sabato 6 novembre 2010

E' guerra tra i dirigenti del Pd sull'appoggio a Lombardo

E' guerra nel Pd siciliano dopo le nuove carte della Procura di Catania sui rapporti del governatore Raffaele Lombardo con i boss. Enzo Bianco chiede al gruppo all'Ars di uscire dalla maggioranza e in caso contrario, minaccia di autosospendersi dal partito. Ignazio Marino chiede la convocazione della direzione nazionale, ma il segretario regionale Giuseppe Lupo getta acqua sul fuoco: "Finora nessun reato è stato contestato a Lombardo".

Sarà, intanto però il partito sembra dilaniato dalla questione morale che pure non lo coinvolge direttamente ma solo attraverso l'alleanza con Lombardo. Così, il senatore Enzo Bianco coinvolge il segretario nazionale Pier Luigi Bersani e il presidente Rosy Bindi e si dice pronto a "gesti eclatanti" se il suo partito non rinunciasse all'appoggio all'esecutivo regionale. "Mi autosospenderei - dice - non potrei restare in un partito che digerisse come un tritasassi comportamenti del genere. Non sarebbe il Pd che ho sognato per 20 anni. Questa volta - aggiunge Bianco - non sono più indiscrezioni giornalistiche o dichiarazioni di pentiti da verificare. Ci sono fatti, atti processuali, intercettazioni, appostamenti. Cosa aspettiamo di più?".

Ragiona il senatore catanese: "Io non so se si configura il reato di concorso esterno, di associazione mafiosa o di favoreggiamento, non spetta a me dirlo. Mi limito a osservare che Cuffaro fu condannato per fatti meno gravi. Non condivido la linea della prudenza scelta dai vertici regionali del Pd e trovo inspiegabile il silenzio imbarazzato di Lumia. Cosa c'entriamo noi con tutto questo? Perché non ne stiamo alla larga?".

Ignazio Marino è dello stesso parere: "Il partito ha sempre promosso la cultura della legalità - dice il chirurgo trapiantista, oggi senatore - distinguendosi nettamente dalla politica opaca del centrodestra. Alcuni nostri esponenti sono stati o sono in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata come Maria Grazia Laganà Fortugno o Angelo Vassallo, ucciso nel Cilento pochi mesi fa. Ho scritto una lettera a Bersani chiedendogli di convocare la direzione nazionale del partito per affrontare il problema".

Ma Lupo cerca di tenere a freno la protesta interna e argomenta: "Stando alle dichiarazioni del procuratore di Catania, non è stata adottata alcuna iniziativa riguardante il presidente Lombardo", però, "se nel corso delle indagini verranno accertati fatti penalmente rilevanti a carico del presidente della Regione, il Pd li valuterà nel più assoluto rispetto dei valori della legalità". Intanto però i magistrati della Dda di Catania ritengono "provati" i rapporti di Raffaele Lombardo e del fratello Angelo con i boss delle cosche catanesi. E lo scrivono nelle 583 pagine di richiesta di arresto per gli altri politici coinvolti nell'inchiesta che vede indagato il governatore.


(06 novembre 2010)
fonte: la Repubbica

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