Mentre l'Europa preme per alzare l'età pensionabile a 70 anni e il ministro Tremonti nella manovra prevede tagli alle pensioni e il ricalcolo del trattamento di fine rapporto per gli statali, in Sicilia quasi ogni giorno c'è un dipendente della Regione che va via dal lavoro anche a 45 anni e con appena 25 anni di contributi, contro i 40 anni di versamenti chiesti a tutti i dipendenti pubblici d'Italia. E con una pensione pressoché piena. Tutto grazie a una legge nazionale, la 104 del 1992, che la Sicilia ha recepito e modificato undici anni dopo, consentendo ai dipendenti della Regione non solo di usufruire di permessi per assistere disabili ma anche di andare direttamente in pensione per accudire un parente malato. Bastano 25 anni di contributi per gli uomini e 20 per le donne.
Il risultato? Negli ultimi due anni il numero dei prepensionamenti è raddoppiato. E c'è chi si è fatto perfino adottare da persone anziane, per poi poter chiedere di andare in pensione. Così, se tra il 2004 - anno di entrata in vigore della legge in Sicilia - e il 2007 la media di baby-pensionati regionali che usufruiva dei benefici della legge 104 erano in media 100 all'anno, nel 2008 e nel 2009 il boom: 200 all'anno. E nel 2010, con il timore che la manovra Tremonti possa essere in parte applicata anche in Sicilia, si annuncia un'altra fuga. Conti alla mano, un terzo delle richieste di pensionamenti regionali in Sicilia riguarda l'utilizzo della legge 104, e l'età media di chi lascia in anticipo l'ufficio è di appena 53 anni.
Il caso più noto di prepensionato d'oro nell'isola felice ha riguardato recentemente l'attuale assessore all'Energia, Pier Carmelo Russo, che da direttore generale della Regione ha chiesto di andare via a 48 anni per assistere il padre, e da gennaio riceve la pensione. Ma quello dell'assessore Russo non è un caso isolato, visti i numeri dei dipendenti della Regione andati via giovanissimi dal lavoro in queste ultimi due anni e che adesso ricevono regolarmente la pensione.
Ma nella corsa alla baby-pensione non mancano escamotage e furberie. Come quella di una signora di 50 anni, dipendente da 20 anni alla Regione, che si è fatta adottare da un'anziana non autosufficiente che aveva già ottenuto da Ausl e Inps il certificato di "disabilità rientrante nella legge 104". Poi la signora, appena ottenuta l'adozione da parte dell'anziana, ha chiesto di andare in pensione, et voilà, ha lasciato l'incarico salutando le sue colleghe senza familiari disabili a carico, che per andare via devono avere il doppio dei suoi contributi o superare i 60 anni di età. Altro caso curioso, quello di un dipendente che aveva la madre con gravi disabilità.
Ma nonostante questo, non aveva chiesto di andare in pensione con la legge 104. Appena la madre però si è sentita male ed è entrata in coma, il dipendente ha capito che non poteva perdere l'ultimo treno: ha consegnato la domanda, che è stata accettata due giorni prima che la signora decedesse. L'ultimo caso è un vero e proprio record: un regionale ha ottenuto la pensione ad appena 45 anni di età, per assistere un familiare disabile. Così ha lasciato l'amministrazione pubblica ben 15 anni prima di qualsiasi dipendente statale.
A muoversi dietro i benefici concessi dalla legge 104 è una vera e propria lobby dei privilegi, che adesso vuole estendere la possibilità di andare in pensione con i medesimi parametri della Sicilia anche nel resto d'Italia: alla Camera è in discussione un ddl che darebbe il via libera anche ai dipendenti statali, con il vincolo di tornare in servizio se il familiare muore.
Fonte La Repubblica
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se un dipendente ha meno di 25 anni di contributi, gli toccherà la pensione a 65 anni
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