al consolidamento e al rafforzamento del sodalizio mafioso". In particolare, l'imputato avrebbe inoltre consentito ai boss di "agganciare" per molti anni Berlusconi, "una delle più promettenti realtà imprenditoriali di quel periodo che di lì a qualche anno sarebbe diventata un vero e proprio impero finanziario ed economico". Per questi motivi la Corte ritiene "certamente configurabile a carico di Dell'Utri il contestato reato associativo".
Però, allo stesso tempo, non c'é una prova certa "né concretamente apprezzabile" che tra il senatore e Cosa nostra sia stato stipulato un "patto" politico-mafioso.
La sentenza sottolinea la "palese genericità delle dichiarazioni dei collaboranti" su questo punto. E ricordano che fino al 1993 i vertici mafiosi, e in particolare Leoluca Bagarella, erano impegnati a promuovere una propria formazione politica - "Sicilia libera" - di intonazione autonomista. Poi il progetto venne accantonato perché intanto era nata Forza Italia. L'appoggio elettorale dato al partito di Berlusconi non darebbe certezze sull'esistenza di un accordo. Questa ipotesi, sostenuta dall'accusa, "difetta pertanto di quei connotati di serietà e concretezza richiesti dalla suprema corte ai fini della configurabilità del concorso esterno nel reato di associazione di tipo mafioso nel caso paradigmatico del patto di scambio tra l'appoggio elettorale da parte della associazione e l'appoggio promesso a questa da parte del candidato".
"Né sussistono prove - scrivono ancora i giudici - che la pretesa promessa e l'impegno asseritamente assunto dal politico, effettuata una verifica probatoria ex post della loro efficacia causale, abbiano fornito dall'esterno un apporto alla conservazione o al rafforzamento dell'associazione mafiosa di per sé incidendo immediatamente ed effettivamente sulle capacità operative dell'organizzazione criminale, per esserne derivati concreti vantaggi o utilità per la stessa o per le sue articolazioni settoriali coinvolte dall'impegno assunto".
Un capitolo delle motivazioni della sentenza di condanna nei confronti del senatore Marcello dell'Utri è dedicato al "pizzo per le antenne", cioé al pagamento per la "messa a posto" in seguito all'installazione dei ripetitori Tv della Fininvest in Sicilia. I "collettori" del pizzo sarebbero stati i fratelli Ignazio e Giovambattista Pullarà, gli "eredi" del "patto" per la protezione di Berlusconi e dei suoi familiari stipulato, tramite Dell'Utri, con Stefano Bontade (il boss mafioso ucciso il 23 aprile del 1981 ndr) e Girolamo Teresi, vittima della lupara bianca. "E' proprio tra la fine degli anni '70 e gli inizi degli anni '80 - scrivono i giudici - che iniziano a pervenire al sodalizio mafioso somme di denaro da parte della Fininvest, collegate stavolta non più al solo cosiddetto 'patto di protezione' stipulato molti anni prima con l'intervento di Dell'Utri e Cinà e l'avallo di Stefano Bontade in persona, ma anche all'installazione dei ripetitori Tv in Sicilia, in concomitanza con la crescente affermazione del gruppo milanese nel mondo televisivo nazionale".
fonte: SiciliaInformazioni.com
Emergenza rifiuti a Palermo
Ecco un video sulla situazione allucinante che si sta verificando a Palermo; una città in pieno emergenza rifiuti, così come i territori circostanti. Il video si trova anche a questo indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=zAoYXQH520A
Gela come Pompei : Crolla un portale di un santuario del XV secolo
" Il portale quattrocentesco del santuario di Maria S.S. D'Alemanna a Gela
È crollato a Gela (Caltanissetta) l'antico portale architettonico, risalente al 1450, posto all'entrata della sacrestia del santuario di Maria SS. D'Alemanna, patrona della città, nel quartiere di Villaggio Aldisio.
L'area antistante la struttura, da tempo pericolante, era stata già transennata dai vigili del fuoco. Il comitato di cittadini "Pro-santuario", che ne sollecita il restauro da anni, parla di "crollo annunciato" e di "Gela come Pompei", accusando di "omissioni e insensibilità le varie amministrazioni comunali che si sono succedute alla guida della città".
La struttura, da cui si accedeva alla sacrestia, era da tempo pericolante e chiusa. Il santuario era nato come ospizio di monaci teutonici e architettonicamente presenta varie stratificazioni.
Il crollo dovrebbe essere avvenuto tra venerdì e sabato. Questa mattina i primi rilievi da parte dei tecnici della sovrintendenza ai beni culturali. Nessuno azzarda previsioni sulla possibilità di restaurare in qualche modo l'opera architettonica crollata.
(19 novembre 2010)
fonte: la Repubblica
È crollato a Gela (Caltanissetta) l'antico portale architettonico, risalente al 1450, posto all'entrata della sacrestia del santuario di Maria SS. D'Alemanna, patrona della città, nel quartiere di Villaggio Aldisio.
L'area antistante la struttura, da tempo pericolante, era stata già transennata dai vigili del fuoco. Il comitato di cittadini "Pro-santuario", che ne sollecita il restauro da anni, parla di "crollo annunciato" e di "Gela come Pompei", accusando di "omissioni e insensibilità le varie amministrazioni comunali che si sono succedute alla guida della città".
La struttura, da cui si accedeva alla sacrestia, era da tempo pericolante e chiusa. Il santuario era nato come ospizio di monaci teutonici e architettonicamente presenta varie stratificazioni.
Il crollo dovrebbe essere avvenuto tra venerdì e sabato. Questa mattina i primi rilievi da parte dei tecnici della sovrintendenza ai beni culturali. Nessuno azzarda previsioni sulla possibilità di restaurare in qualche modo l'opera architettonica crollata.
(19 novembre 2010)
fonte: la Repubblica
giovedì 18 novembre 2010
Lombardo : Spuntano pure gli incontri col boss Bevilacqua
Le ultime rivelazioni sono una bomba ad orologeria piazzata sotto la poltrona di Raffaele Lombardo. Che domani racconterà la sua verità sull’inchiesta su politica e Cosa nostra. Ma dovrà rispondere anche alle clamorose rivelazioni che il settimanale Panorama (in edicola da sabato in tutta la Sicilia) pubblicherà. Il titolo è già tutto un programma: “Don Raffaele e il boss”.
L’inviato del settimanale di Segrate, Antonio Rossitto, ha spulciato nelle carte dell’indagine che ha portato all’arresto di 50 tra boss, gregari e colletti bianchi al servizio di Cosa nostra catanese. E ha scoperto che il governatore siciliano ha intrattenuto rapporti diretti con Raffaele Bevilacqua (nella foto accanto a Lombardo), condannato nel 2008 al’ergastolo per avere ordinato l’uccisione di un affiliato che chiedeva il pizzo senza il suo permesso. Il primo faccia a faccia, scrive Panorama, è datato 28 aprile 2003. Bevilacqua è già un sorvegliato speciale, con cinque anni di carcere alle spalle: “Anche le pietre – racconta Rossitto – sanno chi è Bevilacqua. E lo sa pure Lombardo. Per questo, scrivono i magistrati, gli appuntamenti tra i due erano fissati di buon mattino, a dimostrazione dell’estrema prudenza di Lombardo, che sa di avere a che fare con un esponente della mafia nissena”.
L’incontro del 2003 sarebbe stato organizzato per il tramite di Salvatore Bonfirraro, un piccolo commerciante di Barrafranca ma anche, secondo il settimanale diretto da Giorgio Mulè, un affiliato a Cosa Nostra: Bonfirraro sarà arrestato nel luglio 2003, due mesi dopo aver ricevuto l’ultima telefonata di Lombardo. A febbraio del 2006 sarà condannato a tre anni e 6 mesi per associazione mafiosa. Nell’articolo di Panorama si ricostruiscono gli incontri tra Lombardo e Bevilacqua, vengono pubblicate anche alcune intercettazioni telefoniche nelle quali il governatore siciliano si lamenta proprio con Bonfirraro del mancato appoggio ad un candidato di Lombardo: “Raffaelluccio – dice il futuro governatore riferendosi a Bevilacqua – ha chiesto di votare un altro e tu stai eseguendo questa cosa”. Il contesto è quello della primavera 2003: Lombardo, già eletto all’Europarlamento, è candidato presidente alla Provincia di Catania. Ma si va alle urne in quasi tutte le province siciliane e Lombardo è un capocorrente dell’Udc. Questo spiega il suo interesse anche nella provincia ennese.
Gli incontri con Bevilacqua e le intercettazioni delle telefonate tra Lombardo e Bonfirraro occupano parte della maxi-ordinanza della Procura di Catania. E mettono in imbarazzo anche il Pd “governativo” di Cracolici e Lumia, fedeli alleati di Lombardo. Proprio Beppe Lumia, e lo sottolinea anche Panorama, fu uno dei più feroci oppositori alla ricandidatura di Vladimiro Crisafulli, reo di avere incontrato in un albergo di Pergusa proprio Raffaele Bevilacqua: “Un pubblico incontro con un boss di quella caratura è un fatto gravissimo e inquietante – diceva Lumia – Il crisafullismo è un modo vecchio e spregevole di fare politica. Per questo ho cercato di impedire che entrasse nel partito democratico”.
fonte : Livesicilia
L’inviato del settimanale di Segrate, Antonio Rossitto, ha spulciato nelle carte dell’indagine che ha portato all’arresto di 50 tra boss, gregari e colletti bianchi al servizio di Cosa nostra catanese. E ha scoperto che il governatore siciliano ha intrattenuto rapporti diretti con Raffaele Bevilacqua (nella foto accanto a Lombardo), condannato nel 2008 al’ergastolo per avere ordinato l’uccisione di un affiliato che chiedeva il pizzo senza il suo permesso. Il primo faccia a faccia, scrive Panorama, è datato 28 aprile 2003. Bevilacqua è già un sorvegliato speciale, con cinque anni di carcere alle spalle: “Anche le pietre – racconta Rossitto – sanno chi è Bevilacqua. E lo sa pure Lombardo. Per questo, scrivono i magistrati, gli appuntamenti tra i due erano fissati di buon mattino, a dimostrazione dell’estrema prudenza di Lombardo, che sa di avere a che fare con un esponente della mafia nissena”.
L’incontro del 2003 sarebbe stato organizzato per il tramite di Salvatore Bonfirraro, un piccolo commerciante di Barrafranca ma anche, secondo il settimanale diretto da Giorgio Mulè, un affiliato a Cosa Nostra: Bonfirraro sarà arrestato nel luglio 2003, due mesi dopo aver ricevuto l’ultima telefonata di Lombardo. A febbraio del 2006 sarà condannato a tre anni e 6 mesi per associazione mafiosa. Nell’articolo di Panorama si ricostruiscono gli incontri tra Lombardo e Bevilacqua, vengono pubblicate anche alcune intercettazioni telefoniche nelle quali il governatore siciliano si lamenta proprio con Bonfirraro del mancato appoggio ad un candidato di Lombardo: “Raffaelluccio – dice il futuro governatore riferendosi a Bevilacqua – ha chiesto di votare un altro e tu stai eseguendo questa cosa”. Il contesto è quello della primavera 2003: Lombardo, già eletto all’Europarlamento, è candidato presidente alla Provincia di Catania. Ma si va alle urne in quasi tutte le province siciliane e Lombardo è un capocorrente dell’Udc. Questo spiega il suo interesse anche nella provincia ennese.
Gli incontri con Bevilacqua e le intercettazioni delle telefonate tra Lombardo e Bonfirraro occupano parte della maxi-ordinanza della Procura di Catania. E mettono in imbarazzo anche il Pd “governativo” di Cracolici e Lumia, fedeli alleati di Lombardo. Proprio Beppe Lumia, e lo sottolinea anche Panorama, fu uno dei più feroci oppositori alla ricandidatura di Vladimiro Crisafulli, reo di avere incontrato in un albergo di Pergusa proprio Raffaele Bevilacqua: “Un pubblico incontro con un boss di quella caratura è un fatto gravissimo e inquietante – diceva Lumia – Il crisafullismo è un modo vecchio e spregevole di fare politica. Per questo ho cercato di impedire che entrasse nel partito democratico”.
fonte : Livesicilia
Revisione auto, il ticket della discordia: vale solo in Sicilia
Continua il contenzioso con Roma che contesta alla Regione l’incasso dei diritti di motorizzazione
(…) Al centro della contesa le entrate provenienti dalle revisioni delle auto, quelle effettuate a partire dal 17 agosto dello scorso anno. I proventi dei diritti di motorizzazione, per effetto del nuovo regime varato dalla Regione, vengono incamerati da Palazzo d’Orleans contro il parere del ministero dei Trasporti che
ha impugnato l’atto sollevando un conflitto di attribuzioni.
“E’ successo proprio questo – dice il capo della Motorizzazione di Agrigento Giuseppe Cimino -, ma in attesa che la situazione paradossale che si è venuta a creare venga risolta, a piangerne le conseguenze sono gli automobilisti che hanno sottoposto la propria autovettura a revisione e viaggiano lungo le strade italiane. Da Villa San Giovanni in poi, chi verrà fermato sarà multato e gli verrà anche sequestrato il
libretto di circolazione”.
E’ quanto accaduto ad un uomo di Agrigento che è stato fermato (…) in una zona centrale di Roma. Nel verbale i poliziotti hanno scritto: “Pur avendo il tagliando di revisione del 09-09-2010, da accertamento tramite la sala radio, l’ultima revisione risultava effettuata il 29 maggio del 2008. Pertanto, si procede al sequestro della carta di circolazione”. (…)
fonte:La Sicilia
(…) Al centro della contesa le entrate provenienti dalle revisioni delle auto, quelle effettuate a partire dal 17 agosto dello scorso anno. I proventi dei diritti di motorizzazione, per effetto del nuovo regime varato dalla Regione, vengono incamerati da Palazzo d’Orleans contro il parere del ministero dei Trasporti che
ha impugnato l’atto sollevando un conflitto di attribuzioni.
“E’ successo proprio questo – dice il capo della Motorizzazione di Agrigento Giuseppe Cimino -, ma in attesa che la situazione paradossale che si è venuta a creare venga risolta, a piangerne le conseguenze sono gli automobilisti che hanno sottoposto la propria autovettura a revisione e viaggiano lungo le strade italiane. Da Villa San Giovanni in poi, chi verrà fermato sarà multato e gli verrà anche sequestrato il
libretto di circolazione”.
E’ quanto accaduto ad un uomo di Agrigento che è stato fermato (…) in una zona centrale di Roma. Nel verbale i poliziotti hanno scritto: “Pur avendo il tagliando di revisione del 09-09-2010, da accertamento tramite la sala radio, l’ultima revisione risultava effettuata il 29 maggio del 2008. Pertanto, si procede al sequestro della carta di circolazione”. (…)
fonte:La Sicilia
mercoledì 17 novembre 2010
“Non dura, non dura…”
“Non dura”. Ovunque ti volti, dalle parti del Palazzo, lo senti sussurrare. La vita di questa legislatura dell’Ars non sembra destinata a essere lunga. I motivi sono molteplici e non si esauriscono nell’inchiesta catanese che coinvolge Raffaele Lombardo. Certo, il più immediato e appariscente fattore di instabilità sta proprio in quelle carte della Procura etnea, centellinate sulla stampa, che parlano di presunti incontri notturni, relazioni pericolose, quattrini e sigarette sgranocchiate. È vero che quelle carte non sono state ritenute sufficienti per tradursi in un provvedimento a carico di Lombardo, questo è un fatto incontrovertibile. Ma l’aria è pesante. E ogni giorno di silenzio del governatore appesantisce ulteriormente il tutto.
Il malessere nel Pd è noto, pubblico e difficilmente sostenibile alla lunga, malgrado gli sforzi del segretario e del capogruppo che cercano di tenere uniti i cocci democratici. Il malessere dei finiani, altro partito con la legalità senza se e senza ma nella ragione sociale, si fa sempre più tangibile e dichiarato. Nessuno crede che finiani e democratici possano tirare avanti a lungo in questa scomoda posizione. Ma c’è dell’altro. Che con l’inchiesta di Catania non c’entra ma che potrebbe avere effetti ancora più diropmenti.
È il terremoto politico che potrebbe arrivare da qui a un mese se il governo Berlusconi dovesse essere impallinato, come sembra, in Parlamento. A quel punto, soprattutto se non si troveranno i numeri e le condizioni per un nuovo governo nazionale, toccherà tornare alle urne. E questo metterà in moto un effetto domino che difficilmente risparmierà l’Ars. Già perchè non sono solo i sindaci, di Palermo e Catania in testa, a non vedere l’ora di togliere il disturbo per staccare il biglietto per Montecitorio o Palazzo Madama, grazie al comodo autostop delle liste bloccate. Ci sono anche tanti deputati dell’Ars, per nulla certi della rielezione in questo contesto di enorme incertezza politica, a essere più che tentati dal salto a Roma.
La valigia la stanno già preparando in tanti, sia nel Pdl, dato i n caduta libera dai sondaggi, sia nel Pd, che in questa legislatura grazie a un capriccio della legge elettorale ha eletto 29 deputati, numero destinato a precipitare nella prossima legislatura. A quel punto la stessa composizione dell’Ars potrebbe essere stravolta, con l’ingresso di una pletora di nuovi eputati che potrebbero persino cambiare gli equilibri tra maggioranza e opposizione, visto che i partiti del 2008 si sono spezzettati ciascuno in una pluralità di sigle. Un caos nel caos. Per tutti questi motivi l’idea di un voto regionale entro il 2011 si fa sempre più concreta nelle stazne del Palazzo. Dove lo spirito, ogni giorno che passa, è sempre più quello del “si salvi chi può”.
fonte: Livesicilia
Il malessere nel Pd è noto, pubblico e difficilmente sostenibile alla lunga, malgrado gli sforzi del segretario e del capogruppo che cercano di tenere uniti i cocci democratici. Il malessere dei finiani, altro partito con la legalità senza se e senza ma nella ragione sociale, si fa sempre più tangibile e dichiarato. Nessuno crede che finiani e democratici possano tirare avanti a lungo in questa scomoda posizione. Ma c’è dell’altro. Che con l’inchiesta di Catania non c’entra ma che potrebbe avere effetti ancora più diropmenti.
È il terremoto politico che potrebbe arrivare da qui a un mese se il governo Berlusconi dovesse essere impallinato, come sembra, in Parlamento. A quel punto, soprattutto se non si troveranno i numeri e le condizioni per un nuovo governo nazionale, toccherà tornare alle urne. E questo metterà in moto un effetto domino che difficilmente risparmierà l’Ars. Già perchè non sono solo i sindaci, di Palermo e Catania in testa, a non vedere l’ora di togliere il disturbo per staccare il biglietto per Montecitorio o Palazzo Madama, grazie al comodo autostop delle liste bloccate. Ci sono anche tanti deputati dell’Ars, per nulla certi della rielezione in questo contesto di enorme incertezza politica, a essere più che tentati dal salto a Roma.
La valigia la stanno già preparando in tanti, sia nel Pdl, dato i n caduta libera dai sondaggi, sia nel Pd, che in questa legislatura grazie a un capriccio della legge elettorale ha eletto 29 deputati, numero destinato a precipitare nella prossima legislatura. A quel punto la stessa composizione dell’Ars potrebbe essere stravolta, con l’ingresso di una pletora di nuovi eputati che potrebbero persino cambiare gli equilibri tra maggioranza e opposizione, visto che i partiti del 2008 si sono spezzettati ciascuno in una pluralità di sigle. Un caos nel caos. Per tutti questi motivi l’idea di un voto regionale entro il 2011 si fa sempre più concreta nelle stazne del Palazzo. Dove lo spirito, ogni giorno che passa, è sempre più quello del “si salvi chi può”.
fonte: Livesicilia
Il tramonto del sovrano mentre i topi scappano
Spira un’aria di tramonto anticipato nelle zone del potere. E’ una luce scialba e triste. La stella di Raffaele Lombardo appare offuscata, non in grado di reggere compiutamente il peso dell’istituzione che rappresenta. Il meccanismo è implacabile. Le intercettazioni fanno discutere, anche alcuni tra gli alleati più fedeli cominciano a ripensare la linea. A Palazzo d’Orleans c’è un presidente dimezzato. Non vuol dire affatto che sia un colluso o un disonesto, fino a prova contraria. Vuol dire che il panorama oggettivo ne soffoca la voce, ne appanna il ruolo. Come fai a governare azzoppato in credibilità dal sospetto? Come fai a tenere saldo il timone, quando spifferi e incrinature ti minacciano ogni giorno, quando sui giornali – non per diabolica trama, ma per mestiere di chi riporta i fatti – nasce quotidianamente una nuova e puntuta accusa?
Perfino la Procura di Catania ha tuonato a suo modo, con la voce prudentissima di D’Agata. Quell’intervento sulle indagini da completare “e poi eventualmente sentiremo Lombardo” è un invito alla retromarcia rivolto alla politica in senso proprio e al presidente in senso lato. Tradotto: non affannarti a chiedere di essere ascoltato. Il gioco non è nelle tue mani. E così Raffaele Lombardo è già condannato a una sorta di sospensione agli occhi del suo popolo. Indirizzerà, firmerà, stringerà mani, con una visibilissima spada di Damocle sul collo, appeso a un’incertezza dai denti aguzzi che rosicchierà ogni ora un altro pezzetto di fiducia.
Tra non molto - se le cose prenderanno certe pieghe - assisteremo allo squallido spettacolo dei topi che abbandonano la nave del potere lombardiano. Non ci riferiamo a Davide Faraone e a coloro che hanno preso le distanze in tempo utile perché si creda ancora alla loro buonafede. Ma forse i pii legalitari che adesso si genuflettono al cospetto di Raffaele, il sire riformista, domani gli urleranno in faccia un acrimonioso: non ti conosco e non ti ho mai conosciuto. Sarà uno spettacolo di balletti e giravolte da tenere a mente, per ricordare quanto sia caduta in basso la politica siciliana.
Sono tutti bravi gli onorevolissimi a declamare le loro ragioni a petto in fuori, quando non costa nulla. Poi, quando il galeone scricchiola e affonda, riemerge irresistibile l’antico istinto del roditore.
fonte: Livesicilia
Perfino la Procura di Catania ha tuonato a suo modo, con la voce prudentissima di D’Agata. Quell’intervento sulle indagini da completare “e poi eventualmente sentiremo Lombardo” è un invito alla retromarcia rivolto alla politica in senso proprio e al presidente in senso lato. Tradotto: non affannarti a chiedere di essere ascoltato. Il gioco non è nelle tue mani. E così Raffaele Lombardo è già condannato a una sorta di sospensione agli occhi del suo popolo. Indirizzerà, firmerà, stringerà mani, con una visibilissima spada di Damocle sul collo, appeso a un’incertezza dai denti aguzzi che rosicchierà ogni ora un altro pezzetto di fiducia.
Tra non molto - se le cose prenderanno certe pieghe - assisteremo allo squallido spettacolo dei topi che abbandonano la nave del potere lombardiano. Non ci riferiamo a Davide Faraone e a coloro che hanno preso le distanze in tempo utile perché si creda ancora alla loro buonafede. Ma forse i pii legalitari che adesso si genuflettono al cospetto di Raffaele, il sire riformista, domani gli urleranno in faccia un acrimonioso: non ti conosco e non ti ho mai conosciuto. Sarà uno spettacolo di balletti e giravolte da tenere a mente, per ricordare quanto sia caduta in basso la politica siciliana.
Sono tutti bravi gli onorevolissimi a declamare le loro ragioni a petto in fuori, quando non costa nulla. Poi, quando il galeone scricchiola e affonda, riemerge irresistibile l’antico istinto del roditore.
fonte: Livesicilia
martedì 16 novembre 2010
……………………..….E TI SPIEGO IL PERCHE’………….
Per poter capire il presente e prevedere il futuro,bisogna fare un accenno al passato
27 aprile 2009. Sciopero in piazza Duomo.Chiedevamo stipendi, ma, soprattutto,il PIANO DI RIENTRO INDUSTRIALE, perché qualcosa non quadrava. L’arcivescovo ci negava l’incontro, ma avevamo raggiunto il ...risultato, rotto l’incantesimo gli OCCHI dell’opinione pubblica erano puntati sulla chiesa catanese, allertate televisioni e stampa
30 giugno 2009: Inizio sit-in dinanzi arcivescovado. Questa volta l’arcivescovo scende ad incontrare i lavoratori ed afferma che non ha alcuna responsabilità nei confronti dell’ODA. Dichiarazione smentita dalla storia.
Inizia la calda estate! Finalmente i lavoratori dell’ODA fanno fronte comune, c’è la paura forte della tenuta occupazionale. VOGLIAMO IL PIANO DI RIENTRO.
Eravamo accompagnati da un solo sindacalista Corrado Tabbita Siena ( allora segretario generale FPCGIL ), le altre sigle sindacali si sono defilate e addirittura contrastano il movimento.
11 luglio 2009 sciopero….ed eravamo in tanti
24 luglio 2009 sciopero….ed eravamo tantissimi
Interviene il Presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo. Diveniamo disagio sul territorio.
8 settembre 2009: Si apre il tavolo tecnico regionale voluto dal Presidente Lombardo.
Per la sussistenza dello stesso tavolo viene indicato all’ODA di non fare alcun licenziamento e di presentare il piano di rientro industriale.
21 dicembre 2009: L’ODA presenta il PIANO DI RIENTRO. E’ UN PIANO FRAGILE, MA E’L’UNICO CHE ABBIAMO
Alle organizzazioni sindacali è dato di controllare,monitorare e CONCERTARE ( Pag 8 dello stesso piano ) la prosecuzione del piano aziendale di risanamento.
Nel frattempo si costituisce il Comitato dei lavoratori Oda, gli iscritti alla FPCGIL scelgono di iscriversi alla RdB-USB ( segretario confederale Corrado Tabbita Siena ), altri aderiscono ai Cobas.
Le OO.SS continuano ad avere una relazione con il Presidente dell’ODA che appare morbida e debole.
Nuovamente si alzano le voci che chiedono chiarezza e risposte, si ripropongono nuove conferenze stampa e comunicati ai giornali sempre da RdB-USB e Cobas
5 novembre 2010: indizione di sciopero a firma RdB-USB per il mancato pagamento della mensilità di settembre. Lo stipendio arriva celermente, insieme ad una dichiarazione della Presidenza dell’ODA. Non riconosce la titolarità dell’indizione di sciopero da parte della RdB_USB perché non firmataria di CCNL.
Affermazione falsa tendenziosa e grave perché suppone una ignoranza. Ma la legge non ammette ignoranza e l’ODA ne corrisponderà all’organo di stato competente.
L’organizzazione sindacale Cobas comunica l’indizione delle elezioni per le RSU.
Solita risposta: i Cobas non sono firmatari di ccnl.
Falso e tendenzioso, i Cobas sono firmatari dell’accordo interconfederale essendo associati all’ARAN ed ai CUB.
Indizione delle elezioni per le RSU da parte del RdB-USB, firmataria dell’accordo quadro del 1998
Cosa ti vogliamo comunicare:
Intanto raccontarti quanto è accaduto e sta accadendo, rendendoti edotto dello stato attuale del DIRITTO all’interno dell’azienda in cui vivi, dello stato economico in cui versa l’ODA, rendendoti partecipe di alcune considerazioni.
Nell’assemblea di due settimana fa la portavoce della UIL ha dichiarato pubblicamente che non hanno notizie dello stato del piano di rientro perché - UDITE UDITE - l’azienda non s’incontra con le organizzazioni sindacali.
Ma come, non era dovere e invito che le OO.SS. dovessero monitorare, controllare, verificare, concertare il risanamento economico?
Propriamente la CGIL CISL UIL UGL ( ma quest’ultima è ancora presente ? ) che sono firmatarie di CCNL ?
Andiamo avanti e poniamo all’attenzione l’ultimo comunicato della Presidenza ODA.
Lo stipendio di ottobre verrà devoluto entro il 20 c.m. Ma per quale motivo? Nessuna spiegazione viene data ai lavoratori che tale stipendio l’hanno guadagnato con il proprio lavoro.
Ma, se nella precedente comunicazione, la stessa presidenza aveva indicato che lo stipendio di settembre attendeva di essere erogato a seguito del pagamento da parte dell’ASP della fattura, (fattura di un certo rilievo quale quella di acconto trimestre), quali sono lo stato delle nostre finanze se con un acconto trimestrale si può corrispondere ai lavoratori un solo stipendio?
A molti colleghi è giunta la comunicazione scritta che le loro cessioni del quinto dello stipendio non sono state versate alle finanziarie dal mese di maggio c.a.
Ci preoccupa che quanto sopra possa essere allargato ad altre competenze, ancora più onerose, a cui l’ODA non possa fare fede a causa dei troppi impegni economici.
Se tale sono le condizioni dei nostri stipendi, se il risanamento di 35 milioni di euro non sembra neanche iniziato, se è vero che è stato venduto un solo piccolo immobile, se è vero che i soldi attesi da parte della regione che ne aveva PROMESSI TANTI TANTI, si sono ridotti solo al 2% di aumento delle rette anno 2010/11/12, se è vero che vi è un calo nel budget nel 2009, se è tutto vero, il buco economico stimato l’anno precedente per……..milioni di euro, a che cifra è arrivato?
Ricordiamoci che nel 2011, dopo aver espletato tutti i tentativi di risanamento si passa alla fase B, ovvero di risoluzione ( piano di rientro pag 4 ultimo capoverso; pag 5 punto 5 ).
Bene siamo sempre noi, sempre le stesse facce degli stessi colleghi, quelli che non temono di essere additati e di non essere simpatici al nostro datore di lavoro e soprattutto SIAMO IN TANTI
Siamo ancora una volta a dirvi.: facciamo un ragionamento: RAGIONIAMO SU UN FUTURO ORMAI PROSSIMO:
Ti invitiamo, se sei libero dal servizio, SABATO 20 NOVEMBRE ALLE ORE 9,30 IN PIAZZA S.DOMENICO ( ex palazzo dell’Esa ) a pretendere l’attenzione del Governo Regionale, dei mass-media, della popolazione catanese sul disagio dei lavoratori dell’ODA.
Attenzione dovuta a chi fa servizio sul territorio al “ disagio “.
A dire ancora una volta che noi ci siamo, ci siamo stati e ci saremo ed a nessuno è dato di mettere in dubbio il nostro futuro, quello delle nostre famiglie e dei nostri assistiti.
27 aprile 2009. Sciopero in piazza Duomo.Chiedevamo stipendi, ma, soprattutto,il PIANO DI RIENTRO INDUSTRIALE, perché qualcosa non quadrava. L’arcivescovo ci negava l’incontro, ma avevamo raggiunto il ...risultato, rotto l’incantesimo gli OCCHI dell’opinione pubblica erano puntati sulla chiesa catanese, allertate televisioni e stampa
30 giugno 2009: Inizio sit-in dinanzi arcivescovado. Questa volta l’arcivescovo scende ad incontrare i lavoratori ed afferma che non ha alcuna responsabilità nei confronti dell’ODA. Dichiarazione smentita dalla storia.
Inizia la calda estate! Finalmente i lavoratori dell’ODA fanno fronte comune, c’è la paura forte della tenuta occupazionale. VOGLIAMO IL PIANO DI RIENTRO.
Eravamo accompagnati da un solo sindacalista Corrado Tabbita Siena ( allora segretario generale FPCGIL ), le altre sigle sindacali si sono defilate e addirittura contrastano il movimento.
11 luglio 2009 sciopero….ed eravamo in tanti
24 luglio 2009 sciopero….ed eravamo tantissimi
Interviene il Presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo. Diveniamo disagio sul territorio.
8 settembre 2009: Si apre il tavolo tecnico regionale voluto dal Presidente Lombardo.
Per la sussistenza dello stesso tavolo viene indicato all’ODA di non fare alcun licenziamento e di presentare il piano di rientro industriale.
21 dicembre 2009: L’ODA presenta il PIANO DI RIENTRO. E’ UN PIANO FRAGILE, MA E’L’UNICO CHE ABBIAMO
Alle organizzazioni sindacali è dato di controllare,monitorare e CONCERTARE ( Pag 8 dello stesso piano ) la prosecuzione del piano aziendale di risanamento.
Nel frattempo si costituisce il Comitato dei lavoratori Oda, gli iscritti alla FPCGIL scelgono di iscriversi alla RdB-USB ( segretario confederale Corrado Tabbita Siena ), altri aderiscono ai Cobas.
Le OO.SS continuano ad avere una relazione con il Presidente dell’ODA che appare morbida e debole.
Nuovamente si alzano le voci che chiedono chiarezza e risposte, si ripropongono nuove conferenze stampa e comunicati ai giornali sempre da RdB-USB e Cobas
5 novembre 2010: indizione di sciopero a firma RdB-USB per il mancato pagamento della mensilità di settembre. Lo stipendio arriva celermente, insieme ad una dichiarazione della Presidenza dell’ODA. Non riconosce la titolarità dell’indizione di sciopero da parte della RdB_USB perché non firmataria di CCNL.
Affermazione falsa tendenziosa e grave perché suppone una ignoranza. Ma la legge non ammette ignoranza e l’ODA ne corrisponderà all’organo di stato competente.
L’organizzazione sindacale Cobas comunica l’indizione delle elezioni per le RSU.
Solita risposta: i Cobas non sono firmatari di ccnl.
Falso e tendenzioso, i Cobas sono firmatari dell’accordo interconfederale essendo associati all’ARAN ed ai CUB.
Indizione delle elezioni per le RSU da parte del RdB-USB, firmataria dell’accordo quadro del 1998
Cosa ti vogliamo comunicare:
Intanto raccontarti quanto è accaduto e sta accadendo, rendendoti edotto dello stato attuale del DIRITTO all’interno dell’azienda in cui vivi, dello stato economico in cui versa l’ODA, rendendoti partecipe di alcune considerazioni.
Nell’assemblea di due settimana fa la portavoce della UIL ha dichiarato pubblicamente che non hanno notizie dello stato del piano di rientro perché - UDITE UDITE - l’azienda non s’incontra con le organizzazioni sindacali.
Ma come, non era dovere e invito che le OO.SS. dovessero monitorare, controllare, verificare, concertare il risanamento economico?
Propriamente la CGIL CISL UIL UGL ( ma quest’ultima è ancora presente ? ) che sono firmatarie di CCNL ?
Andiamo avanti e poniamo all’attenzione l’ultimo comunicato della Presidenza ODA.
Lo stipendio di ottobre verrà devoluto entro il 20 c.m. Ma per quale motivo? Nessuna spiegazione viene data ai lavoratori che tale stipendio l’hanno guadagnato con il proprio lavoro.
Ma, se nella precedente comunicazione, la stessa presidenza aveva indicato che lo stipendio di settembre attendeva di essere erogato a seguito del pagamento da parte dell’ASP della fattura, (fattura di un certo rilievo quale quella di acconto trimestre), quali sono lo stato delle nostre finanze se con un acconto trimestrale si può corrispondere ai lavoratori un solo stipendio?
A molti colleghi è giunta la comunicazione scritta che le loro cessioni del quinto dello stipendio non sono state versate alle finanziarie dal mese di maggio c.a.
Ci preoccupa che quanto sopra possa essere allargato ad altre competenze, ancora più onerose, a cui l’ODA non possa fare fede a causa dei troppi impegni economici.
Se tale sono le condizioni dei nostri stipendi, se il risanamento di 35 milioni di euro non sembra neanche iniziato, se è vero che è stato venduto un solo piccolo immobile, se è vero che i soldi attesi da parte della regione che ne aveva PROMESSI TANTI TANTI, si sono ridotti solo al 2% di aumento delle rette anno 2010/11/12, se è vero che vi è un calo nel budget nel 2009, se è tutto vero, il buco economico stimato l’anno precedente per……..milioni di euro, a che cifra è arrivato?
Ricordiamoci che nel 2011, dopo aver espletato tutti i tentativi di risanamento si passa alla fase B, ovvero di risoluzione ( piano di rientro pag 4 ultimo capoverso; pag 5 punto 5 ).
Bene siamo sempre noi, sempre le stesse facce degli stessi colleghi, quelli che non temono di essere additati e di non essere simpatici al nostro datore di lavoro e soprattutto SIAMO IN TANTI
Siamo ancora una volta a dirvi.: facciamo un ragionamento: RAGIONIAMO SU UN FUTURO ORMAI PROSSIMO:
Ti invitiamo, se sei libero dal servizio, SABATO 20 NOVEMBRE ALLE ORE 9,30 IN PIAZZA S.DOMENICO ( ex palazzo dell’Esa ) a pretendere l’attenzione del Governo Regionale, dei mass-media, della popolazione catanese sul disagio dei lavoratori dell’ODA.
Attenzione dovuta a chi fa servizio sul territorio al “ disagio “.
A dire ancora una volta che noi ci siamo, ci siamo stati e ci saremo ed a nessuno è dato di mettere in dubbio il nostro futuro, quello delle nostre famiglie e dei nostri assistiti.
lunedì 15 novembre 2010
Comune bocciato dai cittadini l'80 per cento è insoddisfatto
I dati parziali del sondaggio messo in rete dal sito dell'amministrazione municipale solo stati anticipati dal consigliere Davide Faraone. "Cammarata chieda scusa ai palermitani"
"Quando otto palermitani su dieci bocciano la qualità dei servizi di una città, chi la governa da dieci anni dovrebbe prima chiedere scusa ai cittadini e poi rimborsargli il voto con le sue dimissioni". Lo dice Davide Faraone, consigliere comunale e deputato regione del Pd, venuto in possesso dei risultati parziali del sondaggio rivolto ai cittadini sulla qualità dei servizi forniti dall'amministrazione comunale, predisposto dall'Urp di Palermo.
Al sondaggio si può partecipare dal luglio scorso collegandosi al sito Internet del Comune (www.comune.palermo.it), ma non è possibile vedere i dati parziali. "Il 79,56% dei votanti - aggiunge Farone - per la maggior parte uomini (72,5%), tra i 26 e i 65 anni (96%) con un diploma (44,5%) o una laurea (49%), impiegati e professionisti (71%) si ritiene poco o per niente soddisfatto dei servizi offerti".
In particolare, "rispetto ai quesiti proposti nell'indagine - continua Faraone - queste sono le risposte: Facilità di raggiungere l'ufficio (Molto soddisfatto 9,32%, Abbastanza soddisfatto 21,68%, Poco soddisfatto 24,01%, Per niente soddisfatto 44,99%). Orari di ricevimento (Molto soddisfatto 5,59%, Abbastanza soddisfatto 19,81%, Poco soddisfatto 32,87%, Per niente soddisfatto 41,72%). Decoro e pulizia dei locali (Molto soddisfatto 4,66%, Abbastanza soddisfatto 13,52%, Poco soddisfatto 28,21%, Per niente soddisfatto 53,61%). Segnaletica uffici interna ed esterna (Molto soddisfatto 3,73%, Abbastanza soddisfatto 11,19%, Poco soddisfatto 29,14%, Per niente soddisfatto 55,94%).
Tempi di attesa agli sportelli (Molto soddisfatto 4,66%, Abbastanza soddisfatto 8,62%, Poco soddisfatto 23,08%, Per niente soddisfatto 63,64%). Locali per l'attesa (Molto soddisfatto 2,56%, Abbastanza soddisfatto 6,76%, Poco soddisfatto 21,45%, Per niente soddisfatto 69,23%). Tempi di espletamento del servizio (Molto soddisfatto 6,06%, Abbastanza soddisfatto 10,02%, Poco soddisfatto 22,38%, Per niente soddisfatto 61,54%). Cortesia e disponibilità del personale (Molto soddisfatto 12,82%, Abbastanza soddisfatto 16,08%, Poco soddisfatto 21,68%, Per niente soddisfatto 49,42%). Competenza e professionalità del personale (Molto soddisfatto 12,35%, Abbastanza soddisfatto 14,45%, Poco soddisfatto 23,78%, Per niente soddisfatto 49,42%)".
All'ultima domanda: "I dipendenti dell'Ufficio portano ben in vista il cartellino identificativo?" l'83,22% risponde di no. "Siamo di fronte - conclude Faraone - all'ennesimo fallimento di Cammarata. Il futuro sindaco dovrà ripartire dai palermitani per offrirgli servizi di qualità. Trasformare l'inefficienza in efficienza e avere cittadini soddisfatti e non insoddisfatti non è impossibile: occorre semplicemente un sindaco che abbia a cuore la città".
(13 novembre 2010)
fonte: la Repubblica
"Quando otto palermitani su dieci bocciano la qualità dei servizi di una città, chi la governa da dieci anni dovrebbe prima chiedere scusa ai cittadini e poi rimborsargli il voto con le sue dimissioni". Lo dice Davide Faraone, consigliere comunale e deputato regione del Pd, venuto in possesso dei risultati parziali del sondaggio rivolto ai cittadini sulla qualità dei servizi forniti dall'amministrazione comunale, predisposto dall'Urp di Palermo.
Al sondaggio si può partecipare dal luglio scorso collegandosi al sito Internet del Comune (www.comune.palermo.it), ma non è possibile vedere i dati parziali. "Il 79,56% dei votanti - aggiunge Farone - per la maggior parte uomini (72,5%), tra i 26 e i 65 anni (96%) con un diploma (44,5%) o una laurea (49%), impiegati e professionisti (71%) si ritiene poco o per niente soddisfatto dei servizi offerti".
In particolare, "rispetto ai quesiti proposti nell'indagine - continua Faraone - queste sono le risposte: Facilità di raggiungere l'ufficio (Molto soddisfatto 9,32%, Abbastanza soddisfatto 21,68%, Poco soddisfatto 24,01%, Per niente soddisfatto 44,99%). Orari di ricevimento (Molto soddisfatto 5,59%, Abbastanza soddisfatto 19,81%, Poco soddisfatto 32,87%, Per niente soddisfatto 41,72%). Decoro e pulizia dei locali (Molto soddisfatto 4,66%, Abbastanza soddisfatto 13,52%, Poco soddisfatto 28,21%, Per niente soddisfatto 53,61%). Segnaletica uffici interna ed esterna (Molto soddisfatto 3,73%, Abbastanza soddisfatto 11,19%, Poco soddisfatto 29,14%, Per niente soddisfatto 55,94%).
Tempi di attesa agli sportelli (Molto soddisfatto 4,66%, Abbastanza soddisfatto 8,62%, Poco soddisfatto 23,08%, Per niente soddisfatto 63,64%). Locali per l'attesa (Molto soddisfatto 2,56%, Abbastanza soddisfatto 6,76%, Poco soddisfatto 21,45%, Per niente soddisfatto 69,23%). Tempi di espletamento del servizio (Molto soddisfatto 6,06%, Abbastanza soddisfatto 10,02%, Poco soddisfatto 22,38%, Per niente soddisfatto 61,54%). Cortesia e disponibilità del personale (Molto soddisfatto 12,82%, Abbastanza soddisfatto 16,08%, Poco soddisfatto 21,68%, Per niente soddisfatto 49,42%). Competenza e professionalità del personale (Molto soddisfatto 12,35%, Abbastanza soddisfatto 14,45%, Poco soddisfatto 23,78%, Per niente soddisfatto 49,42%)".
All'ultima domanda: "I dipendenti dell'Ufficio portano ben in vista il cartellino identificativo?" l'83,22% risponde di no. "Siamo di fronte - conclude Faraone - all'ennesimo fallimento di Cammarata. Il futuro sindaco dovrà ripartire dai palermitani per offrirgli servizi di qualità. Trasformare l'inefficienza in efficienza e avere cittadini soddisfatti e non insoddisfatti non è impossibile: occorre semplicemente un sindaco che abbia a cuore la città".
(13 novembre 2010)
fonte: la Repubblica
ERRATA CORRIGE : 5299.4805.8822.6558
EVENTUALI CONTRIBUTI A SOSTEGNO DELL' EVIS -PARTITO PER L ' INDIPENDENZA DELLA SICILIA, VANNO INVIATI TRAMITE POSTEPAY AL NUMERO 5299.4805.8822.6558 ( precedentemente era stato fornito un numero inesatto ) RICORDIAMO AGLI ISCRITTI E AI SIMPATIZZANTI CHE L 'EVIS NON RICEVE ALCUN CONTRIBUTO E NESSUNA FORMA DI SOSTENTAMENTO ( a differenza di altri movimenti)IN QUANTO NON HA, E NON VUOLE AVERE NESSUNA CONTIGUITA' CON IL POTERE-POLITICO-MAFIOSO.
PER FARE VOLANTINI, MANIFESTI, ORGANIZZARE MANIFESTAZIONI O QUALUNQUE AZIONE POLITICA PER DIFFONDERE IL NOSTRO IDEALE, OCCORRONO COMUNQUE DEI SOLDI.
FINO ADESSO SIAMO ANDATI AVANTI AUTOTASSANDOCI, MA PER FARE " DEI PASSI AVANTI " NON E' SUFFICIENTE.
NON VI CHIEDIAMO TANTO, ANCHE QUALCHE EURO MENSILE...UN CAFFE' IN MENO...E SE CONDIVIDETE IL NOSTRO IDEALE DI UNA SICILIA LIBERA E SOVRANA NON SARA' UN SACRIFICIO!!!
PER FARE VOLANTINI, MANIFESTI, ORGANIZZARE MANIFESTAZIONI O QUALUNQUE AZIONE POLITICA PER DIFFONDERE IL NOSTRO IDEALE, OCCORRONO COMUNQUE DEI SOLDI.
FINO ADESSO SIAMO ANDATI AVANTI AUTOTASSANDOCI, MA PER FARE " DEI PASSI AVANTI " NON E' SUFFICIENTE.
NON VI CHIEDIAMO TANTO, ANCHE QUALCHE EURO MENSILE...UN CAFFE' IN MENO...E SE CONDIVIDETE IL NOSTRO IDEALE DI UNA SICILIA LIBERA E SOVRANA NON SARA' UN SACRIFICIO!!!
Manifesti di un disoccupato "Vendo i miei organi vitali"
GELA (Caltannissetta) - "Vuoi aiutare una persona che ha bisogno di organi? Chiama adesso! Uomo di 35 anni vende organi vitali. Mette a disposizione il corpo: cuore, reni, ecc. Ottima salute". E' questo il testo dell'appello (corredato di numero telefonico) con cui un disoccupato di Gela, Rosario Migliore, sposato e padre di quattro figli, ha tappezzato stasera gli alberi di piazza Umberto, il cuore della città.
Fino a tre anni fa, Migliore abitava con la famiglia a Novara, dove lavorava come magazziniere. Poi la ditta lo licenziò e si trasferì a Gela. Qui ha fatto per oltre un anno il guardiano di un cantiere, "in nero - dice - senza un giorno di riposo e con uno stipendio da fame. Quando ho chiesto l'aumento, perché non ce la facevo più ad andare avanti, mi hanno cacciato via senza soldi e senza contributi". L'uomo abita in una casa popolare.
Rosario Migliore ha annunciato quattro volte il suicidio. La prima volta lo ha fatto nel capodanno 2009, gettandosi in mare, per la vergogna di non essere in grado di portare a una delle sue figlie la bambola che la piccina gli aveva chiesto in regalo. Lo salvarono i carabinieri. E in quell'occasione ci fu una vera e propria gara di solidarietà: nella sua abitazione arrivarono viveri e pacchi dono per i suoi due figli. Ma dopo più nulla, così Rosario Migliore ci riprovò minacciando di gettarsi da un ponte sul fiume Gela. Altre volte ha minacciato di gettarsi da ponti e tralicci o di darsi fuoco. Migliore chiede l'elemosina davanti alle chiese e ora che si avvicinano le festività di fine anno, ha deciso di vendere i suoi organi "per non far trascorrere alla mia famiglia - ha detto - un altro Natale di fame e disperazione".
(13 novembre 2010)
fonte: la Repubblica
Fino a tre anni fa, Migliore abitava con la famiglia a Novara, dove lavorava come magazziniere. Poi la ditta lo licenziò e si trasferì a Gela. Qui ha fatto per oltre un anno il guardiano di un cantiere, "in nero - dice - senza un giorno di riposo e con uno stipendio da fame. Quando ho chiesto l'aumento, perché non ce la facevo più ad andare avanti, mi hanno cacciato via senza soldi e senza contributi". L'uomo abita in una casa popolare.
Rosario Migliore ha annunciato quattro volte il suicidio. La prima volta lo ha fatto nel capodanno 2009, gettandosi in mare, per la vergogna di non essere in grado di portare a una delle sue figlie la bambola che la piccina gli aveva chiesto in regalo. Lo salvarono i carabinieri. E in quell'occasione ci fu una vera e propria gara di solidarietà: nella sua abitazione arrivarono viveri e pacchi dono per i suoi due figli. Ma dopo più nulla, così Rosario Migliore ci riprovò minacciando di gettarsi da un ponte sul fiume Gela. Altre volte ha minacciato di gettarsi da ponti e tralicci o di darsi fuoco. Migliore chiede l'elemosina davanti alle chiese e ora che si avvicinano le festività di fine anno, ha deciso di vendere i suoi organi "per non far trascorrere alla mia famiglia - ha detto - un altro Natale di fame e disperazione".
(13 novembre 2010)
fonte: la Repubblica
domenica 14 novembre 2010
Berlusconi si è fatto quattro conti...e benedice Miccichè.
La leggenda si fa realtà, l’aneddoto si materializza e diventa evento, Gianfranco Miccichè è stato canonizzato, benedetto, battezzato, insignito del ruolo di capo partito da Silvio Berlusconi. Alla pari, finalmente, “gamba” del centrodestra con eguale dignità delle altre componenti. Un lungo inseguimento, finalmente coronato da successo. Dopo avere messo in piedi Forza del Sud, il sottosegretario e “figlioccio” politico del presidente del Consiglio, ha incontrato il leader del Pdl nella qualità. Niente sarà come prima.
Ricordate quell’episodio, più volte raccontato come un mantra da Miccichè, che fece capire al leader di Forza del Sud che avrebbe dovuto fare un partito per trattare alla pari Umberto Bossi e i suoi uomini? I fatti si svolsero nel corso del Consiglio dei ministri, al tempo in cui Miccichè era vice ministro. Aveva presentato una proposta di legge, l’aveva illustrata, spiegandone le ragioni. Prevedeva che fosse condivisa perché era ragionevole, invece i leghisti si misero di traverso. Miccichè s’impuntò, allora il Cavaliere chiamò il vice ministro da canto e gli disse, più o meno: non basta che tu abbia ragione, loro sono un partito e tu no, quindi lascia perdere. Da allora, Gianfranco non ha avuto altro pensiero.
Dubbi, perplessità, illazioni, sospetti: tutto cancellato. Silvio Berlusconi ha preso atto e accolto, stavolta con il rango di leader, il suo fidato Gianfranco Miccichè. Forza del Sud entra ufficialmente nel centrodestra e con questo schieramento alleati e nemici dovranno fare i conti. Soprattutto gli alleati e soprattutto in Sicilia, dove Miccichè non si e’ fatto molti amici nel Pdl.
Com’è stata accolta la “benedizione” di Berlusconi in casa del Pdl? Potrebbe significare una sconfessione dell’ala lealista, una presa d’atto delle sue ragioni, ma non è così. I lealisti siciliani del Pdl hanno tirato un sospiro di sollievo. Finalmente se lo sono levati di torno, almeno dal partito, per il resto si vedrà. È già tanto. Un rientro di Miccichè nelle fila del Pdl, per volontà del leader, avrebbe creato problemi enormi d’incompatibilità e messo in discussione equilibri ormai consolidati. Il “nemico” è di stanza sulla soglia, combatte dalla parte giusta e non invade territori altrui.
La tattica messa in campo potrebbe essere utile a tutti, del resto. Specie alle politiche potrebbe svolgere un ruolo determinante nel raggiungere i numeri utili ad evitare la sconfitta al Senato con conseguenze gravi per il centrodestra. È in gioco la maggioranza e il ritorno al governo dopo le elezioni anticipate. Mpa e Fli non saranno dalla stessa parte, tocca perciò a Forza del Sud e al Pid di Saverio Romano e Totò Cuffaro rimpiazzarli. Gli ex Udc scenderanno in forze in Sicilia, insieme a Forza del Sud potranno fermare l’emorragia. Questi sono i conti che il Cavaliere si è fatto con l’aiuto dei suoi uomini di fiducia siciliani, e cioè Renato Schifani e Angelino Alfano.
Stando alle cronache Gianfranco Miccichè, Giuseppe Fallica e Giacomo Terranova, lo stato maggiore di Forza del Sud, tutti deputati del Pdl, si sono intrattenuti con il presidente del Consiglio a Palazzo Grazioli per oltre un’ora. E’ stata la “cerimonia” simbolica di riconoscimento. Che cosa si siano detti non lo sappiamo, perché non è stato diffuso alcun comunicato ufficiale, ma non ce n’era bisogno. Si trattava di un rito d’iniziazione, perché l’operazione politica di Micciché è stata condivisa sin dall’inizio. Non per niente Micciché ha cercato di fare sapere agli incerti che era stata addirittura ispirata da Berlusconi in quel famoso Consiglio dei ministri che ha finito con l’illuminare il cammino
fonte: SiciliaInformazioni.com
Ricordate quell’episodio, più volte raccontato come un mantra da Miccichè, che fece capire al leader di Forza del Sud che avrebbe dovuto fare un partito per trattare alla pari Umberto Bossi e i suoi uomini? I fatti si svolsero nel corso del Consiglio dei ministri, al tempo in cui Miccichè era vice ministro. Aveva presentato una proposta di legge, l’aveva illustrata, spiegandone le ragioni. Prevedeva che fosse condivisa perché era ragionevole, invece i leghisti si misero di traverso. Miccichè s’impuntò, allora il Cavaliere chiamò il vice ministro da canto e gli disse, più o meno: non basta che tu abbia ragione, loro sono un partito e tu no, quindi lascia perdere. Da allora, Gianfranco non ha avuto altro pensiero.
Dubbi, perplessità, illazioni, sospetti: tutto cancellato. Silvio Berlusconi ha preso atto e accolto, stavolta con il rango di leader, il suo fidato Gianfranco Miccichè. Forza del Sud entra ufficialmente nel centrodestra e con questo schieramento alleati e nemici dovranno fare i conti. Soprattutto gli alleati e soprattutto in Sicilia, dove Miccichè non si e’ fatto molti amici nel Pdl.
Com’è stata accolta la “benedizione” di Berlusconi in casa del Pdl? Potrebbe significare una sconfessione dell’ala lealista, una presa d’atto delle sue ragioni, ma non è così. I lealisti siciliani del Pdl hanno tirato un sospiro di sollievo. Finalmente se lo sono levati di torno, almeno dal partito, per il resto si vedrà. È già tanto. Un rientro di Miccichè nelle fila del Pdl, per volontà del leader, avrebbe creato problemi enormi d’incompatibilità e messo in discussione equilibri ormai consolidati. Il “nemico” è di stanza sulla soglia, combatte dalla parte giusta e non invade territori altrui.
La tattica messa in campo potrebbe essere utile a tutti, del resto. Specie alle politiche potrebbe svolgere un ruolo determinante nel raggiungere i numeri utili ad evitare la sconfitta al Senato con conseguenze gravi per il centrodestra. È in gioco la maggioranza e il ritorno al governo dopo le elezioni anticipate. Mpa e Fli non saranno dalla stessa parte, tocca perciò a Forza del Sud e al Pid di Saverio Romano e Totò Cuffaro rimpiazzarli. Gli ex Udc scenderanno in forze in Sicilia, insieme a Forza del Sud potranno fermare l’emorragia. Questi sono i conti che il Cavaliere si è fatto con l’aiuto dei suoi uomini di fiducia siciliani, e cioè Renato Schifani e Angelino Alfano.
Stando alle cronache Gianfranco Miccichè, Giuseppe Fallica e Giacomo Terranova, lo stato maggiore di Forza del Sud, tutti deputati del Pdl, si sono intrattenuti con il presidente del Consiglio a Palazzo Grazioli per oltre un’ora. E’ stata la “cerimonia” simbolica di riconoscimento. Che cosa si siano detti non lo sappiamo, perché non è stato diffuso alcun comunicato ufficiale, ma non ce n’era bisogno. Si trattava di un rito d’iniziazione, perché l’operazione politica di Micciché è stata condivisa sin dall’inizio. Non per niente Micciché ha cercato di fare sapere agli incerti che era stata addirittura ispirata da Berlusconi in quel famoso Consiglio dei ministri che ha finito con l’illuminare il cammino
fonte: SiciliaInformazioni.com
Palermo - Alone in the dark
Buongiorno,
oggi vi parlerò di un problema serio che riguarda la viabilità e la sicurezza delle strade nelle ore notturne, la mancanza di illuminazione. Infatti sono moltissimi i casi di lampioni e luci non funzionanti che lasciano le vie della città completamente al buio. La situazione va peggio nelle autostrade, sia sulla Palermo – Catania, che sulla Palermo – Trapani, ed anche lo scorrimento veloce Palermo Sciacca non se la passa meglio. Ma andiamo per ordine e partiamo da Palermo città. Come riporta l’articolo di Repubblica Palermo del 1/11/2010,” Tremano i commercianti, quando alle 9 di sera escono dalla saracinesca del negozio con l´incasso in tasca. Tremano i residenti, quando girano la chiave dentro alla serratura del portone in un attimo che sembra infinito. Il buio fa paura. E i cittadini sono stanchi di impianti di illuminazione che non funzionano. Di pali della luce accesi a singhiozzo. Di intere strade che dopo le 18 sprofondano nelle tenebre. La mappa della città al buio si aggiorna di ora in ora. Un problema che non risparmia quartiere e che investe sia il centro sia la periferia. Da via Paruta in corso Calatafimi a piazzetta Santa Sofia a due passi dalla Vucciria. Da via Celso a via Mondini. Da via Alcide de Gasperi a via Quintino Sella.” Come riporta questo breve pezzo dell’articolo, la situazione è degenerata in tutta la città, con intere strade continuamente al buio, il che diventa un rischio per la sicurezza dei pedoni e degli automobilisti stessi, che si trovano a guidare in strade completamente al buio con abbaglianti spianati alla ricerca di un po’ di visibilità. I problemi sono causati, e mi pare ovvio, dalla scarsa manutenzione e rinnovamento degli impianti. Come si legge sempre nell’articolo di Repubblica, alcuni pali sono stati rimossi perché corrosi, altri non funzionano a causa del malfunzionamento delle centraline, i cui cavi sono stati tranciati o dai topi o dall’acqua piovana penetratavi all’interno. A volte invece sono gli alberi non potati a precludere la luce alle strade; questo è il caso di Via Emilia; nell’articolo difatti si legge “ La situazione non è migliore nemmeno in via Emilia: qui l´illuminazione c´è, ma è carente. Per di più ci si mettono gli alberi che nessuno pota, con le foglie che coprono i lampioni”. La manutenzione viene curata in alcuni casi da Amg, i cui lavori di manutenzione procedono a rilento causa la mancanza di fondi che dovrebbero arrivare dal Comune, in altri da Enel o da altre compagnie del settore. Oltre ai già citati problemi di viabilità, si pone il problema della sicurezza; infatti, causa la mancanza di luce, sono aumentati di numero i furti e gli scippi nelle zone non illuminate, specialmente nel centro storico, dove la gente ha paura a tornare o uscire di casa la notte. Gaspare Cusimano, un residente di Via Montevergini, racconta ai microfoni di Repubblica “Pochi giorni fa - un signore che abita vicino a me è stato scippato e picchiato davanti casa. In centro storico c´è un reale problema di sicurezza, ma nessuno se ne cura. Via Celso è al buio nel tratto più desolato e anche un gran pezzo del Capo è privo di illuminazione. Un vero invito a nozze per i malintenzionati”. Sarà compito del Consiglio Comunale risolvere la situazione, che appare molto complicata. E’ invece compito della Regione e dell’Anas risolvere i problemi delle autostrade e delle strade secondarie. La Palermo – Catania in tutti e due i sensi, oltre alle tante interruzioni, restringimenti di carreggiati e doppi sensi di marcia, è completamente al buio per quasi tutta la sua lunghezza, e quando piove, questo ve lo posso assicurare, non si vede proprio niente. I tratti peggiori sono quelli di Resuttana ed Enna, dove non ci sono neanche i riferimenti fosforescenti ai lati della carreggiata. Anche la Palermo - Trapani presenta molti tratti al buio, ma la situazione peggiore è lo scorrimento veloce Palermo – Sciacca, preda di incidenti e frontali frequenti, che si spera non siano destinati ad aumentare causa il buio perenne sulle strade. Speriamo che le nostre strade tornino a vedere la luce.
Cordiali Saluti,
Pietro Minardi, Coordinatore Evis per Palermo e territori circostanti.
oggi vi parlerò di un problema serio che riguarda la viabilità e la sicurezza delle strade nelle ore notturne, la mancanza di illuminazione. Infatti sono moltissimi i casi di lampioni e luci non funzionanti che lasciano le vie della città completamente al buio. La situazione va peggio nelle autostrade, sia sulla Palermo – Catania, che sulla Palermo – Trapani, ed anche lo scorrimento veloce Palermo Sciacca non se la passa meglio. Ma andiamo per ordine e partiamo da Palermo città. Come riporta l’articolo di Repubblica Palermo del 1/11/2010,” Tremano i commercianti, quando alle 9 di sera escono dalla saracinesca del negozio con l´incasso in tasca. Tremano i residenti, quando girano la chiave dentro alla serratura del portone in un attimo che sembra infinito. Il buio fa paura. E i cittadini sono stanchi di impianti di illuminazione che non funzionano. Di pali della luce accesi a singhiozzo. Di intere strade che dopo le 18 sprofondano nelle tenebre. La mappa della città al buio si aggiorna di ora in ora. Un problema che non risparmia quartiere e che investe sia il centro sia la periferia. Da via Paruta in corso Calatafimi a piazzetta Santa Sofia a due passi dalla Vucciria. Da via Celso a via Mondini. Da via Alcide de Gasperi a via Quintino Sella.” Come riporta questo breve pezzo dell’articolo, la situazione è degenerata in tutta la città, con intere strade continuamente al buio, il che diventa un rischio per la sicurezza dei pedoni e degli automobilisti stessi, che si trovano a guidare in strade completamente al buio con abbaglianti spianati alla ricerca di un po’ di visibilità. I problemi sono causati, e mi pare ovvio, dalla scarsa manutenzione e rinnovamento degli impianti. Come si legge sempre nell’articolo di Repubblica, alcuni pali sono stati rimossi perché corrosi, altri non funzionano a causa del malfunzionamento delle centraline, i cui cavi sono stati tranciati o dai topi o dall’acqua piovana penetratavi all’interno. A volte invece sono gli alberi non potati a precludere la luce alle strade; questo è il caso di Via Emilia; nell’articolo difatti si legge “ La situazione non è migliore nemmeno in via Emilia: qui l´illuminazione c´è, ma è carente. Per di più ci si mettono gli alberi che nessuno pota, con le foglie che coprono i lampioni”. La manutenzione viene curata in alcuni casi da Amg, i cui lavori di manutenzione procedono a rilento causa la mancanza di fondi che dovrebbero arrivare dal Comune, in altri da Enel o da altre compagnie del settore. Oltre ai già citati problemi di viabilità, si pone il problema della sicurezza; infatti, causa la mancanza di luce, sono aumentati di numero i furti e gli scippi nelle zone non illuminate, specialmente nel centro storico, dove la gente ha paura a tornare o uscire di casa la notte. Gaspare Cusimano, un residente di Via Montevergini, racconta ai microfoni di Repubblica “Pochi giorni fa - un signore che abita vicino a me è stato scippato e picchiato davanti casa. In centro storico c´è un reale problema di sicurezza, ma nessuno se ne cura. Via Celso è al buio nel tratto più desolato e anche un gran pezzo del Capo è privo di illuminazione. Un vero invito a nozze per i malintenzionati”. Sarà compito del Consiglio Comunale risolvere la situazione, che appare molto complicata. E’ invece compito della Regione e dell’Anas risolvere i problemi delle autostrade e delle strade secondarie. La Palermo – Catania in tutti e due i sensi, oltre alle tante interruzioni, restringimenti di carreggiati e doppi sensi di marcia, è completamente al buio per quasi tutta la sua lunghezza, e quando piove, questo ve lo posso assicurare, non si vede proprio niente. I tratti peggiori sono quelli di Resuttana ed Enna, dove non ci sono neanche i riferimenti fosforescenti ai lati della carreggiata. Anche la Palermo - Trapani presenta molti tratti al buio, ma la situazione peggiore è lo scorrimento veloce Palermo – Sciacca, preda di incidenti e frontali frequenti, che si spera non siano destinati ad aumentare causa il buio perenne sulle strade. Speriamo che le nostre strade tornino a vedere la luce.
Cordiali Saluti,
Pietro Minardi, Coordinatore Evis per Palermo e territori circostanti.
RESOCONTO DELLA RIUNIONE ORGANIZZATIVA DI NAPOLI
Si è svolta ieri 13 NOVEMBRE 2010 a NAPOLI la RIUNIONE ORGANIZZATIVA DEL COMITATO 8 MAGGIO e dell’EVIS. Anche in questa occasione come a Catania dopo gli interventi di Michele Iannelli, Neva Allegra e Drusiana Vetrano si è aperto un intenso dibattito. Atri compatrioti hanno dunque aderito alla Commissione Costituente che in tempi brevissimi fonderà UN SOGGETTO POLITICO, SOCIALE E CULTURALE CHE DIVENTI PROTAGONISTA DI UNA NUOVA E RINNOVATA FASE DEL MERIDIONALISMO IDENTITARIO. L'unico interlocutore: i popoli della Napolitania e la Sicilia; l'unico obiettivo: la totale e vera sovranità economica-monetaria-geopolitica-militare e culturale delle nostre terre; i nostri mezzi: le idee, i progetti, i programmi concreti, i fatti e le azioni coerenti a tutto tondo; la nostra forza: una vera e forte organizzazione. Per informazioni 3386151031
IL COMITATO COSTITUENTE PER LA SOVRANITA’ DI NAPOLITANIA E SICILIA
IL COMITATO COSTITUENTE PER LA SOVRANITA’ DI NAPOLITANIA E SICILIA
Le relazioni pericolose dei Lombardo incontri e feste nella masseria del boss
CATANIA - L'Audi Q7 grigio metallizzata di Angelo Lombardo, fratello del governatore della Sicilia e deputato nazionale dell'Mpa, varca il cancello della masseria del geologo Giovanni Barbagallo in contrada Margherito, nelle campagne di Ramacca, alle 12,34 di domenica 4 maggio 2008. Ad attenderlo, nella proprietà del professionista che interpreta il ruolo di cerniera tra le cosche e la politica, c'è tutto il gotha di Cosa nostra catanese. Gli obiettivi dei carabinieri del Ros sono puntati su quel cancello e registrano la lunga teoria di Suv, fuoristrada e berline di mafiosi e colletti bianchi convocati per festeggiare, a vino rosè e quaglie alla brace, l'elezione del "loro" deputato nazionale. C'è anche Enzo Aiello, il rappresentante provinciale di Cosa nostra a Catania, in cima alla lista dei cinquanta arrestati della più grossa inchiesta su mafia e politica del Catanese nella quale sono indagati per concorso esterno in associazione mafiosa anche i fratelli Lombardo.
Il governatore, Raffaele Lombardo, alla festa di Margherito non c'è. Da quando è stato eletto alla presidenza della Regione - dicono i mafiosi intercettati - "Raffaele ha chiuso il cerchio". Per parlare con lui bisogna parlare con suo fratello Angelo, sul quale adesso i mafiosi contano parecchio per puntare anche ai flussi finanziari per appalti e opere pubbliche che arrivano da Roma. A quel summit, che i magistrati della Dda di Catania paragonano alla riunione di Appalachin, che vide riunito il vertice della mafia italo-americana dei Gotti e dei Gambino, Angelo Lombardo resta quasi quattro ore. I carabinieri filmano la sua auto che esce alle 16,20.
Le foto del summit, che provano la presenza di Lombardo a quel summit di mafiosi, sono finite nella corposa informativa dei carabinieri del Ros che costituisce l'ossatura dell'inchiesta. Elementi decisivi per illustrare quei "rapporti diretti tra i Lombardo e i boss di Cosa nostra" che i magistrati ritengono "provati". Così come le ripetute frequentazioni di esponenti delle cosche mafiose della segreteria politica di Angelo Lombardo in viale Africa 84 a Catania. Anche lì, gli uomini del Ros riprendono e ascoltano. Ed ecco insieme ancora il geologo Giovanni Barbagallo con Carmelo Finocchiaro e Giuseppe Tomasello, tutti poi in manette nel blitz del 3 novembre. È il 29 marzo 2008. Il geologo porta dal futuro deputato nazionale i due esponenti delle cosche: "Ti metti a disposizione che costruiamo il futuro...". In quella segreteria i boss promettono il loro sostegno per le campagne elettorali dei Lombardo, chiedono interventi per sbloccare pratiche alla Regione, per assunzioni, strade privilegiate per convogliare flussi di denaro pubblico verso le loro imprese. Una "fabbriceria elettorale", la definiscono i pm, messa su perché Cosa nostra - scrivono i pm negli atti depositati al gip - "operava per ottenere quale naturale, prevedibile e ambita contropartita la possibilità di controllare appalti pubblici finanziati e gestiti dalla Regione siciliana o, comunque, di appalti pubblici alimentati da risorse statali o comunitarie ma da realizzare pur sempre in Sicilia".
Accuse pesantissime quelle messe per iscritto dalla Procura di Catania che, pur non ritenendo di chiedere alcun provvedimento per i fratelli Lombardo, su di loro continua a indagare. Accuse dalle quali il presidente della Regione adesso chiede di potersi difendere prima davanti ai magistrati e poi davanti all'opinione pubblica così come gli hanno chiesto anche gli alleati del Pd siciliano che lo sostengono a costo di accese critiche all'interno del partito dove sono in tanti, da Veltroni alla Bindi, da Marino a Bianco, a sollecitare un passo indietro. Per questo Lombardo, che ha nominato un pool di difesa (Grazia Volo, Guido Ziccone, Massimo Motisi) ha presentato alla Procura istanza di formale interrogatorio. Il governatore, che nei mesi scorsi si è recato due volte dai pm per rendere dichiarazioni spontanee, vorrebbe adesso rispondere a precise contestazioni per dissipare le ombre di quello che definisce un "complotto politico-mediatico-giudiziario". "Chiedo di essere interrogato - ha scritto sul suo blog - Essere sentito da ospiti silenziosi non è più il caso. Non credo che ci sia più da salvaguardare alcuna riservatezza. La vicenda che mi riguarda, ormai da 9 mesi, gira su tutti i giornali, televisioni, siti internet di mezza Italia. Credo che sia giusto pretendere che una volta per tutte si formi la verità ascoltando il diretto interessato". Ma la Procura, da cinque giorni, fa orecchie da mercante e non risponde alla richiesta del governatore che ha trascorso il weekend in contatto con i suoi legali studiando le carte pubblicate per preparare una difesa che, a questo punto, potrebbe diventare solo pubblica.
(14 novembre 2010)
fonte: la Repubblica
Il governatore, Raffaele Lombardo, alla festa di Margherito non c'è. Da quando è stato eletto alla presidenza della Regione - dicono i mafiosi intercettati - "Raffaele ha chiuso il cerchio". Per parlare con lui bisogna parlare con suo fratello Angelo, sul quale adesso i mafiosi contano parecchio per puntare anche ai flussi finanziari per appalti e opere pubbliche che arrivano da Roma. A quel summit, che i magistrati della Dda di Catania paragonano alla riunione di Appalachin, che vide riunito il vertice della mafia italo-americana dei Gotti e dei Gambino, Angelo Lombardo resta quasi quattro ore. I carabinieri filmano la sua auto che esce alle 16,20.
Le foto del summit, che provano la presenza di Lombardo a quel summit di mafiosi, sono finite nella corposa informativa dei carabinieri del Ros che costituisce l'ossatura dell'inchiesta. Elementi decisivi per illustrare quei "rapporti diretti tra i Lombardo e i boss di Cosa nostra" che i magistrati ritengono "provati". Così come le ripetute frequentazioni di esponenti delle cosche mafiose della segreteria politica di Angelo Lombardo in viale Africa 84 a Catania. Anche lì, gli uomini del Ros riprendono e ascoltano. Ed ecco insieme ancora il geologo Giovanni Barbagallo con Carmelo Finocchiaro e Giuseppe Tomasello, tutti poi in manette nel blitz del 3 novembre. È il 29 marzo 2008. Il geologo porta dal futuro deputato nazionale i due esponenti delle cosche: "Ti metti a disposizione che costruiamo il futuro...". In quella segreteria i boss promettono il loro sostegno per le campagne elettorali dei Lombardo, chiedono interventi per sbloccare pratiche alla Regione, per assunzioni, strade privilegiate per convogliare flussi di denaro pubblico verso le loro imprese. Una "fabbriceria elettorale", la definiscono i pm, messa su perché Cosa nostra - scrivono i pm negli atti depositati al gip - "operava per ottenere quale naturale, prevedibile e ambita contropartita la possibilità di controllare appalti pubblici finanziati e gestiti dalla Regione siciliana o, comunque, di appalti pubblici alimentati da risorse statali o comunitarie ma da realizzare pur sempre in Sicilia".
Accuse pesantissime quelle messe per iscritto dalla Procura di Catania che, pur non ritenendo di chiedere alcun provvedimento per i fratelli Lombardo, su di loro continua a indagare. Accuse dalle quali il presidente della Regione adesso chiede di potersi difendere prima davanti ai magistrati e poi davanti all'opinione pubblica così come gli hanno chiesto anche gli alleati del Pd siciliano che lo sostengono a costo di accese critiche all'interno del partito dove sono in tanti, da Veltroni alla Bindi, da Marino a Bianco, a sollecitare un passo indietro. Per questo Lombardo, che ha nominato un pool di difesa (Grazia Volo, Guido Ziccone, Massimo Motisi) ha presentato alla Procura istanza di formale interrogatorio. Il governatore, che nei mesi scorsi si è recato due volte dai pm per rendere dichiarazioni spontanee, vorrebbe adesso rispondere a precise contestazioni per dissipare le ombre di quello che definisce un "complotto politico-mediatico-giudiziario". "Chiedo di essere interrogato - ha scritto sul suo blog - Essere sentito da ospiti silenziosi non è più il caso. Non credo che ci sia più da salvaguardare alcuna riservatezza. La vicenda che mi riguarda, ormai da 9 mesi, gira su tutti i giornali, televisioni, siti internet di mezza Italia. Credo che sia giusto pretendere che una volta per tutte si formi la verità ascoltando il diretto interessato". Ma la Procura, da cinque giorni, fa orecchie da mercante e non risponde alla richiesta del governatore che ha trascorso il weekend in contatto con i suoi legali studiando le carte pubblicate per preparare una difesa che, a questo punto, potrebbe diventare solo pubblica.
(14 novembre 2010)
fonte: la Repubblica
“Gridiamo insieme: forza Sicilia!”
Il derby siciliano tra Palermo e Catania non richiama l’attenzione solo dei tifosi. Buona parte dei media, anche a livello nazionale, si concentrerà su questa partita. A seguire con interesse la gara dal sapore siciliano, ci sono anche i “vip” palermitani. Live Sicilia ha sentito quattro personaggi dal sangue palermitano.
Totò Schillaci: “Grande partita tra due squadre che da anni si stanno facendo valere in serie A. La bella notizia è che finalmente le due tifoserie potranno assistere alla partita assieme. Palermitani e catanesi sono due popoli civili e sportivi e un episodio singolo non può macchiare queste due tifoserie. Sono felice per loro, se lo meritano e speriamo naturalmente che possano gioire per quella che deve essere solo una festa. Chi vince il derby? Da palermitano dico rosanero, con gol di Miccoli”.
Sasà Salvaggio: “Sarò allo stadio e seguirò il derby per “Quelli che il Calcio…”. Speriamo finalmente di cambiare questo trend e di portarci tre punti. Il Palermo sta attraversando un brutto momento, ma passerà come cantava Aleandro Baldi. Al di là della partita in sé, finalmente possiamo essere felici per il ritorno dei catanesi a Palermo. Rispetto per la famiglia Raciti per quello che è successo. Dobbiamo tornare a far capire a tutti che la Sicilia è anche terra di sport. Molti non ci vogliono bene, quindi comportiamoci bene e dimostriamo che siamo la terra e il popolo più civile d’Italia. Pronostico? Non scherziamo, resto zitto”.
Ignazio Arcoleo: “Anche io mi accodo a quello che hanno detto Schillaci e Salvaggio. Il derby è bello anche per gli sfottò. Prevedo un bel 2-1 per il Palermo con i rosanero a spingersi in avanti e il Catania in contropiede. Attenzione però ai rossazzurri che sono di qualità e molto decisi. Sarà comunque una bella partita, una festa di sport siciliano. Ribadisco il pronostico 2-1, con gol di Miccoli e Pastore, Mascara per loro”.
Pino Caruso: “Derby uguale sport, uguale agonismo e divertimento. Domani sarà così. palermitani e catanesi si comportano bene da anni e meritano questa chance. Che sia a vincere lo sport. Derby tecnico? Sarà una gara ricca di gol, con tanto spettacolo. Sono contento che gioca Pastore, non poteva mancare uno come lui. Sarà una sfida nella sfida. Forza Sicilia!”.
fonte: Livesicilia
Totò Schillaci: “Grande partita tra due squadre che da anni si stanno facendo valere in serie A. La bella notizia è che finalmente le due tifoserie potranno assistere alla partita assieme. Palermitani e catanesi sono due popoli civili e sportivi e un episodio singolo non può macchiare queste due tifoserie. Sono felice per loro, se lo meritano e speriamo naturalmente che possano gioire per quella che deve essere solo una festa. Chi vince il derby? Da palermitano dico rosanero, con gol di Miccoli”.
Sasà Salvaggio: “Sarò allo stadio e seguirò il derby per “Quelli che il Calcio…”. Speriamo finalmente di cambiare questo trend e di portarci tre punti. Il Palermo sta attraversando un brutto momento, ma passerà come cantava Aleandro Baldi. Al di là della partita in sé, finalmente possiamo essere felici per il ritorno dei catanesi a Palermo. Rispetto per la famiglia Raciti per quello che è successo. Dobbiamo tornare a far capire a tutti che la Sicilia è anche terra di sport. Molti non ci vogliono bene, quindi comportiamoci bene e dimostriamo che siamo la terra e il popolo più civile d’Italia. Pronostico? Non scherziamo, resto zitto”.
Ignazio Arcoleo: “Anche io mi accodo a quello che hanno detto Schillaci e Salvaggio. Il derby è bello anche per gli sfottò. Prevedo un bel 2-1 per il Palermo con i rosanero a spingersi in avanti e il Catania in contropiede. Attenzione però ai rossazzurri che sono di qualità e molto decisi. Sarà comunque una bella partita, una festa di sport siciliano. Ribadisco il pronostico 2-1, con gol di Miccoli e Pastore, Mascara per loro”.
Pino Caruso: “Derby uguale sport, uguale agonismo e divertimento. Domani sarà così. palermitani e catanesi si comportano bene da anni e meritano questa chance. Che sia a vincere lo sport. Derby tecnico? Sarà una gara ricca di gol, con tanto spettacolo. Sono contento che gioca Pastore, non poteva mancare uno come lui. Sarà una sfida nella sfida. Forza Sicilia!”.
fonte: Livesicilia
venerdì 12 novembre 2010
La vedova di Don Vito: "Noi da Berlusconi"
L'ex sindaco mafioso di Palermo, Vito Ciancimino incontrò l'allora imprenditore Silvio Berlusconi in tre occasioni, a Milano, dopo il '72. A due dei colloqui, avvenuti in un ristorante di Milano, partecipò anche Epifania Scardino, moglie del politico corleonese. A confermarlo ai pm di Palermo Paolo Guido e Nino Di Matteo, durante un interrogatorio che è stato secretato, è stata la stessa vedova Ciancimino. Epifania Silvia Scardino, sentita alla presenza dell'avvocato, ha anche ricordato che i due parlarono di affari.
Intanto una rivoltella calibro 9 è stata rinvenuta nell'androne dell'abitazione palermitana di Massimo Ciancimino, il supertestimone che da mesi racconta ai magistrati di Palermo i retroscena della cosiddetta 'trattativa' tra lo Stato e Cosa nostra. A trovare l'arma è stato un uomo della scorta di Ciancimino junior, dopo una bonifica eseguita nell'androne del palazzo di via Torrearsa. La notte scorsa una volante della polizia ha citofonato a Ciancimino per segnalare che il portone di casa era aperto. Sul posto c'è la polizia scientifica e altri uomini delle forze dell'ordine che stanno eseguendo un sopralluogo.
La vedova. E' la prima volta che Epifania Silvia Scardino rivela ai pm la sua presenza ai colloqui tra Berlusconi e il marito. Interrogata a luglio e settembre scorsi, infatti, aveva riferito di aver saputo dall'ex sindaco che i due si erano visti tre volte, ma non aveva fatto cenno alla sua partecipazione, di cui invece aveva parlato il figlio Massimo Ciancimino durante una trasmissione televisiva su La7. L'incontro sarebbe avvenuto in un ristorante di via Diaz a Milano. La Procura sta indagando sui presunti investimenti illeciti del tesoro di Vito Ciancimino che secondo il figlio Massimo sarebbe in parte finito nel complesso edilizio Milano 2.
Epifania Scardino è stata sentita anche dal pm Sergio De Montis e dall'aggiunto Antonio Ingroia sul caso del giornalista Mauro De Mauro, scomparso a Palermo nel '70. La donna dovrebbe riferire sui rapporti di amicizia tra il marito e l'ex procuratore di Palermo Pietro Scaglione ucciso il 5 maggio del 1971. La decisione di sentire la vedova è sta presa dopo che il figlio, Massimo Ciancimino, ha consegnato ai pm di Palermo, che per il delitto processano il boss Totò Riina, degli appunti manoscritti del padre in cui si sostiene che l'omicidio del giornalista inaugurò una stagione di delitti in cui Cosa nostra avrebbe agito su input istituzionali.
Massimo Ciancimino, poi interrogato dai magistrati, ha anche raccontato di avere saputo che il padre parlò delle sue intuizioni sul caso De Mauro al procuratore Scaglione di cui era amico. Il figlio dell'ex sindaco deporrà venerdì prossimo al processo de Mauro. Secondo indiscrezioni il boss Totò Riina, in quella sede, potrebbe fare dichiarazioni spontanee.
(12 novembre 2010)
fonte: la Repubblica
Intanto una rivoltella calibro 9 è stata rinvenuta nell'androne dell'abitazione palermitana di Massimo Ciancimino, il supertestimone che da mesi racconta ai magistrati di Palermo i retroscena della cosiddetta 'trattativa' tra lo Stato e Cosa nostra. A trovare l'arma è stato un uomo della scorta di Ciancimino junior, dopo una bonifica eseguita nell'androne del palazzo di via Torrearsa. La notte scorsa una volante della polizia ha citofonato a Ciancimino per segnalare che il portone di casa era aperto. Sul posto c'è la polizia scientifica e altri uomini delle forze dell'ordine che stanno eseguendo un sopralluogo.
La vedova. E' la prima volta che Epifania Silvia Scardino rivela ai pm la sua presenza ai colloqui tra Berlusconi e il marito. Interrogata a luglio e settembre scorsi, infatti, aveva riferito di aver saputo dall'ex sindaco che i due si erano visti tre volte, ma non aveva fatto cenno alla sua partecipazione, di cui invece aveva parlato il figlio Massimo Ciancimino durante una trasmissione televisiva su La7. L'incontro sarebbe avvenuto in un ristorante di via Diaz a Milano. La Procura sta indagando sui presunti investimenti illeciti del tesoro di Vito Ciancimino che secondo il figlio Massimo sarebbe in parte finito nel complesso edilizio Milano 2.
Epifania Scardino è stata sentita anche dal pm Sergio De Montis e dall'aggiunto Antonio Ingroia sul caso del giornalista Mauro De Mauro, scomparso a Palermo nel '70. La donna dovrebbe riferire sui rapporti di amicizia tra il marito e l'ex procuratore di Palermo Pietro Scaglione ucciso il 5 maggio del 1971. La decisione di sentire la vedova è sta presa dopo che il figlio, Massimo Ciancimino, ha consegnato ai pm di Palermo, che per il delitto processano il boss Totò Riina, degli appunti manoscritti del padre in cui si sostiene che l'omicidio del giornalista inaugurò una stagione di delitti in cui Cosa nostra avrebbe agito su input istituzionali.
Massimo Ciancimino, poi interrogato dai magistrati, ha anche raccontato di avere saputo che il padre parlò delle sue intuizioni sul caso De Mauro al procuratore Scaglione di cui era amico. Il figlio dell'ex sindaco deporrà venerdì prossimo al processo de Mauro. Secondo indiscrezioni il boss Totò Riina, in quella sede, potrebbe fare dichiarazioni spontanee.
(12 novembre 2010)
fonte: la Repubblica
ERRATA CORRIGE : 5299.4805.8822.6558
EVENTUALI CONTRIBUTI A SOSTEGNO DELL' EVIS -PARTITO PER L ' INDIPENDENZA DELLA SICILIA, VANNO INVIATI TRAMITE POSTEPAY AL NUMERO 5299.4805.8822.6558 ( precedentemente era stato fornito un numero inesatto ) RICORDIAMO AGLI ISCRITTI E AI SIMPATIZZANTI CHE L 'EVIS NON RICEVE ALCUN CONTRIBUTO E NESSUNA FORMA DI SOSTENTAMENTO ( a differenza di altri movimenti)IN QUANTO NON HA, E NON VUOLE AVERE NESSUNA CONTIGUITA' CON IL POTERE-POLITICO-MAFIOSO.
PER FARE VOLANTINI, MANIFESTI, ORGANIZZARE MANIFESTAZIONI O QUALUNQUE AZIONE POLITICA PER DIFFONDERE IL NOSTRO IDEALE, OCCORRONO COMUNQUE DEI SOLDI.
FINO ADESSO SIAMO ANDATI AVANTI AUTOTASSANDOCI, MA PER FARE " DEI PASSI AVANTI " NON E' SUFFICIENTE.
NON VI CHIEDIAMO TANTO, ANCHE QUALCHE EURO MENSILE...UN CAFFE' IN MENO...E SE CONDIVIDETE IL NOSTRO IDEALE DI UNA SICILIA LIBERA E SOVRANA NON SARA' UN SACRIFICIO!!!
PER FARE VOLANTINI, MANIFESTI, ORGANIZZARE MANIFESTAZIONI O QUALUNQUE AZIONE POLITICA PER DIFFONDERE IL NOSTRO IDEALE, OCCORRONO COMUNQUE DEI SOLDI.
FINO ADESSO SIAMO ANDATI AVANTI AUTOTASSANDOCI, MA PER FARE " DEI PASSI AVANTI " NON E' SUFFICIENTE.
NON VI CHIEDIAMO TANTO, ANCHE QUALCHE EURO MENSILE...UN CAFFE' IN MENO...E SE CONDIVIDETE IL NOSTRO IDEALE DI UNA SICILIA LIBERA E SOVRANA NON SARA' UN SACRIFICIO!!!
Mafia, chiesta condanna a sei anni per Dell'Utri accusato di calunnia
Il procuratore generale Nino Gatto ha chiesto alla prima sezione della corte d'appello di Palermo la condanna a sei anni per il senatore del Pdl, Marcello Dell'Utri, accusato di calunnia. Il processo era stato sospeso per la richiesta, rigettata dalla Cassazione, di spostare il dibattimento da Palermo a Caltanissetta, per "legittimo sospetto" sulla imparzialità dei giudici. Il senatore è stato condannato a sette anni da un'altra sezione della corte d'appello per concorso in associazione mafiosa.
Nel processo per calunnia, nel quale Dell'Utri è stato assolto in primo grado, il senatore è accusato di calunnia aggravata nei confronti dei collaboratori di giustizia Francesco Di Carlo, Francesco Onorato e Giuseppe Guglielmini, per aver ordito un piano insieme a Cosimo Cirfeta per dimostrare che i tre pentiti si erano messi d'accordo per accusarlo falsamente.
Il pg ha ammesso l'inammissibilità dell'impugnazione della sentenza di primo grado da parte della Procura generale per scadenza dei termini. La questione era stata sollevata dalla difesa di Dell'Utri, rappresentata da Pietro Federico e Pino Di Peri, che sostenevano l'inammissibilità delle impugnazioni sia del Procura che della Procura generale. Sulla questione la corte si è riservata di decidere al termine del processo.
Mentre il pm aveva chiesto sette anni, il pg ne ha richiesti sei, non avendo impugnato la questione della cosiddetta "campagna acquisti" e cioè la presunta azione di Dell'Utri per coinvolgere altri pentiti nella calunnia. Il processo è stato rinviato al 9 dicembre per le arringhe dei difensori.
(11 novembre 2010)
fonte: la Repubblica
Nel processo per calunnia, nel quale Dell'Utri è stato assolto in primo grado, il senatore è accusato di calunnia aggravata nei confronti dei collaboratori di giustizia Francesco Di Carlo, Francesco Onorato e Giuseppe Guglielmini, per aver ordito un piano insieme a Cosimo Cirfeta per dimostrare che i tre pentiti si erano messi d'accordo per accusarlo falsamente.
Il pg ha ammesso l'inammissibilità dell'impugnazione della sentenza di primo grado da parte della Procura generale per scadenza dei termini. La questione era stata sollevata dalla difesa di Dell'Utri, rappresentata da Pietro Federico e Pino Di Peri, che sostenevano l'inammissibilità delle impugnazioni sia del Procura che della Procura generale. Sulla questione la corte si è riservata di decidere al termine del processo.
Mentre il pm aveva chiesto sette anni, il pg ne ha richiesti sei, non avendo impugnato la questione della cosiddetta "campagna acquisti" e cioè la presunta azione di Dell'Utri per coinvolgere altri pentiti nella calunnia. Il processo è stato rinviato al 9 dicembre per le arringhe dei difensori.
(11 novembre 2010)
fonte: la Repubblica
giovedì 11 novembre 2010
CIAO STEFANO ZUCCHI GRANDE PATRIOTA VENETO
L ' EVIS, ESPRIME LE SUE CONDOGLIANZE ALLA FAMIGLIA ZUCCHI E A TUTTI I PATRIOTI VENETI PER LA MORTE DI STEFANO, GRANDE INDIPENDENTISTA E AMICO SINCERO DEL POPOLO SICILIANO.
CIAO STEFANO, CONTINUEREMO A LOTTARE ANCHE PER TE.
Neva Allegra, Segretaria Nazionale dell' EVIS - Partito per l' Indipendenza della Sicilia
CIAO STEFANO, CONTINUEREMO A LOTTARE ANCHE PER TE.
Neva Allegra, Segretaria Nazionale dell' EVIS - Partito per l' Indipendenza della Sicilia
mercoledì 10 novembre 2010
“Terrone di merda”: lui reagisce e viene licenziato
Il caporeparto insulta l’operaio, lui gli dà un pugno. Viene cacciato e la Cassazione rigetta il ricorso
Ha perso il lavoro e si e’ visto confermato il licenziamento dal giudice, un operaio di origini meridionali che ha reagito con un pugno ad un insulto (‘terrone di merda’) rivoltogli dal caporeparto di un’azienda trentina.
“TERRONE DI MERDA” - Al centro della discussione – racconta il quotidiano L’Adige – c’era il presunto ritardo dell’operaio dopo una pausa. Al termine dell’accesa discussione, il caporeparto avrebbe mandato via l’operaio dicendo ‘terroni di merda’. L’operaio avrebbe cosi’ reagito sferrando un cazzotto contro il collega, raggiungendolo di striscio. Dopo dieci giorni e’ arrivato il licenziamento in tronco. Da qui la causa intentata dall’operaio. La sentenza di primo grado del giudice del lavoro di Trento ha dato ragione al caporeparto in quanto ‘non e’ possibile affermare anche nei rapporti di lavoro la violenza fisica come strumento di affermazione di se’, anche quando si tratti della mal compresa affermazione del proprio onore’. Un concetto ribadito dalla sentenza d’appello che ribadisce come ‘la violenza fisica non puo’ mai essere giustificata da una provocazione rimasta sul piano verbale’.
fonte : Giornalettismo.com
Ha perso il lavoro e si e’ visto confermato il licenziamento dal giudice, un operaio di origini meridionali che ha reagito con un pugno ad un insulto (‘terrone di merda’) rivoltogli dal caporeparto di un’azienda trentina.
“TERRONE DI MERDA” - Al centro della discussione – racconta il quotidiano L’Adige – c’era il presunto ritardo dell’operaio dopo una pausa. Al termine dell’accesa discussione, il caporeparto avrebbe mandato via l’operaio dicendo ‘terroni di merda’. L’operaio avrebbe cosi’ reagito sferrando un cazzotto contro il collega, raggiungendolo di striscio. Dopo dieci giorni e’ arrivato il licenziamento in tronco. Da qui la causa intentata dall’operaio. La sentenza di primo grado del giudice del lavoro di Trento ha dato ragione al caporeparto in quanto ‘non e’ possibile affermare anche nei rapporti di lavoro la violenza fisica come strumento di affermazione di se’, anche quando si tratti della mal compresa affermazione del proprio onore’. Un concetto ribadito dalla sentenza d’appello che ribadisce come ‘la violenza fisica non puo’ mai essere giustificata da una provocazione rimasta sul piano verbale’.
fonte : Giornalettismo.com
martedì 9 novembre 2010
Voti, soldi e riunioni coi boss i misteri dell'ascesa di Lombardo
Nel suo blog, Raffaele Lombardo ha definito "scarti di indagine per destabilizzare la Sicilia" il centinaio di pagine che lo riguardano agli atti dell'inchiesta di Catania. La giunta regionale di governo, che venerdì gli ha espresso la sua solidarietà, ha parlato di "un attacco mediatico non suffragato da alcun elemento processuale o iniziativa giudiziaria".
E l'assessore alla Sanità Massimo Russo, magistrato con ampia esperienza in materia di inchieste su mafia e politica, sabato ha aggiunto: "C'è stato un procuratore che ha detto che non ci sono fatti idonei a iniziative processuali, cioè manca lo stesso presupposto per l'esercizio dell'azione penale". Peccato, però che la procura di Catania, sta per l'appunto esercitando l'azione penale. Poi Russo ha concluso: "Io sono legato alla cultura dei fatti. E i fatti oggi dicono delle cose non contestabili".
Le sette risposte che Lombardo non dà
I fatti, appunto. Negli atti scritti del pool di Catania vistati "con assenso" dal procuratore D'Agata di fatti ce ne sono molti. Ricostruiti sulla scorta di intercettazioni ambientali, servizi di osservazione e anche qualche "riscontro oggettivo". Basta leggere le carte. "Rapporti tra Cosa nostra e i fratelli Angelo e Raffaele Lombardo". Si intitola così l'ampio capitolo della richiesta di custodia cautelare nei confronti degli altri politici coinvolti nell'inchiesta "Iblis" che i magistrati della Dda di Catania hanno presentato al gip Luigi Barone il 31 luglio scorso.
1) I rapporti tra Di Dio Rosario e Lombardo Raffaele. Foglio 170 della richiesta di custodia cautelare. È uno dei capitoli più corposi. Si apre con queste parole: "Le intercettazioni hanno dimostrato l'esistenza di rapporti diretti tra Di Dio Rosario, uomo d'onore ed esponente di primissimo piano dell'associazione criminale Santapaola, e Lombardo Raffaele". In una di queste intercettazioni Di Dio dice a Salvo Politino: "È inutile che viene per cercare voti perché voti non ce n'è più per Raffaele... quello che ho fatto io quando lui è salito per la prima volta... e siccome io ho rischiato la vita e la galera per lui... ". Raffaele Lombardo dovrebbe dire se conosce il boss Rosario Di Dio.
2) A casa del boss a chiedere voti. L'intercettazione continua con il ricordo di una riunione notturna alla vigilia di quelle che i pm hanno individuato nelle elezioni europee del 2004 alle quali Lombardo fu candidato per l'Udc. È ancora Di Dio che parla: "Da me all'una e mezza di notte è venuto ed è stato due ore e mezza, qua da me... si è mangiato sette sigarette". Secondo quesito: è mai andato Raffaele Lombardo nottetempo a casa sua? Un primo teste a riscontro, il medico Salvatore Astuti, altro interlocutore del boss intercettato, chiamato la scorsa settimana in Procura, ha confermato le parole del capomafia.
3) I rapporti con Vincenzo Aiello. Altro corposo capitolo agli atti dell'inchiesta. Aiello è considerato il rappresentante provinciale di Cosa nostra a Catania. Gli inquirenti lo intercettano a lungo e lo sentono parlare di affari, incontri, riunioni che hanno come protagonisti i fratelli Lombardo. Aiello è cauto e sta attento a non "bruciare" i suoi politici di riferimento. Raffaele Lombardo conosce Vincenzo Aiello?
4) I soldi dell'estorsione del Pigno per la campagna elettorale. Il primo giugno 2008 Raffaele Lombardo è diventato governatore da un mese e mezzo. Aiello parla con il geologo Giovanni Barbagallo e sottolinea: "Gli ho dato i soldi nostri del Pigno... gli ho dato a lui per la campagna elettorale i soldi che l'impresa... ". Parole che la Procura legge così: "Si tratta della più grave acquisizione investigativa che descrive il dato nudo e crudo dell'avvenuta consegna a Lombardo di una somma di denaro destinata al finanziamento della sua campagna elettorale disposto dal capo della più forte organizzazione mafiosa operante nella provincia di Catania". Ha mai preso Lombardo contributi elettorali dal boss Vincenzo Aiello?
5) I rapporti con Giovanni Barbagallo. Per i pm il geologo finito in manette è "il collaudato e stabile canale di comunicazione tra l'organizzazione criminale della quale egli stesso è partecipe e i fratelli Raffaele e Angelo Lombardo". È colui che procura appuntamenti, che propone affari, che gestisce gli appalti pubblici per le cosche. Lombardo ha fin qui detto di conoscerlo, ma che tipo di rapporti aveva con questo "collettore" di affari delle famiglie mafiose?
6) A braccetto con l'imprenditore mafioso. Ancora giugno 2008, ancora poco dopo l'elezione a governatore, Raffaele Lombardo viene visto nella piazza di Castel di Judica camminare ostentatamente a braccetto con Vincenzo Basilotta, ex titolare della Incoter ceduta al figlio dopo l'arresto e la condanna per mafia del 2005. Che rapporti ha Lombardo con Basilotta?
7) I rapporti con Raffaele Bevilacqua. Risalirebbero al 2003, quando Lombardo era deputato regionale Udc. Dieci intercettazioni telefoniche e appunti nell'agenda del boss di Enna con il quale Lombardo si sarebbe incontrato sempre per chiedere sostegno elettorale. Lombardo conosce Bevilacqua?
(09 novembre 2010)
fonte: la Repubblica
E l'assessore alla Sanità Massimo Russo, magistrato con ampia esperienza in materia di inchieste su mafia e politica, sabato ha aggiunto: "C'è stato un procuratore che ha detto che non ci sono fatti idonei a iniziative processuali, cioè manca lo stesso presupposto per l'esercizio dell'azione penale". Peccato, però che la procura di Catania, sta per l'appunto esercitando l'azione penale. Poi Russo ha concluso: "Io sono legato alla cultura dei fatti. E i fatti oggi dicono delle cose non contestabili".
Le sette risposte che Lombardo non dà
I fatti, appunto. Negli atti scritti del pool di Catania vistati "con assenso" dal procuratore D'Agata di fatti ce ne sono molti. Ricostruiti sulla scorta di intercettazioni ambientali, servizi di osservazione e anche qualche "riscontro oggettivo". Basta leggere le carte. "Rapporti tra Cosa nostra e i fratelli Angelo e Raffaele Lombardo". Si intitola così l'ampio capitolo della richiesta di custodia cautelare nei confronti degli altri politici coinvolti nell'inchiesta "Iblis" che i magistrati della Dda di Catania hanno presentato al gip Luigi Barone il 31 luglio scorso.
1) I rapporti tra Di Dio Rosario e Lombardo Raffaele. Foglio 170 della richiesta di custodia cautelare. È uno dei capitoli più corposi. Si apre con queste parole: "Le intercettazioni hanno dimostrato l'esistenza di rapporti diretti tra Di Dio Rosario, uomo d'onore ed esponente di primissimo piano dell'associazione criminale Santapaola, e Lombardo Raffaele". In una di queste intercettazioni Di Dio dice a Salvo Politino: "È inutile che viene per cercare voti perché voti non ce n'è più per Raffaele... quello che ho fatto io quando lui è salito per la prima volta... e siccome io ho rischiato la vita e la galera per lui... ". Raffaele Lombardo dovrebbe dire se conosce il boss Rosario Di Dio.
2) A casa del boss a chiedere voti. L'intercettazione continua con il ricordo di una riunione notturna alla vigilia di quelle che i pm hanno individuato nelle elezioni europee del 2004 alle quali Lombardo fu candidato per l'Udc. È ancora Di Dio che parla: "Da me all'una e mezza di notte è venuto ed è stato due ore e mezza, qua da me... si è mangiato sette sigarette". Secondo quesito: è mai andato Raffaele Lombardo nottetempo a casa sua? Un primo teste a riscontro, il medico Salvatore Astuti, altro interlocutore del boss intercettato, chiamato la scorsa settimana in Procura, ha confermato le parole del capomafia.
3) I rapporti con Vincenzo Aiello. Altro corposo capitolo agli atti dell'inchiesta. Aiello è considerato il rappresentante provinciale di Cosa nostra a Catania. Gli inquirenti lo intercettano a lungo e lo sentono parlare di affari, incontri, riunioni che hanno come protagonisti i fratelli Lombardo. Aiello è cauto e sta attento a non "bruciare" i suoi politici di riferimento. Raffaele Lombardo conosce Vincenzo Aiello?
4) I soldi dell'estorsione del Pigno per la campagna elettorale. Il primo giugno 2008 Raffaele Lombardo è diventato governatore da un mese e mezzo. Aiello parla con il geologo Giovanni Barbagallo e sottolinea: "Gli ho dato i soldi nostri del Pigno... gli ho dato a lui per la campagna elettorale i soldi che l'impresa... ". Parole che la Procura legge così: "Si tratta della più grave acquisizione investigativa che descrive il dato nudo e crudo dell'avvenuta consegna a Lombardo di una somma di denaro destinata al finanziamento della sua campagna elettorale disposto dal capo della più forte organizzazione mafiosa operante nella provincia di Catania". Ha mai preso Lombardo contributi elettorali dal boss Vincenzo Aiello?
5) I rapporti con Giovanni Barbagallo. Per i pm il geologo finito in manette è "il collaudato e stabile canale di comunicazione tra l'organizzazione criminale della quale egli stesso è partecipe e i fratelli Raffaele e Angelo Lombardo". È colui che procura appuntamenti, che propone affari, che gestisce gli appalti pubblici per le cosche. Lombardo ha fin qui detto di conoscerlo, ma che tipo di rapporti aveva con questo "collettore" di affari delle famiglie mafiose?
6) A braccetto con l'imprenditore mafioso. Ancora giugno 2008, ancora poco dopo l'elezione a governatore, Raffaele Lombardo viene visto nella piazza di Castel di Judica camminare ostentatamente a braccetto con Vincenzo Basilotta, ex titolare della Incoter ceduta al figlio dopo l'arresto e la condanna per mafia del 2005. Che rapporti ha Lombardo con Basilotta?
7) I rapporti con Raffaele Bevilacqua. Risalirebbero al 2003, quando Lombardo era deputato regionale Udc. Dieci intercettazioni telefoniche e appunti nell'agenda del boss di Enna con il quale Lombardo si sarebbe incontrato sempre per chiedere sostegno elettorale. Lombardo conosce Bevilacqua?
(09 novembre 2010)
fonte: la Repubblica
"Agenzia vendeva candidature" Perla Genovesi coinvolge Dell'Utri
L'ex assistente parlamentare ha raccontato ai magistrati di Palermo di una compravendita di candidature organizzata da un'agenzia vicina al senatore del Pdl. Il caso risalirebbe alle elezioni 2006 Perla Genovesi
Una compravendita di candidature sarebbe stata organizzata da un'agenzia pubblicitaria vicina al senatore Marcello Dell'Utri e a suo figlio. Gli aspiranti parlamentari in cambio di 100-150 mila euro avrebbero avuto l'assicurazione di essere candidati alle elezioni del 2006. Ma i soldi, formalmente versati alla società per l'organizzazione della campagna elettorale, sarebbero andati a Forza Italia.
Sono le ultime rivelazioni della pentita Perla Genovesi, l'ex assistente parlamentare del senatore del Pdl Enrico Pianetta, arrestata dai pm di Palermo, a luglio, nell'ambito di un'indagine su un traffico di droga.
La donna, che ha fatto ai magistrati il nome di Nadia Macrì, la escort che ha raccontato di presunti rapporti sessuali a pagamento col premier Silvio Berlusconi, ha raccontato i retroscena di un vero e proprio "mercato" delle candidature che sarebbe ruotato attorno a Marcello Dell'Utri e a Forza Italia.
"Mi avvicinò una persona e mi disse che il figlio aveva lavorato con il figlio di Dell'Utri in un'agenzia di pubblicità e mi riferì praticamente che quelli che volevano una candidatura buona pagavano dai 150 mila euro più o meno", ha raccontato la Genovesi. "Mi sfugge il nome dell'agenzia - ha proseguito la donna - che è sicuramente conosciuta. E' un'agenzia pubblicitaria dove praticamente facevano risultare questi soldi come una campagna elettorale per il politico. Sui soldi si poteva trattare, si poteva scendere anche a 100 dipendeva dalla candidatura, da quanto poteva essere buona".
La pentita ha spiegato che i soldi venivano formalmente imputati alle spese sostenute dall'agenzia per la pubblicità. Invece, parte sarebbe andata realmente alla campagna elettorale - ad esempio all'allestimento dei cartelloni - il resto, la somma maggiore, sarebbe stata, invece, il corrispettivo versato in cambio della candidatura.
"Il figlio di Dell'Utri lavorava in questa agenzia, però comunque c'erano molti ragazzi che lavoravano per Dell'Utri - ha raccontato ancora la Genovesi - e allora dissi al senatore (Pianetta ndr) che c'era questa possibilità che avrebbe dovuto pagare sui 100 -150 mila euro. Lui era un taccagno. Non lo vidi interessato. Aveva l'atteggiamento di chi non ha nessuna intenzione di spendere quei soldi, ma come se sapesse che lui non ne aveva bisogno, come se fosse abbastanza ammanicato per avere un'altra candidatura senza pagare".
(09 novembre 2010)
fonte: la Repubblica
Una compravendita di candidature sarebbe stata organizzata da un'agenzia pubblicitaria vicina al senatore Marcello Dell'Utri e a suo figlio. Gli aspiranti parlamentari in cambio di 100-150 mila euro avrebbero avuto l'assicurazione di essere candidati alle elezioni del 2006. Ma i soldi, formalmente versati alla società per l'organizzazione della campagna elettorale, sarebbero andati a Forza Italia.
Sono le ultime rivelazioni della pentita Perla Genovesi, l'ex assistente parlamentare del senatore del Pdl Enrico Pianetta, arrestata dai pm di Palermo, a luglio, nell'ambito di un'indagine su un traffico di droga.
La donna, che ha fatto ai magistrati il nome di Nadia Macrì, la escort che ha raccontato di presunti rapporti sessuali a pagamento col premier Silvio Berlusconi, ha raccontato i retroscena di un vero e proprio "mercato" delle candidature che sarebbe ruotato attorno a Marcello Dell'Utri e a Forza Italia.
"Mi avvicinò una persona e mi disse che il figlio aveva lavorato con il figlio di Dell'Utri in un'agenzia di pubblicità e mi riferì praticamente che quelli che volevano una candidatura buona pagavano dai 150 mila euro più o meno", ha raccontato la Genovesi. "Mi sfugge il nome dell'agenzia - ha proseguito la donna - che è sicuramente conosciuta. E' un'agenzia pubblicitaria dove praticamente facevano risultare questi soldi come una campagna elettorale per il politico. Sui soldi si poteva trattare, si poteva scendere anche a 100 dipendeva dalla candidatura, da quanto poteva essere buona".
La pentita ha spiegato che i soldi venivano formalmente imputati alle spese sostenute dall'agenzia per la pubblicità. Invece, parte sarebbe andata realmente alla campagna elettorale - ad esempio all'allestimento dei cartelloni - il resto, la somma maggiore, sarebbe stata, invece, il corrispettivo versato in cambio della candidatura.
"Il figlio di Dell'Utri lavorava in questa agenzia, però comunque c'erano molti ragazzi che lavoravano per Dell'Utri - ha raccontato ancora la Genovesi - e allora dissi al senatore (Pianetta ndr) che c'era questa possibilità che avrebbe dovuto pagare sui 100 -150 mila euro. Lui era un taccagno. Non lo vidi interessato. Aveva l'atteggiamento di chi non ha nessuna intenzione di spendere quei soldi, ma come se sapesse che lui non ne aveva bisogno, come se fosse abbastanza ammanicato per avere un'altra candidatura senza pagare".
(09 novembre 2010)
fonte: la Repubblica
lunedì 8 novembre 2010
IERI 7 NOVEMBRE...
Si è svolta ieri 7 NOVEMBRE 2010 a CATANIA la RIUNIONE ORGANIZZATIVA dell´EVIS e del COMITATO 8 MAGGIO; grazie alla presenza di persone determinate e di alto valore ha avuto luogo un vivissimo e galvanizzante dibattito. È STATO pertanto DECISO di formare una Commissione Costituente che in tempi brevi fondi un soggetto politico, sociale e culturale che diventi protagonista di una nuova e rinnovata fase del MERIDIONALISMO IDENTITARIO. Gli unici nostri interlocutori saranno i popoli di Sicilia e Napolitania, le nostra fondamenta delle regole trasparenti, uno statuto serio, dei programmi precisi ed un modello organizzativo efficace; il nostro irrinunciabile obiettivo la Sovranità della SICILIA e della NAPOLITANIASeconda riunione il 13 Novembre a Napoli !
!IL COMITATO COSTITUENTE PER LA SOVRANITA´ DI NAPOLITANIA E SICILIA
!IL COMITATO COSTITUENTE PER LA SOVRANITA´ DI NAPOLITANIA E SICILIA
Palermo : Ci risiamo con la MUNNIZZA !!!
Torna a guastarsi l'impianto che tritura i rifiuti e la città si riempie nuovamente d'immondizia. Cumuli di sacchetti si sono accumulati a Mondello, Partanna ma anche nel centro cittadino. L'impianto della Unieco che era stato riparato appena qualche giorno fa si è rotto nuovamente, così l'altro macchinario, di proprietà dell'Amia, ha dovuto fare gli straordinari, salvo incepparsi per l'eccessivo carico di lavoro.
E come spesso accade quando la città si riempie di rifiuti sono ripresi gli incendi dei cassonetti. Almeno una ventina i contenitori dati alle fiamme nel week-end. I vigili del fuoco sono dovuti intervenire nelle vie Papa Serio, Guido Jung, della Concordia, Saitta Longi, San Vincenzo De Paoli, Santa Maria di Gesù e Orsa Minore.
E oggi si preannuncia un'altra giornata calda perché alla discarica di Bellolampo riprenderanno ad arrivare 400 tonnellate di rifiuti in più al giorno dai paesi dell'hinterland.
(08 novembre 2010)
E come spesso accade quando la città si riempie di rifiuti sono ripresi gli incendi dei cassonetti. Almeno una ventina i contenitori dati alle fiamme nel week-end. I vigili del fuoco sono dovuti intervenire nelle vie Papa Serio, Guido Jung, della Concordia, Saitta Longi, San Vincenzo De Paoli, Santa Maria di Gesù e Orsa Minore.
E oggi si preannuncia un'altra giornata calda perché alla discarica di Bellolampo riprenderanno ad arrivare 400 tonnellate di rifiuti in più al giorno dai paesi dell'hinterland.
(08 novembre 2010)
sabato 6 novembre 2010
E' guerra tra i dirigenti del Pd sull'appoggio a Lombardo
E' guerra nel Pd siciliano dopo le nuove carte della Procura di Catania sui rapporti del governatore Raffaele Lombardo con i boss. Enzo Bianco chiede al gruppo all'Ars di uscire dalla maggioranza e in caso contrario, minaccia di autosospendersi dal partito. Ignazio Marino chiede la convocazione della direzione nazionale, ma il segretario regionale Giuseppe Lupo getta acqua sul fuoco: "Finora nessun reato è stato contestato a Lombardo".
Sarà, intanto però il partito sembra dilaniato dalla questione morale che pure non lo coinvolge direttamente ma solo attraverso l'alleanza con Lombardo. Così, il senatore Enzo Bianco coinvolge il segretario nazionale Pier Luigi Bersani e il presidente Rosy Bindi e si dice pronto a "gesti eclatanti" se il suo partito non rinunciasse all'appoggio all'esecutivo regionale. "Mi autosospenderei - dice - non potrei restare in un partito che digerisse come un tritasassi comportamenti del genere. Non sarebbe il Pd che ho sognato per 20 anni. Questa volta - aggiunge Bianco - non sono più indiscrezioni giornalistiche o dichiarazioni di pentiti da verificare. Ci sono fatti, atti processuali, intercettazioni, appostamenti. Cosa aspettiamo di più?".
Ragiona il senatore catanese: "Io non so se si configura il reato di concorso esterno, di associazione mafiosa o di favoreggiamento, non spetta a me dirlo. Mi limito a osservare che Cuffaro fu condannato per fatti meno gravi. Non condivido la linea della prudenza scelta dai vertici regionali del Pd e trovo inspiegabile il silenzio imbarazzato di Lumia. Cosa c'entriamo noi con tutto questo? Perché non ne stiamo alla larga?".
Ignazio Marino è dello stesso parere: "Il partito ha sempre promosso la cultura della legalità - dice il chirurgo trapiantista, oggi senatore - distinguendosi nettamente dalla politica opaca del centrodestra. Alcuni nostri esponenti sono stati o sono in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata come Maria Grazia Laganà Fortugno o Angelo Vassallo, ucciso nel Cilento pochi mesi fa. Ho scritto una lettera a Bersani chiedendogli di convocare la direzione nazionale del partito per affrontare il problema".
Ma Lupo cerca di tenere a freno la protesta interna e argomenta: "Stando alle dichiarazioni del procuratore di Catania, non è stata adottata alcuna iniziativa riguardante il presidente Lombardo", però, "se nel corso delle indagini verranno accertati fatti penalmente rilevanti a carico del presidente della Regione, il Pd li valuterà nel più assoluto rispetto dei valori della legalità". Intanto però i magistrati della Dda di Catania ritengono "provati" i rapporti di Raffaele Lombardo e del fratello Angelo con i boss delle cosche catanesi. E lo scrivono nelle 583 pagine di richiesta di arresto per gli altri politici coinvolti nell'inchiesta che vede indagato il governatore.
(06 novembre 2010)
fonte: la Repubbica
Sarà, intanto però il partito sembra dilaniato dalla questione morale che pure non lo coinvolge direttamente ma solo attraverso l'alleanza con Lombardo. Così, il senatore Enzo Bianco coinvolge il segretario nazionale Pier Luigi Bersani e il presidente Rosy Bindi e si dice pronto a "gesti eclatanti" se il suo partito non rinunciasse all'appoggio all'esecutivo regionale. "Mi autosospenderei - dice - non potrei restare in un partito che digerisse come un tritasassi comportamenti del genere. Non sarebbe il Pd che ho sognato per 20 anni. Questa volta - aggiunge Bianco - non sono più indiscrezioni giornalistiche o dichiarazioni di pentiti da verificare. Ci sono fatti, atti processuali, intercettazioni, appostamenti. Cosa aspettiamo di più?".
Ragiona il senatore catanese: "Io non so se si configura il reato di concorso esterno, di associazione mafiosa o di favoreggiamento, non spetta a me dirlo. Mi limito a osservare che Cuffaro fu condannato per fatti meno gravi. Non condivido la linea della prudenza scelta dai vertici regionali del Pd e trovo inspiegabile il silenzio imbarazzato di Lumia. Cosa c'entriamo noi con tutto questo? Perché non ne stiamo alla larga?".
Ignazio Marino è dello stesso parere: "Il partito ha sempre promosso la cultura della legalità - dice il chirurgo trapiantista, oggi senatore - distinguendosi nettamente dalla politica opaca del centrodestra. Alcuni nostri esponenti sono stati o sono in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata come Maria Grazia Laganà Fortugno o Angelo Vassallo, ucciso nel Cilento pochi mesi fa. Ho scritto una lettera a Bersani chiedendogli di convocare la direzione nazionale del partito per affrontare il problema".
Ma Lupo cerca di tenere a freno la protesta interna e argomenta: "Stando alle dichiarazioni del procuratore di Catania, non è stata adottata alcuna iniziativa riguardante il presidente Lombardo", però, "se nel corso delle indagini verranno accertati fatti penalmente rilevanti a carico del presidente della Regione, il Pd li valuterà nel più assoluto rispetto dei valori della legalità". Intanto però i magistrati della Dda di Catania ritengono "provati" i rapporti di Raffaele Lombardo e del fratello Angelo con i boss delle cosche catanesi. E lo scrivono nelle 583 pagine di richiesta di arresto per gli altri politici coinvolti nell'inchiesta che vede indagato il governatore.
(06 novembre 2010)
fonte: la Repubbica
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