Non ci ha colto certamente di sorpresa la nascita del “nuovo” (si fa per dire) partito “Forza del Sud” ideato dal sottosegretario on. Gianfranco Miccichè.
Ci chiediamo cosa ci sia di nuovo in un partito fondato da chi, già al governo di questo Paese, avrebbe potuto solo con il buon senso indirizzare la politica in modo appropriato .
Ma è un nuovo partito, un partito già schierato con il centrodestra, che ha confermato fedeltà al premier, che continua a far parte del gruppo PDL?
E ancora: quale credibilità può avere un politico che per essere eletto ha orientato il proprio elettorato giurando e spergiurando sulla bontà di questo federalismo fiscale previsto dal programma e che ora ne disconosce i contenuti?
Appare quanto meno strano, per non dire sospetto, questa “gettata” di nuovi partiti e partitini che si dichiarano meridionalisti mentre il Sud, questo maledettissimo Sud, peggiora le proprie condizioni di giorno in giorno.
Dalle prime dichiarazioni di stampa in ordine a quella che si dichiara essere la “Forza del Sud” non traspare nulla di propositivo e di rivoluzionario. I fondi Fas sono diventati la base o la scusa per creare un nuovo partito. Dei fondi fas “Forza del Sud” ne chiede, come tutti, lo sblocco come se questo rappresentasse la soluzione definitiva di tutti i problemi della nostra Terra. Abbiamo il fondato sospetto che lo sblocco dei fas sia utile solo a gestire… la propria clientela elettorale.
Ma dove erano i parlamentari di Forza del Sud quando si sono utilizzati i Fas dirottandoli per un miliardo e mezzo in spese che nulla avevano a che fare con il Sud? Come possono aver dimenticato i 100 milioni per il G8 in Sardegna marchiato dagli scandali, i 50 milioni per l’alluvione in Piemonte e Valle d’Aosta, la copertura degli oneri del decreto anticrisi 2008 e gli accantonamenti della legge finanziaria, i 50 milioni per gli interventi per la banda larga e per il finanziamento dell’abolizione dell’Ici ?
Primo di Nicola sull’Espresso del 10 maggio affermò “La ‘rivoluzione’ del 2008 è costituita dalla trovata di Berlusconi e Tremonti di riprogrammare e concentrare le risorse del Fas (ridotto nel frattempo a 52 miliardi 400 milioni) su obiettivi considerati “prioritari per il rilancio dell’economia nazionale”. Come? Anzitutto, attraverso la suddivisione dei soldi tra amministrazioni centrali (25 miliardi 409 milioni) e Regioni (27 miliardi). Poi con la costituzione di tre fondi settoriali: uno per l’occupazione e la formazione; un altro a sostegno dell’economia reale istituito presso la presidenza del Consiglio; un terzo denominato Infrastrutture e che dovrebbe curare il potenziamento della rete infrastrutturale a livello nazionale, comprese le reti di telecomunicazioni e energetiche, la messa in sicurezza delle scuole, le infrastrutture museali, archeologiche e carcerarie. Denominazioni pompose ma che in realtà nascondono un unico disegno: dare il via al saccheggio finale.
Ma il vero colpo al Sud viene dall’interno del fondo Infrastrutture per 12 miliardi 356 milioni e il Sud vede poco o niente. Le sue dotazioni spariscono per coprire i più svariati provvedimenti governativi: 900 milioni per l’adeguamento dei prezzi del materiale da costruzione (cemento e ferro) necessario per riequilibrare i rapporti contrattuali tra stazioni appaltanti e imprese esecutrici dopo i pesanti aumenti dei costi; 390 per la privatizzazione della società Tirrenia; 960 per finanziare gli investimenti del gruppo Ferrovie dello Stato; un altro miliardo 440 milioni per i contratti di servizio di Trenitalia; 15 milioni per gli interventi in favore delle fiere di Bari, Verona, Foggia, Padova.
Ancora: 330 milioni vanno a garantire la media-lunga percorrenza di Trenitalia; 200 l’edilizia carceraria (penitenziari in Emilia Romagna, Veneto e Liguria) e per mettere in sicurezza quella scolastica; 12 milioni al trasporto nei laghi Maggiore, Garda e Como. Pesano poi sul fondo Infrastrutture l’alta velocità Milano-Verona e Milano-Genova; la metro di Bologna; il tunnel del Frejus e la Pedemontana Lecco-Bergamo. E poi le opere dell’Expo 2015 che comprendono il prolungamento di due linee della metropolitana milanese per 451 milioni; i 58 milioni della linea C di quella di Roma; i 50 per la laguna di Venezia; l’adeguamento degli edifici dei carabinieri di Parma (5); quello dei sistemi metropolitani di Parma, Brescia, Bologna e Torino (110); la metrotranvia di Bologna (54 milioni); 408 milioni per la ricostruzione all’Aquila; un miliardo 300 milioni a favore della società Stretto di Messina. E non per le spese di costruzione della grande opera più discussa degli ultimi 20 anni, ma solo per consentire alla società di cominciare a funzionare.”
Bene, se in tutto questo Miccichè e accoliti hanno avuto un ruolo o comunque semplicemente per aver zittito consentendo al governo di saccheggiare i Fas destinati al meridione, stiamo proprio freschi su questa Forza del Sud prona agli interessi del Nord.
di Francesco Romano
fonte: Onda del Sud
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