Si dice pronto a rompere con il governo nazionale, così nel frattempo continua a tenere la porta aperta a Udc e Pd per il varo della nuova giunta. Ma con Berlusconi non rompe. Rimbrotta Micciché, che "non capisce", ma poi ieri lo incontra nella buvette della Camera e lo accoglie cordialmente insieme a Gianfranco Fini. Assicura allo stesso Fini il sostegno di un senatore Mpa, come Sebastiano Burgaretta Aparo, per consentirgli di fare il gruppo dei finiani a Palazzo Madama dopo la rottura con Berlusconi. Eccolo lì l'indecifrabile Raffaele Lombardo, alle prese con un rimpasto in giunta che tiene tutti sulla corda e che sembra imminente, con un sempre più probabile sostegno dell'Udc e perché no anche del Pd, mentre Micciché è di fronte a un bivio: o Lombardo o il ritorno nel Pdl lealista.
Berlusconi sembra intenzionato a riportare alla casa madre Micciché: "È partito tutto dalla Sicilia, voglio risolvere al più presto questa situazione", dice il premier. Il Cavaliere potrebbe dare l'ok alla candidatura di Micciché in Sicilia, proprio per reintegrarlo e spegnere il focolaio. "Rientri nel Pdl lealista, prima che sia troppo tardi", dice il presidente dell'Ars Francesco Cascio, certo che "i cinque deputati finiani all'Ars lasceranno il Pdl Sicilia isolando Micciché". Ma il deputato nazionale Giuseppe Scalia, che guida parte delle truppe finiane nell'Isola, assicura: "Non abbiamo intenzione di uscire dal gruppo parlamentare all'Ars", facendo intendere che deve essere Micciché a prendere eventuali le decisioni dopo la rottura tra Berlusconi e Fini.
Lombardo sembra godersi lo spettacolo. Ieri a Roma ha convocato una direzione nazionale dell'Mpa. Dopo aver ribadito l'asse con Fini, che ha visto in mattinata con Micciché, ha mandato un segnale di possibile rottura con il governo Berlusconi: "Il quinto punto del programma del governo era dedicato allo sviluppo del Sud, ma l'accordo non è stato onorato - dice Lombardo - D'ora in avanti voteremo solo i provvedimenti che tendono a non dividere ma a ricucire l'Italia". Parole che suonano come musica nelle orecchie degli uomini Udc e Pd. Se il segretario democratico Giuseppe Lupo sottolinea come "il presidente Lombardo ha finalmente criticato il governo Berlusconi" e adesso deve dire "se è ancora organicamente alleato del Pdl o se vuole difendere gli interessi dei siciliani" insieme al Pd, dall'Udc attendono con ansia la riunione politica dell'Mpa che oggi Lombardo ha convocato a Catania.
"Se domani (oggi, ndr) Lombardo ci proporrà un governo a termine accetteremo la proposta, in caso contrario difficile che entreremo in giunta", dicono dallo Scudocrociato. Lombardo oggi potrebbe proporre una soluzione intermedia: un governo a tempo, con tecnici Udc come vuole Casini, ma che può andare fino in fondo se lavora bene.
Il Pdl lealista cerca in tutti i modi di evitare l'ingresso dell'Udc e tenta di riportare alla casa madre il ribelle Micciché. Berlusocni è stato chiaro: "Risolverò il caso Sicilia". E Ieri il presidente dell'Ars, Cascio, ha sottolineato le contraddizione del Pdl Sicilia: "Per i cinque deputati ex An che fanno parte del gruppo Pdl Sicilia, non credo che ci sarà bisogno di un'espulsione, penso che saranno loro a fare una scelta, dice.
Secondo Cascio, "l'atteggiamento del coordinamento nazionale del partito in questi mesi ha legittimato le scelte di Micciché, in modo inspiegabile": "Quando Castiglione e Nania sono andati dal coordinamento nazionale con la lista dei segretari provinciali, hanno detto loro che non se ne parlava - dice Cascio - Il partito ha dato così copertura a Micciché. Ma adesso al sottosegretario consiglio di fare una chiacchierata con noi. Ancora c'è qualche minuto per sedersi insieme, a condizione che la resa non sia a condizioni inaccettabili. Non penso poi che l'Udc entrerà nel governo, e non penso che un Lombardo-quater sia una soluzione per la Sicilia". A Cascio arriva subito la replica del capogruppo Mpa all'Ars, Francesco Musotto: "Questo è il governo più determinato che la Sicilia abbia mai avuto".
(31 luglio 2010)
fonte : la Repubblica
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