Gianfranco Miccichè ha sogni ricorrenti. Per un lungo periodo ha sognato il partito del sud, il sogno l’ha seguito ovunque andasse, perfino nei ritiri pre-campionato del Palermo. Tanto da farne il leit motiv della sua azione politica. Qualunque cosa accadesse, Miccichè ci faceva entrare nel suo sogno, e a un certo punto pensammo tutti che prima o poi il sogno sarebbe divenuta realtà. Il sogno si materializzò, infatti, e vennero resi pubblici il logo del partito, gli slogano, tutto quell’armamentario promozionale che serve a identificare uno schieramento politico ed a scaldare i cuori in attesa del “parto”.
Ma i sogni che si realizzano sono davvero pochi, anzi – ad essere proprio precisi – i sogni sono tali proprio perché non si realizzano mai, per cui nitrire aspettative dai sogni non è solo ida ingenui ma è una mistificazione, che si compie generalmente contro se stessi (quando si fa politica anche con gli altri).
Gianfranco Miccichè non poté realizzare il sogno perché pretese che fosse condiviso da Silvio Berlusconi, il quale si è nutrito di altri sogno, com’è facile constatare leggendo, per esempio, l’elenco delle grandi ville acquistate negli ultimi anni in ogni parte del mondo. O le recenti partecipazione in una azione che produce medicine antitumorali, un investimento così sicuro da suggerire al Premier, alla vigilia della campagna elettorale per le regionali, l’annuncio che sarebbe stato debellato il cancro nel giro di un triennio, più o meno.
Non essendo stato condiviso il sogno del partito del Sud, Miccichè è stato costretto a sognare altro. Proprio qualche giorno fa ha esternato, con la consueta liberalità e genuina passione politica, il sogno del partito del popolo siciliano. Un partito che dovrebbe finalmente consegnare all’Isola quell’azionariato parlamentare che permetta all’Isola di partecipare alle decisioni. Si tratta di un sogno che è stato suggerito, forse, dalle recenti esternazioni del Presidente della Regione, Raffaele Lombardo. All’indomani delle amministrative, infatti, il governatore ha spiegato con tanta verve e forza che un partito siciliano che porta a Roma quaranta deputati farebbe ballare il samba a chiunque. Giusto come hanno fatto i catalani.
Niente di male. I sogni sono sponsorizzati da qualcosa accaduta nei giorni che li precedono. In ogni caso, Miccichè non ha bisogno di plagiare alcuno, semmai dovrebbe decidere quale sogno rincorrere e perseguirlo, ma questa è un’altra storia.
Fra le sue battaglie, l’ultima, quella della semplificazione burocratica, è stata ripresa con forza dal Ministro dell’economia e dal Premier. Silvio decapita la burocrazia, scriveva in prima pagina, il Giornale di Silvio. E Giulio Tremonti annunciava dalla Corea, in una pausa del G20, che avrebbe rivoluzionato l’organizzazione dello Stato, tarpando le ali alla burocrazia. Tutto ciò che non è proibito, deve essere permesso, coniava il Ministro. Le stesse parole usate da Miccichè.
Curioso il destino, Miccichè non è mai stato entusiasta di Tremonti, oggetto di mille sue critiche ferocissime, eppure la piena sintonia l’ha trovata proprio con Tremonti.
fonte : SiciliaInformazioni.com
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