mercoledì 17 novembre 2010

Il tramonto del sovrano mentre i topi scappano

Spira un’aria di tramonto anticipato nelle zone del potere. E’ una luce scialba e triste. La stella di Raffaele Lombardo appare offuscata, non in grado di reggere compiutamente il peso dell’istituzione che rappresenta. Il meccanismo è implacabile. Le intercettazioni fanno discutere, anche alcuni tra gli alleati più fedeli cominciano a ripensare la linea. A Palazzo d’Orleans c’è un presidente dimezzato. Non vuol dire affatto che sia un colluso o un disonesto, fino a prova contraria. Vuol dire che il panorama oggettivo ne soffoca la voce, ne appanna il ruolo. Come fai a governare azzoppato in credibilità dal sospetto? Come fai a tenere saldo il timone, quando spifferi e incrinature ti minacciano ogni giorno, quando sui giornali – non per diabolica trama, ma per mestiere di chi riporta i fatti – nasce quotidianamente una nuova e puntuta accusa?

Perfino la Procura di Catania ha tuonato a suo modo, con la voce prudentissima di D’Agata. Quell’intervento sulle indagini da completare “e poi eventualmente sentiremo Lombardo” è un invito alla retromarcia rivolto alla politica in senso proprio e al presidente in senso lato. Tradotto: non affannarti a chiedere di essere ascoltato. Il gioco non è nelle tue mani. E così Raffaele Lombardo è già condannato a una sorta di sospensione agli occhi del suo popolo. Indirizzerà, firmerà, stringerà mani, con una visibilissima spada di Damocle sul collo, appeso a un’incertezza dai denti aguzzi che rosicchierà ogni ora un altro pezzetto di fiducia.

Tra non molto - se le cose prenderanno certe pieghe - assisteremo allo squallido spettacolo dei topi che abbandonano la nave del potere lombardiano. Non ci riferiamo a Davide Faraone e a coloro che hanno preso le distanze in tempo utile perché si creda ancora alla loro buonafede. Ma forse i pii legalitari che adesso si genuflettono al cospetto di Raffaele, il sire riformista, domani gli urleranno in faccia un acrimonioso: non ti conosco e non ti ho mai conosciuto. Sarà uno spettacolo di balletti e giravolte da tenere a mente, per ricordare quanto sia caduta in basso la politica siciliana.
Sono tutti bravi gli onorevolissimi a declamare le loro ragioni a petto in fuori, quando non costa nulla. Poi, quando il galeone scricchiola e affonda, riemerge irresistibile l’antico istinto del roditore.

fonte: Livesicilia

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