C’è chi fa parte della Polizia di Stato da dieci anni, chi da venti e chi da trenta anni. C’è chi vi è entrato ragazzino e ora è un nonno prossimo al magro pensionamento e chi, invece, ha trent’anni e una vita tutta davanti con una prospettiva congelata di carriera. Si sono ritrovati tutti davanti la Questura di Palermo per un sit-in di protesta, organizzato dai sindacati di Polizia Uilps, Sup, Anip e Confsal di Palermo contro i tagli imposti dall’ultima manovra finanziaria del governo.
Fabio Vivarelli, da diciassette anni in divisa, è entrato in Polizia a soli ventiquattro anni ed è un agente di scorta: “ I nostri mezzi e la nostra logistica – dichiara – è ai minimi termini da quando io abbia memoria. Tutto è in rovina: dalle semplici palette ai lampeggianti in dotazione. Il nostro autoparco è composto da una ventina di vecchie automobili con in media 250.000 chilometri alle spalle”. L’agente continua: “Può succedere di tutto con autovetture così fatiscenti, del resto, come è già capitato nella zona Favorita, alcune macchine si sono fermate mentre noi eravamo in servizio con la persona da scortare sopra. È stato un vero inferno e più che altro una vera umiliazione”.
Nuccio Alessandri, invece è un agente delle volanti, da diciotto anni in Polizia a 1.480 euro di stipendio al mese con gli straordinari. Ogni cinque giorni di lavoro, gli tocca un turno notturno pagato diciotto euro: “Ho due bambini e una moglie, vado in strada a tutelare la sicurezza degli altri, ma in questo momento noi, come corpo di polizia, non siamo in grado nemmeno di assicurare la nostra, visto che con i prossimi tagli non ci sarà garantita più la benzina per le nostre automobili”.
Dalla Questura di Palermo per il turno notturno escono in media sei o sette volanti alle quali si unisce un’unità da ogni Commissariato di Pubblica Sicurezza. A partire dal cinque luglio, quelle sei o sette volanti con due agenti a bordo per ogni autovettura saranno le uniche che andranno in azione per vegliare sul sonno tranquillo dei cittadini palermitani: la manovra ha eliminato quelle dei commissariati.
Un altro agente davanti alla Questura per lo sciopero è Massimo Pillitteri. Fa parte della sezione della Polizia scientifica e racconta le condizioni degli uffici in cui ogni giorno operano: “Capita che la mattina quando arrivo in ufficio mi tocca sgomberare qualche mattone dal mio posto di lavoro, mentre per andare in bagno faccio le svolte al mio pantalone perché altrimenti rischio di bagnarmi tutto a causa dei tubi rotti che fanno allagare la toilette. Spesso manca perfino la carta per le fotocopie e talvolta, ci arrangiamo utilizzando più volte lo stesso foglio. Qualche volta il sabato venivano delle scolaresche a trovarci per delle visite guidate, era un modo per far vedere e spiegare ai bambini qual’è il nostro compito, ma abbiamo dovuto interrompere le visite perché i nostri locali non sono per nulla dignitosi. Se si fosse trattato di una struttura privata li avrebbero già chiuse per inagibilità da un pezzo…” .
Tra chi oggi protesta contro il blocco dei contratti e degli stipendi per i prossimi tre anni dal 2011 al 2013, c’è anche chi fa parte della sezione “Catturandi” che con grande orgoglio parla dell’ultima grande operazione che ha portato all’arresto del latitante Giuseppe Falsone: “ I Ministri di turno e questo Governo si attribuiscono la cattura dei grandi boss, in realtà è solo grazie all’impegno e ai sacrifici degli uomini della Polizia se questi eccellenti arresti sono stati possibili. Un mafioso è oggi messo in condizione di andare all’estero e di riorganizzare la sua attività illecita, per noi agenti è solo grazie al nostro sangue e al nostro sudore che possiamo seguirli. Lo Stato, oggi, non ci da più le possibilità e i mezzi per portare avanti la nostra attività d’indagine”.
L’aspetto più inquietante dei tagli che bruciano le ali al futuro, secondo quanto previsto dalla manovra finanziaria, riguarda gli adeguamenti stipendiali che sono bloccati per i prossimi tre anni. Questo significa che se un poliziotto passasse ad una qualifica o ruolo superiore, sia per concorso che per merito, non gli sarà riconosciuto l’adeguamento economico per la nuova qualifica.
Ad aprire il corteo dei poliziotti davanti alla Questura che ha portato in processione una cassa da morto come simbolo del funerale della Polizia, c’è Damiano, di undici anni, che sventola freneticamente un paio di slip con su scritto: “La Polizia di Stato è in mutande”.
Damiano è il figlio dei uno dei poliziotti che protestano, ha rinunciato a una giornata in spiaggia con la mamma, alla domanda su cosa voglia fare da grande e perché, risponde con quel disarmante candore che appartiene solo ai bambini e dice senza alcun minimo tentennamento: “Il poliziotto come papà perché voglio dare la caccia a tutti i furfanti”.
Fonte : Livesicilia
mercoledì 30 giugno 2010
martedì 29 giugno 2010
Diego Cammarata all’attacco contro Lombardo e Micciché.
Magari iracondo per l’eliminazione dell’Italia in Sudafrica, il sindaco di Palermo ha sfogato la sua rabbia contro Raffaele Lombardo e Gianfranco Micciché, a margine della conferenza stampa sul bilancio.
Contro il governatore: “È il peggiore governo regionale mai visto nella storia della Sicilia. Lombardo e il suo Governo hanno soltanto fatto male a questa terra sia con le azioni che con le omissioni”.
Contro il sottosegretario: “Sostenere questo governo per garantire la propria visibilità politica è un delitto e un omicidio del partito di cui è stato fondatore“.
In più, Diego Cammarata ha precisato di avere con Micciché “un rapporto solo di rispetto ma di netta contrapposizione politica. È mia convinzione, infatti, che Micciché stia prendendo una strada incompatibile con la visione politica del Pdl: lo dimostra l’alleanza con il Pd al governo regionale”.
Ed ora restiamo in attesa delle consuete repliche.
fonte : BlogSicilia
Contro il governatore: “È il peggiore governo regionale mai visto nella storia della Sicilia. Lombardo e il suo Governo hanno soltanto fatto male a questa terra sia con le azioni che con le omissioni”.
Contro il sottosegretario: “Sostenere questo governo per garantire la propria visibilità politica è un delitto e un omicidio del partito di cui è stato fondatore“.
In più, Diego Cammarata ha precisato di avere con Micciché “un rapporto solo di rispetto ma di netta contrapposizione politica. È mia convinzione, infatti, che Micciché stia prendendo una strada incompatibile con la visione politica del Pdl: lo dimostra l’alleanza con il Pd al governo regionale”.
Ed ora restiamo in attesa delle consuete repliche.
fonte : BlogSicilia
UNA SENTENZA CHE SALVA CAPRE E CAVOLI
Marcello Dell'Utri
PALERMO - Sette anni di carcere per Marcello Dell'Utri, ma è assolto per le "condotte successive al 1992, perché il fatto non sussiste". Questo il verdetto della seconda sezione della corte d'appello di Palermo presieduta da Claudio Dall'Acqua (a latere Salvatore Barresi e Sergio La Commare). In primo grado, il senatore del Pdl era stato condannato a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Oggi, dopo cinque giorni di camera di consiglio, i giudici d'appello riscrivono la sentenza in uno dei punti più delicati del processo, quello della trattativa che secondo la Procura e il Tribunale sarebbe intercorsa fra l'organizzazione mafiosa e Marcello Dell'Utri alla vigilia della nascita di Forza Italia.
La corte d'appello ritiene invece provato che Dell'Utri intrattenne stretti rapporti con la vecchia mafia di Stefano Bontade e poi, dopo il 1980, con gli uomini di Totò Riina e Bernardo Provenzano, almeno fino alla stagione delle stragi di Falcone e Borsellino, nel 1992.
Eccoli, allora, i capisaldi della condanna. Innanzitutto, l'assunzione del boss palermitano Vittorio Mangano per fare da stalliere nella villa di Arcore di Silvio Berlusconi. "Attraverso la mediazione di Dell'Utri e del mafioso Gaetano Cinà - aveva ribadito il procuratore generale Nino Gatto poco prima che i giudici entrassero in camera di consiglio - Mangano assicurò protezione contro l'escalation dei sequestri a Milano". Nell'autunno 1974, l'arrivo di Mangano sarebbe stato sancito da un incontro fra Dell'Utri, Berlusconi e i capimafia palermitani Stefano Bontade e Mimmo Teresi, nella sede della Edilnord. I giudici della corte d'appello hanno evidentemente creduto al pentito Francesco Di Carlo, che ha svelato di essere stato presente a quell'incontro.
La sentenza di primo grado sosteneva pure che prima del 1980 Dell'Utri aveva fatto da tramite per gli investimenti a Milano di Stefano Bontade, all'epoca uno dei padrini più influenti di Cosa nostra palermitana, che era alla ricerca di aziende pulite del Nord Italia in grado di riciclare i miliardi di lire provenienti dal traffico internazionale di droga.
Il senatore Dell'Utri non era presente alla lettura della sentenza nell'aula bunker di Pagliarelli ed ha preferito aspettare la decisione della corte d'appello a Como. Per lui, il sostituto procuratore generale Nino Gatto aveva chiesto una condanna anche più alta di quella inflitta in primo grado, 11 anni. E aveva fatto un appello finale ai giudici: "E' il potere a essere giudicato (...) Voi potete contribuire alla costruzione di un gradino, salito il quale forse, e ripeto forse, si potranno percorrere altri scalini che potranno fare accertare le responsabilità che hanno insanguinato il nostro Paese. Oppure lo potete distruggere questo gradino".
Il riferimento del procuratore generale è a quelle indagini delle Procure di Caltanissetta, Palermo e Firenze che di recente hanno ricevuto nuovi spunti dalle dichiarazioni di Gaspare Spatuzza: l'ex killer oggi pentito ha parlato di "garanzie" che sarebbero state offerte nel 1993 dal "compaesano" Dell'Utri e da Berlusconi, alla vigilia della nascita di Forza Italia. L'assoluzione di Dell'Utri per le vicende successive al 1992 suona adesso come una sconfessione di Spatuzza, ma su questo punto bisognerà attendere le motivazioni della sentenza per capire se i giudici della corte d'appello hanno valutato il pentito del tutto inattendibile, oppure se si sono limitati a ritenere il suo contributo non determinante, perché sulla trattativa politica-mafia ha riferito in fondo solo quanto appreso da uno dei suoi capi, Giuseppe Graviano.
Di certo, però, nel processo Dell'Utri non era solo Spatuzza a parlare di un accordo politico-mafioso in vista della nascita di Forza Italia. Nella sentenza di primo grado, che aveva portato alla condanna del senatore di Forza Italia, una parte rilevante era rappresentata dalle dichiarazioni di Nino Giuffrè: l'ex fedelissimo del capo di Cosa nostra Bernardo Provenzano aveva parlato del sostegno elettorale dei boss in cambio di "garanzie" che sarebbero state offerte da alcuni intermediari. Adesso, la sentenza di appello sembra mettere in discussione anche quelli che erano ormai ritenuti i caposaldi delle ultime inchieste sulla trattativa fra mafia e politica durante la stagione delle stragi del 1993.
fonte la Repubblica
PALERMO - Sette anni di carcere per Marcello Dell'Utri, ma è assolto per le "condotte successive al 1992, perché il fatto non sussiste". Questo il verdetto della seconda sezione della corte d'appello di Palermo presieduta da Claudio Dall'Acqua (a latere Salvatore Barresi e Sergio La Commare). In primo grado, il senatore del Pdl era stato condannato a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Oggi, dopo cinque giorni di camera di consiglio, i giudici d'appello riscrivono la sentenza in uno dei punti più delicati del processo, quello della trattativa che secondo la Procura e il Tribunale sarebbe intercorsa fra l'organizzazione mafiosa e Marcello Dell'Utri alla vigilia della nascita di Forza Italia.
La corte d'appello ritiene invece provato che Dell'Utri intrattenne stretti rapporti con la vecchia mafia di Stefano Bontade e poi, dopo il 1980, con gli uomini di Totò Riina e Bernardo Provenzano, almeno fino alla stagione delle stragi di Falcone e Borsellino, nel 1992.
Eccoli, allora, i capisaldi della condanna. Innanzitutto, l'assunzione del boss palermitano Vittorio Mangano per fare da stalliere nella villa di Arcore di Silvio Berlusconi. "Attraverso la mediazione di Dell'Utri e del mafioso Gaetano Cinà - aveva ribadito il procuratore generale Nino Gatto poco prima che i giudici entrassero in camera di consiglio - Mangano assicurò protezione contro l'escalation dei sequestri a Milano". Nell'autunno 1974, l'arrivo di Mangano sarebbe stato sancito da un incontro fra Dell'Utri, Berlusconi e i capimafia palermitani Stefano Bontade e Mimmo Teresi, nella sede della Edilnord. I giudici della corte d'appello hanno evidentemente creduto al pentito Francesco Di Carlo, che ha svelato di essere stato presente a quell'incontro.
La sentenza di primo grado sosteneva pure che prima del 1980 Dell'Utri aveva fatto da tramite per gli investimenti a Milano di Stefano Bontade, all'epoca uno dei padrini più influenti di Cosa nostra palermitana, che era alla ricerca di aziende pulite del Nord Italia in grado di riciclare i miliardi di lire provenienti dal traffico internazionale di droga.
Il senatore Dell'Utri non era presente alla lettura della sentenza nell'aula bunker di Pagliarelli ed ha preferito aspettare la decisione della corte d'appello a Como. Per lui, il sostituto procuratore generale Nino Gatto aveva chiesto una condanna anche più alta di quella inflitta in primo grado, 11 anni. E aveva fatto un appello finale ai giudici: "E' il potere a essere giudicato (...) Voi potete contribuire alla costruzione di un gradino, salito il quale forse, e ripeto forse, si potranno percorrere altri scalini che potranno fare accertare le responsabilità che hanno insanguinato il nostro Paese. Oppure lo potete distruggere questo gradino".
Il riferimento del procuratore generale è a quelle indagini delle Procure di Caltanissetta, Palermo e Firenze che di recente hanno ricevuto nuovi spunti dalle dichiarazioni di Gaspare Spatuzza: l'ex killer oggi pentito ha parlato di "garanzie" che sarebbero state offerte nel 1993 dal "compaesano" Dell'Utri e da Berlusconi, alla vigilia della nascita di Forza Italia. L'assoluzione di Dell'Utri per le vicende successive al 1992 suona adesso come una sconfessione di Spatuzza, ma su questo punto bisognerà attendere le motivazioni della sentenza per capire se i giudici della corte d'appello hanno valutato il pentito del tutto inattendibile, oppure se si sono limitati a ritenere il suo contributo non determinante, perché sulla trattativa politica-mafia ha riferito in fondo solo quanto appreso da uno dei suoi capi, Giuseppe Graviano.
Di certo, però, nel processo Dell'Utri non era solo Spatuzza a parlare di un accordo politico-mafioso in vista della nascita di Forza Italia. Nella sentenza di primo grado, che aveva portato alla condanna del senatore di Forza Italia, una parte rilevante era rappresentata dalle dichiarazioni di Nino Giuffrè: l'ex fedelissimo del capo di Cosa nostra Bernardo Provenzano aveva parlato del sostegno elettorale dei boss in cambio di "garanzie" che sarebbero state offerte da alcuni intermediari. Adesso, la sentenza di appello sembra mettere in discussione anche quelli che erano ormai ritenuti i caposaldi delle ultime inchieste sulla trattativa fra mafia e politica durante la stagione delle stragi del 1993.
fonte la Repubblica
lunedì 28 giugno 2010
L’Udc Fausto Fagone a giudizio,avrebbe truccato gare d’appalto
La Procura della Repubblica di Caltagirone ha richiesto il rinvio a giudizio dell’ex sindaco di Palagonia e attuale deputato regionale dell’Udc, Fausto Fagone, di 44 anni, di due funzionari comunali e di due imprenditori nell’ambito dell’inchiesta su presunte irregolarità nella concessione dell’appalto per la raccolta dei rifiuti solidi urbani nel paese della Piana di Catania. I reati ipotizzati dal procuratore capo Francesco Paolo Giordano sono abuso di ufficio, truffa aggravata, falso materiale e ideologico, e frode in pubblica fornitura. Con Fagone, in qualità di ex sindaco di Palagonia, sono imputati anche due componenti l’ufficio tecnico comunale, Vincenzo Furnò, di 47 anni, e l’ingegnere Giuseppe Quattrocchi, di 41, e gli imprenditori Giuseppe Busso, di 43 anni, e Cirino Riccardo Squatrito, di 47.
Secondo l’accusa il Comune di Palagonia, dal 2004 al 2009, avrebbe affidato e prorogato, in assenza di presupposti d’urgenza e senza gara d’appalto, il servizio per la raccolta dei rifiuti alla società temporanea di imprese costituita dai due imprenditori, che sarebbe stata inoltre priva dei necessari requisiti di legge. Il valore complessivo dell’appalto era di 1,2 milioni di euro l’anno. L’ex sindaco è anche tra gli indagati dell’inchiesta su presunti rapporti tra mafia e politica aperta dalla Procura di Catania su indagini del Ros, in cui è coinvolto anche il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo.
fonte : Livesicilia
Secondo l’accusa il Comune di Palagonia, dal 2004 al 2009, avrebbe affidato e prorogato, in assenza di presupposti d’urgenza e senza gara d’appalto, il servizio per la raccolta dei rifiuti alla società temporanea di imprese costituita dai due imprenditori, che sarebbe stata inoltre priva dei necessari requisiti di legge. Il valore complessivo dell’appalto era di 1,2 milioni di euro l’anno. L’ex sindaco è anche tra gli indagati dell’inchiesta su presunti rapporti tra mafia e politica aperta dalla Procura di Catania su indagini del Ros, in cui è coinvolto anche il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo.
fonte : Livesicilia
Cuffaro, i pm chiedono dieci anni
I pm Nino Di Matteo e Francesco Del Bene hanno chiesto la condanna a dieci anni di reclusione per l'ex presidente della Regione siciliana, Salvatore Cuffaro, senatore dell'Udc. L'ex governatore è accusato di concorso in associazione mafiosa nel processo che si svolge con il rito abbreviato davanti al gup di Palermo, Vittorio Anania. La pena richiesta tiene conto della riduzione di un terzo previsto dal rito abbreviato.
I pm hanno deciso di non chiedere le attenuanti generiche per il senatore Udc "perché - dicono - i fatti di cui lo accusiamo sono veramente gravi anche per il suo ruolo di governatore regionale: per questa sua veste poteva partecipare in alcuni casi al Consiglio dei ministri".
"Abbiamo dimostrato - hanno detto - che il sistema di controinformazioni messo in piedi da Salvatore Cuffaro assieme ad Antonio Borzacchelli, Giorgio Riolo, Giuseppe Ciuro era puntato a scoprire indagini sui rapporti tra la mafia ed esponenti politici o a lui collegati. E' proprio la natura delle informazioni che ci fa capire la portata di questo sistema e di come si possa configurare l'accusa di concorso in associazione mafiosa".
Le testimonianze di pentiti e di soggetti vicini all'imputato hanno dato, secondo i pm, ulteriore conferma alle accuse. "Fin dal 1991 i contatti con Angelo Siino - ha detto Del Bene - dimostrano l'esistenza del patto politico-mafioso stretto da Cuffaro con esponenti di Cosa nostra".
La replica. "La mia fiducia nelle istituzioni e nella giustizia mi impongono il rispetto per il ruolo dei pubblici ministeri", ha detto Cuffaro al termine della requisitoria dei pm. "E' chiaro - ha aggiunto - che non condividiamo le loro conclusioni e che, insieme ai miei avvocati, porteremo il nostro contributo per fare emergere la verità".
fonte : La Repubblica
I pm hanno deciso di non chiedere le attenuanti generiche per il senatore Udc "perché - dicono - i fatti di cui lo accusiamo sono veramente gravi anche per il suo ruolo di governatore regionale: per questa sua veste poteva partecipare in alcuni casi al Consiglio dei ministri".
"Abbiamo dimostrato - hanno detto - che il sistema di controinformazioni messo in piedi da Salvatore Cuffaro assieme ad Antonio Borzacchelli, Giorgio Riolo, Giuseppe Ciuro era puntato a scoprire indagini sui rapporti tra la mafia ed esponenti politici o a lui collegati. E' proprio la natura delle informazioni che ci fa capire la portata di questo sistema e di come si possa configurare l'accusa di concorso in associazione mafiosa".
Le testimonianze di pentiti e di soggetti vicini all'imputato hanno dato, secondo i pm, ulteriore conferma alle accuse. "Fin dal 1991 i contatti con Angelo Siino - ha detto Del Bene - dimostrano l'esistenza del patto politico-mafioso stretto da Cuffaro con esponenti di Cosa nostra".
La replica. "La mia fiducia nelle istituzioni e nella giustizia mi impongono il rispetto per il ruolo dei pubblici ministeri", ha detto Cuffaro al termine della requisitoria dei pm. "E' chiaro - ha aggiunto - che non condividiamo le loro conclusioni e che, insieme ai miei avvocati, porteremo il nostro contributo per fare emergere la verità".
fonte : La Repubblica
sabato 26 giugno 2010
Scontro sull'emergenza rifiuti "Rischiamo la fine di Napoli"
L'incubo che Palermo diventi come Napoli, una città invasa dai rifiuti che non si sa più dove scaricare. È l'incubo che entra a gamba tesa nel dibattito politico: "Non voglio immaginare che si possa arrivare alle vicende di Napoli. Dobbiamo scongiurarlo". A dirlo ieri è stato il presidente del Senato Renato Schifani, mentre il sindaco Diego Cammarata non ha usato giri di parole: "L'emergenza? Colpa del governatore Lombardo".
Schifani ieri è intervenuto sul caso spazzatura: "Ciascuno farà la propria parte - ha detto - registro una mobilitazione da parte di tutte le istituzioni. Credo che Cammarata nell'incontro che ha avuto a Palazzo Chigi parlando con il presidente del Consiglio e il sottosegretario Bertolaso abbia fatto il punto su questo tema". Schifani si rivolge anche al governatore: "L'emergenza è anche regionale. Credo che il presidente Lombardo stia lavorando per contenerla".
Ma Cammarata appena tornato da Roma, dove ha incassato il sostegno del premier Berlusconi, ieri ha attaccato frontalmente il presidente della Regione: "Le responsabilità in ordine ai rifiuti sono esclusivamente di Lombardo per i ritardi nell'approvazione del Piano di rifiuti regionale e di un sistema alternativo di smaltimento - dice il sindaco - Aspetto le nuove gare per la realizzazione dei termovalorizzatori. Le affermazioni trite e ritrite sulle infiltrazioni mafiose in queste opere fatte del presidente della Regione, non lo salvano dal trovare soluzioni alternative".
A Cammarata in serata replica una nota della presidenza della Regione: "Il sindaco, come unico socio dell'Amia era tenuto ad obblighi di vigilanza e di diretto intervento nella gestione, con personale responsabilità - si legge nella nota - Poteri che non ha esercitato e che lo rendono del tutto corresponsabile, quantomeno nel giudizio di inadeguatezza che lui ha rivolto ai precedenti amministratori di Amia, con i quali condivide la responsabilità per Bellolampo, che mette oggi in crisi il sistema della raccolta dei rifiuti in tutta la Sicilia".
In difesa di Lombardo scende in campo Salvatore Lentini, deputato regionale autonomista: "Cammarata si dimetta". Ieri il primo cittadino ha incontrato il prefetto Giancarlo Trevisone a Villa Niscemi: una visita di commiato visto che Trevisone la settimana prossima lascerà Palermo. "Lo ringrazio anche come commissario per l'emergenza rifiuti". Il sindaco a Roma ha incontrato Bertolaso e il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo che hanno assicurato che nomineranno subito un nuovo commissario.
Sulla quinta vasca, che ha diviso struttura commissariale e Amia, non è stata ancora detta l'ultima parola: lunedì ci sarà una conferenza di servizi per vagliare l'autorizzazione definitiva all'utilizzo del nuovo bacino. "Stiamo collaborando con la prefettura per portare a compimento tutto l'iter per l'utilizzo della vasca e scongiurare l'emergenza", dice uno dei commissario straordinario di Amia Paolo Lupi.
Intanto, però, la raccolta procede tra i rallentamenti: la quarta vasca, ormai satura, consente ai camion di scaricare solo uno alla volta. L'Amia sta utilizzando fino al limite il vecchio bacino, contando che a partire dal primo luglio il nuovo possa essere già utilizzato. In alcune zone della città i cassonetti sono ancora pieni. Il rischio nel fine settimana, con i netturbini che lavorano a ranghi ridotti, è che il fronte dell'emergenza possa allargarsi.
fonte : La Repubblica
Schifani ieri è intervenuto sul caso spazzatura: "Ciascuno farà la propria parte - ha detto - registro una mobilitazione da parte di tutte le istituzioni. Credo che Cammarata nell'incontro che ha avuto a Palazzo Chigi parlando con il presidente del Consiglio e il sottosegretario Bertolaso abbia fatto il punto su questo tema". Schifani si rivolge anche al governatore: "L'emergenza è anche regionale. Credo che il presidente Lombardo stia lavorando per contenerla".
Ma Cammarata appena tornato da Roma, dove ha incassato il sostegno del premier Berlusconi, ieri ha attaccato frontalmente il presidente della Regione: "Le responsabilità in ordine ai rifiuti sono esclusivamente di Lombardo per i ritardi nell'approvazione del Piano di rifiuti regionale e di un sistema alternativo di smaltimento - dice il sindaco - Aspetto le nuove gare per la realizzazione dei termovalorizzatori. Le affermazioni trite e ritrite sulle infiltrazioni mafiose in queste opere fatte del presidente della Regione, non lo salvano dal trovare soluzioni alternative".
A Cammarata in serata replica una nota della presidenza della Regione: "Il sindaco, come unico socio dell'Amia era tenuto ad obblighi di vigilanza e di diretto intervento nella gestione, con personale responsabilità - si legge nella nota - Poteri che non ha esercitato e che lo rendono del tutto corresponsabile, quantomeno nel giudizio di inadeguatezza che lui ha rivolto ai precedenti amministratori di Amia, con i quali condivide la responsabilità per Bellolampo, che mette oggi in crisi il sistema della raccolta dei rifiuti in tutta la Sicilia".
In difesa di Lombardo scende in campo Salvatore Lentini, deputato regionale autonomista: "Cammarata si dimetta". Ieri il primo cittadino ha incontrato il prefetto Giancarlo Trevisone a Villa Niscemi: una visita di commiato visto che Trevisone la settimana prossima lascerà Palermo. "Lo ringrazio anche come commissario per l'emergenza rifiuti". Il sindaco a Roma ha incontrato Bertolaso e il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo che hanno assicurato che nomineranno subito un nuovo commissario.
Sulla quinta vasca, che ha diviso struttura commissariale e Amia, non è stata ancora detta l'ultima parola: lunedì ci sarà una conferenza di servizi per vagliare l'autorizzazione definitiva all'utilizzo del nuovo bacino. "Stiamo collaborando con la prefettura per portare a compimento tutto l'iter per l'utilizzo della vasca e scongiurare l'emergenza", dice uno dei commissario straordinario di Amia Paolo Lupi.
Intanto, però, la raccolta procede tra i rallentamenti: la quarta vasca, ormai satura, consente ai camion di scaricare solo uno alla volta. L'Amia sta utilizzando fino al limite il vecchio bacino, contando che a partire dal primo luglio il nuovo possa essere già utilizzato. In alcune zone della città i cassonetti sono ancora pieni. Il rischio nel fine settimana, con i netturbini che lavorano a ranghi ridotti, è che il fronte dell'emergenza possa allargarsi.
fonte : La Repubblica
"Ecco il pizzino che dimostra i rapporti tra Cuffaro e la mafia"
PALERMO - "Questo pizzino è l'ulteriore riscontro dell'esistenza di rapporti tra Salvatore Cuffaro e Cosa nostra". Il pm Nino Di Matteo al processo all'ex presidente della Regione siciliana, Totò Cuffaro, per concorso in associazione mafiosa che si svolge con il rito abbreviato davanti al gup Vittorio Anania, ha parlato del pizzino, datato settembre 2001, consegnato da Bernardo Provenzano a Massimo Ciancimino per farlo avere al padre Vito, ex sindaco mafioso di Palermo.
Nel pizzino, che è stato consegnato ai pm proprio da Massimo Ciancimino, il padrino corleonese farebbe riferimento a provvedimenti di indulto e amnistia sul tavolo di alcuni politici tra i quali quello che viene definito "il nuovo presidente". Stando alle dichiarazioni rese da Massimo Ciancimino, il presidente sarebbe proprio Salvatore Cuffaro.
"Non c'è motivo di ritenere - ha sostenuto Di Matteo - che attraverso la sua collaborazione Ciancimino jr abbia intenzione di ottenere benefici per i procedimenti a suo carico perché non ne ha mai avuti e inoltre non li ha mai chiesti". Il processo è stato rinviato a lunedì prossimo per la conclusione della requisitoria.
Nella sua requisitoria Di Matteo ha sottolineato il "fattivo intervento di Cuffaro per condizionare, anche quando era già governatore della Sicilia, il concorso per dirigente medico di primo livello di chirurgia generale che si è svolto nel 2001".
Le intercettazioni su questo argomento presentano per il pm una realtà "evidente e agghiacciante. Il presidente si attivò per la nomina di Giacomo Giannone e Marcello Catarcia, suggeriti dal boss di Brancaccio, Giuseppe Guttadauro, con la perfetta consapevolezza di assolvere le richieste del capomafia".
Il pm ha poi ripercorso, citando anche la sentenza d'appello del processo talpe alla Dda, il ritrovamento delle microspie "a casa Guttadauro dopo la fuga di notizie in cui Cuffaro era consapevolmente coinvolto. Questa fuga di notizie ha avuto una portata devastante nella più grande indagine, eseguita con le intercettazioni, del rapporto tra politica e Cosa nostra".
fonte : lasiciliaweb.it
Nel pizzino, che è stato consegnato ai pm proprio da Massimo Ciancimino, il padrino corleonese farebbe riferimento a provvedimenti di indulto e amnistia sul tavolo di alcuni politici tra i quali quello che viene definito "il nuovo presidente". Stando alle dichiarazioni rese da Massimo Ciancimino, il presidente sarebbe proprio Salvatore Cuffaro.
"Non c'è motivo di ritenere - ha sostenuto Di Matteo - che attraverso la sua collaborazione Ciancimino jr abbia intenzione di ottenere benefici per i procedimenti a suo carico perché non ne ha mai avuti e inoltre non li ha mai chiesti". Il processo è stato rinviato a lunedì prossimo per la conclusione della requisitoria.
Nella sua requisitoria Di Matteo ha sottolineato il "fattivo intervento di Cuffaro per condizionare, anche quando era già governatore della Sicilia, il concorso per dirigente medico di primo livello di chirurgia generale che si è svolto nel 2001".
Le intercettazioni su questo argomento presentano per il pm una realtà "evidente e agghiacciante. Il presidente si attivò per la nomina di Giacomo Giannone e Marcello Catarcia, suggeriti dal boss di Brancaccio, Giuseppe Guttadauro, con la perfetta consapevolezza di assolvere le richieste del capomafia".
Il pm ha poi ripercorso, citando anche la sentenza d'appello del processo talpe alla Dda, il ritrovamento delle microspie "a casa Guttadauro dopo la fuga di notizie in cui Cuffaro era consapevolmente coinvolto. Questa fuga di notizie ha avuto una portata devastante nella più grande indagine, eseguita con le intercettazioni, del rapporto tra politica e Cosa nostra".
fonte : lasiciliaweb.it
venerdì 25 giugno 2010
Il “fotticompagno” premia Lombardo
“Adesso è ora di smetterla!!!”. Sì, avete letto bene. Tre punti esclamativi. Di quelli che denotano incazzatura solenne. Li ha usati Alessandra Siragusa del Pd per chiudere il suo comunicato stampa odierno. Con chi ce l’aveva? Un attimo di pazienza, prima di scoprirlo. Perché per una curiosa coincidenza, l’avvilito comunicato della Siragusa fa il paio con un’altra reprimenda durissima dettata alle agenzie da un’altra donna parlamentare siciliana, Simona Vicari del Pdl, che con parole al vetriolo lancia accuse “di incontinenza verbale accentuata dalla calura estiva”. Con chi ce l’aveva? Ancora un attimo. Prima di svelare il doppio arcano, è bene ricordare che i due comunicati di cui sopra arrivano all’indomani della clamorosa bocciatura di sei dirigenti generali della Regione, che per mesi sono stati ai vertici della burocrazia siciliana, a quanto pare senza averne i titoli. Un pasticcio epocale, che rischia di gettare nella paralisi la macchina amministrativa della Regione, dopo mesi di dubbi, ritardi, tentennamenti con manager al lavoro senza stipendio e senza certezze. Ce ne sarebbe per sparare ad alzo zero sul governo responsabile di un tale disastro. E invece.
Invece, il dibattito politico in salsa sicula, oggi è monopolizzato sostanzialmente da due temi. Uno agita il centrosinistra, ed è la nascita di un fantomatico Pd Sicilia caldeggiata da Beppe Lumia. È a lui (soluzione numero uno) che Alessandra Siragusa rivolge i suoi tre punti esclamativi, accusando il senatore di essere “costantemente e a qualunque costo attaccato alla poltrona da più’ di un decennio”. Gli interventi pubblici dei democratici siciliani oggi sono tutti incentrati sul litigio domestico. Pd Sicilia sì, Pd Sicilia no, con reciproci scambi di accuse, a volte anche senza guantoni.
In compenso c’è il Pdl. Dove oggi, su entrambe le sponde “lealista” e “ribelle”, non s’è parlato altro che delle dichiarazioni di Italo Bocchino che ha accusato Renato Schifani di fare il capo di una “correntina”. Apriti cielo. Pioggia di comunicati e gara tra i lealisti a chi si dimostra più schifaniano di Schifani. Ed è proprio Bocchino (soluzione numero due) la vittima della “incontinenza verbale accentuata dalla calura estiva” diagnosticata dalla Vicari.
Del flop dei dirigenti, della paralisi dell’attività amministrativa e del galleggiamento lento del governo, a nessuno importa. Lombardo gongola. Il quadretto di oggi è la cartina di tornasole del suo trionfo. Da mesi il governatore gioca dichiaratamente a spaccare i partiti. Non c’è dubbio: c’è riuscito. Ed è riuscito, soprattutto, nel capolavoro tattico di ingolfare pagine e pagine con le baruffe interne di Pd e Pdl, spostando l’attenzione dall’affanno della sua giunta.
Il sindaco di Palermo Diego Cammarata proprio ieri in un’intervista diceva di non voler finire come San Sebastiano, bersaglio delle frecciate di tutti. Lombardo, più scaltro e smaliziato del primo cittadino panormita, ha imparato a schivarle quelle frecce, lasciando che gli arcieri si colpiscano tra loro. E a proposito di Cammarata. Oggi, Gianfranco Miccichè sul suo blog s’è permesso una battuta. “L’Italia fuori dal mondiale. È l’effetto Cammarata… soccu tocca stocca!”. Carina. Certo, qualcuno tra quelli che non amano Miccichè potrebbe ricordargli come si chiama il deus ex machina che mise Cammarata su quella poltrona. Ma nessuno avrà il tempo di farlo, troppo impegnato a sbranarsi con i propri compagni di partito.
fonte : Livesicilia
Invece, il dibattito politico in salsa sicula, oggi è monopolizzato sostanzialmente da due temi. Uno agita il centrosinistra, ed è la nascita di un fantomatico Pd Sicilia caldeggiata da Beppe Lumia. È a lui (soluzione numero uno) che Alessandra Siragusa rivolge i suoi tre punti esclamativi, accusando il senatore di essere “costantemente e a qualunque costo attaccato alla poltrona da più’ di un decennio”. Gli interventi pubblici dei democratici siciliani oggi sono tutti incentrati sul litigio domestico. Pd Sicilia sì, Pd Sicilia no, con reciproci scambi di accuse, a volte anche senza guantoni.
In compenso c’è il Pdl. Dove oggi, su entrambe le sponde “lealista” e “ribelle”, non s’è parlato altro che delle dichiarazioni di Italo Bocchino che ha accusato Renato Schifani di fare il capo di una “correntina”. Apriti cielo. Pioggia di comunicati e gara tra i lealisti a chi si dimostra più schifaniano di Schifani. Ed è proprio Bocchino (soluzione numero due) la vittima della “incontinenza verbale accentuata dalla calura estiva” diagnosticata dalla Vicari.
Del flop dei dirigenti, della paralisi dell’attività amministrativa e del galleggiamento lento del governo, a nessuno importa. Lombardo gongola. Il quadretto di oggi è la cartina di tornasole del suo trionfo. Da mesi il governatore gioca dichiaratamente a spaccare i partiti. Non c’è dubbio: c’è riuscito. Ed è riuscito, soprattutto, nel capolavoro tattico di ingolfare pagine e pagine con le baruffe interne di Pd e Pdl, spostando l’attenzione dall’affanno della sua giunta.
Il sindaco di Palermo Diego Cammarata proprio ieri in un’intervista diceva di non voler finire come San Sebastiano, bersaglio delle frecciate di tutti. Lombardo, più scaltro e smaliziato del primo cittadino panormita, ha imparato a schivarle quelle frecce, lasciando che gli arcieri si colpiscano tra loro. E a proposito di Cammarata. Oggi, Gianfranco Miccichè sul suo blog s’è permesso una battuta. “L’Italia fuori dal mondiale. È l’effetto Cammarata… soccu tocca stocca!”. Carina. Certo, qualcuno tra quelli che non amano Miccichè potrebbe ricordargli come si chiama il deus ex machina che mise Cammarata su quella poltrona. Ma nessuno avrà il tempo di farlo, troppo impegnato a sbranarsi con i propri compagni di partito.
fonte : Livesicilia
Emergenza rifiuti, Cammarata accusa Lombardo: "La colpa è solo sua"
"La responsabilità per la gestione dell'immondizia è esclusivamente di Lombardo per il mancato ritardo nell'approvazione del piano dei rifiuti e nella ricerca di soluzioni alternative per lo smaltimento". Lo ha detto il sindaco di Palermo Diego Cammarata. "Ritengo grave - ha aggiunto - il mancato affidamento per la realizzazione dei termovalorizzatori a fronte della saturazione delle discariche". "Le affermazioni trite e ritrite - ha osservato - di Lombardo sulle infiltrazioni mafiose per la realizzazione di queste opere non lo assolvono dal trovare soluzioni alternative". "C'é un rallentamento nella raccolta dei rifiuti - ha aggiunto - a causa della saturazione della quarta vasca a Bellolampo e per questo che ho chiesto al Prefetto di conferire i rifiuti nella quinta vasca e mi ha assicurato che firmerà presto quest' autorizzazione".
La Presidenza della Regione siciliana replica al sindaco Diego Cammarata, in merito alle responsabilta' dell'emergenza rifiuti a Palermo. Ancora una volta il sindaco di Palermo cerca di sminuire le proprie carenze nella gestione dei rifiuti nella citta' di Palermo. Non si puo' tuttavia tacere il fatto che il sindaco, come unico socio dell'Amia era tenuto ad obblighi di vigilanza e di diretto intervento nella gestione, con personale responsabilita', in considerazione del fatto che Amia e' una societa' sottoposta a "controllo analogo" del Comune di Palermo. Sulla base dei principi enunciati dalla Corte di Giustizia europea (sentenza Truley/Bestattung Wien C-373/00), il C.G.A.R.S. (n.719/2007) che, essenziale ai fini del "controllo analogo", e' la spettanza di poteri ispettivi diretti e concreti sino a giungere al potere del controllante di visitare i luoghi di produzione, nonche' la totale dipendenza dell'affidatario diretto in tema di strategie e politiche aziendali. Poteri ispettivi, di controllo e di diretta ingerenza che evidentemente il sindaco Cammarata non ha esercitato e che lo rendono del tutto corresponsabile, quantomeno nel giudizio di inadeguatezza che lui ha rivolto ai precedenti amministratori di Amia, con i quali condivide la responsabilita' per Bellolampo, che mette oggi in crisi il sistema della raccolta dei rifiuti in tutta la Sicilia.
“Sull’emergenza rifiuti a Palermo il sindaco Cammarata mente sapendo di mentire! Forse ancora intontito dalla ‘trasferta’ in Sudafrica, Cammarata lancia accuse farneticanti contro il Presidente Lombardo, colpevole, a suo dire, di aver fatto saltare un mega-inceneritore che avrebbe portato inquinamento senza risolvere il problema. Ma a che servirebbe l'inceneritore se la racclta non viene effettuata? E cosa c’entra il Presidente della Regione col disastro dell’Amia, causato dalla mala-amministrazione del Comune di Palermo? E sarebbe colpa di Lombardo anche la mancata effettuazione di alcuni interventi fondamentali per l’igiene urbana come la derattizzazione o la pulizia dell’alveo del fiume Oreto? Cammarata abbia la bontà di tacere e pensi ad occuparsi di quanto di sua competenza invece di tentare, in maniera pretestuosa, di scaricare sul Presidente della Regione le colpe del suo totale fallimento politico ed amministrativo. Anzi, potrebbe compiere un atto 'igienico' per Palermo: dimettersi”, dice il deputato regionale dell'Mpa Totò Lentini
fonte SiciliaInformazioni.com
La Presidenza della Regione siciliana replica al sindaco Diego Cammarata, in merito alle responsabilta' dell'emergenza rifiuti a Palermo. Ancora una volta il sindaco di Palermo cerca di sminuire le proprie carenze nella gestione dei rifiuti nella citta' di Palermo. Non si puo' tuttavia tacere il fatto che il sindaco, come unico socio dell'Amia era tenuto ad obblighi di vigilanza e di diretto intervento nella gestione, con personale responsabilita', in considerazione del fatto che Amia e' una societa' sottoposta a "controllo analogo" del Comune di Palermo. Sulla base dei principi enunciati dalla Corte di Giustizia europea (sentenza Truley/Bestattung Wien C-373/00), il C.G.A.R.S. (n.719/2007) che, essenziale ai fini del "controllo analogo", e' la spettanza di poteri ispettivi diretti e concreti sino a giungere al potere del controllante di visitare i luoghi di produzione, nonche' la totale dipendenza dell'affidatario diretto in tema di strategie e politiche aziendali. Poteri ispettivi, di controllo e di diretta ingerenza che evidentemente il sindaco Cammarata non ha esercitato e che lo rendono del tutto corresponsabile, quantomeno nel giudizio di inadeguatezza che lui ha rivolto ai precedenti amministratori di Amia, con i quali condivide la responsabilita' per Bellolampo, che mette oggi in crisi il sistema della raccolta dei rifiuti in tutta la Sicilia.
“Sull’emergenza rifiuti a Palermo il sindaco Cammarata mente sapendo di mentire! Forse ancora intontito dalla ‘trasferta’ in Sudafrica, Cammarata lancia accuse farneticanti contro il Presidente Lombardo, colpevole, a suo dire, di aver fatto saltare un mega-inceneritore che avrebbe portato inquinamento senza risolvere il problema. Ma a che servirebbe l'inceneritore se la racclta non viene effettuata? E cosa c’entra il Presidente della Regione col disastro dell’Amia, causato dalla mala-amministrazione del Comune di Palermo? E sarebbe colpa di Lombardo anche la mancata effettuazione di alcuni interventi fondamentali per l’igiene urbana come la derattizzazione o la pulizia dell’alveo del fiume Oreto? Cammarata abbia la bontà di tacere e pensi ad occuparsi di quanto di sua competenza invece di tentare, in maniera pretestuosa, di scaricare sul Presidente della Regione le colpe del suo totale fallimento politico ed amministrativo. Anzi, potrebbe compiere un atto 'igienico' per Palermo: dimettersi”, dice il deputato regionale dell'Mpa Totò Lentini
fonte SiciliaInformazioni.com
La giunta Cammarata è in cerca di soldi Stangata su asili, mense e piscine comunali
Tariffe più care per asili, mense e impianti sportivi. Dopo gli aumenti varati due anni fa, l'amministrazione ci riprova e invia in Consiglio comunale due delibere per ritoccare i prezzi minimi e massimi di alcuni servizi a domanda individuale. A partire dagli asili: la delibera, inserita ieri all'ordine del giorno per essere discussa al più presto, prevede un ritocco al rialzo dei costi mensili a carico della famiglie. Aumenti che arrivano dopo il rincaro del biglietto del bus, cresciuto di 30 centesimi in due anni, e il sì definitivo all'aumento della Tarsu. Se finora la tariffa minima mensile per l'iscrizione al nido è stata di 4 euro, l'amministrazione propone che salga a 15.
Sale anche la tariffa massima, per chi ha un reddito superiore a 60 mila euro: da 261 euro a 400. Rincari pure per la refezione scolastica: il prezzo minimo mensile sale da 6 a 10 euro, quello massimo da 71 a 200. Una volta che Sala delle Lapidi approverà la griglia dei nuovi prezzi, la giunta comunale potrà determinare i costi per le singole fasce di reddito. Le tariffe finora in vigore - si legge nell'atto deliberativo - "sono superate ed eccessivamente basse rispetto ai costi sostenuti dall'amministrazione". "L'aumento - spiega l'assessore alla Pubblica Istruzione Francesca Grisafi - ci consentirà di raggiungere la copertura del 5 per cento dei costi".
Ma la stangata è in arrivo anche per gli impianti sportivi: il Comune ci aveva già provato due anni fa, portando il biglietto d'ingresso per la piscina comunale da 1,55 a 3 euro. Ma dopo la rivolta dei cittadini e delle associazioni sportive, il rincaro è stato ritirato. Adesso la proposta di delibera arrivata in Consiglio comunale ritocca di nuovo al rialzo i prezzi: il biglietto di ingresso per piscina e Stadio delle Palme, finora compreso tra 0,52 e 1,55 euro, dovrà essere fissato in una cifra compresa tra 2 e 5 euro. Se venisse ritoccato al minimo aumenterebbe di 50 centesimi.
Ma la griglia, se approvata da Sala delle Lapidi, potrebbe far crescere il ticket anche di 3,50. Cresce anche la tariffa oraria per l'affitto degli impianti, dalla piscina, ai campi da tennis alla pista di pattinaggio: il prezzo per un'ora di utilizzo non sarà più compreso tra 5,10 e 129 euro, ma tra 7 e 150. Cresce pure la tariffa per la singola partita: da 20 a 26, quello minimo, da 206 a 250, il massimo. Anche in questo caso, i rincari sono motivati "al fine di diminuire l'eccessivo divario tra i costi e i ricavi derivanti dalla gestione degli impianti sportivi". Le tariffe - si legge nell'atto deliberativo - "sono superate ed eccessivamente basse rispetto ai costi sostenuti dall'amministrazione".
La proposta di aumento, però, fa infuriare il Pd: "Rincari ingiustificati che non trovano alcun riscontro rispetto alla qualità del servizio che garantiscono gli impianti sportivi e le strutture scolastiche comunali", dicono i consiglieri Davide Faraone e Salvatore Orlando. Pochi mesi fa le mamme dei bimbi che frequentano i nidi comunali, avevano ingaggiato una monumentale battaglia perché "per ragioni di budget" la pasta era stata eliminata dai menu dei bimbi. Il primo piatto è stato reintegrato dopo l'intervento del sindaco Diego Cammarata.
fonte La Repubblica
Sale anche la tariffa massima, per chi ha un reddito superiore a 60 mila euro: da 261 euro a 400. Rincari pure per la refezione scolastica: il prezzo minimo mensile sale da 6 a 10 euro, quello massimo da 71 a 200. Una volta che Sala delle Lapidi approverà la griglia dei nuovi prezzi, la giunta comunale potrà determinare i costi per le singole fasce di reddito. Le tariffe finora in vigore - si legge nell'atto deliberativo - "sono superate ed eccessivamente basse rispetto ai costi sostenuti dall'amministrazione". "L'aumento - spiega l'assessore alla Pubblica Istruzione Francesca Grisafi - ci consentirà di raggiungere la copertura del 5 per cento dei costi".
Ma la stangata è in arrivo anche per gli impianti sportivi: il Comune ci aveva già provato due anni fa, portando il biglietto d'ingresso per la piscina comunale da 1,55 a 3 euro. Ma dopo la rivolta dei cittadini e delle associazioni sportive, il rincaro è stato ritirato. Adesso la proposta di delibera arrivata in Consiglio comunale ritocca di nuovo al rialzo i prezzi: il biglietto di ingresso per piscina e Stadio delle Palme, finora compreso tra 0,52 e 1,55 euro, dovrà essere fissato in una cifra compresa tra 2 e 5 euro. Se venisse ritoccato al minimo aumenterebbe di 50 centesimi.
Ma la griglia, se approvata da Sala delle Lapidi, potrebbe far crescere il ticket anche di 3,50. Cresce anche la tariffa oraria per l'affitto degli impianti, dalla piscina, ai campi da tennis alla pista di pattinaggio: il prezzo per un'ora di utilizzo non sarà più compreso tra 5,10 e 129 euro, ma tra 7 e 150. Cresce pure la tariffa per la singola partita: da 20 a 26, quello minimo, da 206 a 250, il massimo. Anche in questo caso, i rincari sono motivati "al fine di diminuire l'eccessivo divario tra i costi e i ricavi derivanti dalla gestione degli impianti sportivi". Le tariffe - si legge nell'atto deliberativo - "sono superate ed eccessivamente basse rispetto ai costi sostenuti dall'amministrazione".
La proposta di aumento, però, fa infuriare il Pd: "Rincari ingiustificati che non trovano alcun riscontro rispetto alla qualità del servizio che garantiscono gli impianti sportivi e le strutture scolastiche comunali", dicono i consiglieri Davide Faraone e Salvatore Orlando. Pochi mesi fa le mamme dei bimbi che frequentano i nidi comunali, avevano ingaggiato una monumentale battaglia perché "per ragioni di budget" la pasta era stata eliminata dai menu dei bimbi. Il primo piatto è stato reintegrato dopo l'intervento del sindaco Diego Cammarata.
fonte La Repubblica
Berlusconi 'assolve' Cammarata "Persona capace e responsabile"
Migliora la situazione rifiuti a Palermo dove in centro e nelle piazze principali i netturbini hanno ripulito le strade dall'immondizia. In alcune zone della periferia, come a Borgo Nuovo o all'Uditore, ci sono ancora cassonetti colmi di spazzatura, ma anche in questi quartieri la raccolta sta entrando a regime.
"Conosco da lungo tempo il sindaco Cammarata e so che è persona capace e responsabile". Silvio Berlusconi oggi ha ricevuto a Palazzo Chigi il sindaco di Palermo Diego Cammarata, al quale ha manifestato stima assicurando l'impegno del governo. "So che in ogni cosa mette impegno e passione, ma so anche che, come succede a tutti i suoi colleghi sindaci, non tutto dipende dalla sua capacità, dalle sue azioni, mentre tutti sono pronti sempre a chiedergliene il conto", ha sottolineato il premier. Il problema maggiore al momento è quello della discarica di Bellolampo, sulla cui capienza il presidente dell'Assemblea regionale siciliana, Francesco Cascio, ha chiesto e ottenuto una riunione in commissione Ambiente all'Ars per martedì prossimo con lo scopo di fare chiarezza.
Dopo l'emergenza dei giorni scorsi, l'Amia, l'azienda per la raccolta dei rifiuti gestita da due commissari straordinari, ha intensificato i ritmi per la pulizia delle strade e il recupero dell'immondizia accatastata nei cassonetti e sui marciapiedi. Anche le fontane nei dintorni di via Maqueda dove qualcuno nei giorni scorsi aveva abbandonato i sacchetti con i rifiuti sono state ripulite. I turisti oggi fotografano le statue dei Quattro Canti, nel cuore di Palermo, anziché l'immondizia come accadeva qualche giorno fa. Nei quartieri del centro è cominciata la raccolta differenziata, senza particolari difficoltà.
In molte aree della periferia la quasi totalità dei cassonetti bruciati e semidistrutti dai residenti che li incendiavano perché esasperati dal cattivo odore della spazzatura danno la misura della difficoltà con cui è stato gestito il servizio nei giorni scorsi. I disagi però non sono stati superati del tutto: davanti la scuola elementare Emanuela Loi, nel quartiere Uditore, i cassonetti sono stracolmi e la spazzatura viene lasciata in strada. A pochi metri dal comando dei vigili urbani, in via Dogali, ci sono grossi sacchi da cui fuoriescono ossa e resti di animali macellati, oltre a scarti organici. Anche di fronte la scuola elementare Nino Bixio, a Ciaculli, ci sono decine di sacchetti con rifiuti e cartoni che sommergono le campane per la differenziata. In via Lulli, nel quartiere Malaspina, i cassonetti non vengono svuotati da tre giorni. In via Silvestri Ancora più complessa la situazione a Mondello, la zona balneare già presa d'assalto da bagnanti e turisti.
Alcuni cittadini hanno espresso la rabbia nei confronti dell'amministrazione comunale esponendo strisconi contro il sindaco Diego Cammarata. Succede, per esempio in via Isonzo, traversa di via Libertà, il salotto della città. In due ville liberty, a pochi metri l'una dall'altra, i rispettivi residenti hanno messo in mostra due striscioni con scritto "Fantasma Cammarata dimettiti" e "Cammarata vergogna, vattene".
Il deputato regionale del Pd, Davide Faraone, però è certo: "La discarica di Bellolampo verrà chiusa per saturazione, al massimo ci sono 4-5 mesi di tempo". Per Faraone sono solo tre le province in grado di accogliere ancora rifiuti in Sicilia: Agrigento, dove la capacità residua di abbancamento in metri cubi è la più alta, può contare su 12 mila mc di capienza della discarica di Sciacca e 3.110 mila mc di quella di Siculiana; Catania, può contare su una capienza di 930 mila mc delle discariche di Grotte San Giorgio e di Motta Santa Anastasia ; Messina dove nella discarica di Mazzarrà Sant'Andrea si possono abbancare 1.650 mila mc di rifiuti.
fonte La Repubblica
"Conosco da lungo tempo il sindaco Cammarata e so che è persona capace e responsabile". Silvio Berlusconi oggi ha ricevuto a Palazzo Chigi il sindaco di Palermo Diego Cammarata, al quale ha manifestato stima assicurando l'impegno del governo. "So che in ogni cosa mette impegno e passione, ma so anche che, come succede a tutti i suoi colleghi sindaci, non tutto dipende dalla sua capacità, dalle sue azioni, mentre tutti sono pronti sempre a chiedergliene il conto", ha sottolineato il premier. Il problema maggiore al momento è quello della discarica di Bellolampo, sulla cui capienza il presidente dell'Assemblea regionale siciliana, Francesco Cascio, ha chiesto e ottenuto una riunione in commissione Ambiente all'Ars per martedì prossimo con lo scopo di fare chiarezza.
Dopo l'emergenza dei giorni scorsi, l'Amia, l'azienda per la raccolta dei rifiuti gestita da due commissari straordinari, ha intensificato i ritmi per la pulizia delle strade e il recupero dell'immondizia accatastata nei cassonetti e sui marciapiedi. Anche le fontane nei dintorni di via Maqueda dove qualcuno nei giorni scorsi aveva abbandonato i sacchetti con i rifiuti sono state ripulite. I turisti oggi fotografano le statue dei Quattro Canti, nel cuore di Palermo, anziché l'immondizia come accadeva qualche giorno fa. Nei quartieri del centro è cominciata la raccolta differenziata, senza particolari difficoltà.
In molte aree della periferia la quasi totalità dei cassonetti bruciati e semidistrutti dai residenti che li incendiavano perché esasperati dal cattivo odore della spazzatura danno la misura della difficoltà con cui è stato gestito il servizio nei giorni scorsi. I disagi però non sono stati superati del tutto: davanti la scuola elementare Emanuela Loi, nel quartiere Uditore, i cassonetti sono stracolmi e la spazzatura viene lasciata in strada. A pochi metri dal comando dei vigili urbani, in via Dogali, ci sono grossi sacchi da cui fuoriescono ossa e resti di animali macellati, oltre a scarti organici. Anche di fronte la scuola elementare Nino Bixio, a Ciaculli, ci sono decine di sacchetti con rifiuti e cartoni che sommergono le campane per la differenziata. In via Lulli, nel quartiere Malaspina, i cassonetti non vengono svuotati da tre giorni. In via Silvestri Ancora più complessa la situazione a Mondello, la zona balneare già presa d'assalto da bagnanti e turisti.
Alcuni cittadini hanno espresso la rabbia nei confronti dell'amministrazione comunale esponendo strisconi contro il sindaco Diego Cammarata. Succede, per esempio in via Isonzo, traversa di via Libertà, il salotto della città. In due ville liberty, a pochi metri l'una dall'altra, i rispettivi residenti hanno messo in mostra due striscioni con scritto "Fantasma Cammarata dimettiti" e "Cammarata vergogna, vattene".
Il deputato regionale del Pd, Davide Faraone, però è certo: "La discarica di Bellolampo verrà chiusa per saturazione, al massimo ci sono 4-5 mesi di tempo". Per Faraone sono solo tre le province in grado di accogliere ancora rifiuti in Sicilia: Agrigento, dove la capacità residua di abbancamento in metri cubi è la più alta, può contare su 12 mila mc di capienza della discarica di Sciacca e 3.110 mila mc di quella di Siculiana; Catania, può contare su una capienza di 930 mila mc delle discariche di Grotte San Giorgio e di Motta Santa Anastasia ; Messina dove nella discarica di Mazzarrà Sant'Andrea si possono abbancare 1.650 mila mc di rifiuti.
fonte La Repubblica
giovedì 24 giugno 2010
Andrea Finocchiaro Aprile
Evis - Partito per l ' Indipendenza della Sicilia, nel 132° della nascita, rende omaggio ad Andrea Finocchiaro Aprile, leader del separatismo siciliano.
Celebre una Sua frase " Quando si ripete che la Sicilia non fu considerata che come una colonia, si dice meno della verità "
( del 1946 in piazza Università a Catania.)
Celebre una Sua frase " Quando si ripete che la Sicilia non fu considerata che come una colonia, si dice meno della verità "
( del 1946 in piazza Università a Catania.)
Processo Dell’Utri, ultima puntata
E’ stata scelta l’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo per celebrare l’ultima udienza del processo d’Appello a Marcello Dell’Utri, senatore del Pdl e fra i fondatori di Forza Italia. Spazio allora alla replica del pg e alla controreplica della difesa e, forse, anche alle dichiarazioni spontanee dell’imputato in un processo che non ha lesinato sorprese e colpi di scena proprio quando si avviava alla conclusione. Eventi che Livesicilia vi ha documentato con aggiornamenti in diretta. Così sarà anche per l’ultima puntata.
Ecco le tappe fondamentali del processo a Dell’Utri.
Era il 30 giugno 2006 quando ha preso le mosse il processo d’Appello a Marcello Dell’Utri. La sentenza di primo grado che condannava il senatore del Pdl per concorso esterno in associazione mafiosa a 9 anni e Gaetano Cinà (intanto deceduto) per 416 bis a 7 anni è stata emessa l’11 dicembre 2004 dalla seconda sezione penale del tribunale di Palermo presieduta da Leonardo Guarnotta, a latere Gabriella Di Marco e Giuseppe Sgadari. Per la corte Dell’Utri ha dato “un concreto, volontario, consapevole, specifico e prezioso contributo al mantenimento, consolidamento e rafforzamento di Cosa nostra, alla quale è stata, tra l’altro offerta l’opportunità, sempre con la mediazione di Dell’Utri, di entrare in contatto con importanti ambienti dell’economia e della finanza, così agevolandola nel perseguimento dei suoi fini illeciti, sia meramente economici che politici”.
Sulla traccia della sentenza di primo grado, oltre 1.700 pagine, si è svolto il processo d’Appello fino a quando non è irrotto nella scena Massimo Ciancimino. Nello stesso periodo il figlio del sindaco mafioso di Palermo ha cominciato a collaborare con i magistrati della procura di Palermo. Dai sequestri derivanti dalle perquisizioni in casa di Ciancimino jr viene, infatti, rinvenuta una lettera strappata in cui sono contenute minacce indirizzate a Silvio Berlusconi e provenienti dai vertici di Cosa nostra. I pm mostrano il foglio e Ciancimino jr scoppia a piangere: non voleva parlare di queste cose. Ma Massimo parlerà e le sue dichiarazioni, inevitabilmente, finiscono nel giudizio in corso contro Marcello Dell’Utri.
Il 17 settembre 2009 arriva la prima decisione dei giudici sul figlio dell’ex sindaco di Palermo sulla richiesta avanzata dal pg Nino Gatto prima della pausa estiva. “Contraddittorio” scrivono in un’ordinanza di un paio di pagine e non è “di utile rilievo e apprezzamento processuale” al punto da riaprire il dibattimento. Perché il processo, a settembre, era già alla sua conclusione: la requisitoria era già cominciata. Ma da lì a poco ci sarà un altro ciclone che investirà il processo che ha un nome e un cognome: Gaspare Spatuzza.
Il 23 ottobre il pg Nino Gatto chiede la sospensione della discussione del processo e la riapertura dell’istruttoria per interrogare in aula il pentito Gaspare Spatuzza e i boss di Brancaccio Giuseppe e Filippo Graviano. L’istanza è stata sollevata dopo che il pg ha ricevuto dalla procura i verbali con l’interrogatorio reso da Spatuzza il 6 ottobre.
Il 30 ottobre si riapre il processo. La testimonianza di Spatuzza è una “prova nuova” e “assolutamente necessaria” per i giudici. Per sentire il pentito viene fissata un’udienza in trasferta, per motivi di sicurezza, a Torino per il 4 dicembre seguente. Intanto, il 20 novembre, sul processo vengono riversati montagne di verbali. Due faldoni in cui solo l’indice è di due pagine.
Il 4 dicembre, a Torino, viene sentito Gaspare Spatuzza che ribadisce le accuse lanciate contro Dell’Utri contenute nei verbali resi ai pm di Palermo, Caltanissetta e Firenze. Un evento mediatico di livello internazionale.
L’11 dicembre è la volta dei capimafia Giuseppe e Filippo Graviano. Il primo risponde e non conferma le dichiarazioni di Spatuzza, il secondo si rifiuta. La corte nega all’accusa di sentire anche il killer di Brancaccio Salvatore Grigoli a riscontro delle dichiarazioni di Spatuzza. Negata anche l’audizione degli ex camorristi Antonio Cutolo e Luigi D’Andrizza proposta dalla difesa.
Il 12 febbraio 2010 la corte concede due settimane alla difesa per esprimersi sulla nuova richiesta del pg Nino Gatto di sentire Massimo Ciancimino che questi ha deposto al processo Mori e ha tirato in ballo l’imputato, Marcello Dell’Utri.
Il 5 marzo i giudici rigettano nuovamente la richiesta di sentire Massimo Ciancimino ritenendolo “non credibile” nella loro ordinanza (link).
II 19 marzo il pg Nino gatto riprende la sua requisitoria.
Il 16 aprile l’accusa conclude: “Condannate l’imputato a 11 anni”.
Il 30 aprile ancora un colpo di scena, questa volta della difesa, che chiede un’altra riapertura del dibattimento. Per i legali del senatore c’è una intercettazione che rivelerebbe un piano ordito contro il loro assistito ordito da mani politiche. Il 7 maggio la corte respinge la richiesta della difesa che continua la sua arringa.
Il 18 giugno terminano le arringhe difensive e la corte legge in aula un comunicato in cui i giudici si definiscono “indifferenti alle pressioni mediatiche” e sostengono di “rispondere solo di fronte alla legge e alla loro coscienza”. Questo in seguito ad alcuni attacchi della stampa contro i componenti del collegio giudicante.
fonte Livesicilia
Ecco le tappe fondamentali del processo a Dell’Utri.
Era il 30 giugno 2006 quando ha preso le mosse il processo d’Appello a Marcello Dell’Utri. La sentenza di primo grado che condannava il senatore del Pdl per concorso esterno in associazione mafiosa a 9 anni e Gaetano Cinà (intanto deceduto) per 416 bis a 7 anni è stata emessa l’11 dicembre 2004 dalla seconda sezione penale del tribunale di Palermo presieduta da Leonardo Guarnotta, a latere Gabriella Di Marco e Giuseppe Sgadari. Per la corte Dell’Utri ha dato “un concreto, volontario, consapevole, specifico e prezioso contributo al mantenimento, consolidamento e rafforzamento di Cosa nostra, alla quale è stata, tra l’altro offerta l’opportunità, sempre con la mediazione di Dell’Utri, di entrare in contatto con importanti ambienti dell’economia e della finanza, così agevolandola nel perseguimento dei suoi fini illeciti, sia meramente economici che politici”.
Sulla traccia della sentenza di primo grado, oltre 1.700 pagine, si è svolto il processo d’Appello fino a quando non è irrotto nella scena Massimo Ciancimino. Nello stesso periodo il figlio del sindaco mafioso di Palermo ha cominciato a collaborare con i magistrati della procura di Palermo. Dai sequestri derivanti dalle perquisizioni in casa di Ciancimino jr viene, infatti, rinvenuta una lettera strappata in cui sono contenute minacce indirizzate a Silvio Berlusconi e provenienti dai vertici di Cosa nostra. I pm mostrano il foglio e Ciancimino jr scoppia a piangere: non voleva parlare di queste cose. Ma Massimo parlerà e le sue dichiarazioni, inevitabilmente, finiscono nel giudizio in corso contro Marcello Dell’Utri.
Il 17 settembre 2009 arriva la prima decisione dei giudici sul figlio dell’ex sindaco di Palermo sulla richiesta avanzata dal pg Nino Gatto prima della pausa estiva. “Contraddittorio” scrivono in un’ordinanza di un paio di pagine e non è “di utile rilievo e apprezzamento processuale” al punto da riaprire il dibattimento. Perché il processo, a settembre, era già alla sua conclusione: la requisitoria era già cominciata. Ma da lì a poco ci sarà un altro ciclone che investirà il processo che ha un nome e un cognome: Gaspare Spatuzza.
Il 23 ottobre il pg Nino Gatto chiede la sospensione della discussione del processo e la riapertura dell’istruttoria per interrogare in aula il pentito Gaspare Spatuzza e i boss di Brancaccio Giuseppe e Filippo Graviano. L’istanza è stata sollevata dopo che il pg ha ricevuto dalla procura i verbali con l’interrogatorio reso da Spatuzza il 6 ottobre.
Il 30 ottobre si riapre il processo. La testimonianza di Spatuzza è una “prova nuova” e “assolutamente necessaria” per i giudici. Per sentire il pentito viene fissata un’udienza in trasferta, per motivi di sicurezza, a Torino per il 4 dicembre seguente. Intanto, il 20 novembre, sul processo vengono riversati montagne di verbali. Due faldoni in cui solo l’indice è di due pagine.
Il 4 dicembre, a Torino, viene sentito Gaspare Spatuzza che ribadisce le accuse lanciate contro Dell’Utri contenute nei verbali resi ai pm di Palermo, Caltanissetta e Firenze. Un evento mediatico di livello internazionale.
L’11 dicembre è la volta dei capimafia Giuseppe e Filippo Graviano. Il primo risponde e non conferma le dichiarazioni di Spatuzza, il secondo si rifiuta. La corte nega all’accusa di sentire anche il killer di Brancaccio Salvatore Grigoli a riscontro delle dichiarazioni di Spatuzza. Negata anche l’audizione degli ex camorristi Antonio Cutolo e Luigi D’Andrizza proposta dalla difesa.
Il 12 febbraio 2010 la corte concede due settimane alla difesa per esprimersi sulla nuova richiesta del pg Nino Gatto di sentire Massimo Ciancimino che questi ha deposto al processo Mori e ha tirato in ballo l’imputato, Marcello Dell’Utri.
Il 5 marzo i giudici rigettano nuovamente la richiesta di sentire Massimo Ciancimino ritenendolo “non credibile” nella loro ordinanza (link).
II 19 marzo il pg Nino gatto riprende la sua requisitoria.
Il 16 aprile l’accusa conclude: “Condannate l’imputato a 11 anni”.
Il 30 aprile ancora un colpo di scena, questa volta della difesa, che chiede un’altra riapertura del dibattimento. Per i legali del senatore c’è una intercettazione che rivelerebbe un piano ordito contro il loro assistito ordito da mani politiche. Il 7 maggio la corte respinge la richiesta della difesa che continua la sua arringa.
Il 18 giugno terminano le arringhe difensive e la corte legge in aula un comunicato in cui i giudici si definiscono “indifferenti alle pressioni mediatiche” e sostengono di “rispondere solo di fronte alla legge e alla loro coscienza”. Questo in seguito ad alcuni attacchi della stampa contro i componenti del collegio giudicante.
fonte Livesicilia
mercoledì 23 giugno 2010
Ustica 30 anni dopo
Le rogatorie internazionali in Francia e Usa puntano a verificare il traffico aereo militare nella zona della tragedia in cui persero la vita 81 passeggeri del Dc 9 dell'Itavia, precipitato nel giugno del 1980. Parigi e Washington assicurano piena collaborazione, auspici positivi in procura a Palermo
ROMA - Notizie sul traffico aereo militare nello spazio al largo di Ustica, la sera del 27 giugno 1980, quando un Dc9 dell'Itavia con 81 persone a bordo si inabissò.
È quanto chiesto a Francia e Stati Uniti, alla vigilia del trentesimo anniversario dal disastro, dalla procura di Roma, titolare dell'inchiesta giudiziaria, con apposite rogatorie internazionali. Dalla Francia è già arrivata una disponibilità alla collaborazione, con l'auspicio da parte di Daria Bonfietti, presidente dell'associazione dei parenti delle vittime della strage, che Parigi si muova in un solco di chiarezza ei ampia collaborazione.
Le due rogatorie rappresentano l'ultimo passo degli inquirenti su quello rimane uno dei misteri dell'Italia contemporanea. I pm Maria Monteleone ed Erminio Amelio, magistrati che indagano sulla vicenda, hanno sollecitato una serie di risposte per riscontrare elementi testimoniali relativi al traffico aereo militare di quella sera nello spazio aereo attraversato dal velivolo partito da Bologna e diretto a Palermo. E non mancano auspici positivi in procura.
Non a caso, oggi la Francia ha fatto sapere che è pronta a "cooperare pienamente" sul disastro aereo di Ustica non appena riceverà una richiesta ufficiale da parte dell'Italia, ha detto a Parigi il portavoce del ministero degli Esteri francese, Bernard Valero.
"Noi - ha affermato Valero - non abbiamo informazioni complementari. Per il momento, ci atteniamo a quella che è stata la fine del processo. Sappiamo tuttavia che la giustizia italiana ha riaperto recentemente un'inchiesta. Non appena le autorità italiane ci invieranno una richiesta ufficiale, una rogatoria internazionale, siamo pronti a cooperare pienamente con l'Italia, come abbiamo già fatto in passato, per fare piena luce su questa vicenda".
"Spero - ha detto Daria Bonfetti - che la Francia risponda ai giudici italiani con altrettanta chiarezza e volontà di cooperazione". Ed ha aggiunto: "Mi sembra una risposta dovuta", ricordando che "le accuse nei confronti della Francia non vengono da me ma dal presidente del Consiglio di allora Cossiga, che qualche anno fa rivelò che il missile che abbatté il Dc9 Itavia era francese".
"Speriamo ha concluso Bonfietti - che oggi possa iniziare una collaborazione tra la Francia e la magistratura italiana".
A 30 anni dal disastro la cortina di omertà che ha scandito l'accertamento della verità potrebbe, dunque, gradualmente sgretolarsi. Segnali positivi sono già arrivati dalla Nato, la quale, rispondendo ad analoghe rogatorie, qualche dato, per ora non sufficiente a ricostruire la dinamica dei fatti, l'ha fornito. Non altrettanto ha fatto la Libia, secondo quanto si è appreso a piazzale Clodio, che pure è stata interpellata dai magistrati romani.
Per i pm Monteleone e Amelio un fatto è certo ed emerge dai dati radar acquisiti: ossia la presenza di aerei militari nelle vicinanze del Dc9, così come indicato dalla corte di assise di Roma nella sentenza di assoluzione dei generali dell'Aeronautica finiti sotto processo. Da qui l'avvio di una nuova indagine e l'audizione di nuovi testimoni. Come l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, il quale ha detto di sapere che "c'era un aereo francese che si mise sotto il Dc 9 Itavia e lanciò un missile per sbaglio" e che i "i francesi sapevano che sarebbe passato l'aereo di Gheddafi; oppure come Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco di Palermo, che ha parlato di un ruolo di copertura della vicenda voluto dai servizi segreti.
Nel 1999, dopo nove anni di istruttoria, il giudice Rosario Priore, all'epoca titolare degli accertamenti, concluse l'inchiesta sostenendo che il Dc9 fu "vittima di un'azione militare di intercettamento messa in atto, verosimilmente, nei confronti dell'aereo che era nascosto sotto di esso".
fonte : lasiciliaweb.it
ROMA - Notizie sul traffico aereo militare nello spazio al largo di Ustica, la sera del 27 giugno 1980, quando un Dc9 dell'Itavia con 81 persone a bordo si inabissò.
È quanto chiesto a Francia e Stati Uniti, alla vigilia del trentesimo anniversario dal disastro, dalla procura di Roma, titolare dell'inchiesta giudiziaria, con apposite rogatorie internazionali. Dalla Francia è già arrivata una disponibilità alla collaborazione, con l'auspicio da parte di Daria Bonfietti, presidente dell'associazione dei parenti delle vittime della strage, che Parigi si muova in un solco di chiarezza ei ampia collaborazione.
Le due rogatorie rappresentano l'ultimo passo degli inquirenti su quello rimane uno dei misteri dell'Italia contemporanea. I pm Maria Monteleone ed Erminio Amelio, magistrati che indagano sulla vicenda, hanno sollecitato una serie di risposte per riscontrare elementi testimoniali relativi al traffico aereo militare di quella sera nello spazio aereo attraversato dal velivolo partito da Bologna e diretto a Palermo. E non mancano auspici positivi in procura.
Non a caso, oggi la Francia ha fatto sapere che è pronta a "cooperare pienamente" sul disastro aereo di Ustica non appena riceverà una richiesta ufficiale da parte dell'Italia, ha detto a Parigi il portavoce del ministero degli Esteri francese, Bernard Valero.
"Noi - ha affermato Valero - non abbiamo informazioni complementari. Per il momento, ci atteniamo a quella che è stata la fine del processo. Sappiamo tuttavia che la giustizia italiana ha riaperto recentemente un'inchiesta. Non appena le autorità italiane ci invieranno una richiesta ufficiale, una rogatoria internazionale, siamo pronti a cooperare pienamente con l'Italia, come abbiamo già fatto in passato, per fare piena luce su questa vicenda".
"Spero - ha detto Daria Bonfetti - che la Francia risponda ai giudici italiani con altrettanta chiarezza e volontà di cooperazione". Ed ha aggiunto: "Mi sembra una risposta dovuta", ricordando che "le accuse nei confronti della Francia non vengono da me ma dal presidente del Consiglio di allora Cossiga, che qualche anno fa rivelò che il missile che abbatté il Dc9 Itavia era francese".
"Speriamo ha concluso Bonfietti - che oggi possa iniziare una collaborazione tra la Francia e la magistratura italiana".
A 30 anni dal disastro la cortina di omertà che ha scandito l'accertamento della verità potrebbe, dunque, gradualmente sgretolarsi. Segnali positivi sono già arrivati dalla Nato, la quale, rispondendo ad analoghe rogatorie, qualche dato, per ora non sufficiente a ricostruire la dinamica dei fatti, l'ha fornito. Non altrettanto ha fatto la Libia, secondo quanto si è appreso a piazzale Clodio, che pure è stata interpellata dai magistrati romani.
Per i pm Monteleone e Amelio un fatto è certo ed emerge dai dati radar acquisiti: ossia la presenza di aerei militari nelle vicinanze del Dc9, così come indicato dalla corte di assise di Roma nella sentenza di assoluzione dei generali dell'Aeronautica finiti sotto processo. Da qui l'avvio di una nuova indagine e l'audizione di nuovi testimoni. Come l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, il quale ha detto di sapere che "c'era un aereo francese che si mise sotto il Dc 9 Itavia e lanciò un missile per sbaglio" e che i "i francesi sapevano che sarebbe passato l'aereo di Gheddafi; oppure come Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco di Palermo, che ha parlato di un ruolo di copertura della vicenda voluto dai servizi segreti.
Nel 1999, dopo nove anni di istruttoria, il giudice Rosario Priore, all'epoca titolare degli accertamenti, concluse l'inchiesta sostenendo che il Dc9 fu "vittima di un'azione militare di intercettamento messa in atto, verosimilmente, nei confronti dell'aereo che era nascosto sotto di esso".
fonte : lasiciliaweb.it
martedì 22 giugno 2010
TOH ANCHE BEPPE LUMIA SI " SCOPRE " AUTONOMISTA !!
E' il momento del Pd Sicilia. Occorre mettere in piedi partito autonomo e indipendente dal correntismo romano". La proposta è del senatore siciliano Beppe Lumia, lanciata attraverso un'intervista pubblicata sull'edizione palermitana di "Repubblica".
Lumia, che fino ad oggi è stato uno dei sostenitori del dialogo sulle riforme avviato con il governo regionale guidato da Raffaele Lombardo, adesso sembra spingersi oltre: "Il mio Pd deve avere il coraggio di rompere con Roma e avviare una discussione sui contenuti con Lombardo". Nel Pd siciliano, dunque, aumentano le differenze fra le diverse posizioni in campo rispetto al dialogo con Raffaele Lombardo: oltre all'idea autonomista di Lumia c'é l'area degli "scettici" come i senatori Enzo Bianco e Vladimiro Crisafulli; c'é la corrente 'Innovazione' dell'ex ministro Salvatore Cardinale e di Francantonio Genovese, favorevoli al dialogo ma freddi sull'ipotesi di un rimpasto della giunta regionale. Poi c'é la posizione del capogruppo all'Ars Antonello Cracolici, che chiede al presidente della Regione di varare un nuovo governo (ipotesi che ieri è stata scartata dai vertici del Pdl-Sicilia) per attuare le riforme e che proprio insieme con Lumia aveva aperto la via del dialogo con Lombardo. Cracolici però boccia ogni ipotesi di strappo con Roma: "Da tempo dico che il nostro partito deve essere più vicino al territorio e deve parlare di più il siciliano - dice - ma sempre all'interno di un unico quadro nazionale".
"Se a Lumia il Pd sta stretto, può anche fare altre scelte. Sicuramente, di fronte a certe sue posizioni, molti eviteremmo imbarazzo e lui potrebbe, più facilmente e senza altre intempestive peripezie, trovare qualche altro fan per questo suo recente e inaspettato autonomismo". Lo dice Tonino Russo, deputato nazionale del Pd.
"Non è sparando contro il proprio partito - continua Russo - che Lumia può sperare di distrarre l'attenzione da una realtà sotto gli occhi di tutti: il Lombardo-ter è fallito e il Pd non può più continuare a essere né opposizione, né governo, trovandosi nella scivolosa situazione di non essere né carne né pesce, e cioé un partito che somiglia a un pollo". "Ora, prima di finire alla brace - conclude il parlamentare - è il momento della chiarezza. Bisogna ricostruire con forza l'idea di alternativa in Sicilia, indebolita in questi mesi da posizioni e scelte azzardate e spericolate. Per questo vanno convocati gli organismi dirigenti. Subito".
fonte : SiciliaInformazioni.com
Lumia, che fino ad oggi è stato uno dei sostenitori del dialogo sulle riforme avviato con il governo regionale guidato da Raffaele Lombardo, adesso sembra spingersi oltre: "Il mio Pd deve avere il coraggio di rompere con Roma e avviare una discussione sui contenuti con Lombardo". Nel Pd siciliano, dunque, aumentano le differenze fra le diverse posizioni in campo rispetto al dialogo con Raffaele Lombardo: oltre all'idea autonomista di Lumia c'é l'area degli "scettici" come i senatori Enzo Bianco e Vladimiro Crisafulli; c'é la corrente 'Innovazione' dell'ex ministro Salvatore Cardinale e di Francantonio Genovese, favorevoli al dialogo ma freddi sull'ipotesi di un rimpasto della giunta regionale. Poi c'é la posizione del capogruppo all'Ars Antonello Cracolici, che chiede al presidente della Regione di varare un nuovo governo (ipotesi che ieri è stata scartata dai vertici del Pdl-Sicilia) per attuare le riforme e che proprio insieme con Lumia aveva aperto la via del dialogo con Lombardo. Cracolici però boccia ogni ipotesi di strappo con Roma: "Da tempo dico che il nostro partito deve essere più vicino al territorio e deve parlare di più il siciliano - dice - ma sempre all'interno di un unico quadro nazionale".
"Se a Lumia il Pd sta stretto, può anche fare altre scelte. Sicuramente, di fronte a certe sue posizioni, molti eviteremmo imbarazzo e lui potrebbe, più facilmente e senza altre intempestive peripezie, trovare qualche altro fan per questo suo recente e inaspettato autonomismo". Lo dice Tonino Russo, deputato nazionale del Pd.
"Non è sparando contro il proprio partito - continua Russo - che Lumia può sperare di distrarre l'attenzione da una realtà sotto gli occhi di tutti: il Lombardo-ter è fallito e il Pd non può più continuare a essere né opposizione, né governo, trovandosi nella scivolosa situazione di non essere né carne né pesce, e cioé un partito che somiglia a un pollo". "Ora, prima di finire alla brace - conclude il parlamentare - è il momento della chiarezza. Bisogna ricostruire con forza l'idea di alternativa in Sicilia, indebolita in questi mesi da posizioni e scelte azzardate e spericolate. Per questo vanno convocati gli organismi dirigenti. Subito".
fonte : SiciliaInformazioni.com
lunedì 21 giugno 2010
L’ultima carta di Miccichè
Quando questo governo arriverà al capolinea e Raffaele Lombardo sarà costretto a fare i conti col proprio passato, che ne sarà di tutti i grand commis da basso impero che lo hanno assistito e assecondato fino alla prostrazione, fino alla sudditanza? Che ne sarà di tutte le anime belle che gli hanno consentito di sfilacciare le regole della politica e di dare sempre più spazio a sovrastanti e campieri di quel suo feudo elettorale chiamato Mpa? Quale giudizio riserverà la storia ai moralisti da avanspettacolo che avrebbero dovuto vigilare su ogni abuso e si sono invece ritrovati, seduti e ben pasciuti, al banchetto dionisiaco dei privilegi e delle spartizioni; o agli ignavi, travestiti da tecnici, che avrebbero dovuto indignarsi per ogni scandalo e invece sono rimasti tranquillamente a godere di un potere insugherito, privo di ogni legittimazione popolare e di ogni respiro parlamentare?
Il primo pensiero va, com’è naturale, a Gianfranco Miccichè che pur di sostenere Lombardo e le sue acrobazie (tre governi in due anni) non ha esitato a spaccare il Popolo della Libertà e a mettere i propri uomini a servizio della “rivoluzione” con la quale “l’amico Raffaele” prometteva ai siciliani un futuro di benessere e civiltà, di pulizia e legalità: quasi il sol dell’avvenire. Certo, la scelta non nasceva da sprovvedutezza: Miccichè sapeva bene che lui – un gran borghese della politica, il fondatore di Forza Italia in Sicilia – stava per investire la propria esperienza e la propria credibilità su un personaggio il cui orizzonte, fino a quel momento, non era mai andato oltre l’amministrazione di una Provincia; e sapeva anche che “l’amico Raffaele” presentava purtroppo un cursus honorum costruito, voto dopo voto, sulla capacità di spaccare i partiti degli altri per accaparrarsi uomini e clientele. Però, quello che ha fatto doveva farlo; altrimenti Miccichè non sarebbe mai uscito dalla marginalità nella quale lo avevano relegato Angelino Alfano e Renato Schifani, col tacito assenso di Silvio Berlusconi. Solo che ora, dopo due anni di giravolte, di beffe e di arroganze, il bilancio è a dir poco disastroso: la Regione, come ha documentato la Banca d’Italia, è tornata ai parametri economici del 1945; i problemi si accatastano come cumuli di rifiuti maleodoranti; il governo è accerchiato quotidianamente da cortei di disperati che invocano assistenza e le parole che, fino a qualche mese fa, avevano ancora la capacità di accendere un’attenzione se non proprio una speranza, sono diventate puro esercizio di stile. Come i gargarismi antimafia di Lombardo che, da presidente della Regione, è finito puntualmente, alla stregua di un Cuffaro qualunque, sotto inchiesta per mafia.
Un bruttissimo colpo, non c’è che dire. La bandiera del sicilianismo onirico e taumaturgico si è afflosciata. Il sol dell’avvenire si è malinconicamente incenerito. Il condottiero è ansimante. Il campo di battaglia è un deserto di locuste. I pozzi della politica sono avvelenati e le comunicazioni interrotte: Palermo chiama ma Roma anche se risponde non ascolta: troppe offese, troppi sfregi ha ricevuto Berlusconi dal maggio dell’anno scorso quando Lombardo ha deciso di gettare a mare i lealisti del Pdl per imbarcare i naufraghi vaganti del Pd.
Che ne sarà di Miccichè? Può darsi che il problema della successione a palazzo d’Orleans si ponga fra qualche mese o fra qualche anno: molto dipenderà dalle decisioni che la procura di Catania finirà per adottare nei confronti di Raffaele Lombardo e del fratello Angelo, il più esposto dei due. Ma una cosa è certa: se Gianfranco il Ribelle vuole riconquistare la fiducia di Berlusconi e dei berlusconiani ha una sola possibilità di riparare all’errore: lasciare che l’errore affoghi. Da solo. Al più presto. Con tutte le sue miserie e le sue velleità. Forse è l’unico modo per salvare anche la Sicilia.
fonte : Livesicilia
Il primo pensiero va, com’è naturale, a Gianfranco Miccichè che pur di sostenere Lombardo e le sue acrobazie (tre governi in due anni) non ha esitato a spaccare il Popolo della Libertà e a mettere i propri uomini a servizio della “rivoluzione” con la quale “l’amico Raffaele” prometteva ai siciliani un futuro di benessere e civiltà, di pulizia e legalità: quasi il sol dell’avvenire. Certo, la scelta non nasceva da sprovvedutezza: Miccichè sapeva bene che lui – un gran borghese della politica, il fondatore di Forza Italia in Sicilia – stava per investire la propria esperienza e la propria credibilità su un personaggio il cui orizzonte, fino a quel momento, non era mai andato oltre l’amministrazione di una Provincia; e sapeva anche che “l’amico Raffaele” presentava purtroppo un cursus honorum costruito, voto dopo voto, sulla capacità di spaccare i partiti degli altri per accaparrarsi uomini e clientele. Però, quello che ha fatto doveva farlo; altrimenti Miccichè non sarebbe mai uscito dalla marginalità nella quale lo avevano relegato Angelino Alfano e Renato Schifani, col tacito assenso di Silvio Berlusconi. Solo che ora, dopo due anni di giravolte, di beffe e di arroganze, il bilancio è a dir poco disastroso: la Regione, come ha documentato la Banca d’Italia, è tornata ai parametri economici del 1945; i problemi si accatastano come cumuli di rifiuti maleodoranti; il governo è accerchiato quotidianamente da cortei di disperati che invocano assistenza e le parole che, fino a qualche mese fa, avevano ancora la capacità di accendere un’attenzione se non proprio una speranza, sono diventate puro esercizio di stile. Come i gargarismi antimafia di Lombardo che, da presidente della Regione, è finito puntualmente, alla stregua di un Cuffaro qualunque, sotto inchiesta per mafia.
Un bruttissimo colpo, non c’è che dire. La bandiera del sicilianismo onirico e taumaturgico si è afflosciata. Il sol dell’avvenire si è malinconicamente incenerito. Il condottiero è ansimante. Il campo di battaglia è un deserto di locuste. I pozzi della politica sono avvelenati e le comunicazioni interrotte: Palermo chiama ma Roma anche se risponde non ascolta: troppe offese, troppi sfregi ha ricevuto Berlusconi dal maggio dell’anno scorso quando Lombardo ha deciso di gettare a mare i lealisti del Pdl per imbarcare i naufraghi vaganti del Pd.
Che ne sarà di Miccichè? Può darsi che il problema della successione a palazzo d’Orleans si ponga fra qualche mese o fra qualche anno: molto dipenderà dalle decisioni che la procura di Catania finirà per adottare nei confronti di Raffaele Lombardo e del fratello Angelo, il più esposto dei due. Ma una cosa è certa: se Gianfranco il Ribelle vuole riconquistare la fiducia di Berlusconi e dei berlusconiani ha una sola possibilità di riparare all’errore: lasciare che l’errore affoghi. Da solo. Al più presto. Con tutte le sue miserie e le sue velleità. Forse è l’unico modo per salvare anche la Sicilia.
fonte : Livesicilia
Sit-in a Messina contro il ponte
Manifestazione contro il ponte sullo Stretto. Circa cento persone, a partire dalle 14.30, hanno organizzato un sit-in per impedire le trivellazioni di Eurolink, il general contractor che per conto della società Stretto di Messina spa deve completare le indagini e gli studi necessari per il progetto definitivo del ponte. Ai militanti "No Ponte" si sono uniti i residenti del piccolo villaggio di Torre Faro perché il cantiere da oggi avrebbe ostruito completamente via Circuito, mettendo in crisi la viabilità del villaggio balneare per l'intera estate.
"Invece di continuare a buttare milioni di euro per progettare una mega opera inutile e devastante - dice la rete No Ponte di Messina - il governo dovrebbe pensare a mettere in sicurezza il territorio devastato lo scorso autunno da un nubifragio che ha provocato ben 37 vittime". Il cantiere del ponte è presidiato dalle forze dell'ordine che impediscono a chiunque di avvicinarsi alla trivella. Il 13 giugno, infatti, un gruppo di No Ponte aveva occupato l'area per qualche ora e il video girato era finito su Youtube.
fonte La Repubblica
"Invece di continuare a buttare milioni di euro per progettare una mega opera inutile e devastante - dice la rete No Ponte di Messina - il governo dovrebbe pensare a mettere in sicurezza il territorio devastato lo scorso autunno da un nubifragio che ha provocato ben 37 vittime". Il cantiere del ponte è presidiato dalle forze dell'ordine che impediscono a chiunque di avvicinarsi alla trivella. Il 13 giugno, infatti, un gruppo di No Ponte aveva occupato l'area per qualche ora e il video girato era finito su Youtube.
fonte La Repubblica
domenica 20 giugno 2010
Lombardo tende la mano a Berlusconi "Tra noi un rapporto amichevole e leale"
"Il mio rapporto con Silvio Berlusconi è stato sempre amichevole e leale, e non è fondato sul dare e avere". Il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, torna a usare parole distensive nei confronti del premier il che, inevitabilmente, raffredda i rapporti con il Partito democratico sempre nel limbo tra una partecipazione attiva nelle decisioni della giunta regionale e il ruolo di oppositore alla giunta stessa. Lombardo ha parlato a margine di un convegno a Catania dei Movimenti sicilianisti federati.
"Sul piano politico la nostra è stata un'alleanza positiva - dice il governatore parlando del rapporto con Berlusconi - Su quello istituzionale c'è un confronto, giorno per giorno, tra i governi dello Stato e della Regione su mille temi. E io credo che dal governo nazionale non potranno che venire risposte positive alle nostre domande per risolvere problemi che riguardano la Sicilia e anche il resto dell'Italia".
Dieci giorni fa il Movimento per l'autonomia era andato contro Berlusconi uscendo dall'aula del Senato mentre si stava votando il disegno di legge sulle intercettazioni, ovvero la legge bavaglio. "Rinnovata unità non è fare i camerieri, noi siamo alleati, nel nostro piccolo, leali e dignitosi", aveva detto Lombardo.
Oggi nuove parole di amicizia verso il premier che non eliminano però il conflitto di Lombardo con il Pdl lealista: "Mi accorgo che le due chiacchiere fatte con il presidente del Consiglio hanno fatto impazzire alcuni suoi uomini, i cosiddetti lealisti, che magari hanno lavorato perché litigassimo - dice Lombardo - Saranno gelosi perché vedo reazioni da pazzi. Li voglio rassicurare: stiano sereni e tranquilli, il mio rapporto con Berlusconi è fondato sulla lealtà e sugli interessi delle istituzioni che rappresentiamo".
Lombardo poi attacca con nome e cognome il senatore del Pdl lealista e sindaco di Bronte Pino Firrarello che sul quotidiano "La Sicilia" aveva detto di "lavorare per mandare in pensione il governatore" definendolo "un disastro per la Sicilia". Lombardo replica: "Non mi sorprende: indecente come sempre".
Il presidente della Regione continua a confidare sul rapporto con l'altra metà del berlusconismo dell'Isola, cioè il Pdl Sicilia di Gianfranco Micciché. Tutto da decifrare, invece, il futuro rapporto con il Pd che sostiene l'esecutivo dall'esterno e che ha dato la benedizione alla nomina di almeno due assessori: Pier Carmelo Russo e Marco Venturi.
Gli ex Ds vorrebbero un nuovo governo di soli tecnici, una parte degli ex Margherita (guidati dall'ex parlamentare Salvatore Cardinale che nei giorni scorsi ha incontrato Berlusconi e Micciché) auspica invece un nuovo esecutivo con tecnici e politici "competenti". Una situazione di impasse che il segretario regionale del Pd Giuseppe Lupo ha provato a risolvere così: "Il Pd siciliano non parteciperà al tavolo con i partiti della maggioranza che sostengono Lombardo per la formazione del nuovo governo regionale così come ha lasciato intendere il presidente Lombardo. Il Pd non fa parte della maggioranza che sostiene il governo Lombardo-ter, che dubitiamo sia in grado di attuare le riforme approvate dall'Ars. Per questo incalzerà il governo affinché queste riforme, a partire dal ritorno alla gestione pubblica dell'acqua e dagli incentivi alle imprese per la nuova occupazione, non restino lettera morta ma diventino presto realtà".
Domani alle 11 nella sede regionale del partito Lupo incontrerà i sindacati e le organizzazioni degli imprenditori per discutere della manovra finanziaria del governo nazionale e degli effetti che il provvedimento avrà sull'economia siciliana. Saranno presenti i deputati nazionali e regionali del Partito democratico e i componenti dell'esecutivo regionale. "In questo momento di grave difficoltà per le attività produttive dell'Isola - dice Lupo - riteniamo ancora più importante e utile raccogliere le opinioni delle organizzazioni di categoria per rappresentare meglio, nelle sedi istituzionali, le loro proposte e le loro istanze".
fonte La Repubblica
"Sul piano politico la nostra è stata un'alleanza positiva - dice il governatore parlando del rapporto con Berlusconi - Su quello istituzionale c'è un confronto, giorno per giorno, tra i governi dello Stato e della Regione su mille temi. E io credo che dal governo nazionale non potranno che venire risposte positive alle nostre domande per risolvere problemi che riguardano la Sicilia e anche il resto dell'Italia".
Dieci giorni fa il Movimento per l'autonomia era andato contro Berlusconi uscendo dall'aula del Senato mentre si stava votando il disegno di legge sulle intercettazioni, ovvero la legge bavaglio. "Rinnovata unità non è fare i camerieri, noi siamo alleati, nel nostro piccolo, leali e dignitosi", aveva detto Lombardo.
Oggi nuove parole di amicizia verso il premier che non eliminano però il conflitto di Lombardo con il Pdl lealista: "Mi accorgo che le due chiacchiere fatte con il presidente del Consiglio hanno fatto impazzire alcuni suoi uomini, i cosiddetti lealisti, che magari hanno lavorato perché litigassimo - dice Lombardo - Saranno gelosi perché vedo reazioni da pazzi. Li voglio rassicurare: stiano sereni e tranquilli, il mio rapporto con Berlusconi è fondato sulla lealtà e sugli interessi delle istituzioni che rappresentiamo".
Lombardo poi attacca con nome e cognome il senatore del Pdl lealista e sindaco di Bronte Pino Firrarello che sul quotidiano "La Sicilia" aveva detto di "lavorare per mandare in pensione il governatore" definendolo "un disastro per la Sicilia". Lombardo replica: "Non mi sorprende: indecente come sempre".
Il presidente della Regione continua a confidare sul rapporto con l'altra metà del berlusconismo dell'Isola, cioè il Pdl Sicilia di Gianfranco Micciché. Tutto da decifrare, invece, il futuro rapporto con il Pd che sostiene l'esecutivo dall'esterno e che ha dato la benedizione alla nomina di almeno due assessori: Pier Carmelo Russo e Marco Venturi.
Gli ex Ds vorrebbero un nuovo governo di soli tecnici, una parte degli ex Margherita (guidati dall'ex parlamentare Salvatore Cardinale che nei giorni scorsi ha incontrato Berlusconi e Micciché) auspica invece un nuovo esecutivo con tecnici e politici "competenti". Una situazione di impasse che il segretario regionale del Pd Giuseppe Lupo ha provato a risolvere così: "Il Pd siciliano non parteciperà al tavolo con i partiti della maggioranza che sostengono Lombardo per la formazione del nuovo governo regionale così come ha lasciato intendere il presidente Lombardo. Il Pd non fa parte della maggioranza che sostiene il governo Lombardo-ter, che dubitiamo sia in grado di attuare le riforme approvate dall'Ars. Per questo incalzerà il governo affinché queste riforme, a partire dal ritorno alla gestione pubblica dell'acqua e dagli incentivi alle imprese per la nuova occupazione, non restino lettera morta ma diventino presto realtà".
Domani alle 11 nella sede regionale del partito Lupo incontrerà i sindacati e le organizzazioni degli imprenditori per discutere della manovra finanziaria del governo nazionale e degli effetti che il provvedimento avrà sull'economia siciliana. Saranno presenti i deputati nazionali e regionali del Partito democratico e i componenti dell'esecutivo regionale. "In questo momento di grave difficoltà per le attività produttive dell'Isola - dice Lupo - riteniamo ancora più importante e utile raccogliere le opinioni delle organizzazioni di categoria per rappresentare meglio, nelle sedi istituzionali, le loro proposte e le loro istanze".
fonte La Repubblica
Le mani della mafia sulle case popolari
L'inchiesta sul racket degli alloggi, nata in parallelo con l'indagine antimafia che ha svelato l'interesse di Cosa nostra al governo dei bisogni dei senzatetto, è concentrata ora sui meccanismi di assegnazione delle case. Il dialogo del 9 aprile scorso tra il boss di Borgo Vecchio, Antonino Abbate - arrestato con altri 14 tra capi e gregari del mandamento di Porta Nuova - e l'ex consigliere comunale Franco Mario Musotto è solo uno degli elementi sui quali riflettono gli investigatori dei carabinieri.
Nel dialogo, alle pressioni di Abbate, intenzionato a far sloggiare tre legittimi assegnatari - probabilmente dello Zen - per far posto ad altrettante famiglie che gli stanno a cuore, Musotto oppone il rispetto delle regole formali. Parla delle graduatorie e dei requisiti. Ed è proprio su quelle liste e sui metodi di formazione che ora si concentra l'attenzione degli investigatori. Il sospetto è che ci possano essere due meccanismi separati di intervento da parte di Cosa nostra sull'emergenza casa: uno sui criteri, attraverso l'alterazione dei documenti per far conseguire un diritto a chi non l'avrebbe, l'altro sulla consegna delle case.
Lo stesso ex consigliere comunale chiarisce infatti ad Abbate che "una volta assegnate non c'è nulla da fare". A meno di non ricorrere alla mediazione mafiosa, cosa che Abbate ha in mente di fare per ottenere lo scopo o con le buone, un "regalo", o con le cattive, le minacce.
Altra cosa invece intervenire prima: sui documenti. Dice Musotto: "Allora io ti direi iniziamo un percorso diverso quando sarà il momento... se loro hanno fatto domanda questi cristiani... non lo sappiamo.. io non lo so... dobbiamo ricostruire tutti i documenti e se ne salgono nei primi posti".
Inevitabile, a questo punto per chi indaga, una ricognizione sui fascicoli che hanno permesso lo scorrimento delle graduatorie dello Iacp che peraltro ha sede nel cuore di Borgo Vecchio. Ma c'è un ulteriore elemento che rafforza il convincimento di chi indaga che l'intervento di Abbate su Musotto sia solo la punta di un iceberg. Le occupazioni degli alloggi da parte degli abusivi scattano quasi sempre appena il bene viene formalmente dato a chi ne ha diritto.
Nelle poche ore che restano tra l'assegnazione e la materiale presa di possesso delle case, scattano le occupazioni degli alloggi ultimati. A quel punto a doversi sbarazzare degli intrusi non è più l'istituto autonomo delle case popolari ma l'inquilino assegnatario. Solo, di fronte a pressioni, minacce ma anche a premi in denaro, in molti casi ormai, l'assegnatario rinuncia, uscendo fuori dalla graduatoria. Ed è proprio quello che Abbate avrebbe ottenuto dopo aver aggirato l'ostacolo frapposto da Musotto.
Di sicuro, l'organizzazione dispone di informazioni di prima mano che non riguardano tanto le graduatorie che sono pubbliche ma i tempi di consegna degli alloggi. Ancora una volta, i carabinieri, tornano a quella intercettazione. La data non è casuale. Il 9 aprile cade esattamente nel centro di una settimana convulsa in cui l'amministrazione comunale procede alle prime assegnazioni di case confiscate ai senzatetto e le famiglie di abusivi tentano di occupare la caserma dei carabinieri in fase di allestimento nel cantiere Iacp dell'Insula tre dello Zen.
Proprio nel quartiere si rincorrono le voci di assegnatari liquidati con una sostanziosa buonuscita per chiamarsi fuori dalle liste e di case occupate da abusivi nel silenzio del legittimo titolare che non prova neppure, per paura o connivenza, a far valere il proprio diritto. Circola anche un tariffario che fissa in media a 20 mila euro il prezzo di un alloggio abusivo, agguantato il quale, si ha una relativa tranquillità di restare se nessuno lo reclama. Altro aspetto il racket delle utenze, la fornitura di luce e acqua a un canone sociale, che anche la recente indagine della Dia sul quartiere San Lorenzo ha confermato.
fonte La Repubblica
Nel dialogo, alle pressioni di Abbate, intenzionato a far sloggiare tre legittimi assegnatari - probabilmente dello Zen - per far posto ad altrettante famiglie che gli stanno a cuore, Musotto oppone il rispetto delle regole formali. Parla delle graduatorie e dei requisiti. Ed è proprio su quelle liste e sui metodi di formazione che ora si concentra l'attenzione degli investigatori. Il sospetto è che ci possano essere due meccanismi separati di intervento da parte di Cosa nostra sull'emergenza casa: uno sui criteri, attraverso l'alterazione dei documenti per far conseguire un diritto a chi non l'avrebbe, l'altro sulla consegna delle case.
Lo stesso ex consigliere comunale chiarisce infatti ad Abbate che "una volta assegnate non c'è nulla da fare". A meno di non ricorrere alla mediazione mafiosa, cosa che Abbate ha in mente di fare per ottenere lo scopo o con le buone, un "regalo", o con le cattive, le minacce.
Altra cosa invece intervenire prima: sui documenti. Dice Musotto: "Allora io ti direi iniziamo un percorso diverso quando sarà il momento... se loro hanno fatto domanda questi cristiani... non lo sappiamo.. io non lo so... dobbiamo ricostruire tutti i documenti e se ne salgono nei primi posti".
Inevitabile, a questo punto per chi indaga, una ricognizione sui fascicoli che hanno permesso lo scorrimento delle graduatorie dello Iacp che peraltro ha sede nel cuore di Borgo Vecchio. Ma c'è un ulteriore elemento che rafforza il convincimento di chi indaga che l'intervento di Abbate su Musotto sia solo la punta di un iceberg. Le occupazioni degli alloggi da parte degli abusivi scattano quasi sempre appena il bene viene formalmente dato a chi ne ha diritto.
Nelle poche ore che restano tra l'assegnazione e la materiale presa di possesso delle case, scattano le occupazioni degli alloggi ultimati. A quel punto a doversi sbarazzare degli intrusi non è più l'istituto autonomo delle case popolari ma l'inquilino assegnatario. Solo, di fronte a pressioni, minacce ma anche a premi in denaro, in molti casi ormai, l'assegnatario rinuncia, uscendo fuori dalla graduatoria. Ed è proprio quello che Abbate avrebbe ottenuto dopo aver aggirato l'ostacolo frapposto da Musotto.
Di sicuro, l'organizzazione dispone di informazioni di prima mano che non riguardano tanto le graduatorie che sono pubbliche ma i tempi di consegna degli alloggi. Ancora una volta, i carabinieri, tornano a quella intercettazione. La data non è casuale. Il 9 aprile cade esattamente nel centro di una settimana convulsa in cui l'amministrazione comunale procede alle prime assegnazioni di case confiscate ai senzatetto e le famiglie di abusivi tentano di occupare la caserma dei carabinieri in fase di allestimento nel cantiere Iacp dell'Insula tre dello Zen.
Proprio nel quartiere si rincorrono le voci di assegnatari liquidati con una sostanziosa buonuscita per chiamarsi fuori dalle liste e di case occupate da abusivi nel silenzio del legittimo titolare che non prova neppure, per paura o connivenza, a far valere il proprio diritto. Circola anche un tariffario che fissa in media a 20 mila euro il prezzo di un alloggio abusivo, agguantato il quale, si ha una relativa tranquillità di restare se nessuno lo reclama. Altro aspetto il racket delle utenze, la fornitura di luce e acqua a un canone sociale, che anche la recente indagine della Dia sul quartiere San Lorenzo ha confermato.
fonte La Repubblica
Lo "speakers' corner" di piazza Don Bosco
Uno "speakers' corner", l'angolo degli oratori della tradizione inglese. Un muretto alto circa un metro sul quale chiunque può salire per tenere un comizio sui problemi della città. No, non siamo nel londinese Hyde Park, ma in piazza Don Bosco, più precisamente in quel fazzoletto di asfalto trasformato in villetta che ogni pomeriggio diventa luogo di ritrovo per ragazzini, pensionati e residenti della zona. Cittadini che, trovandosi ormai da anni ogni pomeriggio seduti su quelle panchine a discutere dei problemi di Palermo, dal caro-bus ai rifiuti, hanno pensato di coinvolgere la città: "Svegliamo i nostri concittadini".
Oggi alle 17 ci sarà il primo appuntamento ufficiale. Salvatore Scibetta, commerciante che per anni ha lavorato nelle fiere vendendo articoli per la casa, è un po' l'anima dell'iniziativa. "Sono uno di quelli che negli anni Settanta scese in strada perché il biglietto del bus era aumentato di 30 lire e convinse l'amministrazione a fare marcia indietro - racconta Scibetta, padre di due figli di 27 e 29 anni - oggi invece il ticket aumenta di 30 centesimi in due anni e nessuno si lamenta. Non abito nella zona, ma ogni pomeriggio, da anni, raggiungo la villetta per incontrare i miei amici. E ogni giorno ci ritroviamo a parlare degli stessi problemi e di una città che sembra addormentata: allora perché non svegliarla? Pensare che per anni ho lavorato alla Fiera del Mediterraneo, un'istituzione per Palermo, morta nel silenzio".
L'idea è proprio quella di un Hyde Park Corner palermitano: ogni venerdì alle 17 i componenti del gruppo saliranno, a turno, sul muretto che si affaccia su via D'Azeglio, e con un megafono parleranno alla città. "Speriamo che la gente che passa di qui si fermi e prenda la parola", aggiunge Domenico Bondì, artigiano, tre figli. "Dobbiamo smettere di stare a guardare ma cercare di sensibilizzare i nostri concittadini - dicono Scibetta e Bondì - dal 2000 Palermo ha subito un lento e inesorabile degrado. Se partiti e associazioni restano in silenzio, che siano i cittadini a fare sentire la propria voce".
Del gruppo fa parte anche Angelo, precario della scuola: "Il governo nazionale taglia e ci imbavaglia - dice - e Palermo non ci offre alcun servizio. Ma i cittadini sono disinformati, ecco perché abbiamo pensato a uno "speakers' corner" nostrano". Oggi salirà sul muretto anche Francesco Superi, anche lui commerciante: "Ci siamo abituati alle parentopoli, basti pensare alle assunzioni nelle società comunali, mentre i nostri figli sono disoccupati".
Tra i temi che saranno sollevati c'è quello del percolato: "Rischiamo l'inquinamento delle nostre falde acquifere - denuncia Scibetta - mentre i rifiuti soffocano la città". Del gruppo fa parte anche Consuelo Spera, precaria del turismo: "La nostra città soffoca nel degrado". Dal muretto si potrà parlare di tutto "senza censure", specifica il gruppo di Hyde Park-piazza Bosco che lancia un appello alla città: "Venite numerosi, insieme possiamo cambiare le cose".
fonte La Repubblica
Oggi alle 17 ci sarà il primo appuntamento ufficiale. Salvatore Scibetta, commerciante che per anni ha lavorato nelle fiere vendendo articoli per la casa, è un po' l'anima dell'iniziativa. "Sono uno di quelli che negli anni Settanta scese in strada perché il biglietto del bus era aumentato di 30 lire e convinse l'amministrazione a fare marcia indietro - racconta Scibetta, padre di due figli di 27 e 29 anni - oggi invece il ticket aumenta di 30 centesimi in due anni e nessuno si lamenta. Non abito nella zona, ma ogni pomeriggio, da anni, raggiungo la villetta per incontrare i miei amici. E ogni giorno ci ritroviamo a parlare degli stessi problemi e di una città che sembra addormentata: allora perché non svegliarla? Pensare che per anni ho lavorato alla Fiera del Mediterraneo, un'istituzione per Palermo, morta nel silenzio".
L'idea è proprio quella di un Hyde Park Corner palermitano: ogni venerdì alle 17 i componenti del gruppo saliranno, a turno, sul muretto che si affaccia su via D'Azeglio, e con un megafono parleranno alla città. "Speriamo che la gente che passa di qui si fermi e prenda la parola", aggiunge Domenico Bondì, artigiano, tre figli. "Dobbiamo smettere di stare a guardare ma cercare di sensibilizzare i nostri concittadini - dicono Scibetta e Bondì - dal 2000 Palermo ha subito un lento e inesorabile degrado. Se partiti e associazioni restano in silenzio, che siano i cittadini a fare sentire la propria voce".
Del gruppo fa parte anche Angelo, precario della scuola: "Il governo nazionale taglia e ci imbavaglia - dice - e Palermo non ci offre alcun servizio. Ma i cittadini sono disinformati, ecco perché abbiamo pensato a uno "speakers' corner" nostrano". Oggi salirà sul muretto anche Francesco Superi, anche lui commerciante: "Ci siamo abituati alle parentopoli, basti pensare alle assunzioni nelle società comunali, mentre i nostri figli sono disoccupati".
Tra i temi che saranno sollevati c'è quello del percolato: "Rischiamo l'inquinamento delle nostre falde acquifere - denuncia Scibetta - mentre i rifiuti soffocano la città". Del gruppo fa parte anche Consuelo Spera, precaria del turismo: "La nostra città soffoca nel degrado". Dal muretto si potrà parlare di tutto "senza censure", specifica il gruppo di Hyde Park-piazza Bosco che lancia un appello alla città: "Venite numerosi, insieme possiamo cambiare le cose".
fonte La Repubblica
venerdì 18 giugno 2010
Comune, mozione di sfiducia contro il sindaco Cammarata
"Cammarata vada a casa per il bene della città". Così dicono tre consiglieri comunali che hanno deciso di presentare una mozione di sfiducia contro il sindaco del Pdl. L'atto consiliare in poco tempo ha raggiunto le venti adesioni necessarie per poter essere presentato. La mozione è stata così depositata questa mattina in segreteria generale. Per sfiduciare il primo cittadino occorre che il Consiglio comunale si esprima con una maggioranza di 33 voti su 50.
"Faccio un appello - dice il capogruppo di Idv Ferrandelli, promotore dell'iniziativa con Leonardo D'Arrigo e Sandro Oliveri, entrambi dell'Mpa - a tutte le forze politiche affinché votino a favore della mozione per il bene della città. Cammarata deve andare a casa e ora ne abbiamo concretamente la possibilità".
fonte : La Repubblica
"Faccio un appello - dice il capogruppo di Idv Ferrandelli, promotore dell'iniziativa con Leonardo D'Arrigo e Sandro Oliveri, entrambi dell'Mpa - a tutte le forze politiche affinché votino a favore della mozione per il bene della città. Cammarata deve andare a casa e ora ne abbiamo concretamente la possibilità".
fonte : La Repubblica
giovedì 17 giugno 2010
Schiaffo di Tremonti alla Sicilia. Negati la deroga al patto di stabilità e i Fas
“Il ministro Tremonti ha sbattuto ancora una volta la porta in faccia al governo regionale rifiutando la deroga al patto di stabilità necessaria per salvare i 22 500 lavoratori precari degli enti locali. A questo punto chiediamo ai sindaci della Sicilia di farsi promotori di una grande manifestazione nazionale per ottenere dal Governo le modifiche alla manovra necessarie per la salvaguardia dei lavoratori e dei comuni”, lo ha detto il segretario regionale del Partito Democratico Giuseppe Lupo.
"Giulio Tremonti non si smentisce e continua a umiliare la Sicilia e a prendere in giro i siciliani rimandando ingiustificatamente l'assegnazione dei 4 miliardi del Fas regionale che un anno fa, tronfiamente, annunciava di aver sbloccato". Lo sostiene Sergio D'Antoni, deputato Pd e vicepresidente della commissione Finanze della Camera. "In un incontro con l'assessore regionale all'Economia Michele Cimino - aggiunge D'Antoni - il ministro ha affermato che queste risorse non saranno rese disponibili se non 'dopo la manovra'. C'é da chiedersi di quale finanziaria parli il ministro, visto che l'asse Bossi-Tremonti tiene in ostaggio queste risorse ormai da due anni, creando danni indicibili alla Sicilia e alle altre regioni del Mezzogiorno e impedendo la minima programmazione sui territori più colpiti dalla crisi".
"Il ministro Tremonti ha fornito al governo siciliano le indicazioni utili ad avviare un processo di stabilizzazione dei precari che possa superare l'esame tecnico e politico del parlamento nazionale. La sua analisi e' stata estremamente realistica perche' la sua visione e' quella del responsabile dell'equilibrio del conto economico nazionale. Non ha certamente incoraggiato la richiesta di deroga al patto di stabilita'". Lo ha dichiarato il vicepresidente della Regione siciliana con delega all'Economia, Michele Cimino, rispondendo al segretario del Pd siciliano, Giuseppe Lupo. "Di fronte alla precisa determinazione del presidente Lombardo e dopo una prima analisi dei dati e del problema - ha concluso Cimino - il ministro Tremonti ha anche indicato una serie di possibili percorsi che possano rispecchiare la volonta' del parlamento regionale."
"Non mancheranno certo i voti dei deputati siciliani del Pd che, sin da subito, senza se e senza ma, si sono schierati a sostegno dei precari siciliani e per la garanzia di diritti e di servizi decenti ai cittadini dei comuni siciliani'', dice Tonino Russo, parlamentare nazionale del PD, rispondendo al presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, sulla questione dei 22mila precari degli enti locali in Sicilia. ''Del resto, - conclude Russo - noi siamo sempre stati all'opposizione di un governo cinico ed irresponsabile, distintosi per il suo antimeridionalismo a trazione leghista".
“Mi auguro che il rancore, l’odio e la contrapposizione a tutti i costi non prevalgano. Mi sono rivolto a tutti. Capisco che sono l’uomo delle polemiche e delle mille opposizioni, ma qua si tratta della vita di ventiduemila persone e delle loro famiglie”.
Così Raffaele Lombardo aveva scritto stamattina sul suo blog, parlando dei precari degli enti locali e degli emendamenti alla manovra nazionale presentati dai parlamentari siciliani per la soluzione del problema. Ed ha aggiunto: “Auspico che tutti si uniscano ai siciliani e non solo per fare insieme questa battaglia. Perché dall’altra parte avremo il Nord, la grande stampa, il governo e tantissimi parlamentari che la pensano diversamente e che senza dubbio faranno l’impossibile per impedire che questo obiettivo sacrosanto venga raggiunto
fonte : SiciliaInformazioni.com
"Giulio Tremonti non si smentisce e continua a umiliare la Sicilia e a prendere in giro i siciliani rimandando ingiustificatamente l'assegnazione dei 4 miliardi del Fas regionale che un anno fa, tronfiamente, annunciava di aver sbloccato". Lo sostiene Sergio D'Antoni, deputato Pd e vicepresidente della commissione Finanze della Camera. "In un incontro con l'assessore regionale all'Economia Michele Cimino - aggiunge D'Antoni - il ministro ha affermato che queste risorse non saranno rese disponibili se non 'dopo la manovra'. C'é da chiedersi di quale finanziaria parli il ministro, visto che l'asse Bossi-Tremonti tiene in ostaggio queste risorse ormai da due anni, creando danni indicibili alla Sicilia e alle altre regioni del Mezzogiorno e impedendo la minima programmazione sui territori più colpiti dalla crisi".
"Il ministro Tremonti ha fornito al governo siciliano le indicazioni utili ad avviare un processo di stabilizzazione dei precari che possa superare l'esame tecnico e politico del parlamento nazionale. La sua analisi e' stata estremamente realistica perche' la sua visione e' quella del responsabile dell'equilibrio del conto economico nazionale. Non ha certamente incoraggiato la richiesta di deroga al patto di stabilita'". Lo ha dichiarato il vicepresidente della Regione siciliana con delega all'Economia, Michele Cimino, rispondendo al segretario del Pd siciliano, Giuseppe Lupo. "Di fronte alla precisa determinazione del presidente Lombardo e dopo una prima analisi dei dati e del problema - ha concluso Cimino - il ministro Tremonti ha anche indicato una serie di possibili percorsi che possano rispecchiare la volonta' del parlamento regionale."
"Non mancheranno certo i voti dei deputati siciliani del Pd che, sin da subito, senza se e senza ma, si sono schierati a sostegno dei precari siciliani e per la garanzia di diritti e di servizi decenti ai cittadini dei comuni siciliani'', dice Tonino Russo, parlamentare nazionale del PD, rispondendo al presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, sulla questione dei 22mila precari degli enti locali in Sicilia. ''Del resto, - conclude Russo - noi siamo sempre stati all'opposizione di un governo cinico ed irresponsabile, distintosi per il suo antimeridionalismo a trazione leghista".
“Mi auguro che il rancore, l’odio e la contrapposizione a tutti i costi non prevalgano. Mi sono rivolto a tutti. Capisco che sono l’uomo delle polemiche e delle mille opposizioni, ma qua si tratta della vita di ventiduemila persone e delle loro famiglie”.
Così Raffaele Lombardo aveva scritto stamattina sul suo blog, parlando dei precari degli enti locali e degli emendamenti alla manovra nazionale presentati dai parlamentari siciliani per la soluzione del problema. Ed ha aggiunto: “Auspico che tutti si uniscano ai siciliani e non solo per fare insieme questa battaglia. Perché dall’altra parte avremo il Nord, la grande stampa, il governo e tantissimi parlamentari che la pensano diversamente e che senza dubbio faranno l’impossibile per impedire che questo obiettivo sacrosanto venga raggiunto
fonte : SiciliaInformazioni.com
Boom di baby-pensioni in Sicilia ogni anno sono almeno duecento
Mentre l'Europa preme per alzare l'età pensionabile a 70 anni e il ministro Tremonti nella manovra prevede tagli alle pensioni e il ricalcolo del trattamento di fine rapporto per gli statali, in Sicilia quasi ogni giorno c'è un dipendente della Regione che va via dal lavoro anche a 45 anni e con appena 25 anni di contributi, contro i 40 anni di versamenti chiesti a tutti i dipendenti pubblici d'Italia. E con una pensione pressoché piena. Tutto grazie a una legge nazionale, la 104 del 1992, che la Sicilia ha recepito e modificato undici anni dopo, consentendo ai dipendenti della Regione non solo di usufruire di permessi per assistere disabili ma anche di andare direttamente in pensione per accudire un parente malato. Bastano 25 anni di contributi per gli uomini e 20 per le donne.
Il risultato? Negli ultimi due anni il numero dei prepensionamenti è raddoppiato. E c'è chi si è fatto perfino adottare da persone anziane, per poi poter chiedere di andare in pensione. Così, se tra il 2004 - anno di entrata in vigore della legge in Sicilia - e il 2007 la media di baby-pensionati regionali che usufruiva dei benefici della legge 104 erano in media 100 all'anno, nel 2008 e nel 2009 il boom: 200 all'anno. E nel 2010, con il timore che la manovra Tremonti possa essere in parte applicata anche in Sicilia, si annuncia un'altra fuga. Conti alla mano, un terzo delle richieste di pensionamenti regionali in Sicilia riguarda l'utilizzo della legge 104, e l'età media di chi lascia in anticipo l'ufficio è di appena 53 anni.
Il caso più noto di prepensionato d'oro nell'isola felice ha riguardato recentemente l'attuale assessore all'Energia, Pier Carmelo Russo, che da direttore generale della Regione ha chiesto di andare via a 48 anni per assistere il padre, e da gennaio riceve la pensione. Ma quello dell'assessore Russo non è un caso isolato, visti i numeri dei dipendenti della Regione andati via giovanissimi dal lavoro in queste ultimi due anni e che adesso ricevono regolarmente la pensione.
Ma nella corsa alla baby-pensione non mancano escamotage e furberie. Come quella di una signora di 50 anni, dipendente da 20 anni alla Regione, che si è fatta adottare da un'anziana non autosufficiente che aveva già ottenuto da Ausl e Inps il certificato di "disabilità rientrante nella legge 104". Poi la signora, appena ottenuta l'adozione da parte dell'anziana, ha chiesto di andare in pensione, et voilà, ha lasciato l'incarico salutando le sue colleghe senza familiari disabili a carico, che per andare via devono avere il doppio dei suoi contributi o superare i 60 anni di età. Altro caso curioso, quello di un dipendente che aveva la madre con gravi disabilità.
Ma nonostante questo, non aveva chiesto di andare in pensione con la legge 104. Appena la madre però si è sentita male ed è entrata in coma, il dipendente ha capito che non poteva perdere l'ultimo treno: ha consegnato la domanda, che è stata accettata due giorni prima che la signora decedesse. L'ultimo caso è un vero e proprio record: un regionale ha ottenuto la pensione ad appena 45 anni di età, per assistere un familiare disabile. Così ha lasciato l'amministrazione pubblica ben 15 anni prima di qualsiasi dipendente statale.
A muoversi dietro i benefici concessi dalla legge 104 è una vera e propria lobby dei privilegi, che adesso vuole estendere la possibilità di andare in pensione con i medesimi parametri della Sicilia anche nel resto d'Italia: alla Camera è in discussione un ddl che darebbe il via libera anche ai dipendenti statali, con il vincolo di tornare in servizio se il familiare muore.
Fonte La Repubblica
Il risultato? Negli ultimi due anni il numero dei prepensionamenti è raddoppiato. E c'è chi si è fatto perfino adottare da persone anziane, per poi poter chiedere di andare in pensione. Così, se tra il 2004 - anno di entrata in vigore della legge in Sicilia - e il 2007 la media di baby-pensionati regionali che usufruiva dei benefici della legge 104 erano in media 100 all'anno, nel 2008 e nel 2009 il boom: 200 all'anno. E nel 2010, con il timore che la manovra Tremonti possa essere in parte applicata anche in Sicilia, si annuncia un'altra fuga. Conti alla mano, un terzo delle richieste di pensionamenti regionali in Sicilia riguarda l'utilizzo della legge 104, e l'età media di chi lascia in anticipo l'ufficio è di appena 53 anni.
Il caso più noto di prepensionato d'oro nell'isola felice ha riguardato recentemente l'attuale assessore all'Energia, Pier Carmelo Russo, che da direttore generale della Regione ha chiesto di andare via a 48 anni per assistere il padre, e da gennaio riceve la pensione. Ma quello dell'assessore Russo non è un caso isolato, visti i numeri dei dipendenti della Regione andati via giovanissimi dal lavoro in queste ultimi due anni e che adesso ricevono regolarmente la pensione.
Ma nella corsa alla baby-pensione non mancano escamotage e furberie. Come quella di una signora di 50 anni, dipendente da 20 anni alla Regione, che si è fatta adottare da un'anziana non autosufficiente che aveva già ottenuto da Ausl e Inps il certificato di "disabilità rientrante nella legge 104". Poi la signora, appena ottenuta l'adozione da parte dell'anziana, ha chiesto di andare in pensione, et voilà, ha lasciato l'incarico salutando le sue colleghe senza familiari disabili a carico, che per andare via devono avere il doppio dei suoi contributi o superare i 60 anni di età. Altro caso curioso, quello di un dipendente che aveva la madre con gravi disabilità.
Ma nonostante questo, non aveva chiesto di andare in pensione con la legge 104. Appena la madre però si è sentita male ed è entrata in coma, il dipendente ha capito che non poteva perdere l'ultimo treno: ha consegnato la domanda, che è stata accettata due giorni prima che la signora decedesse. L'ultimo caso è un vero e proprio record: un regionale ha ottenuto la pensione ad appena 45 anni di età, per assistere un familiare disabile. Così ha lasciato l'amministrazione pubblica ben 15 anni prima di qualsiasi dipendente statale.
A muoversi dietro i benefici concessi dalla legge 104 è una vera e propria lobby dei privilegi, che adesso vuole estendere la possibilità di andare in pensione con i medesimi parametri della Sicilia anche nel resto d'Italia: alla Camera è in discussione un ddl che darebbe il via libera anche ai dipendenti statali, con il vincolo di tornare in servizio se il familiare muore.
Fonte La Repubblica
LE OMBRE SULL 'AGGUATO DI MURAZZU RUTTU
Il 17 Giugno del 1945, Antonio Canepa, Comandante dell' EVIS , veniva ucciso in un agguato assieme a Carmelo Rosano, Giuseppe Lo Giudice e Francesco Ilardi
L' agguato avvenne presso il bivio di Randazzo in località Murazzu Ruttu.
Le ombre sull ' agguato di Murazzu Ruttu non sono mai state diradate, e gli interrogativi non hanno avuto risposte sicure e plausibili. esistono documenti che rilevano o lasciano intravedere i retroscena di quel tremendo episodio:
- L´avvocato Nino Varvaro, esponente di spicco del Mis, l '8 Gennaio1971, davanti alla Commissione antimafia riferì che Canepa morì << in un agguato non occasionale, ma combinato quasi certamente dagli stessi indipendentisti di destra; lui, infatti, aveva pubblicato un volumetto, La Sicilia ai siciliani, e aveva detto: «Quando faremo la repubblica sociale in Sicilia i feudatari ci dovranno dare le loro terre se non vorranno darci le loro teste; e quella frase gli costò la vita >>
Per i latifondisti del movimento separatista, parlava troppo di riforme; inoltre criticava apertamente l ‘indirizzo reazionario del gruppo dirigente indipendentista.
La relazione introduttiva agli atti della Commissione Parlamentare Antimafia del 10 Febbraio 1972 la quale sostiene , che:
- " La fine del rivoluzionario Canepa, rimasta avvolta nel mistero, è attribuita alla reazione degli agrari , preoccupati della riuscita di una rivoluzione che avrebbe potuto rovesciare il sistema sostenzialmente feudale "
E poi ci sono le modalità dell' agguato, mai chiarito, e con versioni decisamente contrastanti.
Ma tutto ciò non è sufficiente a certi soloni ed eminentissimi studiosi della storiografia, non hanno alcun ombra di dubbio, e continuano ad affermare CHE CANEPA FU NON TRADITO DA QUALCUNO DEGLI INSOSPETTABILI DEL MIS; CHE NON CI FU LA " SOFFIATA " PER CATTURARE CANEPA E GLI ALTRI.
Nei prossimi giorni, alcuni di questi " storiografi ", si recheranno a Murazzu Ruttu, per commemorare Antonio Canepa, ed ancora una volta taceranno, perpetuando così quel tradimento che causò la morte del Comandante dell' EVIS e dei Suoi Giovani Militanti.
Comandante Canepa, i militanti dell' EVIS di oggi, per rispetto della Tua Memoria, e per amore della Verità, non si mescoleranno nei prossimi giorni a questi " storiografi " per commemorarTi a Murazzu Ruttu, ci sembrerebbe di infliggerTi un ulteriore tradimento.
L' agguato avvenne presso il bivio di Randazzo in località Murazzu Ruttu.
Le ombre sull ' agguato di Murazzu Ruttu non sono mai state diradate, e gli interrogativi non hanno avuto risposte sicure e plausibili. esistono documenti che rilevano o lasciano intravedere i retroscena di quel tremendo episodio:
- L´avvocato Nino Varvaro, esponente di spicco del Mis, l '8 Gennaio1971, davanti alla Commissione antimafia riferì che Canepa morì << in un agguato non occasionale, ma combinato quasi certamente dagli stessi indipendentisti di destra; lui, infatti, aveva pubblicato un volumetto, La Sicilia ai siciliani, e aveva detto: «Quando faremo la repubblica sociale in Sicilia i feudatari ci dovranno dare le loro terre se non vorranno darci le loro teste; e quella frase gli costò la vita >>
Per i latifondisti del movimento separatista, parlava troppo di riforme; inoltre criticava apertamente l ‘indirizzo reazionario del gruppo dirigente indipendentista.
La relazione introduttiva agli atti della Commissione Parlamentare Antimafia del 10 Febbraio 1972 la quale sostiene , che:
- " La fine del rivoluzionario Canepa, rimasta avvolta nel mistero, è attribuita alla reazione degli agrari , preoccupati della riuscita di una rivoluzione che avrebbe potuto rovesciare il sistema sostenzialmente feudale "
E poi ci sono le modalità dell' agguato, mai chiarito, e con versioni decisamente contrastanti.
Ma tutto ciò non è sufficiente a certi soloni ed eminentissimi studiosi della storiografia, non hanno alcun ombra di dubbio, e continuano ad affermare CHE CANEPA FU NON TRADITO DA QUALCUNO DEGLI INSOSPETTABILI DEL MIS; CHE NON CI FU LA " SOFFIATA " PER CATTURARE CANEPA E GLI ALTRI.
Nei prossimi giorni, alcuni di questi " storiografi ", si recheranno a Murazzu Ruttu, per commemorare Antonio Canepa, ed ancora una volta taceranno, perpetuando così quel tradimento che causò la morte del Comandante dell' EVIS e dei Suoi Giovani Militanti.
Comandante Canepa, i militanti dell' EVIS di oggi, per rispetto della Tua Memoria, e per amore della Verità, non si mescoleranno nei prossimi giorni a questi " storiografi " per commemorarTi a Murazzu Ruttu, ci sembrerebbe di infliggerTi un ulteriore tradimento.
mercoledì 16 giugno 2010
Cascio: “Sulla durata del governo di Lombardo scommetto un euro”
Un euro. Questa la somma che Francesco Cascio punterebbe sulla conclusione “naturale” della legislatura di Raffaele Lombardo. Decisamente non una scomessa da ottimista.
Lo ha detto al mensile “S”, che andrà in edicola da sabato 19 giugno, a cui ha anche confessato di avere un buon rapporto col presidente della regione Siciliana.
Ma Cascio vorrebbe “un rapporto più costante, quasi cadenzato, per mettere a fuoco le priorità. Al momento, invece, lo incontro solo per le leggi importanti”.
Inoltre, per il presidente dell’Ars, “Lombardo è sempre stato il capo del suo partito e solo di quello, a differenza di Cuffaro che ha sempre mediato”.
Cascio ha anche parlato di Gianfranco Micciché e del suo ritorno al Pdl: “Non credo che sia in condizione di farlo. Intendo dire che non credo che molti dei suoi lo seguirebbero all’opposizione, neanche se glielo chiedesse direttamente Berlusconi”.
E sul governo tecnico? “Non sarebbe una jattura“, ha dichiarato. In più, mai dire mai sul fatto che possa essere il prossimo candidato del Pdl alle future elezioni regionali.
Fonte: Adnkronos
Lo ha detto al mensile “S”, che andrà in edicola da sabato 19 giugno, a cui ha anche confessato di avere un buon rapporto col presidente della regione Siciliana.
Ma Cascio vorrebbe “un rapporto più costante, quasi cadenzato, per mettere a fuoco le priorità. Al momento, invece, lo incontro solo per le leggi importanti”.
Inoltre, per il presidente dell’Ars, “Lombardo è sempre stato il capo del suo partito e solo di quello, a differenza di Cuffaro che ha sempre mediato”.
Cascio ha anche parlato di Gianfranco Micciché e del suo ritorno al Pdl: “Non credo che sia in condizione di farlo. Intendo dire che non credo che molti dei suoi lo seguirebbero all’opposizione, neanche se glielo chiedesse direttamente Berlusconi”.
E sul governo tecnico? “Non sarebbe una jattura“, ha dichiarato. In più, mai dire mai sul fatto che possa essere il prossimo candidato del Pdl alle future elezioni regionali.
Fonte: Adnkronos
Manda l'autista a comprare la cocaina Il deputato Cintola indagato per peculato
Mentre stava seduto sugli scranni del parlamento siciliano dava disposizioni alla segretaria per acquistare la cocaina. E i soldi, 1.000 euro in contanti, li mandava con l'autista in auto blu. C'è anche il deputato regionale Salvatore Cintola, dell'Udc, fra i clienti della rete di spacciatori della Palermo bene bloccata questa notte dalla sezione Narcotici della squadra mobile. Ventinove persone sono finite in manette. E per il deputato Cintola è scattata una denuncia a piede libero: in quanto consumatore di stupefacenti non gli viene contestato alcun reato, ma avrebbe utilizzato l'auto della Regione per acquistare la cocaina. Ecco perché deve rispondere di peculato.
Agli atti dell'indagine, coordinata dal sostituto procuratore Marcello Viola e dall'aggiunto Teresa Principato, ci sono le conversazioni intercettate al telefono fra uno spacciatore - tale Giorgio Napolitano - e la segretaria di Cintola, che discutono dell'acquisto di cocaina destinata al politico. Nel 2004, dopo l'ennesimo dialogo, i poliziotti fecero irruzione nella segreteria di Cintola, sequestrando dieci grammi di polvere bianca. L'indagine a carico del parlamentare regionale è sempre rimasta segreta: emerge adesso, nell'ambito dell'operazione che nella notte ha portato in carcere pusher e trafficanti, su disposizione del gip Piergiorgio Morosini.
I poliziotti della Mobile hanno appurato che la cocaina arrivava a Palermo dalla Spagna, attraverso fidati intermediari che operavano in Calabria e Campania. L'hashish, invece, arrivava dal Marocco. La distribuzione fra i salotti più esclusivi di Palermo era curata da una rete di insospettabili spacciatori. Sull'organizzazione c'è l'ombra delle cosche mafiose di Brancaccio, che avrebbero investito ingenti somme sul traffico di droga.
fonte La Repubblica
Agli atti dell'indagine, coordinata dal sostituto procuratore Marcello Viola e dall'aggiunto Teresa Principato, ci sono le conversazioni intercettate al telefono fra uno spacciatore - tale Giorgio Napolitano - e la segretaria di Cintola, che discutono dell'acquisto di cocaina destinata al politico. Nel 2004, dopo l'ennesimo dialogo, i poliziotti fecero irruzione nella segreteria di Cintola, sequestrando dieci grammi di polvere bianca. L'indagine a carico del parlamentare regionale è sempre rimasta segreta: emerge adesso, nell'ambito dell'operazione che nella notte ha portato in carcere pusher e trafficanti, su disposizione del gip Piergiorgio Morosini.
I poliziotti della Mobile hanno appurato che la cocaina arrivava a Palermo dalla Spagna, attraverso fidati intermediari che operavano in Calabria e Campania. L'hashish, invece, arrivava dal Marocco. La distribuzione fra i salotti più esclusivi di Palermo era curata da una rete di insospettabili spacciatori. Sull'organizzazione c'è l'ombra delle cosche mafiose di Brancaccio, che avrebbero investito ingenti somme sul traffico di droga.
fonte La Repubblica
martedì 15 giugno 2010
Pomigliano d'Arco: La dittatura della Fiat.
Dopo la tragica decisione di buttare per strada gli operai di Termini Imerese, Fiat (Furbi Industriali Abbandonano Termini), getta le condizioni per la sopravvivenza dello stabilimento di Pomigliano d'Arco. Marchionne e company, mascherano col termine "accordo" un vero e proprio ricatto sociale, il quale rischia seriamente di inabissare nel baratro della disoccupazione cinquemila persone operanti nello stabilimento, più decimila occupati dell'indotto!. Alla base di questa delicatissima vertenza, c'è il totale rifiuto da parte dei rappresentanti della Fiom-Cgil, di firmare un accordo-ricatto che, a detta del sindacato, "contiene profili di illegittimità e incostituzionalità". Fiom infatti contesta fortemente la clausola sui provvedimenti disciplinari e i licenziamenti, ovvero, la più spregiudicata di tutto il documento Fiat. Tale clausola metterebbe di fatto in serissima discussione "il diritto individuale di aderire a uno sciopero, sancito peraltro dall'articolo 40 della Costituzione", poichè esso diverrebbe oggetto di provvedimento disciplinare fino al licenziamento!. Inoltre, osserva Fiom, anche sulla clausola di responsabilità, alla Fiat viene data totale discrezionalita' per valutare se una qualsiasi iniziativa, dalla protesta allo sciopero, in contrasto con uno dei qualsiasi punti dell'accordo (carichi di lavoro, straordinari, gestione della forza lavoro) costituisce "violazione dell'accordo stesso"!.
In definitiva, per Fiom-Cgil e' impossibile sottoporre al voto accordi che violano i contratti e la Costituzione, ragion per cui, il sindacato ha proclamato 8 ore di sciopero per il 25 giugno.
Secca e perentoria la risposta dell'a.d. Fiat Marchionne:" Senza l'accordo Pomigliano dovrà chiudere".
Che dire. Siamo di fronte ad una dittatura sociale!. Qualcosa insomma di sadico e perverso, capace di uccidere con un ignobile tocco di penna il futuro di migliaia di operai e famiglie al seguito!. E il governo, che sta facendo?!. Nulla. Investe nel silenzio!. Si adopera per le intercettazioni e siede sordo e gradasso nelle notti Mondiali!.
In definitiva, per Fiom-Cgil e' impossibile sottoporre al voto accordi che violano i contratti e la Costituzione, ragion per cui, il sindacato ha proclamato 8 ore di sciopero per il 25 giugno.
Secca e perentoria la risposta dell'a.d. Fiat Marchionne:" Senza l'accordo Pomigliano dovrà chiudere".
Che dire. Siamo di fronte ad una dittatura sociale!. Qualcosa insomma di sadico e perverso, capace di uccidere con un ignobile tocco di penna il futuro di migliaia di operai e famiglie al seguito!. E il governo, che sta facendo?!. Nulla. Investe nel silenzio!. Si adopera per le intercettazioni e siede sordo e gradasso nelle notti Mondiali!.
Il sindaco mondiale
Il sasso nello stagno lo gettano gli amici di Rosalio. Dov’è Diego Cammarata? (qui immortalato durante un altro mitico viaggio). Tony Siino pone il suo indovinello e scrive: “Dov’è in questo momento Diego Cammarata? Lavora alacremente per la questione Tarsu; raccoglie spazzatura sotto mentite spoglie per amore della città; in Sudafrica ai Campionati mondiali di calcio dove ha visto giocare l’Italia, con il vicesindaco. (sì, è quello che state pensando). Siccome il pensiero corre al Sudafrica. E siccome Diego Cammarata è sempre una scossa galvanica, le sue vacanze sono già oggetto di un inizio di dibattito. Scrive lo scrittore Gery Palazzotto nel suo blog: “Pare che l’evanescente sindaco di Palermo sia in Sudafrica per assistere alle partite dei Mondiali. A nessuno si nega una vacanza, né la possibilità di uno svago. Ma Cammarata è ormai il catalizzatore delle pochezze di Palermo. Svogliato, superficiale, inefficiente, questo sindaco è l’immagine riflessa di una città che galleggia davanti a un orizzonte di eutanasia civile e che non ha la forza, o il coraggio, buttare via l’ultimo respiro e calarsi giù, a fondo. Diego Cammarata può ovviamente andare in Sudafrica, come alle Maldive o chissà dove senza che nessuno gli chieda conto e ragione. Il problema è che poi ritorna, allungando l’agonia di una città che rischia di estinguersi prima di lui. E questo non è bello”. E voi che ne pensate: il punto è che va o che ritorna?
fonte : Livesicilia
fonte : Livesicilia
lunedì 14 giugno 2010
Il nuovo sindaco di Milazzo
Carmelo Pino è il nuovo sindaco di Milazzo, nel Messinese. Sostenuto da Mpa, Pd e sei liste civiche, al ballottaggio ha ottenuto 8.949 preferenze, pari al 52,04% dei voti. L’altro candidato, l’uscente Lorenzo Italiano, appoggiato da Pdl, Udc e nove liste civiche, ha ottenuto 8.248 voti, pari al 47,96% delle preferenze. Era stato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a chiudere, in collegamento telefonico, la campagna elettorale di Italiano, che aveva tenuto un comizio in piazza.
fonte: Livesicilia
fonte: Livesicilia
Il lancio dei componenti (Ops, dei competenti…)
Già lo immaginiamo Raffaele Lombardo, mentre volteggia nel cielo sopra Grammichele in modalità Jeeg Robot. A quello lanciavano i componenti, affinché potesse sbaragliare il nemico invasor. A questo, a Raffaele, lanceranno i competenti per la stessa salvifica missione. E’ questione di minuscole transumanze di sillabe.
Il risultato è lo stesso: senza componenti-competenti, Jeeg-Raffaele resterebbe una testa senza membra. Buona per pensare, ma non per dare politicamente mazzate. Sempre unica, in fondo, è la preoccupazione del governatore. La testa non gli manca, tuttavia talvolta soffre per l’assenza del corpo. Alla bisogna è necessario aggregare intorno alla testa il resto, altrimenti tutto rimane com’è: una bellissima o bruttissima idea.
Il governo dei competenti, espressione che già annoveriamo tra le più orrende del secolo, dovrebbe fornire nuova linfa al corpo del governo assottigliato da vicende trasversali. Evviva, dirà qualcuno. Noi che siamo pignoli però ci interroghiamo sull’improvvisa discesa in campo del termine “competenza”. E che significa: che quelli di prima, quelli dell’immediato ieri, non lo erano forse? O significa che i futuri regnanti saranno bravi e “competenti” come i loro predecessori? In ogni caso, non dormiremo sonni tranquilli.
fonte : Livesicilia
Il risultato è lo stesso: senza componenti-competenti, Jeeg-Raffaele resterebbe una testa senza membra. Buona per pensare, ma non per dare politicamente mazzate. Sempre unica, in fondo, è la preoccupazione del governatore. La testa non gli manca, tuttavia talvolta soffre per l’assenza del corpo. Alla bisogna è necessario aggregare intorno alla testa il resto, altrimenti tutto rimane com’è: una bellissima o bruttissima idea.
Il governo dei competenti, espressione che già annoveriamo tra le più orrende del secolo, dovrebbe fornire nuova linfa al corpo del governo assottigliato da vicende trasversali. Evviva, dirà qualcuno. Noi che siamo pignoli però ci interroghiamo sull’improvvisa discesa in campo del termine “competenza”. E che significa: che quelli di prima, quelli dell’immediato ieri, non lo erano forse? O significa che i futuri regnanti saranno bravi e “competenti” come i loro predecessori? In ogni caso, non dormiremo sonni tranquilli.
fonte : Livesicilia
domenica 13 giugno 2010
“Era l’anno della Fiat…”
Tempo di mondiali e di rivendicazione di appartenenza al Paese. Almeno, una volta era così. “Mi ricordo che fino al 1982, quando iniziavano i mondiali succedeva di tutto, le strade tappezzate di bandiere tricolore, i mondiali di calcio erano un evento sentito dalla gente”. Parola di Roberto Mastrosimone, segretario della Fiom Cgil di Termini Imerese. Lui, più di tutti, ha seguito le lotte contro la chiusura dello stabilimento Fiat, l’azienda che più di tutte rappresenta il Paese. In tempo di mondiali, il rappresentante degli operai siciliani messi alla porta, commenta il distacco che si è creato tra l’Isola e il resto del Paese, alla vigilia dell’esordio della nazionale alla competizione in Sud Africa.
Roberto Mastrosimone, lei ricordava il clima dei mondiali del 1982. Adesso pare che ci sia un distacco diverso, non trova
“Assolutamente sì, pure io lo percepisco. Lunedì ci sarà la prima partita dell’Italia e anche io, lo ammetto, se capiterà la vedrò, altrimenti non mi strapperò i capelli. Si respira proprio un clima diverso. Credo sia un sentore generale, in tutto il Paese, ma soprattutto in Sicilia… ricordo che prima i siciliani vivevamo i mondiali di calcio con una partecipazione e un trasporto diverso”.
A proposito di Sicilia, crede che quello che sta succedendo nel panorama politico nazionale abbia contribuito a creare questo distacco.
“La Sicilia è sempre più emarginata, sia a livello politico, che sociale, che istituzionale. E questo sicuramente non aiuta a sentirsi parte integrante del resto del Paese. E certamente il distacco tra la politica, le istituzioni e il territorio influenza molto il coinvolgimento rispetto ai mondiali di calcio. Non è un caso che durante il campionato al bar, il lunedì mattina, non si parli d’altro se non di Palermo, Juve, Inter, Milan. È segno che non è un disinteresse nei confronti dello sport, ma della nazionale, per quello che rappresenta”.
A Termini Imerese, dove tra poco più di un anno chiuderà lo stabilimento dell’azienda che più di tutte rappresenta il Paese, questo sentore è più amplificato che altrove?
“Sì. Ma in generale Termini oggi sta vivendo uno spaesamento e un distacco dal resto dell’Isola, oltre che del Paese. I lavoratori campano con due settimane di cassa integrazione al mese, non arrivano a portare a casa neanche 1000 euro nell’arco dei trenta giorni… con l’aggravante della beffa della speranza, perché di fatto non ci sono prospettive future. Bisogna prendere atto del fatto che la politica non è riuscita ad essere determinante rispetto alle decisioni assunte dalla Fiat. E nessuno si è davvero indignato”.
A cosa si riferisce?
“Allo stabilimento di Pomigliano dove, quasi per una beffa, l’azienda ha deciso di investire, aumentando la produttività, mentre altrove chiude i battenti”.
Tornando all’emarginazione della Sicilia di cui parlava prima, l’avete percepita anche all’interno del sindacato?
“Se si parla della Fiom Cgil, sinceramente non mi posso lamentare, il sindacato ci è stato accanto nella nostra battaglia. Diciamo che quello che è mancato è stata una risposta corale da parte dei sindacati, ma soprattutto da parte della politica e delle istituzioni”.
Questo distacco tra Italia e Sicilia si appianerà?
“Dipende dai siciliani. Io credo che si debba organizzare una crescita delle coscienze, altrimenti la crisi emarginerà ancora di più la Sicilia, soprattutto quei territori in cui davvero la gente non arriva alla fine del mese. Vede, il sentore è che tutto quello che abbiamo guadagnato negli ultimi 40 anni di lotte, ce lo stanno strappando dalle mani di nuovo”.
Roberto Mastrosimone seguirà la nazionale ai mondiali?
“Lunedì sarò a Roma, a un incontro in cui si discuterà proprio dello stabilimento di Pomigliano. Se capiterà, guarderò la partita. Diciamo che se non arrivassi a vederla, non sarebbe un dramma, ecco tutto”.
fonte . Livesicilia
Roberto Mastrosimone, lei ricordava il clima dei mondiali del 1982. Adesso pare che ci sia un distacco diverso, non trova
“Assolutamente sì, pure io lo percepisco. Lunedì ci sarà la prima partita dell’Italia e anche io, lo ammetto, se capiterà la vedrò, altrimenti non mi strapperò i capelli. Si respira proprio un clima diverso. Credo sia un sentore generale, in tutto il Paese, ma soprattutto in Sicilia… ricordo che prima i siciliani vivevamo i mondiali di calcio con una partecipazione e un trasporto diverso”.
A proposito di Sicilia, crede che quello che sta succedendo nel panorama politico nazionale abbia contribuito a creare questo distacco.
“La Sicilia è sempre più emarginata, sia a livello politico, che sociale, che istituzionale. E questo sicuramente non aiuta a sentirsi parte integrante del resto del Paese. E certamente il distacco tra la politica, le istituzioni e il territorio influenza molto il coinvolgimento rispetto ai mondiali di calcio. Non è un caso che durante il campionato al bar, il lunedì mattina, non si parli d’altro se non di Palermo, Juve, Inter, Milan. È segno che non è un disinteresse nei confronti dello sport, ma della nazionale, per quello che rappresenta”.
A Termini Imerese, dove tra poco più di un anno chiuderà lo stabilimento dell’azienda che più di tutte rappresenta il Paese, questo sentore è più amplificato che altrove?
“Sì. Ma in generale Termini oggi sta vivendo uno spaesamento e un distacco dal resto dell’Isola, oltre che del Paese. I lavoratori campano con due settimane di cassa integrazione al mese, non arrivano a portare a casa neanche 1000 euro nell’arco dei trenta giorni… con l’aggravante della beffa della speranza, perché di fatto non ci sono prospettive future. Bisogna prendere atto del fatto che la politica non è riuscita ad essere determinante rispetto alle decisioni assunte dalla Fiat. E nessuno si è davvero indignato”.
A cosa si riferisce?
“Allo stabilimento di Pomigliano dove, quasi per una beffa, l’azienda ha deciso di investire, aumentando la produttività, mentre altrove chiude i battenti”.
Tornando all’emarginazione della Sicilia di cui parlava prima, l’avete percepita anche all’interno del sindacato?
“Se si parla della Fiom Cgil, sinceramente non mi posso lamentare, il sindacato ci è stato accanto nella nostra battaglia. Diciamo che quello che è mancato è stata una risposta corale da parte dei sindacati, ma soprattutto da parte della politica e delle istituzioni”.
Questo distacco tra Italia e Sicilia si appianerà?
“Dipende dai siciliani. Io credo che si debba organizzare una crescita delle coscienze, altrimenti la crisi emarginerà ancora di più la Sicilia, soprattutto quei territori in cui davvero la gente non arriva alla fine del mese. Vede, il sentore è che tutto quello che abbiamo guadagnato negli ultimi 40 anni di lotte, ce lo stanno strappando dalle mani di nuovo”.
Roberto Mastrosimone seguirà la nazionale ai mondiali?
“Lunedì sarò a Roma, a un incontro in cui si discuterà proprio dello stabilimento di Pomigliano. Se capiterà, guarderò la partita. Diciamo che se non arrivassi a vederla, non sarebbe un dramma, ecco tutto”.
fonte . Livesicilia
“Povera Italia senza fantasia E povera Palermo mia…”
In tempo di mondiali, si può anche non tifare. Anche se si è appassionati di calcio. Non tutti si fanno prendere nelle maglie del tifo collettivo per quegli undici calciatori italiani con la maglia azzurra, che per un mese faranno il loro lavoro in Sudafrica, ciò scenderanno in campo per vincere. C’è Davide Enia, autore, scrittore ed attore palermitano, che in proposito non si lascia prendere da alcun dubbio. E a parlare di pallone con lui, va a finire che il discorso si allarghi al momento che l’Italia, non quella calcistica, sta vivendo.
Alla vigilia dell’esordio col Paraguay, tutto è pronto per tifare sventolando il tricolore?
“No. Io, per esempio, che faccio mio malgrado parte di questo Paese, non tifo per la nazionale”.
Per qual motivo?
“Io ho un tifo uno e trino. Tifo per la difesa della Danimarca, dove gioca Kjaer, per il centrocampo dell’Argentina, c’è Pastore. E per l’attacco dell’Uruguay, con Cavani”.
Quindi, prima di tutto sei un tifoso rosanero.
“Il mio tifo è unicamente indirizzato al Palermo. Soprattutto quando c’è una nazionale che non rispecchia in niente i valori espressi dal campionato. Io ho un grande disinteresse nei confronti di una rappresentativa che gioca male, con degli uomini sbagliati”.
Una squadra, quella guidata da Lippi, che dal punto di vista tecnico non ti piace proprio?
“Manca del tutto la fantasia. Non c’è alcuna apertura alla bellezza. Oltre ai giocatori solidi, che costruiscono la muratura del palazzo, ci vuole quello in grado di disegnare la volta, l’arco. Noi invece abbiamo lasciato a casa Miccoli, ma anche Cassano e Balotelli”.
Di giocatori del Palermo ne erano stati chiamati due, Sirigu e Cassani, nelle prime convocazioni. Poi sono stati rispediti in vacanza dal Ct.
“Se fossero rimasti, allora quello sarebbe stato un motivo di affezione in più. Ma io non sono un allenatore che ha vinto un mondiale, mentre Lippi sì. Il fatto è che in Italia siamo troppo abituati a spalare merda. Dico solo che le squadre che sono arrivate più in alto in campionato non sono state rispettate. E mi riferisco solo a Palermo e Sampdoria. Perché le altre in realtà sono eserciti di stranieri, non sono neanche da prendere in considerazione. In questa contemporaneità il calciatore è solo una merce, e non un valore aggiunto del territorio. Perché la considerazione socio-economica del gioco del calcio è uno dei grandi specchi che riflettono la realtà che stiamo vivendo ”.
C’è stato un tempo in cui tifavi per gli azzurri?
“Sì, certo. Come c’è stato anche un tempo in cui credevo che la politica fosse un impegno che si prendeva nei confronti della cittadinanza. C’è stato anche un tempo in cui credevo che il palermitano non fosse contento di prenderlo nel didietro. Parliamo della stessa cosa. Di una città che è completamente seppellita dall’immondizia, e di una nazionale che è gestita spudoratamente secondo logiche economiche.”.
Da cittadino italiano deluso a tifoso deluso. Il passo sembra breve.
“Le due cose vanno assieme. Si finge di dovere ritrovare una sorta di orgoglio patrio soltanto ogni quattro anni. Però quest’orgoglio viene creato solo in contrapposizione a qualcosa d’altro. Se si gioca contro la Francia, allora tutti a tifare Italia ; se si gioca contro una squadra africana invece si è pronti a diminuire il tono del tifo. Come se con ciò rimediassimo a tutti i cadaveri che abbiamo nel canale di Sicilia”.
Al bando ogni atteggiamento buonista.
“Ognuno è libero di tifare per chi vuole. Bisognerebbe solo superare l’atteggiamento del tifo ‘contro’”.
Anche la politica in questi giorni ha iniziato ad interessarsi di calcio.
“Sono solo manovre per distogliere l’attenzione dalle porcate che stanno facendo. A partire da una legge, quella sulle intercettazioni, totalmente liberticida. Per non parlare poi della scelta della Rai di non trasmettere tutte le partite dei mondiali”.
Infatti, la televisione di stato italiana ha venduto i diritti televisivi dei mondiali a Sky, decidendo di trasmettere una sola partita al giorno.
“È una cosa assurda, se messa in relazione anche alla pochezza del palinsesto abituale. Se serve un’ulteriore prova dello svilimento della cultura in Italia, eccola qui. Perché il mondiale è un evento culturale, il più importante appuntamento mediatico per il mondo intero. È pop”.
fonte : Livesicilia
Alla vigilia dell’esordio col Paraguay, tutto è pronto per tifare sventolando il tricolore?
“No. Io, per esempio, che faccio mio malgrado parte di questo Paese, non tifo per la nazionale”.
Per qual motivo?
“Io ho un tifo uno e trino. Tifo per la difesa della Danimarca, dove gioca Kjaer, per il centrocampo dell’Argentina, c’è Pastore. E per l’attacco dell’Uruguay, con Cavani”.
Quindi, prima di tutto sei un tifoso rosanero.
“Il mio tifo è unicamente indirizzato al Palermo. Soprattutto quando c’è una nazionale che non rispecchia in niente i valori espressi dal campionato. Io ho un grande disinteresse nei confronti di una rappresentativa che gioca male, con degli uomini sbagliati”.
Una squadra, quella guidata da Lippi, che dal punto di vista tecnico non ti piace proprio?
“Manca del tutto la fantasia. Non c’è alcuna apertura alla bellezza. Oltre ai giocatori solidi, che costruiscono la muratura del palazzo, ci vuole quello in grado di disegnare la volta, l’arco. Noi invece abbiamo lasciato a casa Miccoli, ma anche Cassano e Balotelli”.
Di giocatori del Palermo ne erano stati chiamati due, Sirigu e Cassani, nelle prime convocazioni. Poi sono stati rispediti in vacanza dal Ct.
“Se fossero rimasti, allora quello sarebbe stato un motivo di affezione in più. Ma io non sono un allenatore che ha vinto un mondiale, mentre Lippi sì. Il fatto è che in Italia siamo troppo abituati a spalare merda. Dico solo che le squadre che sono arrivate più in alto in campionato non sono state rispettate. E mi riferisco solo a Palermo e Sampdoria. Perché le altre in realtà sono eserciti di stranieri, non sono neanche da prendere in considerazione. In questa contemporaneità il calciatore è solo una merce, e non un valore aggiunto del territorio. Perché la considerazione socio-economica del gioco del calcio è uno dei grandi specchi che riflettono la realtà che stiamo vivendo ”.
C’è stato un tempo in cui tifavi per gli azzurri?
“Sì, certo. Come c’è stato anche un tempo in cui credevo che la politica fosse un impegno che si prendeva nei confronti della cittadinanza. C’è stato anche un tempo in cui credevo che il palermitano non fosse contento di prenderlo nel didietro. Parliamo della stessa cosa. Di una città che è completamente seppellita dall’immondizia, e di una nazionale che è gestita spudoratamente secondo logiche economiche.”.
Da cittadino italiano deluso a tifoso deluso. Il passo sembra breve.
“Le due cose vanno assieme. Si finge di dovere ritrovare una sorta di orgoglio patrio soltanto ogni quattro anni. Però quest’orgoglio viene creato solo in contrapposizione a qualcosa d’altro. Se si gioca contro la Francia, allora tutti a tifare Italia ; se si gioca contro una squadra africana invece si è pronti a diminuire il tono del tifo. Come se con ciò rimediassimo a tutti i cadaveri che abbiamo nel canale di Sicilia”.
Al bando ogni atteggiamento buonista.
“Ognuno è libero di tifare per chi vuole. Bisognerebbe solo superare l’atteggiamento del tifo ‘contro’”.
Anche la politica in questi giorni ha iniziato ad interessarsi di calcio.
“Sono solo manovre per distogliere l’attenzione dalle porcate che stanno facendo. A partire da una legge, quella sulle intercettazioni, totalmente liberticida. Per non parlare poi della scelta della Rai di non trasmettere tutte le partite dei mondiali”.
Infatti, la televisione di stato italiana ha venduto i diritti televisivi dei mondiali a Sky, decidendo di trasmettere una sola partita al giorno.
“È una cosa assurda, se messa in relazione anche alla pochezza del palinsesto abituale. Se serve un’ulteriore prova dello svilimento della cultura in Italia, eccola qui. Perché il mondiale è un evento culturale, il più importante appuntamento mediatico per il mondo intero. È pop”.
fonte : Livesicilia
sabato 12 giugno 2010
"Cuntinua accussì, ti dugnu lu ma appuju, rivoluzziona l'armu di li Siciliani! ;)"
Pubblico questo messaggio inviatomi da un ragazzo siciliano di 16 anni che praticamente da quando è nato vive a Genova e che ama profondamente la Nostra Terra.
Paolo, spera da adulto di tornare in Sicilia per potere contribuire alla sua liberazione.
Bonjurnu Neva... Chiaru ti scrivu in dialettu, di solitu pirò ni chiddru standard, ma lu stissu, mi viani cchiù spuntaneu chistu ca è lu miccichiddrisi, tandu lu capisci uguali ;P Liggivu la to mail, unni spiaghi li varij e divirsi critichi ca "coccunu" ti mossi, si capivu beni di cummenti dagna ed autri cristiani. Sugnu veru dispiaciutu pi st'accadimenti. Si capisci ca cocchi vota in pulitica punnu succediri sti malintisi, ca unu pi distruggiri n'autru partitu prova a criticari puru la vita privata di chistu cu fausi accusi...A livelli gauti, na pulitica nazzionali, puru a berlusconi fuaru fatti tandi fausi critichi cuamu mmidè ad autri puliticanti, da oppusizzioni u reggionali, ca sinu. Gora lu tò, anzi puassu diri lu nustru muvimentu isti nicu, un si po mancu paraunari a lu pd a'nnunca o pdl...Pirò è "priculusu" pirchì n cuntinua crixita e si sapi ca spissuliddru isti ntiressi di tandi struncari certi muvimenti o nasciri, pi mpidiri ca lu pupulu putissi seguiri certi idiuluggij cuntrari pi principiu 'u propiu ntiressi 'cunomicu....Tuttu squallitu daveru, un puassu definillu nta nn'autru muadu e mi rrincrisci ca vosiru xiaccari lu to armu e chiddru di nuatri siparatisti. Cuntinua accussì, ti dugnu lu ma appuju, rivoluzziona l'armu di li Siciliani! ;)
Paolo Alessandro Alì
Paolo, spera da adulto di tornare in Sicilia per potere contribuire alla sua liberazione.
Bonjurnu Neva... Chiaru ti scrivu in dialettu, di solitu pirò ni chiddru standard, ma lu stissu, mi viani cchiù spuntaneu chistu ca è lu miccichiddrisi, tandu lu capisci uguali ;P Liggivu la to mail, unni spiaghi li varij e divirsi critichi ca "coccunu" ti mossi, si capivu beni di cummenti dagna ed autri cristiani. Sugnu veru dispiaciutu pi st'accadimenti. Si capisci ca cocchi vota in pulitica punnu succediri sti malintisi, ca unu pi distruggiri n'autru partitu prova a criticari puru la vita privata di chistu cu fausi accusi...A livelli gauti, na pulitica nazzionali, puru a berlusconi fuaru fatti tandi fausi critichi cuamu mmidè ad autri puliticanti, da oppusizzioni u reggionali, ca sinu. Gora lu tò, anzi puassu diri lu nustru muvimentu isti nicu, un si po mancu paraunari a lu pd a'nnunca o pdl...Pirò è "priculusu" pirchì n cuntinua crixita e si sapi ca spissuliddru isti ntiressi di tandi struncari certi muvimenti o nasciri, pi mpidiri ca lu pupulu putissi seguiri certi idiuluggij cuntrari pi principiu 'u propiu ntiressi 'cunomicu....Tuttu squallitu daveru, un puassu definillu nta nn'autru muadu e mi rrincrisci ca vosiru xiaccari lu to armu e chiddru di nuatri siparatisti. Cuntinua accussì, ti dugnu lu ma appuju, rivoluzziona l'armu di li Siciliani! ;)
Paolo Alessandro Alì
Il Consiglio comunale aumenta la Tarsu servizio interamente a carico dei cittadini
Il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti a Palermo sarà interamente a carico dei cittadini che lo finanzieranno integralmente con il pagamento della Tarsu. Lo ha deciso il Consiglio comunale, nella seduta che si è conclusa in mattinata, approvando l'emendamento del Pdl che porta il tasso di copertura della spesa al 100 per cento.
Sala delle Lapidi, dunque, non solo ha riconfermato l'aumento del 75 per cento varato dalla giunta nel 2006 e poi annullato dal Tar ma ha dato il via libera anche a un ulteriore aumento dell'8 per cento. Finora il tasso di copertura è stato al 92 per cento. Perché il provvedimento entri in vigore è necessaria l'approvazione definitiva della delibera. L'aula a questo proposito torna a riunirsi martedì.
fonte : La Repubblica
Sala delle Lapidi, dunque, non solo ha riconfermato l'aumento del 75 per cento varato dalla giunta nel 2006 e poi annullato dal Tar ma ha dato il via libera anche a un ulteriore aumento dell'8 per cento. Finora il tasso di copertura è stato al 92 per cento. Perché il provvedimento entri in vigore è necessaria l'approvazione definitiva della delibera. L'aula a questo proposito torna a riunirsi martedì.
fonte : La Repubblica
Tagli alle province Sud penalizzato
La Provincia di Napoli sarà quella più penalizzata: tagli ai trasferimenti pari a oltre 20 milioni di euro nel 2011, mentre nell'anno seguente aumenteranno toccando i 34 milioni di euro; la provincia meno penalizzata sarà invece quella di Taranto alla quale nel 2011 saranno sottratti quasi 5 milioni e nel 2012 quasi otto.
È quanto emerge da una prima proiezione dell'Upi, l'Unione delle province italiane, sugli effetti della manovra economica che ha fatto una classifica dei 19 enti più colpiti. Il taglio dei trasferimenti colpisce solo quelle Province che ancora godono dei trasferimenti erariali (sono 22 quelle che hanno azzerato la contribuzione da parte dello Stato) e che quindi, per definizione, non hanno un livello di entrate proprie che consenta loro di affrancarsi da un sistema di finanza derivata. Gli enti interessati si troveranno a dover gestire risorse ridotte di circa il 40% nel 2011 e di oltre il 67% a partire dal 2012.
Dopo Napoli segue a ruota Palermo (quasi 16 milioni nel 2011; e oltre 26 milioni nel 2012), segue Catania con quasi 13,5 il primo anno e oltre 22 milioni il secondo. Nell'elenco è prevalente la presenza di province del sud; la regione più bastonata sembra essere la Sicilia, mentre il centro nord è rappresentato da tre province: Cuneo con un taglio di 5,8 milioni di euro nel 2011 e di 9,7 circa nel 2012; Perugia (5,6 milioni circa nel 2011 e 9,4 circa nel 2012) e Pavia con 4,8 milioni nel 2011 e 7,9 circa nel 2012.
A questo si aggiunge una costante riduzione delle entrate proprie che passano da un totale registrato nei primi 5 mesi del 2009 di 1.702.461.215 euro ad una cifra complessiva nei mesi corrispondenti nel 2010 di 1.499.987.157 con una flessione dell'11,89.
"La manovra - ha detto il presidente dell'Upi Giuseppe Castiglione - che non è equilibrata nel peso tra tagli allo Stato e tagli agli enti locali, e neppure nella ripartizione del peso del patto di stabilità sui singoli enti: attualmente solo 69 province su 100 contribuiscono alla manovra di comparto, essendo stata fotografata al 2007 la loro situazione di disavanzo, mentre le altre 31 non contribuiscono poiché in avanzo".
fonte : lasiciliaweb.it
È quanto emerge da una prima proiezione dell'Upi, l'Unione delle province italiane, sugli effetti della manovra economica che ha fatto una classifica dei 19 enti più colpiti. Il taglio dei trasferimenti colpisce solo quelle Province che ancora godono dei trasferimenti erariali (sono 22 quelle che hanno azzerato la contribuzione da parte dello Stato) e che quindi, per definizione, non hanno un livello di entrate proprie che consenta loro di affrancarsi da un sistema di finanza derivata. Gli enti interessati si troveranno a dover gestire risorse ridotte di circa il 40% nel 2011 e di oltre il 67% a partire dal 2012.
Dopo Napoli segue a ruota Palermo (quasi 16 milioni nel 2011; e oltre 26 milioni nel 2012), segue Catania con quasi 13,5 il primo anno e oltre 22 milioni il secondo. Nell'elenco è prevalente la presenza di province del sud; la regione più bastonata sembra essere la Sicilia, mentre il centro nord è rappresentato da tre province: Cuneo con un taglio di 5,8 milioni di euro nel 2011 e di 9,7 circa nel 2012; Perugia (5,6 milioni circa nel 2011 e 9,4 circa nel 2012) e Pavia con 4,8 milioni nel 2011 e 7,9 circa nel 2012.
A questo si aggiunge una costante riduzione delle entrate proprie che passano da un totale registrato nei primi 5 mesi del 2009 di 1.702.461.215 euro ad una cifra complessiva nei mesi corrispondenti nel 2010 di 1.499.987.157 con una flessione dell'11,89.
"La manovra - ha detto il presidente dell'Upi Giuseppe Castiglione - che non è equilibrata nel peso tra tagli allo Stato e tagli agli enti locali, e neppure nella ripartizione del peso del patto di stabilità sui singoli enti: attualmente solo 69 province su 100 contribuiscono alla manovra di comparto, essendo stata fotografata al 2007 la loro situazione di disavanzo, mentre le altre 31 non contribuiscono poiché in avanzo".
fonte : lasiciliaweb.it
giovedì 10 giugno 2010
" Non date le perle ai porci "
Da tempo sono oggetto da attacchi infami da parte di due ex amici ed ex iscritti all' EVIS, ho ignorato, non ho risposto, non li ho sburgiardati, nulla ho detto sulla loro vera natura di esseri miserabili in quanto ritengo che fare politica sia ALTRA COSA, ed anche ( lo ammetto ) perchè non volevo scendere al loro livello.
Devo, purtroppo, prendere atto che il mio silenzio, da alcuni è stato frainteso, l' hanno interpretrato come se fosse " un silenzio assenso "
Vi narro una storia,i due protagonisti principali li chiamerò ' la signora La Notte ed il signor Magna ', poi vi sono altri personaggi, compresa la sottoscritta, conservo il mio nome.
L ' ubicazione della storia : Tra Palermo e Roma, a vivere a Roma sono io, e quindi sono distante dai due signori ( si fa per dire ) , e da certi avvenimenti , ben mille chilometri.
La storia ' perversa ' inizia verso la metà di gennaio, quando irrompe sulla scena un terzo personaggio che chiamerò la signora L.; nonostante la lontanza. ho subito la sensazione che ci sia un qualcosa che non va, ma essendo una sensazione taccio e osservo, per quanto me lo possa permettere la distanza chilometrica...
Verso la fine di Febbraio, la signora La Notte inizia a raccontarmi degli " ammaliamenti del Magna" , di come la signora L. sia una " gattamorta ", e tanti altri piccoli episodi piccanti. Le rispondo, che nella vita privata ciascuno è libero di comportarsi come più gli aggrada...
Passa qualche giorno e si rifà viva la signora La Notte, questa volta mi riferisce che il signor Magna l ' ha invitata a prendere in considerazione l ' idea di seguire la signora L. nel suo partito, in quanto la signora sosterrebbe che entro 5 anni creerà 480.000 posti di lavoro ( una novella Berlusconi...da strapazzo ), ed avendo Il Magna, e La Notte, dei figli disoccupati avevano il dovere di pensare a questi figli, insomma, la signora L. gli avrebbe detto, o fatto capire che se la seguivano gli avrebbe sistemato i figli, però non era sufficiente : Per ottenere questo bisognava far fallire tutte le iniziative che l' EVIS avrebbe intrapreso, la prima che si presentava era la della manifestazione del 10 Aprile.
A questo punto, in quanto Segretaria Nazionale dell' EVIS, come mio dovere, intervengo per difendere il partito. Telefono al Magna, chedendogli spiegazioni, mi risponde in modo ambiguo, ripete anche a me che " bisogna adeguarsi, che la politica è questa " e che non c' è nulla di male nel pensare all' avvenire dei propri figli.
Rispondo al Magna, che ciascuno, personalmente è libero di seguire la strada che vuole, ma che per L ' EVIS QUESTA NON E' POLITICA , gli ricordo cosa abbiamo scritto nel foglio che sanciva la nascita del Partito - " L ' EVIS si ricostituisce per contrastare una politica non politica di quanti all' ombra dell' autonomismo, sembrano anelare la chiamata a posti di potere "etc. etc. etc.
Il Magna fa un passo indietro e dichiara la sua fedelta al Partito, a parole...Nei fatti appoggia in pieno il tentativo di boicottaggio della manifestazione del 10 Aprile orchestrato dalla signora L.
Nel contempo, su Facebook inziano a girare strane voci su delle mie " multiple personalità " , una mia cara amica ( non più presente su fb ) sarei io, la giovanissima Valentina Fratearcangeli sarei io, il fratellino di Valentina, Marco, sarei sempre io...o se non sono io... a Marco mi legherebbe ' una relazione particolare', faccio notare che Marco non ha ancora compiuto 14 anni, ma è vero, una relazione particolare mi lega a lui : E' MIO NIPOTE ! In questi giorni hanno messo in giro la voce di una mia ulteriore personaltà; non ho capito se si riferiscono a Dario Formisano o ad Antonino Palmisano
Passa il 10 Aprile, la manifestazione, nonostante gli svariati e molteplici tentativi di boicottaggio ha successo, ma questo successo rende ancora più " avidi " coloro che si prefiggono lo scopo di distruggere l ' EVIS. Alla signora L. , adesso si accodano gli iscritti di un altro movimento pseudo sicilianista : Hanno individuato in Magna e nella signora La Notte gli strumenti atti al loro scopo: Togliersi dal fianco quella spina dolorosa per loro rappresentata dall' esistenza dell' EVIS.
Bisogna dare atto al Magna che è un buon strumento, dinnanzi alla mia ferma opposizione ai suoi tentativi di distruzione del Partito, non potendomi accusare di nulla, comincia a dire, anzi a scrivere, che lui è un uomo libero e che io sono una dittatrice; gli telefono nuovamente, gli dico che lui, ovviamente, è libero di fare le scelte che vuole, ma che non può pretendere che io, e tanto meno l' EVIS accetti di autodistruggersi per fare " un favore "a lui ed ai suoi amici, quindi, se lo desidera è libero di lasciare il Partito, faccia pure la sua strada. Ma ai " suoi amici " avere un Magna in più importa poco o niente, ripeto: A loro interessa distruggere l EVIS.
Da questo momento in poi, su fb, e nella rete, iniziano a diffondersi delle offese, ingiurie ed infamità sul mio conto; io contnuo a tacere, e più taccio più si intensificano gli attacchi, che adesso hanno preso anche la modalità di inviare messaggi privati e telefonate ai miei amici pieni di diffamazioni sul mio conto, inutile farvi l' elenco ...mi limito a postarvi il commento apparso il 31 Maggio a seguito della notizia della inaugurazione della nuova sede di Insorgenza a Messina
http://www.julienews.it/notizia/cultura-e-tempo-libero/insorgenza-civile-inaugura-una-sede-a-messina/48157_cultura-e-tempo-libero_7.html
di: Dario
31/05/2010
Leggo " ..l?inaugurazione verrà formalizzata l?unità d?intenti con lo storico movimento sicilianista dell?Evis." - Ma quale storico movimento sicilianista ? Questo movimento è il frutto del delirio di una attempata una pazza scatenata che non sa nemmeno dove sta la Sicilia ed è presente su Facebook da qualche mese, per altro senza un atto costitutivo e registrazione ! Ma per piacere..
Questo è uno dei tanti attacchi diretti alla mia persona che circolano in rete, e credetimi, è il meno cattivo...da qualche ora iniziano arrivare dei messaggi privati nei quali si insinua che io mi starei inventando la malattia di mio marito per farmi " piatusa "; be' questo è troppo, supera ogni limite, arrivare a tanto...tanto più se l ' ispiratrice è la signora La Notte, avvezza sempre a raccontare della sua malattia tutte le volte che legge una sua " opera ", così gli applausi sono assicurati. Ha ragione quel proverbio siciliano che così recita : U putiaru z'occavi abbania ! Per i non siciliani : Il negoziante declama la propria merce.
Di una sola accusa che mi viene mossa mi riconosco ' colpevole ' , ho effettivamente cancellato un gruppo DA ME CREATO diverso tempo fa, e dedicato alla signora La Notte, l ' ho chiuso dopo circa un mese di continue diffamazioni provenienti dalla signora. Ho deciso di seguire la massima del Vangelo la dove dice :
- NON DATE LE PERLE AI PORCI !
Neva Allegra
Devo, purtroppo, prendere atto che il mio silenzio, da alcuni è stato frainteso, l' hanno interpretrato come se fosse " un silenzio assenso "
Vi narro una storia,i due protagonisti principali li chiamerò ' la signora La Notte ed il signor Magna ', poi vi sono altri personaggi, compresa la sottoscritta, conservo il mio nome.
L ' ubicazione della storia : Tra Palermo e Roma, a vivere a Roma sono io, e quindi sono distante dai due signori ( si fa per dire ) , e da certi avvenimenti , ben mille chilometri.
La storia ' perversa ' inizia verso la metà di gennaio, quando irrompe sulla scena un terzo personaggio che chiamerò la signora L.; nonostante la lontanza. ho subito la sensazione che ci sia un qualcosa che non va, ma essendo una sensazione taccio e osservo, per quanto me lo possa permettere la distanza chilometrica...
Verso la fine di Febbraio, la signora La Notte inizia a raccontarmi degli " ammaliamenti del Magna" , di come la signora L. sia una " gattamorta ", e tanti altri piccoli episodi piccanti. Le rispondo, che nella vita privata ciascuno è libero di comportarsi come più gli aggrada...
Passa qualche giorno e si rifà viva la signora La Notte, questa volta mi riferisce che il signor Magna l ' ha invitata a prendere in considerazione l ' idea di seguire la signora L. nel suo partito, in quanto la signora sosterrebbe che entro 5 anni creerà 480.000 posti di lavoro ( una novella Berlusconi...da strapazzo ), ed avendo Il Magna, e La Notte, dei figli disoccupati avevano il dovere di pensare a questi figli, insomma, la signora L. gli avrebbe detto, o fatto capire che se la seguivano gli avrebbe sistemato i figli, però non era sufficiente : Per ottenere questo bisognava far fallire tutte le iniziative che l' EVIS avrebbe intrapreso, la prima che si presentava era la della manifestazione del 10 Aprile.
A questo punto, in quanto Segretaria Nazionale dell' EVIS, come mio dovere, intervengo per difendere il partito. Telefono al Magna, chedendogli spiegazioni, mi risponde in modo ambiguo, ripete anche a me che " bisogna adeguarsi, che la politica è questa " e che non c' è nulla di male nel pensare all' avvenire dei propri figli.
Rispondo al Magna, che ciascuno, personalmente è libero di seguire la strada che vuole, ma che per L ' EVIS QUESTA NON E' POLITICA , gli ricordo cosa abbiamo scritto nel foglio che sanciva la nascita del Partito - " L ' EVIS si ricostituisce per contrastare una politica non politica di quanti all' ombra dell' autonomismo, sembrano anelare la chiamata a posti di potere "etc. etc. etc.
Il Magna fa un passo indietro e dichiara la sua fedelta al Partito, a parole...Nei fatti appoggia in pieno il tentativo di boicottaggio della manifestazione del 10 Aprile orchestrato dalla signora L.
Nel contempo, su Facebook inziano a girare strane voci su delle mie " multiple personalità " , una mia cara amica ( non più presente su fb ) sarei io, la giovanissima Valentina Fratearcangeli sarei io, il fratellino di Valentina, Marco, sarei sempre io...o se non sono io... a Marco mi legherebbe ' una relazione particolare', faccio notare che Marco non ha ancora compiuto 14 anni, ma è vero, una relazione particolare mi lega a lui : E' MIO NIPOTE ! In questi giorni hanno messo in giro la voce di una mia ulteriore personaltà; non ho capito se si riferiscono a Dario Formisano o ad Antonino Palmisano
Passa il 10 Aprile, la manifestazione, nonostante gli svariati e molteplici tentativi di boicottaggio ha successo, ma questo successo rende ancora più " avidi " coloro che si prefiggono lo scopo di distruggere l ' EVIS. Alla signora L. , adesso si accodano gli iscritti di un altro movimento pseudo sicilianista : Hanno individuato in Magna e nella signora La Notte gli strumenti atti al loro scopo: Togliersi dal fianco quella spina dolorosa per loro rappresentata dall' esistenza dell' EVIS.
Bisogna dare atto al Magna che è un buon strumento, dinnanzi alla mia ferma opposizione ai suoi tentativi di distruzione del Partito, non potendomi accusare di nulla, comincia a dire, anzi a scrivere, che lui è un uomo libero e che io sono una dittatrice; gli telefono nuovamente, gli dico che lui, ovviamente, è libero di fare le scelte che vuole, ma che non può pretendere che io, e tanto meno l' EVIS accetti di autodistruggersi per fare " un favore "a lui ed ai suoi amici, quindi, se lo desidera è libero di lasciare il Partito, faccia pure la sua strada. Ma ai " suoi amici " avere un Magna in più importa poco o niente, ripeto: A loro interessa distruggere l EVIS.
Da questo momento in poi, su fb, e nella rete, iniziano a diffondersi delle offese, ingiurie ed infamità sul mio conto; io contnuo a tacere, e più taccio più si intensificano gli attacchi, che adesso hanno preso anche la modalità di inviare messaggi privati e telefonate ai miei amici pieni di diffamazioni sul mio conto, inutile farvi l' elenco ...mi limito a postarvi il commento apparso il 31 Maggio a seguito della notizia della inaugurazione della nuova sede di Insorgenza a Messina
http://www.julienews.it/notizia/cultura-e-tempo-libero/insorgenza-civile-inaugura-una-sede-a-messina/48157_cultura-e-tempo-libero_7.html
di: Dario
31/05/2010
Leggo " ..l?inaugurazione verrà formalizzata l?unità d?intenti con lo storico movimento sicilianista dell?Evis." - Ma quale storico movimento sicilianista ? Questo movimento è il frutto del delirio di una attempata una pazza scatenata che non sa nemmeno dove sta la Sicilia ed è presente su Facebook da qualche mese, per altro senza un atto costitutivo e registrazione ! Ma per piacere..
Questo è uno dei tanti attacchi diretti alla mia persona che circolano in rete, e credetimi, è il meno cattivo...da qualche ora iniziano arrivare dei messaggi privati nei quali si insinua che io mi starei inventando la malattia di mio marito per farmi " piatusa "; be' questo è troppo, supera ogni limite, arrivare a tanto...tanto più se l ' ispiratrice è la signora La Notte, avvezza sempre a raccontare della sua malattia tutte le volte che legge una sua " opera ", così gli applausi sono assicurati. Ha ragione quel proverbio siciliano che così recita : U putiaru z'occavi abbania ! Per i non siciliani : Il negoziante declama la propria merce.
Di una sola accusa che mi viene mossa mi riconosco ' colpevole ' , ho effettivamente cancellato un gruppo DA ME CREATO diverso tempo fa, e dedicato alla signora La Notte, l ' ho chiuso dopo circa un mese di continue diffamazioni provenienti dalla signora. Ho deciso di seguire la massima del Vangelo la dove dice :
- NON DATE LE PERLE AI PORCI !
Neva Allegra
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