domenica 14 novembre 2010

Berlusconi si è fatto quattro conti...e benedice Miccichè.

La leggenda si fa realtà, l’aneddoto si materializza e diventa evento, Gianfranco Miccichè è stato canonizzato, benedetto, battezzato, insignito del ruolo di capo partito da Silvio Berlusconi. Alla pari, finalmente, “gamba” del centrodestra con eguale dignità delle altre componenti. Un lungo inseguimento, finalmente coronato da successo. Dopo avere messo in piedi Forza del Sud, il sottosegretario e “figlioccio” politico del presidente del Consiglio, ha incontrato il leader del Pdl nella qualità. Niente sarà come prima.

Ricordate quell’episodio, più volte raccontato come un mantra da Miccichè, che fece capire al leader di Forza del Sud che avrebbe dovuto fare un partito per trattare alla pari Umberto Bossi e i suoi uomini? I fatti si svolsero nel corso del Consiglio dei ministri, al tempo in cui Miccichè era vice ministro. Aveva presentato una proposta di legge, l’aveva illustrata, spiegandone le ragioni. Prevedeva che fosse condivisa perché era ragionevole, invece i leghisti si misero di traverso. Miccichè s’impuntò, allora il Cavaliere chiamò il vice ministro da canto e gli disse, più o meno: non basta che tu abbia ragione, loro sono un partito e tu no, quindi lascia perdere. Da allora, Gianfranco non ha avuto altro pensiero.

Dubbi, perplessità, illazioni, sospetti: tutto cancellato. Silvio Berlusconi ha preso atto e accolto, stavolta con il rango di leader, il suo fidato Gianfranco Miccichè. Forza del Sud entra ufficialmente nel centrodestra e con questo schieramento alleati e nemici dovranno fare i conti. Soprattutto gli alleati e soprattutto in Sicilia, dove Miccichè non si e’ fatto molti amici nel Pdl.

Com’è stata accolta la “benedizione” di Berlusconi in casa del Pdl? Potrebbe significare una sconfessione dell’ala lealista, una presa d’atto delle sue ragioni, ma non è così. I lealisti siciliani del Pdl hanno tirato un sospiro di sollievo. Finalmente se lo sono levati di torno, almeno dal partito, per il resto si vedrà. È già tanto. Un rientro di Miccichè nelle fila del Pdl, per volontà del leader, avrebbe creato problemi enormi d’incompatibilità e messo in discussione equilibri ormai consolidati. Il “nemico” è di stanza sulla soglia, combatte dalla parte giusta e non invade territori altrui.

La tattica messa in campo potrebbe essere utile a tutti, del resto. Specie alle politiche potrebbe svolgere un ruolo determinante nel raggiungere i numeri utili ad evitare la sconfitta al Senato con conseguenze gravi per il centrodestra. È in gioco la maggioranza e il ritorno al governo dopo le elezioni anticipate. Mpa e Fli non saranno dalla stessa parte, tocca perciò a Forza del Sud e al Pid di Saverio Romano e Totò Cuffaro rimpiazzarli. Gli ex Udc scenderanno in forze in Sicilia, insieme a Forza del Sud potranno fermare l’emorragia. Questi sono i conti che il Cavaliere si è fatto con l’aiuto dei suoi uomini di fiducia siciliani, e cioè Renato Schifani e Angelino Alfano.

Stando alle cronache Gianfranco Miccichè, Giuseppe Fallica e Giacomo Terranova, lo stato maggiore di Forza del Sud, tutti deputati del Pdl, si sono intrattenuti con il presidente del Consiglio a Palazzo Grazioli per oltre un’ora. E’ stata la “cerimonia” simbolica di riconoscimento. Che cosa si siano detti non lo sappiamo, perché non è stato diffuso alcun comunicato ufficiale, ma non ce n’era bisogno. Si trattava di un rito d’iniziazione, perché l’operazione politica di Micciché è stata condivisa sin dall’inizio. Non per niente Micciché ha cercato di fare sapere agli incerti che era stata addirittura ispirata da Berlusconi in quel famoso Consiglio dei ministri che ha finito con l’illuminare il cammino

fonte: SiciliaInformazioni.com

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