L'inchiesta sul racket degli alloggi, nata in parallelo con l'indagine antimafia che ha svelato l'interesse di Cosa nostra al governo dei bisogni dei senzatetto, è concentrata ora sui meccanismi di assegnazione delle case. Il dialogo del 9 aprile scorso tra il boss di Borgo Vecchio, Antonino Abbate - arrestato con altri 14 tra capi e gregari del mandamento di Porta Nuova - e l'ex consigliere comunale Franco Mario Musotto è solo uno degli elementi sui quali riflettono gli investigatori dei carabinieri.
Nel dialogo, alle pressioni di Abbate, intenzionato a far sloggiare tre legittimi assegnatari - probabilmente dello Zen - per far posto ad altrettante famiglie che gli stanno a cuore, Musotto oppone il rispetto delle regole formali. Parla delle graduatorie e dei requisiti. Ed è proprio su quelle liste e sui metodi di formazione che ora si concentra l'attenzione degli investigatori. Il sospetto è che ci possano essere due meccanismi separati di intervento da parte di Cosa nostra sull'emergenza casa: uno sui criteri, attraverso l'alterazione dei documenti per far conseguire un diritto a chi non l'avrebbe, l'altro sulla consegna delle case.
Lo stesso ex consigliere comunale chiarisce infatti ad Abbate che "una volta assegnate non c'è nulla da fare". A meno di non ricorrere alla mediazione mafiosa, cosa che Abbate ha in mente di fare per ottenere lo scopo o con le buone, un "regalo", o con le cattive, le minacce.
Altra cosa invece intervenire prima: sui documenti. Dice Musotto: "Allora io ti direi iniziamo un percorso diverso quando sarà il momento... se loro hanno fatto domanda questi cristiani... non lo sappiamo.. io non lo so... dobbiamo ricostruire tutti i documenti e se ne salgono nei primi posti".
Inevitabile, a questo punto per chi indaga, una ricognizione sui fascicoli che hanno permesso lo scorrimento delle graduatorie dello Iacp che peraltro ha sede nel cuore di Borgo Vecchio. Ma c'è un ulteriore elemento che rafforza il convincimento di chi indaga che l'intervento di Abbate su Musotto sia solo la punta di un iceberg. Le occupazioni degli alloggi da parte degli abusivi scattano quasi sempre appena il bene viene formalmente dato a chi ne ha diritto.
Nelle poche ore che restano tra l'assegnazione e la materiale presa di possesso delle case, scattano le occupazioni degli alloggi ultimati. A quel punto a doversi sbarazzare degli intrusi non è più l'istituto autonomo delle case popolari ma l'inquilino assegnatario. Solo, di fronte a pressioni, minacce ma anche a premi in denaro, in molti casi ormai, l'assegnatario rinuncia, uscendo fuori dalla graduatoria. Ed è proprio quello che Abbate avrebbe ottenuto dopo aver aggirato l'ostacolo frapposto da Musotto.
Di sicuro, l'organizzazione dispone di informazioni di prima mano che non riguardano tanto le graduatorie che sono pubbliche ma i tempi di consegna degli alloggi. Ancora una volta, i carabinieri, tornano a quella intercettazione. La data non è casuale. Il 9 aprile cade esattamente nel centro di una settimana convulsa in cui l'amministrazione comunale procede alle prime assegnazioni di case confiscate ai senzatetto e le famiglie di abusivi tentano di occupare la caserma dei carabinieri in fase di allestimento nel cantiere Iacp dell'Insula tre dello Zen.
Proprio nel quartiere si rincorrono le voci di assegnatari liquidati con una sostanziosa buonuscita per chiamarsi fuori dalle liste e di case occupate da abusivi nel silenzio del legittimo titolare che non prova neppure, per paura o connivenza, a far valere il proprio diritto. Circola anche un tariffario che fissa in media a 20 mila euro il prezzo di un alloggio abusivo, agguantato il quale, si ha una relativa tranquillità di restare se nessuno lo reclama. Altro aspetto il racket delle utenze, la fornitura di luce e acqua a un canone sociale, che anche la recente indagine della Dia sul quartiere San Lorenzo ha confermato.
fonte La Repubblica
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