mercoledì 24 novembre 2010

Addiopizzo scarica Lombardo "Presidente, deve dimettersi"

L'associazione antiracket scrive una lettera al governatore indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e lo invita a farsi da parte. "Emergono dei gravi dubbi su alcuni dei contesti dove ha svolto l'attività politica, nonché su alcune sue condotte che stanno mettendo seriamente in discussione la sua credibilità dinanzi al popolo siciliano"


"Egregio Presidente Lombardo, senza voler entrare nell'agone politico, al di fuori di ogni polemica e delle responsabilità penali contestateLe, il Suo coinvolgimento nell'indagine della Procura di Catania, pone la Sicilia in condizioni di grave imbarazzo e di difficoltà". Inizia così la lettera di Addiopizzo al governatore della Sicilia indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.

"In tale stato - prosegue la missiva - si trova, come del resto ha ammesso Lei stesso per alcuni Suoi autorevoli componenti della giunta, soprattutto chi opera quotidianamente a vari livelli per il contrasto a cosa nostra. Non si può infatti pretendere che gli imprenditori e i commercianti denuncino se dall'alto, dalle istituzioni politico rappresentative non provengono modelli di comportamento esemplari".

Da qui le contestazioni specifiche che l'associazione antiracket muove a Lombardo: "E dall'inchiesta e dalle intercettazioni emergono dei gravi dubbi su alcuni dei contesti dove ha svolto l'attività politica, nonché su alcune Sue condotte che al di là del loro accertamento penale comunque spettante all'autorità giudiziaria, stanno mettendo seriamente in discussione la Sua credibilità dinanzi al popolo siciliano".

E dunque: "Signor Presidente, come si fa a convincere gli operatori economici che oggi sia importante ed opportuno affrancarsi dal fenomeno del racket e da rapporti di connivenza con la mafia, se sussistono ombre su chi ricopre attualmente la carica di governatore, di una terra peraltro per decenni e per certi versi ancora adesso martoriata dalla mafia?".

"Questa è una delle principali difficoltà, nonché una delle più frequenti domande che ci pongono molti imprenditori e commercianti con cui entriamo in contatto e che ci confidano di pagare il pizzo ma che hanno difficoltà a maturare la forza e il coraggio di denunciare".

"Ecco perché, rimanendo saldamente ancorati al sacrosanto principio costituzionale di presunzione di non colpevolezza e augurandoci anche un Suo proscioglimento, restiamo convinti che, in questo momento, l'unica scelta di responsabilità politica e morale sia quella di rassegnare le dimissioni".

"Si tratterebbe di una scelta doverosa e coerente anche con il profilo di autorevolezza che Lei ha voluto dare alla formazione dell'ultimo governo regionale. Giunta che vede coinvolte personalità il cui spessore e prestigio sono rappresentati proprio dall'impegno professionale, in importanti ruoli ed istituzioni dello Stato, profuso nella lotta alla mafia".

"Fino a quando non sarà fatta piena chiarezza, sino al momento in cui non si diraderà ogni sospetto e continueranno ad aleggiare dubbi è necessario ed opportuno evitare pesanti contraccolpi di immagine e di credibilità per le istituzioni regionali. Istituzioni che con i loro rappresentanti oltre ad essere pulite, scriveva il Giudice Borsellino, devono apparire tali".

"In una terra che un giorno, diceva lo stesso Borsellino, diventerà bellissima, ma che per secoli ha vissuto e subìto gli effetti nefasti della mafia e di sistemi politico-clientelari, chi come lei, oggi, vuole rappresentare una vera ed autentica volontà di rinnovamento, ritrovandosi anche disgraziatamente coinvolto in indagini di mafia, non ha altre scelte se non quella di dimettersi".


(24 novembre 2010)
fonte: la Repubblica

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